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“Parole dal silenzio” live streaming

foto sigla

Cari amici voglio oggi proporvi la prima puntata della trasmissione “Parole dal silenzio”, andata in onda lo scorso venerdi 2 ottobre in diretta streaming su vari canali socialmedia. Ho accettato la proposta fattami dall’amico Marco Primerano di Serra san Bruno, ed insieme abbiamo concepito questa trasmissione. Questa prima puntata, è stata dedicata al “dies natalis” di san Bruno, che quest’anno sarà privata delle consuete celebrazioni a causa delle restrizioni dovute per contrastare la nota pandemia. Nel mese di maggio scorso, analogamente, per sopperire alla mancanza della suggestiva processione in occasione della Pentecoste, vi fu una trasmissione speciale a cui partecipai e che vi proposi in visione.

Nella puntata che potrete seguire in questo articolo, vedrete un intervento di monsignor Leonardo Calabretta, parroco della Chiesa Matrice, sul “dies natalis”, seguiranno approfondimenti sul giorno della dipartita terrena nel nostro padre Bruno.

Buona visione

Cattura

CLICCATE QUI PER LA TRASMISSIONE

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Celebriamo San Bruno

BRUNO e ANTAO

Al termine della Novena al nostro amato San Bruno, eccoci giunti oggi al giorno del suo dies natalis. In occasione di questo 6 ottobre voglio offrirvi il testo dell’ultimo sermone capitolare che Dom Antao Lopes, volle concepire lo scorso anno per la sua comunità che si sarebbe sciolta per la chiusura della certosa di Scala Coeli.

Il testo, un pò lungo ma molto ricco, ed edificante per tutti noi.

Ave Maria, fratelli.

Quando ero ancora molto piccolo era il momento in cui la televisione ha debuttato in Spagna. Era un apparato di TV. immenso dei primi ad arrivare in barca con le navi dagli USA. Là tutti i ragazzi del quartiere grassi e magri per vedere i film, alcuni cowboy o i meravigliosi cartoni animati di Disney … beh, per chiudere il programma … c’era un programma che si intitolava:… e, alla fine, Speranza; a che un prete ha rivolto alcune pie parole agli spettatori …. che tempi quelli!

Oggi sarebbe impensabile. Quello che voglio condividere con te è che nel mio cuore quel titolo mi ha colpito da bambino: e, alla fine, Speranza. Che mistero racchiudeva quella frase! …ma io la capivo, a modo mio, non so come, ma io capìi e mi affascinò: la speranza era oltre ogni progetto umano, realizzato o troncato …

Che bell’atteggiamento è questo per l’esperienza che ora viviamo come i certosini qui a Scala Coeli: Cosa proviamo in questo finale? tristezza? Malinconia? disincanto? Tentazione alla delusione? Paura di futuro? No, fratelli! … ALLA FINE, SPERANZA.

Una profonda e radicale esperienza di SPERANZA.Prendo ora in prestito le parole di un poeta, che ci dice:”Quanto sono belli gli inverni per coloro che hanno nel loro cuore la primavera”.

Senza dubbio, fratelli, chi ha il suo cuore pieno di primavera, anche gli addii sono pieni di significato, di bellezza e, soprattutto, di speranza. Chi ha il calore nel cuore possiede il privilegio di godersi sempre il bel tempo nella propria anima. E questo significa anche che può vivere come una festa sia gli incontri che gli addii; la vicinanza come la distanza, il successo come il fallimento.

E quell’atteggiamento, fratelli, è puro vangelo. L’hai notato dei momenti culminanti dei vangeli è la Cena. Dov’è istituita l’Eucaristia? … e questo ha tutto gran parte di una santa celebrazione dell’addio. “Non Lascio gli orfani… tornerò ”; “Il mio momento è arrivato … ma berremo di nuovo vino insieme in paradiso ”.La novità cristiana arriva lì, fratelli. In una società plurale come quella attuale, dove coesistono tutti i tipi sociali, intellettuale, politico, religioso … Siamo chiamati e sollecitati a testimoniare: la sapienza del Vangelo; quello che ci fa definire l’uomo come un essere di incontri. Sì, incontro: con Dio, con altri uomini, con la Natura, con se stesso. E questo è possibile solo perché il Dio cristiano è Stesso INCONTRO dei Tre Persone divine. Così Dio ci ha incontrato in Cristo. Se non portiamo questa capacità di incontro alla società attuale, stiamo deludendo qualcosa Umanità. Fratelli, sì, Dio è venuto ad incontrarci e ci ha insegnato e permesso di affrontare la vita in un atteggiamento perenne di incontro. Il cristiano vive incontri. Pertanto, quel dono dell’incontro che è il La grazia è ciò che ci abilita e rivela anche il pieno significato dei nostri addii …Non c’è dubbio che un cuore pieno di sorgenti sarà sempre un po ‘pazzo agli occhi del mondo. E, Questo è precisamente il cuore cristiano, perché ha sempre una primavera perenne per contribuire al mondo, una Buona Novella, un Vangelo … anche in Arrivederci. C’è qualcosa di più umano dell’addio? Perché cose, oggetti sono distanziati l’uno dall’altro; e il gli animali si allontanano dai loro congeneri, ma solo l’essere umano vive l’addio … Perché? perché prima Aveva quella realizzazione personale che chiamiamo incontro.La Certosa Scala Coeli è stata per secoli luogo di incontro privilegiato tra le persone Misticismo contemplativo portoghese e cristiano come la certosa vive. Ha portato molti frutti di fervore e santità anonima, silenziosa nei suoi chiostri sia qui a Évora così come nella Certosa di Lisbona. E allo stesso tempo, silenziosamente irradiava una spiritualità i cui frutti sono ormai palpabili le espressioni di affetto e gratitudine da parte di questa amata diocesi e città, i suoi abitanti e le istituzioni, i nostri amici e lavoratori … La verità è da cui sono commosso, ma anche quasi umiliato dì questo. Perché?

Beh, sto parlando di questo lusso umano che è l’esperienza cristiana di arrivederci nientemeno che in Portogallo … che piace tutto il mondo sa è riuscito a fare da lontano, da addio, assenza, un’arte !: fratelli, la saudade fa già parte della tua anima, è un elemento configurativo dei vostri cuori incardinati in questo Mondo portoghese. Come certosini possiamo valorizzare e apprezzare pienamente quella sensazione, quel modo di essere così completamente umano; Ebbene, il cristiano contemplativo lo è quella persona che alberga sempre nel suo cuore saudades di Dio; saudades del Regno. È Gesù stesso che ce lo ricorda nel Vangelo di Giovanni: “ d’ora in poi non mi vedrai … ma tornerò e ti riempirai di gioia”. È già la salvezza … ma ancora dentro pellegrinaggio, è il Maranatha. Gesù stesso l’ha seminata saudade essenziale nel nostro cuore. Ha vissuto così a lungo addio che ne ha fatto un sacramento. In quel modo ci ha insegnato anche a vivere i nostri addii.

Sappiamo tutti per esperienza che le nostre vite sono pieno di saluti … ecco perché possiamo farlo anche noi oggi sacramento del nostro addio. Vale a dire, celebriamo la Speranza che contiene ogni addio veramente umano. Nel mondo di oggi dove tutto è transitorio, in cui nulla dura, in cui tutto è vive veloce e sussulta addio, questa potrebbe essere la nostra testimonianza di più genuinamente evangelico: rivelare la SPERANZA con lettera maiuscola che germina in ogni addio. Così la saudade diventa molto più che una nostalgia per cosa assente o persa per essere l’esperienza già iniziata del promettere.

