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Certose storiche: Mantova

attuale satellite in riva al lago superiore di mantova

Visione satellitare dell’area dove sorgeva la certosa di Mantova

Cari amici lettori, oggi a grande richiesta, riparte la rubrica certose storiche, che consiste nell’approfondimento su complessi certosini che hanno avuto una enorme importanza in passato, e delle quali oggi ne resta soltanto qualche traccia, o addirittura nessuna. Della certosa della quale oggi vi relazionerò, purtroppo non vi sono che poche testimonianze delle opere in essa contenute.

La certosa della Santissima Trinità

stampa certosa Mantova

Mantova

Nel 1408 il marchese di Mantova Gianfrancesco Gonzaga, dopo aver invano richiesto a Roma di convertire la chiesa di San Bartolomeo agli eremiti di San Paolo, agli Olivetani o ai Certosini, fondò e affidò a questi ultimi una nuova chiesa e convento in località “Castelnovo” o “Curtatonum” presso Santa Maria degli Angeli (oggi Castelnuovo Angeli).

I certosini ricevettero legati consistenti per il mantenimento del convento, tra cui la corte di Castelnuovo. La costruzione fu approvata nel 1425 da papa Martino V e consacrata soltanto nel 1448. Nel 1427, secondo la storiografia locale, il convento acquisì la chiesa di Santa Croce Vecchia in città. La forte epidemia di peste del 1630 colpì pesantemente la comunità certosina e nel 1782 dopo l’annessione della Lombardia, Giuseppe II d’Austria soppresse questo monastero costringendo i certosini ad abbandonare la loro dimora. Poco tempo dopo la struttura fu distrutta e se ne perse ogni traccia, ne resta memoria nel nome dato alla via che collega la strada statale con la chiesa degli Angeli, in cui forse i responsabili della toponomastica hanno creduto di riconoscere la chiesa dello scomparso monastero. Si narra che la certosa, era ampia e riccamente decorata tanto da essere visitata da tutti i viaggiatori di passaggio, sorgeva discosto dalla strada, a pochi passi dal lago, sul quale aveva un suo approdo. Dopo aver oltrepassato le mura di cinta, un ampio sagrato precedeva la chiesa, affiancata dal campanile e da un piccolo chiostro su cui si affacciavano gli ambienti comuni (la sala del capitolo, il refettorio e la biblioteca), dietro di essi si apriva il chiostro grande, attorniato dalle celle in forma di casette autonome, entro le quali, secondo la regola, i monaci trascorrevano quasi tutto il loro tempo, nella preghiera e nel lavoro. Si narra che la certosa, era ampia e riccamente decorata tanto da essere visitata da tutti i viaggiatori di passaggio, sorgeva discosto dalla strada, a pochi passi dal lago, sul quale aveva un suo approdo. Dopo aver oltrepassato le mura di cinta, un ampio sagrato precedeva la chiesa, affiancata dal campanile e da un piccolo chiostro su cui si affacciavano gli ambienti comuni (la sala del capitolo, il refettorio e la biblioteca), dietro di essi si apriva il chiostro grande, attorniato dalle celle in forma di casette autonome, entro le quali, secondo la regola, i monaci trascorrevano quasi tutto il loro tempo, nella preghiera e nel lavoro.

I rilevanti beni artistici, che arricchivano e decoravano il complesso certosino, furono in parte alienati e ad oggi solo qualcuno è identificabile poichè conservato in musei. Altre opere e manufatti, basti pensare alle sessantadue colonne di marmo che delimitavano il chiostro, sono andate disperse, tra queste un dipinto raffigurante San Bruno realizzato da Giuseppe Vermiglio. Tre tele oggi visibili nella chiesa parrocchiale di san Martino a Mantova appartenevano al patrimonio certosino, un “San Martino”, una “Santa Maria Maddalena” ed una “Santa Caterina da Siena”. Anche gli arredi lignei della antica sagrestia monastica ed altre tele invece, furono conservati nella chiesa di Sacchetta di Sustinente. Nella chiesa parrocchiale di Vasto, troviamo una pala d’altare raffigurante la “Madonna incoronata in trono con il bambino, tra i Santi Giovanni Battista e Bruno” proveniente dalla certosa di Mantova.