Confesso che mi sarebbe piaciuto venire oggi a reinaugurare o promuovere questa Certosa di Scala Coeli …riempirla di nuovo con monaci certosini innamorati di Dio nella sua bella vocazione solitaria faccia a faccia con Lui … Ma io Era il momento di venire all’addio, al ruolo di portiere di chiudere a chiave la porta … triste? Certo, la Certosa è stata incarnato a lungo a Évora e con la gente portoghese! Questo ci ha configurato reciprocamente; ma, come dice Gesù “… la tua tristezza diventerà Allegría ”, è di più: ci fa vivere ADESSO con quella rara Allegría con cui il cristiano vive tutte le sue circostanze vita: si tratta di SPERANZA , che è l’aspetto più emozionante dell’AMORE.

Sapete bene, fratelli, che i primi certosini i compagni di San Bruno hanno vissuto un’esperienza simile alla nostra di adesso. Passati pochissimi anni dalla fondazione di La Chartreuse; e Papa Urbano II, chiamò Bruno a Roma per aiutarlo a riformare la Chiesa … E Bruno gli obbedì, e Bruno se ne andò dalla sua amata solitudine, e Bruno salutò, quel piccolo gruppo di fratelli dei primi certosini e la amata solitudine della sua montagna … Il colpo fu tremendo per tutti, tant’è che decisero che senza Bruno non volevano continuare quell’avventura un po’ folle contemplativa …

La cosa divertente è quella, che contro ogni previsione, solo con quella e da quel doloroso addio, la certosa si alzò, divenne più forte, e si diffuse tempo. Fratelli, l’addio cristiano è sempre pieno di Futuro, di Promessa, sempre il potere del Domani… Ovviamente, come è successo ai primi Certosini, quasi mai corrisponde alle nostre aspettative e criteri puramente umani e terreni … Saremo anche noi siamo capaci di vivere così speriamo questa esperienza di addio?

Si spera !!!, quello che so è che si tratta di un’ESPERIENZA DI GRAZIA ,un’esperienza del DONO DI DIO, un privilegiato Kairos per tutti noi. Chiediamo alla Vergine di farlo di accompagnarci e aiutarci a viverla pienamente, come Lei per tutta la vita ha avuto una tale cagliata di addii … e, quindi delle risurrezioni! da allora è iniziale e rischioso: “Sia fatto di me … secondo la tua Parola”. Si tratta di questo, fratelli, come vi ho detto nell’aneddoto della mia infanzia televisiva; che assumiamo con gioia nei nostri cuori che … alla fine, Spero, spero sempre! Da lì, tutto l’addio per il cristiano è un inizio. Tu, caro Antao, Isidoro, José María, Antonio e anche tutti e tutti coloro che sono in qualche modo integrati e hai contribuito a dare forma a questa bellissima comunità di Scala Coeli … sai, perdonami, ma mi piace vederti triste; sì, non sono un sadico ma perché questo indica quanto apprezzi questa comunità che hai in mezzo tutto configurato. La tua tristezza indica che l’hai fatto ed hai creato qualcosa insieme, che senti di essere parte di qualcosa, che sei riuscito a creare una comunità. E questo è un vero lusso. Quindi ora hai un compito, a vocazione preziosa e importante: le tante esperienze da Certosino di cui hai fatto tesoro qui devi portarlo dove vai: Montealegre, Miraflores, altri destinazioni, lavori … Hai una missione, perché non parti vuoto ma carico di esperienza certosina, pieno di convivenza comunitaria di cui siete portatori privilegiato per arricchire altre comunità ad altre situazioni. Abbiamo bisogno di te pieno di vita e, quindi, vivificante ovunque tu vada. E vi ringrazio per la vostra disponibilità dalla quale partiremo tanti tutti! vincente. Grazie. Fammi finire con una poesia che parla di questo, di ciò che gli altri contribuiscono al nostro viaggio, del Dono che sono i fratelli, gli amici, il privilegio che hanno gli incontri … e quindi anche gli addii. fiduciosamente

Mi piace.

Preghiamo san Bruno

6Morte di Bruno (Vicente Carducho)

Morte di san Bruno (Vicente Carducho)

Nel giorno del dies natalis del nostro amato san Bruno, ecco per noi tutti una breve e semplice preghiera da recitare con assoluta devozione.

Oh Dio, che hai suscitato San Bruno per essere la luce della Chiesa per la sua dottrina ed il modello dei solitari, fai che io imiti questa profonda umiltà che lo ha portato a fuggire nel deserto per evitare gli onori che gli sono stati offerti; che io abbia questa attrazione per la penitenza, di cui era animato, questa unione perfetta con Te nella preghiera, questo allontanamento dal commercio del mondo, da cui era davvero staccato.

Oh Santo Ristoratore della vita solitaria, prega per noi, affinché seguiamo i tuoi esempi e camminando sulle tue orme nella via stretta, possiamo partecipare alla ricompensa con cui Dio ha coronato i tuoi lavori.

Così sia.

(Un certosino)

L’autore del bellissimo busto del fondatore dell’Ordine Certosino, Bruno di Colonia, è Cosimo Fanzago, già creatore di altri modelli per sculture in argento. Il nome dell’argentiere Biase Monte è invece attestato nei documenti di pagamento del 1638 e 1639. Il santo è ritratto con gli occhi rivolti al cielo in un atteggiamento estatico, con le braccia allargate. La mano sinistra regge un libro, anch’esso in argento, mentre la mano destra sembra dolcemente rivolta ai devoti osservatori.

L’ubicazione originaria è dubbia, di certo dalla cappella del Tesoro negli anni sessanta del Novecento è stata trasferita nella Sagrestia, per essere poi collocata successivamente sull’altare della cappella di San Bruno. Oggi ha trovato definitiva sistemazione nella cappellina privata del Priore, dove attrae con mistico magnetismo.

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Nella immaginetta inviatami dalla certosa di Serra vi è la riproduzione di un piccolo quadro dipinto, evidentemente, per la devozione privata nello stesso arco di tempo, è conservato nel priorato della Certosa. Esso raffigura un San Bruno giovane, senza barba con una aureola luminosa che spicca sul fondo scuro. Potrebbe essere opera di Dom Raffaele Baldegger un monaco tedesco che fu a Serra nel 1907 dove ricoprì la carica di vicario tra il 1918 e il 1932.
Lasciò alla certosa diversi studi, disegni e dipinti di buona qualità pittorica. Il suo lavoro terminò nel 1932, quando la morte lo colse nella certosa di Pavia.

B u o n a   F e s t a  di  S a n  B r u n o 

a

v o i   t u t t i

Per coloro che volessero seguire la S.Messa svoltasi a Serra in onore a San Bruno

6 ottobre San Bruno

 San Bruno, (dipinto di Enrique Hernández de los Ríos)

 

Oggi 6 ottobre, in occasione della ricorrenza della festività di San Bruno, dopo aver ascoltato il contributo audio che ne riassume la figura e la vita, voglio proporvi una meditazione certosina sul silenzio. Il silenzio, uno dei componenti essenziali della vita certosina e del suo fondatore, elemento indispensabile per procedere alla ricerca dell’Assoluto.

 

Il silenzio è una partecipazione al silenzio divino e, per questo, è la matrice in cui nascono gli atteggiamenti fondamentali della persona umana, come l’amore, la pace interiore, la saggezza, la fortezza, la povertà di spirito, il valore, la solitudine, la lode, la gratitudine, l’avvicinamento a Dio, l’ascolto della sua parola e la gioia nello Spirito Santo. Tuttavia, la matrice, che è il silenzio, genera timore di Dio, la paura, il terrore dello spirito, la tristezza, l’accidia, il dolore, partecipazione a tutte le tribolazioni e le sofferenze dell’umanità. Egli, il silenzio, può portare tutta l’ambiguità del mondo e tutte le sua bellezze e le sue grandezze.

Il nostro silenzio ci insegnerà anche ad accettare il silenzio di Dio. Dio, che a volte sembra inesistente o sordo, ma non lo è. È solo silenzioso ed il suo silenzio è Parola d’amore. Silenzio divino che ci educa e ci rivela che il silenzio deve diventare il modo più profondo di comunicazione con Dio e con i fratelli, l’ambiente fondamentale del cuore che cerca Dio e si unisce a Lui nell’amore e lì trova i fratelli. Si tratta di un silenzio che nasce dal desiderio di Dio e si nutre di esso. San Giovanni della Croce parla del centro dell’anima, dove niente e nessuno può introdurre rumore e dove lo Spirito Santo celebra le sue feste d’amore (Fiamma I, 9). San Bruno parla dei frutti del Paradiso, della pace che il mondo ignora e della gioia dello Spirito Santo.

Chiediamo a Dio oggi, per l’intercessione del grande silenzioso San Bruno, la grazia di penetrare in questo silenzio di Dio, a cui siamo invitati e in cui Lui rivela il suo mistero di amore ineffabile.

In un tempo come il nostro in cui il rumore, la dispersione, il deterioramento di interiorità, la violenza in parole e opere, la mancanza di vera comunicazione, mettono in pericolo l’equilibrio umano ed anche il senso della vita, il monaco silenzioso è testimone di un’esistenza realizzata, serena, raggiante e unificata nell’amore.

Sappiamo che Dio nel suo amore concede questo silenzio interiore allo spirito attento e purificato. Il silenzio con Dio ha un valore in sé, perché Dio è Dio. E come un grande teologo ha scritto: “Ignorare la necessità del silenzio con Dio significa svuotare il cristianesimo della sua propria sostanza” (E. Schillebeeckx). Poiché Dio è Dio, perché Dio è la pienezza di fronte alla quale tutte le parole articolate diventano povertà e esitazione. “Anche se inizialmente ci costa tacere, se siamo fedeli, a poco a poco da questo nostro silenzio nascerà qualcosa in noi che attrarrà un silenzio maggiore” (Isacco di Ninive).

Mi rendo conto che ci sono molte parole sul silenzio. È un paradosso. Vorrei che siano piccoli veicoli che ci introducano nel silenzio maggiore di cui parla San Bruno: “Lo sanno solamente quelli che ne hanno fatto esperienza…La pace che il mondo ignora e la gioia nello Spirito Santo”. E se non ci introducono, farci almeno conoscerlo, desiderarlo, amarlo e scoprire in esso l’amore infinito di Gesù, che è la parola con cui Dio, nel suo amore, ha rotto il suo silenzio eterno.

Amen.

(un certosino)

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La vita di san Bruno: il dies natalis in Calabria

La vita di san Bruno: il dies natalis in Calabria

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Ritrovata la agognata vita eremitica tra le Serre calabresi, Bruno potè dare avvio ad un altro insediamento in linea ai suoi dettami di vita. L’esperienza vissuta a Cartusia la riprodusse in Calabria dove condivise insieme ad un gruppo di eremiti la pregressa impostazione di vita. Bruno visse in Calabria per dieci anni. Saranno due lettere a chiarirci le esatte condizioni di vita e le emozioni di Bruno in quei nuovi luoghi.

Oggi è domenica come quel 6 ottobre del 1101, allorquando la vita di Bruno terminò per consentirgli il ritorno alla casa del Padre.Il suo culto fu approvato da Leone X (1513-1521) e confermato da Gregorio XV (1621-1623)

Bayeu tratta questo funesto episodio, raffigurando disteso su di un catafalco posto nella sua cella Bruno defunto, circondato da tredici monaci attoniti e lacerati dal dolore per la dipartita della loro guida spirituale. I candelabri a bordo del letto ed un secchiello con acqua benedetta con relativo aspersorio, arricchisce di particolari la scena nella quale i monaci sono intenti a pregare, leggere scritture sacre, tentando di confortarsi l’un l’altro. Sullo sfondo della parete di desta in alto su di uno scaffale appaiono un leggio, una clessidra ed un teschio. Una ferma allusione allo scorrere fugace del tempo ed alla caducità della vita. Si conclude così il passaggio terreno di un uomo di fede, che aveva percepito come  Dio permette che nella solitudine e nel silenzio « quies », l’anima « capti » già quaggiù « l’eterno », Fugitiva relinquere et aeterna captare.

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Infine al termine del ciclo pittorico, Fra Bayeu, come ultima testimonianza realizza una tela raffigurante una scena colossale. Al centro del dipinto proveniente da un agglomerato di nuvole celesti, irrompe la Vergine Maria con un alone di luce brillante. Maria è vestita con una veste rossa ed avvolta in un mantello azzurro, Ella è effigiata attorniata da tanti monaci certosini che la ammirano. Due di essi in ginocchio per adorarla ricevono le mani benedicenti, che con fare protettivo sfiorano il loro capo. Questo quadro vuole testimoniarci la protezione speciale, materna, della Vergine Maria all’Ordine certosino nei secoli, contraccambiato dalla particolare dedizione ad essa che i monaci certosini hanno ogni giorno. La chicca della tela, è la firma vezzosa sotto forma di autoritratto del pittore, che stavolta oltre al porsi al centro della scena in abito da converso e con la solita barba, si dipinge mentre regge la tavolozza ed i pennelli, e con lo sguardo rivolto allo spettatore.

Ho voluto ripercorrere con voi la vita di san Bruno, una di quelle sette stelle, che dopo oltre nove secoli brillano fulgide nel firmamento della Fede in Cristo. Questa celebrazione possa far risplendere in ognuno di noi la purezza di spirito e la Bonitas, che contraddistinse la personalità sviluppata nella esperienza spirituale di san Bruno, la quale gli permise di trascendere i luoghi ed i tempi.