Notevole era anche il patrimonio della biblioteca dei monaci, il quale contenuto in parte è rintracciabile presso la Biblioteca Comunale di Mantova.

Purtroppo, poche tracce di un passato glorioso.

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mantova mappa certosa

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Il ciclo di dipinti di San Bruno a Colonia

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La chiesa di San Severino a Colonia

Cari amici, nell’articolo odierno voglio ringraziare un cartusiafollower tedesco, il quale mi ha segnalato che in Germania, esattamente nella città di Colonia esiste un ciclo di dipinti dedicati a San Bruno.

Trattasi di otto dipinti, realizzati tra il 1753 ed il 1754 da Peter Josef Schmitz, il quale dipinse per la certosa di Colonia un ciclo di quadri sulla vita di Bruno, basato sul ciclo che il pittore francese Eustache Le Sueur aveva dipinto tra il 1645 ed il1648 per la certosa di Parigi. Questi dipinti, furono copiati, stampati e ampiamente distribuiti da Françoise Chauveau intorno al 1680 con incisioni su rame.

Il ciclo di Le Sueur era costituito da 22 tele, Schmitz ne realizzò soltanto otto. Nel 1794 la chiesa certosina fu chiusa dopo che le truppe francesi occuparono Colonia sopprimendo la vita claustrale. Qualche tempo dopo le otto tele, furono spostate nella vicina chiesa di San Severino, dove rimasero fino al 1944 allorquando a causa degli effetti della seconda guerra mondiale furono rimossi. Dopo il caos del conflitto bellico, ed a seguito dei numerosi e pesanti bombardamenti, furono considerati perduti. Soltanto nel 1990, sono stati ritrovati, e successivamente restaurati, e dal 1993 sono stati nuovamente ricollocati nella chiesa di San Severino.

Nelle immagini che seguono, vi propongo le otto tele del ciclo ed una breve descrizione.

Nella prima tela del ciclo, ammiriamo Bruno come insegnante alla scuola della cattedrale di Reims e sullo sfondo del dipinto la sua dedizione alla preghiera.

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Nella seconda tela, viene raffigurato l’episodio riguardante i funerali di Raimondo Diocres. Bruno e effigiato in preghiera a sinistra accanto al sacerdote.

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Nel terzo quadro, Bruno decide di lasciare il mondo con sei compagni. Sullo sfondo a sinistra Bruno ha sognato degli angeli che gli hanno indicato la via.

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In questo quarto dipinto, Bruno e i suoi compagni si recano dal Vescovo Ugo di Grenoble per chiedere un luogo solitario. Ugo aspettava i sette pellegrini,  perché in precedenza aveva sognato sette stelle nel cielo avvicinarsi a lui. In fondo a destra, i sette uomini si inoltrano nella valle, dove trovano il deserto di Cartusia.

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Nella quinta tela il pittore raffigura il Vescovo Ugo che simbolicamente veste i sette pellegrini con l’abito bianco certosino

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Nel quinto quadro, ecco Bruno giunto a Roma prostrato davanti a papa Urbano II.

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Nel penultimo dipinto, il pittore raffigura Bruno,nell’atto di rifiuta la mitria vescovile (sul tavolo) e chiede il benestare per una nuova Certosa in Calabria, Santa Maria dell’Eremo presso l’odierna Serra San Bruno.

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Eccoci giunti all’ottavo ed ultimo dipinto di questo ciclo. La morte di Bruno avvenuta il 6 ottobre del 1101, egli è circondato dai confratelli addolorati per la grave perdita.

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Il volto dei certosini che salvarono i dipinti di Goya

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Circa dieci anni fà, da questo blog vi parlai della straordinaria intercessione dei certosini di Aula Dei, per evitare la distruzione delle undici pitture a olio realizzate dal grande pittore Francisco Goya. I certosini sono stati da sempre i custodi dei dipinti che Goya realizzò tra il 1772 ed 1774 e che adornano le pareti della chiesa. Le tele dedicate alla vita della Vergine e di Cristo, inizialmente erano undici, attualmente se ne conservano solo sette in parte restaurate, le quattro mancanti furono sostituite nel 1903 da dipinti dei fratelli Paolo ed Amedeo Buffet.

Ma vediamo di chiarire quanto accadde.

I certosini furono allontanati nel 1835 dalla certosa di Aula Dei per la Desamortización di Mendizábal, successivamente vi fecero ritorno nel 1901, in quella occasione si restaurò l’intero complesso e le opere d’arte presenti. Il restauro fu affidato all’architetto francese Pichard che era intenzionato a distruggere ciò che era stato danneggiato per poter ricostruire. Ciò avvenne anche per i quadri e le sculture particolarmente rovinate.

Grazie alla tenacia di due certosini, il Padre Priore Dom Leonard Gorse ed il suo Vicario Dom Anastasio Malasignè, i quali si opposero alla distruzione delle tele particolarmente danneggiate decidendo di rimpiazzare soltanto le quattro più deteriorate, fu possibile salvare i capolavori di Goya, che ancora oggi possiamo ammirare. Va detto, per la precisione, che i religiosi non conoscevano ancora la attribuzione di quei dipinti. Soltanto qualche mese più tardi, infatti, giunse in certosa lo storico tedesco Augusto L. Mayer, che stava scrivendo una biografia d’artista e studiandole, conclamò che quelle tele erano opere di Goya.

Quei certosini di cui conoscevamo il nome, oggi hanno un volto!

La novità sorprendente, è che sono state recentemente ritrovate alcune fotografie scattate nella certosa spagnola, da Aurelio Grasa nel 1917, che permettono di dare un volto ai monaci che hanno impedito la scomparsa dei dipinti di Goya, di cui tra l’altro quest’anno ricorre il 275° anniversario della nascita.

cartujos-retratados-en-1917-a-peticion-del-consul-de-francia-en-zaragoza

Ma perchè furono scattate quelle fotografie?

Il 9 settembre 1917, il noto fotografo Aurelio Grasa realizzò alcuni scatti tra i certosini di Aula Dei, su richiesta del governo francese, che voleva essere informato a causa della prima guerra mondiale, dei cittadini francesi presenti in Spagna.

Il 13 maggio 1917 il Priore Dom Gorse scriveva: ′′ Per ordine delle Cortes spagnole, in occasione della guerra europea il console di Francia a Saragozza chiede un ritratto dei religiosi stranieri di questa casa e a tal fine è venuto oggi il giovane signore Aurelio Grasa con suo padre Joaquin, commerciante di Saragozza per scattare le fotografie “.

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Gli inconsapevoli eroi

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Dom Lèonard Victor Gorse, nacque a Tulle nel 1840 e da giovane fece parte della “Société des Missions Etrangères de Paris”, una società missionaria internazionale per la quale fu inviato in Cina. Solo successivamente egli decise di entrare tra i certosini nella Grande Chartreuse facendo professione il 16 febbraio del 1868. In seguito, nel 1872, fu Vicario e Maestro dei novizi nella certosa di Le Reposoir, poi procuratore a Le Glandier nel 1874 ed ancora sotto procuratore alla Grande Chartreuse. Nel 1885, fu nominato Priore nella certosa di Montreuil, e l’anno seguente Convisitatore. Nel 1897 Dom Gorse divenne Priore di Valbonne, successivamente, fu nominato priore della certosa spagnola da restaurare di Aula Dei. Padre Gorse si mise subito al lavoro e ripristinò le dipendenze perché fossero vivibili e una cappella quella della Madonna del Pilar, per svolgere le funzioni religiosi. Lo vediamo quindi protagonista dei fatti che vi ho narrato, Dom Gorse morì il 6 ottobre del 1934 come Antiquior di tutto l’Ordine.