San Bruno, padre e patriarca della famiglia certosina, prega per tutti noi.

candela votiva

Amen

Vigilia della celebrazione di san Bruno

Vigilia della celebrazione di san Bruno

Oggi in occasione della vigilia della solenne celebrazione della morte di san Bruno, voglio proporvi un articolo che ha una duplice valenza. Intendo infatti ricordare a circa un mese dalla sua scomparsa l’eminente figura del Cardinale Carlo Maria Martini, attraverso la celebrazione che egli fece al fondatore dell’Ordine certosino. Lo spunto per questa doppia celebrazione mi viene offerto dalla visita che il compianto Cardinale ed all’epoca Arcivescovo di Milano, effettuò il 5 ed il 6 ottobre del 2001 alla certosa di Serra san Bruno. In quella circostanza il priore Dom Jacques Dupont, accolse con calore ed affetto l’”inviato speciale” del Santo Padre, così volle definirsi, ringraziandolo dell’ affetto particolare dimostrato ai certosini in occasione del nono centenario della morte di san Bruno. Vi riporto il testo del discorso realizzato dal Cardinale all’esterno della certosa calabrese, dove per l’occasione accorsero migliaia di fedeli. Mi preme ricordare come, prima della Celebrazione Eucaristica, fu resa pubblica una lettera  con la quale il Santo Padre elevava il Cardinale Martini a proprio “Inviato Speciale per celebrare il sacro rito”, in quanto “veramente degno per tale incarico poiché eccelle tra i Pastori per grande zelo e singolare dottrina”. Inoltre Giovanni Paolo II, ha anche ricordato come san Bruno fosse un “uomo dotato di eminente dottrina e fine esperto nella lingua latina”, che ha molto contribuito “per rinnovare i costumi cristiani e gli ideali di vita”.

Nella sala capitolare Dupont, Martini e Cantisani

Omelia

È grande l’emozione e trepidazione che provo, carissimi fratelli e sorelle nel Signore, nel vivere con voi questo momento solenne di spiritualità, di preghiera e di fede, anche perché mi trovo qui come Inviato speciale del santo Padre, non solo come pellegrino. Devo quindi rappresentare con le mie parole l’animo del Papa, la sua benevolenza, la memoria gioiosa che conserva del suo viaggio pastorale in questa terra nell’ottobre 1984, il suo amore per voi e la sua devozione per san Bruno.

Saluto e ringrazio cordialmente anzitutto l’Arcivescovo di Catanzaro Squillace, Monsígnor Antonio Cantisani, per l’invito che mi ha rivolto qualche tempo fa. L’affetto e la stima che nutro verso questo mio confratello mi ha spinto ad accettare il suo amabile invito, e lo ringrazio per le parole di bontà con cui mi ha accolto. Come pure ringrazio la Certosa e il Priore per la loro affabile ospitalità.

Desidero inoltre salutare e ringraziare tutti gli Arcivescovi e Vescovi Eparchi di Calabria; voglio ringraziare le autorità che fin da ieri sera mi hanno attestato quella squisita ospitalità che è patrimonio vivo della vostra terra. Saluto e ringrazio cordialmente tutti i sacerdoti e diaconi, religiosi e religiose presenti.

Saluto e ringrazio ciascuno di voi, membri del popolo di Dio, che avete una forte tradizione di spiritualità, di religiosità, di fede; una tradizione della quale godiamo anche a Milano, dove risiedono numerosi vostri conterranei e concittadini, e ci auguriamo che la loro carica di spiritualità e di religiosità sappia opporsi al gelo dell’indifferenza e della secolarizzazione. Dunque, come arcivescovo di Milano, mi sento in comunione con voi e partecipo intensamente alla celebrazione che ci ha riuniti.

Celebriamo infatti il dies natalis di san Bruno, avvenuto il 6 ottobre 1101 in questo luogo silenzioso. I contemporanei hanno descritto il passaggio del santo fondatore della Certosa dalla vita mortale alla vita eterna con parole sacre, tratte dal vangelo di Giovanni, e ricordate nel Messaggio dei Vescovi calabresi: Bruno “sapendo che era giunta per lui l’ora di passare da questo mondo al Padre, convocò i suoi fratelli e ricordò tutte le tappe della sua vita. Poi espose, con un ampio e profondo discorso, la sua fede nella Trinità”. Commentano i Vescovi: “Come un bambino che si addormenta nelle braccia di suo padre, Bruno si abbandona al Padre rimettendo un’ultima volta nelle sue mani tutta la sua vita, le sue opere, la sua anima”. E il documento antico continua: “La domenica successiva quell’anima santa fu sciolta dalla carne”.

Questo evento di 900 anni fa noi ricordiamo con devozione e con amore.

Vorrei lasciarmi ispirare dalle letture bibliche che sono state proclamate per poi passare a una riflessione più globale sulla figura di san Bruno; successivamente cercheremo di cogliere il messaggio che oggi viene consegnato ai monaci certosíni, a voi conterranei del santo, che continuate ad amarlo e a venerarlo, e alla Chiesa universale.

Omelia del Cardinale Martini

“Ricordati”

La prima lettura, dal libro del Deuteronomio (8,2-5), inizia cosi: “Ricordati di tutto il cammino che il Signore tuo Dio ti ha fatto percorrere”. È un invito al popolo di Israele di rileggere il suo passato, scoprendo in esso la provvidenza di Dio e l’amore con cui il Signore lo ha condotto anche attraverso sentieri difficili.

Questa parola è detta oggi a voi: ricordatevi del cammino che il Signore vi ha fatto percorrere in 900 anni, come vi è stato vicino mediante la presenza dei Certosini e della Certosa – momenti di gioia e di dolore, momenti di costruzione e di distruzione. Sempre il Signore ha trionfato, e la vostra fede, sostenuta dalla forza dello Spirito, ha vinto e continua a vincere. Molte delle realtà di 900 anni fa sono scomparse, sono state dimenticate, ma la Certosa è vivente, è ancora un forte segno di spiritualità, segno della fede e dell’amore con cui avete accompagnato, protetto, difeso, aiutato questa presenza straordinaria di Dio in mezzo a voi.

Attendere, aspettare

Della seconda e della terza lettura sottolineo una parola significativa, ricca di simboli e di insegnamenti: aspettiamo, attendiamo.

Nel testo tratto dalla lettera ai Romani (8,22-30), san Paolo afferma: “Gemiamo interiormente aspettando l’adozione a figli” e ripete: “attendiamo con perseveranza” quello che speriamo.

La pagina del vangelo di Luca (12,35-40) parla di coloro che “aspettano il padrone per aprirgli subito, appena arriva e bussa”.

“Aspettare, attendere” è una parola chiave della spiritualità certosina. Il Papa, ricalcando l’insegnamento di san Bruno, ha descritto i Certosini come coloro che “in una perseverante vigilanza attendono il ritorno del loro Signore”. E lo attendono con speranza, quella speranza che ritma il brano di san Paolo: “Nella speranza siamo stati salvati”, “ciò che si spera, se visto, non è più speranza”, “speriamo quello che non vediamo”.

Di speranza e di attesa il mondo di oggi ha un immenso bisogno. Siamo in un tornante grave della storia umana; dopo decenni in cui ci sembrava di godere di pace e di sicurezza, ci ritroviamo in un momento di insicurezza e di timore. Solo l’attesa con speranza della pienezza della manifestazione di Gesù può sostenere i nostri cuori in questi giorni difficili.

Ed è confortante pensare che 250 Vescovi rappresentanti degli episcopati di tutto il mondo sono riuniti a Roma, insieme col santo Padre – li ho lasciati per venire da voi -, per un mese intero nel desiderio di riflettere sul “Vescovo, segno di speranza”.

Vi chiedo anzi di pregare perché questo Sinodo universale sia davvero segno di speranza per la Chiesa e l’umanità intera, in un momento grave e difficile della storia contemporanea.