Di Dom Anastasio Malasigné sappiamo che fu anche un valente pittore e fu colui che ha ripristinato le lunette dipinte dal confratello Fra Jusepe Bautista Martinez, che appartenevano alla certosa ma che all’epoca si trovavano depositate al Museo di Saragozza.

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Le tele di Goya, potranno così essere ammirate nella chiesa certosina di Aula Dei per le celebrazioni del 275° anniversario della nascita del più grande pittore spagnolo del suo tempo.

Il “pittore dei certosini”

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L’articolo di oggi, voglio dedicarlo ad una persona del nostro tempo, noto a tutti per essere considerato appunto, “il pittore dei certosini”.

Ma chi è costui?

Trattasi di Antonio Callà, nato il 4 dicembre 1946 a Catanzaro in Calabria.

La sua infanzia l’ha trascorsa a Serra San Bruno, dove ha frequentato le scuole, ma a quell’epoca si interrompevano gli studi per cominciare a lavorare. Egli già da piccolo nutriva l’interesse per l’arte ed anche una passione per la certosa di Serra ed i suoi monaci.Tra il 1965 ed il 1975 Antonio ha lavorato in Germania, dove ha incontrato la moglie dalla quale ha avuto due figli. Dopo tanti sacrifici fatti all’estero, riesce a tornare in patria. Nell’agosto 1981, ha cominciato a lavorare presso l’ospedale di Serra San Bruno, prima come autista di ambulanza per cinque anni, poi come assistente in farmacia fino al suo pensionamento. Da questo momento in poi, Antonio ha potuto dedicare il suo tempo libero interamente alla sua passione ed amore per l’arte.

Ha eseguito numerose opere d’arte commissionategli dai monaci di Serra San Bruno, tra cui il restauro delle vetrate del Grande Chiostro. La sua produzione di dipinti, sculture, medaglie commemorative e statue in terracotta, è stata molto prolifica.

Antonio Callà è considerato il “pittore dei certosini” non soltanto perché molti dei suoi quadri raffigurano il momenti di preghiera dei monaci e la vita claustrale nell’ascesi certosina ma anche perché così è stato definito dalla prestigiosa rivista Analecta Cartusiana, del compianto Professor James Hogg. Il nostro amico serrese, ha sviluppato negli anni numerose tecniche tra le quali ricordiamo la scultura, la lavorazione della creta, lo sbalzo su lastra metallica e naturalmente la pittura.

Le sue opere sono state spesso esposte in Italia, di recente, nell’ottobre 2013, ma anche in Austria presso la certosa di Gaming ed in Spagna.

A seguire, una carrellata di immagini delle sue principali opere d’arte, ed in seguito un breve video che ci mostra il suo laboratorio.

Complimenti ad Antonio per la sua passione e dedizione verso i certosini espressa con il suo talento artistico.

Conclusioni su “L’Imitazione di Cristo”

Conclusioni su

“L’Imitazione di Cristo”

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Domenica scorsa si è conclusa la proposizione su questo blog, della meravigliosa opera che è “L’Imitazione di Cristo”, cominciata il 3 gennaio del 2013 con l’articolo introduttivo  “Un farmaco per l’anima”.

Voglio per completezza offrirvi dei dipinti realizzati dal poco noto pittore francese Charles Henri Michel, che visse dal 1817 al 1905 il quale dipinse 16 tele per omaggiare l’Ordine certosino, ispirate dall’Imitazione di Cristo nel quale il pittore vide profondi punti di contatto con gli ideali ed i propositi certosini. Questa serie di dipinti, la più grande opera di Michel, furono donati nel 1957 dalla famiglia del pittore alla Grande Chartreuse. Recentemente alcuni di questi quadri sono stati esposti ed apprezzati alla mostra tenutasi per il cinquecentenario della canonizzazione di san Bruno.

Prima di proporveli voglio sperare che la somministrazione di questa lettura, abbia contribuito ad arricchire il nostro spirito ed abbia accresciuto in noi il convincimento di vivere una vita dedita ad imitare la vita di Cristo.

Ecco a voi un autoritratto del pittore, e tredici dei sedici dipinti, mancano difatti:  Le elemosine, La Benedizione, e le Ceneri.

 

Charles Henri Michel autoritratto

Charles Henri Michel autoritratto

La conversione interiore

La conversione interiore

 

L'analisi interna

L’analisi interna

La Santa Comunione

La Santa Comunione

La croce

La croce

L'obbedienza

L’obbedienza

La rinuncia

La rinuncia

Meditazione sulla morte

Meditazione sulla morte

La pazienza

La pazienza

L'umiltà

L’umiltà

Gesù, la Via,laVerità

Gesù, la Via, laVerità

 

La glorificazione

La glorificazione

 

La Messa solenne per san Bruno

La Messa solenne per san Bruno

Dom Jacques Dupont incensa il sacro busto di san Bruno

Dom Jacques Dupont incensa il sacro busto di san Bruno

Cari amici, voglio con questo post farvi un resoconto, seppur a distanza di un mese, delle splendide iniziative svoltesi nel paese di Serra san Bruno in Calabria sede della certosa, nonché luogo che ospita le sacre reliquie del santo fondatore dell’Ordine certosino.

Sabato 19 luglio scorso si sono dischiuse eccezionalmente le porte della certosa calabrese di Serra san Bruno, e per la prima volta, è stata celebrata alle ore 10:30, fuori le mura del monastero, una messa solenne, per festeggiare la data esatta della cinquecentenaria “canonizzazione equipollente” di Bruno (1514-2014). In questa occasione il Priore Dom Jacques Dupont, ha presieduto la celebrazione eucaristica, per la prima volta fuori la certosa, laddove erano presenti la comunità monastica il pubblico ed eccezionalmente il busto reliquiario del santo incensato e benedetto per la suggestiva occasione.

Grazie all’amico Girolamo Onda, che ha testimoniato lo storico evento, seguirà una emozionante rassegna di immagini della cerimonia, prezioso reportage effettuato per farci rivivere quei momenti.

Cerimonia della Messa solenne

Lode a san Bruno

 La manifestazione religiosa, di cui sopra, è stata preceduta il venerdi 18 da ulteriori festeggiamenti per il noto cinquecentenario, difatti nel Museo della Certosa si celebra un altro anniversario, ovvero il ventesimo anno di attività.

Per l’occasione è stata inaugurata una mostra dal titolo “ Bruno: un cammino di santità”, che durerà fino al 6 ottobre. In essa vi saranno esposte quattro grandi tele del pittore calabrese Carmelo Zimatore eseguite in collaborazione con il nipote Diego Grillo tra il 1898 ed il 1902. La peculiarità di questa mostra è rappresentata dalla esposizione inedita al grande pubblico, le immagini delle tele sono un compendio degli ultimi anni della vita di san Bruno in Calabria.

C. zimatore

C. Zimatore

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C. Zimatore

 

Sala museo certosa Serra

La vita di san Bruno: la vita a Cartusia

La vita di san Bruno: la vita a Cartusia

"San Bruno"  Ignoto meridionale,  seconda metà del XVI secolo

Abbiamo visto nel precedente articolo l’insediamento di Bruno ed i suoi sei amici, nel deserto di Cartusia  laddove posero il seme che nel tempo germoglierà fecondamente, dando origine all’Ordine certosino.