La figura

 

di san Bruno

*     Bruno è un santo europeo, che precorre per così dire l’unità dell’Europa. Nato a Colonia, insegna a Reims, in Francia, e diventa Rettore dell’Università. All’età di 50 anni fonda, sempre in Francia, la Chartreuse, quindi viene in Italia, a Roma, e poi in Calabria: in questi luoghi termina i suoi giorni, dopo aver dato vita a una nuova forma di vita monastica.

È bello pensare come i santi, in tempi da noi lontani, giravano l’Europa trovandosi ovunque a casa loro, sentendosi sempre a loro agio, senza frontiere. Noi stiamo cercando di realizzare negli ultimi decenni il grande disegno di un’Europa senza frontiere, di un’Europa in cui ciascun popolo e ciascuna città mantengano la propria identità, ma uniti dalla solidarietà nel difendere la dignità umana e la pace.

San Bruno potrebbe certamente essere considerato, con i santi Benedetto, Cirillo e Metodio, patrono d’Europa e dell’unità europea.

*     È anche un santo completo, ricco di carismi: cristiano esemplare, è stato studioso, teologo, pastore e consigliere di pastori, contemplativo. Da teologo ha servito la Chiesa nell’insegnamento e nella formazione di studiosi; chiamato a Roma dal suo antico alunno, diventato papa Urbano II, lo aiuta nel servizio pastorale di tutte le Chiese; nella Chartreuse e a Serra di Calabria cerca Dio solo, distinguendosi per la sua tensione spírituale. Come ricordava l’Arcivescovo Monsignor Cantisani, Bruno ha vissuto un grandissimo amore per la Chiesa da costruire, da edificare, da sostenere e per la quale intercedere incessantemente nella preghiera.

*     È il santo della contemplazione, e soprattutto per questo aspetto è passato alla storia ed è giunto fino a noi. È il santo del primato assoluto di Dio, di Dio amato sopra ogni cosa, di Dio cercato e gustato nel silenzio contemplativo. Nel silenzio accoglieva e viveva la Parola, nel silenzio la irradiava.

*     Perciò è stato un testimone coraggioso della verità. Non ha esitato a richiamare i pastori aì loro doveri di amore alla Chiesa, di povertà e di fedeltà al Signore. Ha pagato di persona per il suo coraggio, ma ha continuato a servire la verità pur nei problemi e nelle difficoltà della Curia romana. Infine, dal silenzio della Certosa ha detto sempre la verità ai suoi fratelli, senza compromessi e insieme con grande tenerezza e amore. Davvero la carità e la verità erano in lui una sola cosa.

*  È un santo che ha cercato sempre la solitudine, non come fuga o disprezzo del mondo. Le sue lettere attestano un profondo amore verso i fratelli e verso la Chiesa universale, e anche un senso profondo per la bellezza del creato, per lo splendore di questi luoghi che descrive con parole appassionate. Ha cercato la solitudine semplicemente per essere sempre di più nel cuore della Chiesa e del mondo.

Il messaggio

 di san Bruno

 

 Di fronte a una figura tanto alta, tanto eccelsa e ricca di carismi, ci domandiamo che cosa dice oggi, in questo inizio del nuovo millennio, ai Certosini, a noi suoi devoti, alla Chiesa.

San Bruno evoca il senso della vita certosina per la Chiesa universale, espresso dal Papa nel messaggio che è stato letto e, più ampiamente, nella Lettera del maggio scorso al Ministro generale dei Certosíni: “Voi siete nel cuore della Chiesa” – e io lo ripeto a tutti i monaci nel nome del santo Padre – “siete quei forti che combattono per il regno di Dio e che hanno un messaggio da dare a tutto il mondo. Voi non avete soltanto da richiamare e da raccontare una storia gloriosa di 900 anni, ma avete da costruire per il futuro una storia grande. Guardate all’avvenire, dove lo Spirito vi invia per fare, per mezzo vostro, cose ancora più grandi”.

E vorrei citare come rivolte ai Certosini le parole del Papa nella Novo millennio ineunte: “‘Duc in altum!’, gettate al largo le reti … andate avanti con speranza nell’oceano vasto del terzo millennio”. La vostra missione contemplativa di intercessione, di silenzio e di preghiera è e sarà sempre essenziale per la Chiesa di oggi e di domani.

A voi, fedeli devoti di san Bruno, pellegrini, concittadini di questo grande santo, viene consegnato un messaggio di preghiera e di fede. Come dicono i vostri Vescovi delle Chiese in Calabria, “anche quando si è nella notte più oscura, rimane nel profondo del cuore un desiderio nascosto, un qualcosa che chiama verso il cielo. È proprio in questo che Bruno si rivela più vicino alla fede schietta e semplice, spesso sofferta, della gente di Calabria e ci spinge perciò a non abbandonare o dimenticare la preghíera: non quella occasionale, che cerca e chiede interventi straordinari di Dio, ma quella che accompagna tutto lo scorrere dei giorni e fa che Dio non resti una bella parola, o un’idea astratta, o al più un passeggero sentimento, ma sia la presenza d’amore e di luce che dà senso ed interpreta tutti i colori, chiari o scuri. di cui la nostra vita è come intessuta”.

La vostra preghiera, la vostra religiosità è importante sia per voi sia per la Chiesa italiana e il mondo intero. Carissimi amici e devoti di san Bruno, avete un grande messaggio da portare.

C’è un secondo messaggio specifico per voi, richiamato nella lettera dei Vescovi: quello della libertà. Un messaggio che continua ad avere il suo peso e che va in qualche maniera rínnovato, “non sottovalutando le nuove forme di schiavitù che emergono più sottili e subdole” – la schiavitù del consumismo, della indifferenza, del denaro e del successo. “Tutti noi credenti ci sentiamo invitati da Bruno a trovare in Cristo la misura di ogni autentico e vero bene”.

È questa libertà dai condizionamenti che vi viene raccomandata.

*     Infine mi interrogo sul messaggio per l’intera Chiesa, che nasce dalla nostra celebrazione.

In proposito mi piace utilizzare ancora alcune parole del Papa nella splendida lettera Novo millennio ineunte, là dove pone la domanda: “Non è forse compito della Chiesa riflettere la luce di Cristo in ogni epoca, farne risplendere il volto anche davanti alle generazioni del nuovo millennio?”. Egli ci esorta a far risplendere per gli uomini del terzo millennio il volto di Gesù. E commenta: “La nostra testimonianza sarebbe, tuttavia, insopportabilmente povera, se noi per primi non fossimo contemplatori del suo volto” (n.16).

Per questo il II capitolo della bellissima lettera è dedicato a contemplare il volto di Gesù. E la Chiesa italiana, nel documento programmatico dal titolo Comunicare il Vangelo in un mondo che cambia, guardando al decennio che abbiamo davanti insiste per un intero capitolo sulla contemplazione del volto di Gesù.

Ecco la grande missione affidata alla Chiesa: far risplendere il volto misterioso, mite e umile di Cristo in un mondo che fatica a comprenderlo.

Aggiunge il Papa: “La contemplazione del volto di Cristo non può che ispirarsi a quanto dice di lui la sacra Scrittura” (n. 17). Dobbiamo contemplare il volto di Gesù leggendo la Scrittura, a partire dal vangelo, in un clima di silenzio e di preghiera.