Nella tela successiva, vediamo la raffigurazione di un evento prodigioso, presente nella iconografia e nella biografia di Bruno. Egli resosi conto delle estreme condizioni di asperità del territorio ove si era ritirato, prega Iddio affinché possa permettergli la sopravvivenza in tali condizioni proibitive.   Bruno viene effigiato con gli occhi rivolti estaticamente al cielo e con un forte raggio di luce proveniente dall’alto che lo pervade, donandogli la facoltà di riuscire a far scaturire l’acqua da una brulla roccia. Compare inoltre sul capo di Bruno l’aureola di santità, che incorona l’esaudire della sua richiesta. A somiglianza di Mosè nel deserto, Bruno farà dunque scaturire l’acqua dalle rocce del desertum di Cartusia, alleviando i problemi di insediamento in quell’orrido luogo.

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La scena in seguito illustrata, è una classico dell’iconografia certosina che ha un forte significato simbolico, che si riferisce all’origine della astinenza dall’uso della carne nella alimentazione dei monaci certosini. La vicenda si svolge in un refettorio di una certosa con impianto architettonico classico, con un dipinto di ultima cena sulla parete di fondo ed i monaci assisi nei banchi per consumare il pasto, in un momento cenobitico. Sulla destra in alto vi è il monaco che dall’ambone nutre con la lettura di sacre scritture la mente e lo spirito dei commensali. In primo piano vi è il vescovo Ugo di Grenoble che fa visita alla comunità monastica durante la Quaresima, ma che ha aveva precedentemente inviato, per farsi annunciare, un suo servitore. Questi scopre che i monaci sono addormentati, presto Ugo allertato si reca in certosa e lo si vede svegliare Bruno, posto sul fondo nel presiedere il refettorio, che come i suoi confratelli ha della carne nei piatti, ma trasformata in cenere!!! Loro, narra Bruno, si erano addormentati discutendo sulla necessità di sottrarre alla propria alimentazione la carne, e nel ragionare si erano, prodigiosamente,  addormentati fino a quel momento. Un sonno profondo durato quarantacinque giorni fino al Mercoledì delle ceneri, ovvero per  tutto il periodo di Quaresima. Tale prodigio aveva evitato loro di mangiare la carne regalatagli da Ugo per farli nutrire, ed il prodigio sancì per sempre la regola dell’astinenza dalla carne.

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Continuando, osserviamo nel successivo dipinto un’altra scena tratta dalle consuetudini, dei certosini. Bayeu ritrae due ambienti monastici , sullo sfondo alcuni confratelli nel coro della chiesa e nella scena principale un altare di una sala capitolare egregiamente profusi in un unico scenario. Viene così rappresentata l’investitura da parte di Bruno in veste di Priore, di un postulante, che prende l’abito di novizio, dipinto in atto di contrizione mentre si prostra ai suoi pedi. La scena avviene in una chiesa dall’impostazione architettonica di stile barocco, ovvero coevo a Fra Manuel Bayeu, il quale per dare pathos all’episodio descritto pone a sinistra un parente del giovane, forse il padre, che assiste piangendo alla scelta radicale del giovane congiunto, che con ascetica serenità accetta l’abito certosino.

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La vita di san Bruno: verso il deserto di Cartusia

La vita di san Bruno: verso il deserto di Cartusia

San Bruno, di Michele Capobianco 1904

Continuiamo a seguire attraverso le tele di Bayeu il racconto della vita di san Bruno. Eravamo rimasti al momento nel quale in compagnia di alcuni amici, Bruno si avvia verso l’eremitismo, siamo in una data compresa tra il  1081 ed il 1083.  In questo loro peregrinare si recheranno in località Sèche-Fontaine, nei pressi di Molesmes laddove da qualche tempo Roberto aveva riunito in spelonche nella foresta alcuni eremiti. Il quadro che vedremo, narra appunto dell’incontro di Bruno ed amici con uno di questi solitari.

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La scena è caratterizzata dalla raffigurazione di una grotta sulla destra, all’interno del quale vi è la figura di un anacoreta con barba incolta abito monastico, che è intento nel benedire i pellegrini. L’asceta sembra consigliare i pellegrini a perseguire i loro intendimenti, incoraggiandoli. Rispetto alla precisa biografia del santo di Colonia, vi è una leggera inesattezza, poichè  questo episodio sarebbe accaduto a Bruno quando era in compagnia di due soli seguaci, ovvero Pietro e Lamberto. Bayeu, invece raffigura già i classici sei amici, ossia Landuino, Stefano di Bourg en Bresse, Ugo, e Stefano di Diè con l’abito da canonici, ed i laici Andrea e Guarino. L’ambientazione della scena è molto eloquente, un luogo con scarsa vegetazione arido e molto remoto, ideale per la vita eremitica.

Ma questo passaggio e lo stile di vita presso Sèche-Fontaine, non soddisfa in pieno Bruno che dopo una breve permanenza decide di abbandonare quei luoghi e quel concetto di eremitismo per continuare il suo cammino. Su consiglio di uno dei suoi amici, Bruno si diresse verso Grenoble attratto dalla fama di santità del vescovo di quella città. Al principio di giugno del 1084 i sette pellegrini si recarono quindi al palazzo vescovile di Grenoble, dove furono accolti dal vescovo Ugo. Questi appena li vide e prima di ascoltare le loro richieste, rimase basito, poiché collegò la presenza di quei sette ospiti con il contenuto del sogno effettuato la notte precedente. Ugo infatti aveva sognato che sette stelle illuminavano i suoi territori e indicavano un luogo dove erigere una costruzione. Quando ascoltò la petizione di Bruno, il quale cercava un luogo remoto dove potersi ritirare per sviluppare il suo ideale di vita eremitico, il vescovo non potò che acconsentire alla richiesta facendo dono ai pii pellegrini del deserto di Cartusia. Di questi eventi come vedrete non vi mostro i quadri, essendo ahimè tra quelli andati distrutti.

Ritroviamo infatti nel quadro seguente Bruno ed i suoi sei amici, bizzarramente già in abito monastico, recarsi verso le vette innevate delle montagne del Delfinato alla ricerca dell’orrido e desertico luogo dove insediarsi. Vi è una peculiarità in questa tela, ai sei primi monaci si è aggiunto un altro con barba bianca e vestito da fratello converso, è la firma di Bayeu ovvero si autoritrae mettendosi anacronisticamente al centro della scena. Sullo sfondo i servitori del vescovo che hanno accompagnato gli anacoreti guidandoli ed indicandogli il cammino.

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Il dipinto che segue ci cala nell’atmosfera del primo insediamento a Cartusia, e ci mostra in primo piano Bruno inginocchiato in posizione ascetica e con mani giunte, quasi a ringraziare il cielo per aver soddisfatto il suo desiderio. Sui lati e sullo sfondo, vengono effigiati gli altri eremiti posti in spelonche o anfratti ed intenti alla vita meditativa ed alla penitenza. In dissolvenza un  fratello converso che vigila sulla gola impervia affinché non vi siano intrusioni di estranei. Il paesaggio istoriato rende l’idea dei luoghi inaccessibili e immersi in boschi incontaminati e reconditi. Sulla destra si scorge una costruzione in muratura, un chiaro riferimento alla chiesa di Notre Dame de Casalibus eretta il 2 settembre 1085, l’unica costruzione in pietra.  A primigenia culla certosina dove vi è tuttora l’iscrizione “Hic incipit Ordo Cartusiensis anno domini Millesimo Octogesimo Quarto”.

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Alla certosa di Padula: “Storie certosine”

Cari amici, di ritorno dalla pausa concessami per le vacanze estive sono lieto di annunciarvi una interessante iniziativa storico artistica sul mondo certosino. Difatti lo scorso giovedì 2 agosto 2012, alle ore 12, presso la Certosa di San Lorenzo, a Padula (SA), è stata inaugurata a cura della Soprintendenza BAP di Salerno e Avellino la mostra:

“STORIE CERTOSINE”

L’esposizione, allestita nell’Appartamento del Priore, è composta da una serie formata da quattro dipinti – olio su tela  del XVIII sec (1^metà) – provenienti dalla Certosa di San Martino  (Napoli) che raffigurano  alcuni  momenti di vita certosina all’interno di un Monastero. La mostra, è visitabile tutti i giorni, dalle ore 9.00 alle 19.00, tranne il martedì (riposo settimanale).