Però “alla contemplazione piena del volto del Signore non arriviamo con le sole nostre forze, ma lasciandoci prendere per mano dalla grazia. Solo l’esperienza del silenzio e della preghiera offre l’orizzonte adeguato in cui può maturare e svilupparsi la conoscenza più vera, aderente e coerente, di quel mistero che ha la sua espressione culminante nella solenne proclamazione dell’evangelista Giovanni: ‘Il Verbo si fece carne’” (n.20). Tutto ciò non è concepibile “che a partire da un rinnovato ascolto della parola di Dio”. Per tutti i cristiani, non solo per i monaci o per i preti, è necessario “che l’ascolto della Parola diventi un incontro vitale nell’antica e sempre valida tradizione della lectio divina, che fa cogliere nel testo biblico la parola viva che interpella, orienta, plasma l’esistenza” (n.39).

Posso dire che nella mia esperienza più che ventennale di Vescovo di Milano, ho visto accadere cose meravigliose dal contatto con la parola di Dio. Quanti giovani si sono sentiti interpellati dalle pagine dei vangeli meditate nel silenzio! Quanti hanno trovato la strada verso la fede e verso la consacrazione piena! Quante persone sofferenti hanno compreso il senso del loro dolore grazie alla Parola! Quante donne e quanti uomini scoraggiati hanno ripreso forza nel cammino anche di servizio caritatívo e civile alla società, per costruire la civiltà dell’amore!

Nei momenti trepidi che stiamo vivendo abbiamo molto bisogno di meditare la parola di Dio, perché ci infonda conforto e coraggio, perché ci renda capaci di essere servitori instancabili della pace, di attutire i conflitti che insanguinano il mondo, in particolare la terra di Gesù, di vivere da figli di Dio.

Affido queste intenzioni alla Madonna. da secoli invocata qui come Madre, e a lei ripeto: “Donna, ecco i tuoi figli, ecco coloro che Gesù ti ha affidato”. Insieme con Maria cammineremo su strade di pace.

Serra San Bruno,

6 ottobre 2001

Un raro video della Benedizione Papale del Cardinale Martini

il ringraziamento dei fedeli

Confessio Fidei Magistri Brunonis

Bruno avvertendo ormai vicino il suo trapasso, nella settimana precedente la morte, radunò i suoi discepoli di Santa Maria della Torre. Con essi dopo aver rievocato le diverse fasi della propria vita, ed aver preso l’ultima eucaristia, volle in loro presenza fare una solenne professione di fede, nella quale egli proclama la fede nel dogma eucaristico e nel mistero trinitario. La domenica successiva, il 6 ottobre 1101 a sessantotto anni, tra le lacrime dei fratelli che lo assistevano, l’anima santa di Bruno si distaccava dal corpo per raggiungere la casa del Padre. Oggi voglio proporvi il testo della CONFESSIO FIDEI MAGISTRI BRUNONIS” giunta fino a noi grazie ai confratelli presenti in quel momento che l’hanno tramandata.

CONFESSIO FIDEI MAGISTRI BRUNONIS

PROFESSIONE SOLENNE DI FEDE DI SAN BRUNO

« 1. Fermamente credo nel Padre e nel Figlio e nello Spirito santo: nel Padre non generato, nel Figlio unigenito, nello Spirito santo procedente da entrambi; e credo che codeste tre Persone sono un solo Dio. 2. Credo che questo stesso Figlio di Dio sia stato concepito per opera dello Spirito santo nel seno di Maria Vergine. Credo che la Vergine sia stata castissima prima del parto, che è rimasta vergine nel parto ed eternamente vergine dopo di esso. Credo che lo stesso Figlio di Dio sia stato concepito tra gli uomini come un vero uomo senza peccato. Credo che codesto stesso Figlio di Dio per invidia venne catturato dai perfidi Giudei, ingiuriosamente trattato, ingiustamente legato, coperto di sputi, flagellato; che morì e fu sepolto; discese agl’inferi, per liberarne i suoi che vi si trovavano prigionieri. E disceso (dal Cielo) per la nostra redenzione, ed è risorto; è asceso al Cielo, donde verrà a giudicare i vivi ed i morti. 3. Credo nei Sacramenti nei quali crede e che venera la Chiesa cattolica, ed espressamente che ciò che viene consacrato sull’altare è il vero Corpo, la vera Carne ed il vero Sangue di nostro Signore Gesù Cristo, che anche noi riceviamo per la remissione dei propri peccati e nella speranza dell’eterna salvezza. Credo nella risurrezione della carne e nella vita eterna. Amen. 4. Confesso e credo che la santa ed ineffabile Trinità, Padre, Figlio e Spirito santo, è un solo Dio naturale, d’una sola sostanza, d’una sola natura, d’una sola maestà e potenza. E professiamo che il Padre non è stato generato né creato, ma che è non genito. Lo stesso Padre non trae origine da nessuno; da Lui è nato il Figlio e procede lo Spirito santo. Egli è dunque sorgente ed origine di tutta la Divinità. Il Padre inoltre, ineffabile per essenza, ha ineffabilmente generato dalla propria sostanza il Figlio; tuttavia non ha generato altro se non ciò che è Lui stesso: Dio ha generato Dio; la luce, la luce. Da lui quindi deriva ogni Paternità in Cielo e sulla terra. Amen ».

“Dies Natalis”

DIES NATALIS

Domenica 6 ottobre 1101

morte san bruno

Dopo aver ricordato le sue diverse età a partire dalla infanzia e narrato il corso di tutta la sua vita, degno di sapienza e di dottrina, e dopo aver professato la propria fede nella Trinità, il Santo morì e fu seppellito nella spelonca ove aveva passato parte delle sue giornate. Il suo successore, il Beato Lanuino, fu sepolto accanto a lui, nella medesima fossa. Il terzo Maestro dell’Eremo di S. Maria fece trasferire le due salme nella chiesa dell’Eremo. Dopo la sua morte gli eremiti di Santa Maria della Torre, conforme un uso molto diffuso nell’epoca per i personaggi illustri, con una lettera circolare indirizzata alla Sede Apostolica e all’intera chiesa, annunciarono la morte di Bruno e chiesero suffragi. che consegnarono ad un “rolligero” perché la diffondesse nelle contrade d’Europa, incaricandolo, al tempo stesso, di raccogliere testimonianze e suffragi sull’opera e la personalità del santo. Il “rolligero” era così chiamato perché portava con sé un rotolo di pergamena costituito da una serie di pergamene tra loro cucite, della larghezza di 25 centimetri, racchiuse in un cilindro di legno o di metallo che veniva portato appeso al collo. su cui venivano riportate tali testimonianze. Il monaco, raccolse 178 “Titoli funebri”, brevi elogi nei quali la figura di Bruno appare nella sua interezza, dall’epoca dell’insegnamento nella scuola cattedrale di Reims sino al periodo calabrese, essi ci hanno tramandato dati preziosi sulla fisionomia spirituale di Bruno.

Il Papa Leone X autorizzò, il 19 luglio 1514, il culto di San Bruno, con una sentenza orale (vivae vocis oraculo), e il 17 febbraio 1623 Gregorio XV ne estese il culto alla Chiesa universale, da celebrarsi nell’anno liturgico il giorno 6 d’ottobre.