La storia

Il 29 luglio del 1813 il Sotto Intendente del Distretto di Sala Consilina, scriveva all’Intendente della Provincia di Principato Citra, con sede a Salerno: “… spedisco al momento alla Direzione del Signor Intendente della Provincia di Napoli tutti gli oggetti di belle arti e libri ch’esistevano nella soppressa Certosa di S. Lorenzo la Padula… Quadri di diversa specie e misure, ch’esistevano nella Chiesa, Refettorio e Capitolo de’ monaci, in totalità n° 172 …”

Tutte le opere dovevano confluire nel Real Museo di Napoli, ove il Re francese aveva intenzione di “comporre una vasta galleria di arte moderna”.  Dopo di allora, nessuna notizia dei quadri della Certosa di Padula. Molti anni dopo,  nella Certosa di San Martino a Napoli, una serie formata da quattro dipinti, raffiguranti alcuni momenti di vita certosina all’interno di un Monastero, rimanda alla Certosa di San Lorenzo di Padula per via delle ambientazioni delle scene. Queste ultime, infatti,  presentano come sfondo architettonico alcune strutture facilmente riconoscibili del cenobio padulese. In un quadro, in particolare, è palesemente ritratta la sua maestosa facciata in pietra locale. Con l’attuale mostra, dal titolo Storie Certosine, i quattro dipinti – olio su tela, ascrivibili alla prima metà del XVIII secolo e attribuiti dagli storici dell’arte della Certosa  napoletana all’artista Nicola Malinconico  – vengono esposti nella Certosa di San Lorenzo a Padula. Questo grazie al gentile prestito accordato dalla Soprintendenza Speciale per il Patrimonio Storico, Artistico ed Etnoantropologico e per il Polo Museale della città di Napoli, da cui attualmente dipende la Certosa di San Martino. La presentazione ufficiale del catalogo si terrà a settembre, durante le Giornate Europee del Patrimonio.

curiosa raffigurazione di monaco con occhiali

Vi esorto a visitare questa esposizione, ed approfittare per ammirare la fantastica certosa di Padula riconosciuta dall’Unesco Patrimonio dell’Umanità nel 1998, e che vi ricordo  si estende su un’area di 51000 mq tra ambienti monastici, chiostri ed aree verdi.

Buona Visita

Buona Pasqua

AUGURI DI BUONA PASQUA

In attesa della Santa Pasqua, desidero esternarvi i miei più cordiali auguri di pace e serenità. Rivolti a tutti coloro, che sempre più numerosi, seguono gli articoli di questo blog dedicato all’universo certosino. Ricordandovi, di aiutarmi a trasmettere l’interesse per la profonda spiritualità dell’Ordine di San Bruno, attraverso CARTUSIALOVER (sito e blog), mi congedo, offrendovi alcune immagini di celebri dipinti. Essi fanno parte dell’immenso patrimonio artistico contenuto all’interno della “mia” certosa di San Martino di Napoli, vi sono rappresentati soggetti legati al tema della Santa Pasqua.

La lavanda dei piedi (G.B.Caracciolo)

La comunione degli Apostoli (J. Ribera)

Preparativi per l’ultima cena (M.Stanzione)

La crocifissione di N.S. (G. Cesari /alias Cavalier d’Arpino)

La deposizione dalla Croce (M.Stanzione)

La deposizione dalla Croce (J.Ribera)

L’Ascensione di N.S. (G.Lanfranco)

Queste meravigliose opere, sono soltanto alcune tra le più importanti che adornano gli sfarzosi ambienti della chiesa della certosa di San Martino, che vi invito a visitare!!!

A U G U R I   DI  B U O N A  P A S Q U A