Gli eremiti di Santa Maria della Torre

Alla Sede apostolica e all’intera chiesa

(ottobre‑dicembre 1101)

Anzitutto, noi, umili eremiti del monastero calabrese di Santa Maria, Madre di Dio, il cui fondatore e superiore è stato, finché è vissuto nella carne, il padre Bruno, veneriamo e salutiamo con la dovuta sottomissione colui che crediamo primate e capo nella chiesa e che confessiamo presule della Sede apostolica, e tutta l’alta curia, e annunciamo la morte del nostro santo padre Bruno, avvenuta il 6 di ottobre, affinché questi sia aiutato presso Dio dai loro meriti e dalle loro preghiere.

Salutiamo anche l’intera chiesa santa, nei suoi ordini e nelle sue professioni religiose: canonici, monaci, eremiti, le sante vergini che si sono votate a Dio.

A tutti costoro ci prostriamo spiritualmente con la nostra persona, affinché vogliano ricordarsi del nostro padre defunto. Così, se quell’anima amata avrà qualche macchia ‑ poiché non c’è giusto che non pecchi ‑, grazie ai numerosi intercessori e alle incessanti preghiere essa sia cancellata, ed egli passi al riposo eterno.

Supplichiamo, inoltre, che alle comunità e alle persone religiose, di qualunque luogo, che fanno memoria di lui non dispiaccia di scrivere espressamente il loro nome in calce a questa lettera. In particolare, però, siano scritti coloro che volessero impegnarsi per iscritto a celebrare annualmente la sua memoria, affinché, pur secondo il poco di cui siamo capaci, contraccambiamo a ciascuno come si conviene.

Perché, inoltre, sappiate con quanta fiducia e con quale certa speranza della sua liberazione voi effonderete le vostre preghiere, vi rendiamo noto il suo transito con alcune brevi parole, affinché dal modo in cui quest’uomo santo si è spento voi possiate comprendere la verità e la perfezione della sua vita passata.

E così, sapendo che era giunta la sua ora di passare da questo mondo al Padre, avendo convocato i suoi fratelli, ricordò le diverse età della sua vita, a partire dalla sua stessa infanzia, e narrò il corso di tutta la sua esistenza, onorevole per sapienza e dottrina. Poi espose, con un ampio e profondo discorso, la sua fede nella Trinità, e concluse: “Credo anche ai sacramenti, ai quali la santa chiesa crede e che essa venera; e, in particolare, che il pane e il vino che vengono consacrati sull’altare sono, dopo la consacrazione, il vere corpo del Signore nostro Gesù Cristo, la sua vera carne e il suo vero sangue, che noi riceviamo in vista della remissione dei nostri peccati e della speranza della salvezza eterna”. La domenica successiva, il 6 ottobre dell’anno del Signore 1101, quell’anima santa fu sciolta dalla carne. Pregate per lui e per noi peccatori.

Affidiamo il nostro fratello, portatore di questa lettera e in viaggio per obbedienza, alla vostra carità. State bene!

Le testimonianze che seguono, sono una selezione tra tutti i 178 Titoli funebri raccolti, testimonianze che culminano nel giudizio dei suoi compagni dell’eremo calabrese nel quale il santo il 6 ottobre 1101  conobbe il suo dies natalis: «Bruno fu lodato per molte cose e soprattutto per una. / Fu un uomo equilibrato in vita, un uomo speciale in questo. / Era sempre festoso in volto, modesto nel parlare. / Con la severità del padre mostrò l’affetto di una madre. / Nessuno lo sentì grande, ma mite come un agnello. / In tutto in questa vita fu un vero israelita. / O Dio, liberalo dalle pene e donagli il paradiso» (PL 152: 554).

MEMORIE E SUFFRAGI IN MORTE DI SAN BRUNO

Titolo dell’eremo della Chartreuse, nei pressi di Grenoble

Anche noi, fratelli della Chartreuse, miseramente privati di consolazione più di tutti gli altri, non possiamo stabilire che cosa faremo per la sua anima amata e santa. I meriti dei suoi benefici nei nostri confronti, infatti, vincono qualunque cosa noi possiamo e siamo in grado di fare. E così preghiamo senza fine per lui come per il nostro unico padre e signore; e ogni consuetudine che è in vigore presso di noi quanto a messe o ad altre pratiche spirituali per i defunti, la celebreremo in ogni tempo, quali figli, per la sua anima.

Titolo di Santa Maria di Blyes

Non bisogna piangere né affliggersi per la morte del padre. Non è morto Bruno, che ha scelto come sua porzione l’unico [necessario]. Dio la ha sottratto [al mondo] e una santa moltitudine lo ha accolto come compagno.

Versi di scolari

Se qualcuno non sa chi è stato Bruno, / per un solo istante venga qui, se desidera apprenderlo: / egli fu giusto, estremamente sapiente e uomo pieno di grazia. / E, d’altra parte, a nessuno è stato di danno imparare di che cosa egli sia stato capace. / A lui offriamo le nostre devote preghiere e preghiamo il nostro Padre / che sfuggendo all’ira egli ottenga il riposo. / Se Bruno visse come si pensa che sia vissuto, / viva in eterno e goda della sede del paradiso. / Egli era il fiore dei padri, consolazione e gloria dei fratelli, / cercatore del vero, amante della legge divina. / Era sentiero di giustizia, fonte e origine della sapienza, / luce, specchio del mondo, sublime sommità di ogni cosa, / bastone di quelli che cadono, dolce sollievo dei miseri. / Il suo animo non veniva meno nelle avversità, né si inorgogliva nelle prosperità. / Egli non visse per sé, ma per il mondo, che governò bene. / Non questi ora lo piange, ma lo piange la vita, che è stata spogliata di questo eremita. / Non ha avuto bisogno della vita colui che ha vissuto non per sé ma per il mondo. / E, per dirla in breve: chi può parlarne in modo esauriente? / Quanto Febe a Febo, quanto tutti gli altri astri alla Luna, / altrettanto il mondo intero sta davanti a te, o gallico Bruno.

Titolo di Santa Maria della Metropoli di Reims

Quest’uomo, pari a Elia e a Giovanni Battista, / fu amico dell’eremo e amante della bontà. / Simile ad Abramo, visse nel timore di Dio e nella fedeltà. / Avendo seguito, come Pietro, i comandi del Signore, / abbandonò ogni cosa e aderi, povero, a Cristo. / Preferì vivere povero in Cristo che ricco nel mondo / osservando così in pienezza i comandamenti di Dio. / E mentre la morte tutto ciò che è del mondo lo porta via con sé, / sottraendo lui al mondo lo ha unito alle realtà celesti. / Noi, poi, imploriamo dal Signore la sua misericordia / affinché se a un padre così grande è rimasta attaccata / un po’ di polvere del mondo, Dio, fonte di misericordia, la tolga

Titolo di Sant’Ilario di Poitiers

Gli eremiti contemplino il corso della vita di Bruno: / egli, mentre osservava il mondo che era nel suo pieno vigore / e che ingannava quanti erano suoi / ma senza contaminarsi con il peccato del mondo, / e mentre diminuiva di valore di fronte a se stesso e non conosceva le ripugnanti gioie [mondane], / aderendo a Cristo si separò da questo mondo. / Bruno, felice eremita, è stato privato di questa vita; / ha raggiunto il Signore, poiché alle sue parole ha conformato le azioni. / Non piangiamo, dunque, colui che vediamo esser migrato in tal modo.

Titolo del cenobio di San Massimino di Micy

Bruno, dotto salmista e famosissimo filosofo, / che la sua Gallia dovrebbe mirabilmente seppellire, / ora, come ci vien detto, è sepolto nelle campagne della Calabria. / Morto a questa vita nei tempi stabiliti, / egli passi a quella vita che è stata stabilita oltre ogni tempo.

Titolo di San Pietro di Neuchâtel

Finché visse in questa vita, questo felice eremita, / detto Bruno buono, in ogni cosa nostro patrono, / nella città in cui visse fu immagine vivente / della vera giustizia, dottrina, sapienza, / e, dando un esempio per quanti avevano raggiunto l’età della ragione, / edificò una costruzione che previde non sarebbe andata in rovina, / una sede eterea che rimane per tutti i secoli, / nel più alto dei cieli, ove il fedele Bruno gioisce. / Contemplando la vita di lui e imitandone i costumi, / innalziamo, tutti, una preghiera ‑ quella di cui siamo capaci ‑ / affinché egli, che è così degno, così veritiero, così benevolo, / effondendo preghiere per noi nella sua grande intercessione, / confidando in Colui nel quale, lieto, gioisce nel più alto dei cieli, / faccia gioire anche noi e ci faccia dimorare con lui.

Titolo della chiesa di Santa Maria di Spalinga, di San Nicola di Angers

Sul mondo rifulge lo splendore del sole; e rifulgendo / oltrepassa e supera i brillanti astri del cielo. / Allo stesso modo anche Bruno, solo tra gli astri dei franchi, / rifulse di così grande sapienza da essere quaggiù / fiore tra tutti e fonte per i filosofi. / Fiore bellissimo era, ed era fonte profonda. / Da lui è scaturita per tutto il mondo una così grande sapienza / che tutti quelli che egli ammaestrava li rendeva filosofi. / Fu splendore nel parlare e luce per la vita di fede. / La sua vita di fede è dappertutto assai conosciuta, / e dal suo insegnamento son stati resi sapienti tanti / che né la mia mente lo può sapere né la mia penna scrivere. / Secondo il suo esempio vi sono molti uomini di fede e seguaci e discepoli della croce. / Egli ha preso la croce di Cristo e ha abbandonato ogni cosa / e rinnegando se stesso è stato di vero giovamento a sé. / Ricco, famoso, abile nel parlare e generoso, / nel mondo brillò, ma non cercò di piacere a se stesso. / Il mondo e i suoi beni e l’autorità mondana / non gli furon cari, ma da tutto ciò egli si tenne lontano. / Nessun amore o onore [mondani] furon di danno a lui che cercava Dio, / ma, anzi, cercando Dio fuggì in esilio. / Era esule dalla patria e ottenne le protette dimore di Maria, della quale fu figlio. / Fortunato esule era, colui che la Vergine Maria accolse. Ella gli offra rifugio e aiuto. / Il Figlio eterno, che ebbe un’integra nascita, divenga per lui porto. / Egli sia per te certa salvezza!

Ai fratelli religiosi del luogo che è chiamato “della Torre” e che servono Dio con fervore, Lamberto abate e tutta la comunità di San Nicola: salute e affetto. Partecipando con viscere di carità al vostro dolore e alla vostra desolazione, rallegrandoci con il venerabile Bruno ‑ poiché egli, crediamo, è passato da questo mondo al Padre ‑ e sciogliendo il debito che abbiamo verso questa morte gloriosa soddisfiamo in abbondante misura le vostre giuste richieste e i vostri desideri acconsentendo a che la sua memoria sia scritta nel martirologio tra i nomi dei nostri fratelli e che si celebri un perpetuo ricordo di lui.

Titolo della chiesa di Santa Maria e di Sant’Adelmo, di Malmesbury

Questo buon atleta, la cui celeberrima vita qui viene narrata, / riceve testimonianza di come fosse degno di lode. / Se egli, infatti, è vissuto come la presente lettera dice / e se fu generoso, pieno di fede e casto, / se fu austero per sé, ma largo nel dare ai poveri, / se calpestò le ricchezze e disprezzò i piaceri, / se fu colto nel parlare e contenuto nei costumi, / è necessario che io dica qualche parola, che io mi affatichi per dire di più? / Colui che ha fatto tante opere buone ha già, ormai, raggiunto il cielo; / ormai, per i suoi meriti, gli è dato in cambio il cielo pieno di stelle. / Ora, dunque, Bruno si rallegra e aderisce all’Uno. / Bruno ha ricevuto l’Uno, lui che ha abbandonato molte cose. / E quest’Uno è, tuttavia, la sola realtà che eccelle su tutte le altre. / E poiché quaggiù è utile imparare quale grande guadagno esso sia, / parlerò molto brevemente e con poche parole insegnerò apertamente: / egli ha ricevuto Cristo, dolce consolazione di ogni fatica! / Cosa giova, dunque, che noi scriviamo dei versi per lui? / Penso, invece, che gli sia di utilità se dico [a Dio per lui]: “Abbi pietà! “. / E poiché nessuno è senza il neo del peccato, / se egli ha qualche peccato, tu, o Dio, che sei buono, cancellalo.

Titolo della chiesa di Santa Maria di Rouen

Siano in lutto gli ordini dell’intera chiesa santa, / piangendo per l’irreparabile danno del genere umano. / È morto al mondo colui che ha vinto l’onore mondano, / il padre Bruno, fondatore di una santa [forma di] vita monastica, / la cui così grande purezza di costumi testimonia una vita di fede tale / che non è possibile paragonarlo a nessun altro. / Egli fu sapiente, uomo nobile, rifulgente per la sua indole, / dissetatosi alla fonte di ogni sapienza. / Mentre risplendeva in lui viva la virtù dell’onestà, / grazie alla quale ha potuto meritare la gloria celeste, / calpestando le ricchezze e disprezzando tutti gli onori, / con il suo piede schiacciò la stolta ambizione del mondo / e fondò, con grande cura, una santa [forma di] vita monastica. / Lasciandosi alle spalle il mondo ed evitandone la gloria, / scelse piuttosto di vivere una vita nascosta. / Ma, sebbene umile eremita, risplendette per i suoi meriti, / poiché nessuno può narrare la perseveranza della sua magnifica vita di fede, / come pure gli atti della sua compassionevole bontà. / Perciò, lasciato da parte tutto ciò, ci dedicheremo alle preghiere / e invocheremo con animo devoto il sommo Padre / affinché l’esimio padre goda della luce della vita / e, da giusto, sia unito alle moltitudini dei giusti.

Noi, canonici della chiesa della città di Rouen, celebreremo ogni anno l’anniversario del venerabile Bruno.

Titolo di San Giorgio di Bayeux.

Fiore degli eremiti, luce mirabile, splendida stella, / Bruno, vigore dei padri, norma, regola dei fratelli, / modello di vita celeste e fonte di sapienza, / ha raggiunto quella meta a cui si arresta ogni vita. / Ti abbiamo scritto nell’elenco dei fratelli, o eccelso padre, / effondendo per te con animo devoto assidue preghiere, / affinché per la misericordia di Dio ti sia concesso di aver parte al riposo.

Fonte: http://www.certosini.info