
Cari amici di Cartusialover, ecco per voi una straordinaria testimonianza filmata della certosa spagnola di Santa Maria di Portacoeli.
Un antico video, fine anni ottanta, della durata di circa due ore, che risulta essere un vero e proprio reportage estremamente minuzioso per conoscere la vita dei monaci certosini. Immagini un po sbiadite, in lingua spagnola, con una qualità video approssimativa, provenienti dalla certosa di Portacoeli.
Un vero tesoro, imperdibile la visione!
E se non vi bastano le immagini, ho provato a tradurre il contenuto del video in italiano, e ve ne offro di seguito il testo.
Il commentatore descrive la localizzazione della certosa, la quale dista trenta chilometri da Valencia ed a 325 metri sopra il livello del mare in un luogo isolato e verdeggiante. Le immagini ci introducono mostrandoci le mura esterne del monastero certosino, immerso in una fitta vegetazione e caratterizzate da un profondo silenzio. Dopo aver percorso un lungo viale ci si imbatte nel primo contatto che i certosini hanno con il mondo esterno, il fratello portinaio. A seguire Il Padre priore Dom Pio ci espone un breve riassunto storico dell’origine dell’Ordine certosino, e dello sviluppo delle certose in territorio iberico, per poi decrivere la storia della fondazione di Santa Maria di Portacoeli, ovvero la terza di quelle costruite in Spagna. Ci narra anche delle figura di spicco che hanno vissuto in Portacoli come Dom Bonifacio Ferreri, fratello di san Vincenzo Ferreri e Dom Francesco Maresme che diventerà Generale dell’Ordine, ed unico spagnolo a ricoprire questo prestigioso incarico. Solitudine silenzio, semplicità di vita, povertà, austerità e mortificazione per identificarsi nella povertà di Cristo, questi i pilastri della vita certosina. A seguire scorrono le immagini che ci mostra il paesaggio che si può ammirare dalle terrazze della certosa, con lo sguardo che arriva fino a scorgere Valencia ed il mar mediterraneo. Gli orti ed i vigneti circostanti sono irrorati dall’acqua proveniente da uno stagno artificiale. La clausura è stretta e solo su permesso del priore solo gli uomini che ne fanno richiesta possono accedervi. Viene concesso quindi all’operatore di questo filmato l’accesso alla porta dell’invalicabile mondo certosino!
Si comincia con il mostrarci l’uscita di cella dei monaci nel cuore della notte per recarsi in chiesa per recitare l’ufficio del Mattutino, in latino e cantando il severo e austero gregoriano. Compaiono i monaci, una trentina, con il capo coperto dal loro cappuccio, intenti a recarsi in chiesa, nel coro per cantare Gloria in excelsis Deo, nel silenzio e nella semioscurità della notte un soave canto offerto a Dio. Immagini rare ed emozionanti, che ci mostrano il fervore dei monaci. Ascoltiamo rapiti. Alla fine dell’ufficio i monaci si inginocchiano e risuonano tre volte le campane, per rivolgere l’Angelus primo saluto alla Madre del cielo per cominciare il nuovo giorno. I Padri ritornano nelle proprie celle. A seguire, nel filmato ci viene mostrata la facciata della chiesa con le statue di Maria di Portacoeli e di san Bruno e san Giovanni Battista opere del XVIII secolo di Josè Puchol. A seguire una breve descrizione del retablo, dell’altare maggiore della chiesa, e degli altri affreschi che adornano le pareti. Di nuovo in chiesa per vedere la liturgia eucaristica secondo un antico rito monastico proprio, risalente ai primi secoli della chiesa cattolica.
Il celebrante la domenica, prima della messa conventuale, benedice l’acqua con la quale ha effettuato l’aspersione dell’altare, e con la quale benedirà i monaci che si apprestano cantando. Questo è un antico riro certosino che essi conservano inalterato nei secoli.Preziosissima è questa riproduzione filmata! Dopo aver cantato il kyrie eleison, i concelebranti si pongono al lati del celebrante, ricalcando un antico rito liturgico proprio dei certosini, per il rito della comunione, la comunità si reca sul presbiterio inginocchiandosi, ed uno dei concelebranti accompagna il celebrante alzando il calice. Avviene in seguito la distribuzione della particola che nutre tutta la comunità certosina.
Dal chiostrino, un piccolo chiostro comune a tutte le certose, si accede alla chiesa, al capitolo, alle cappelle ed al refettorio. Di pregevole fattura, in esso è presente una fontana, che serve per l’abluzione che fanno i monaci prima di recarsi in refettorio. Nel refettorio la comunità mangia insieme soltanto le domeniche e nei giorni di festa, rispettando sempre il massimo silenzio, e mentre si consuma il pasto, un padre dall’ambone legge sacre scritture per alimentare l’anima dei confratelli. Le immagini ci mostrano questo momento, con gli annessi rituali.
Prima di accedere alla biblioteca della certosa vi è un inginocchiatoio posto ai piedi di una immagine della Vergine, dove ogni monaco può affidare le sue orazioni. Il fondo bibliotecario è esclusivamente composto da testi di spiritualità, ed in essa possono accedere una volta alla settimana i monaci per consultare o per prelevare testi da consultare nella propria cella, oppure chiederlo con un biglietto lasciato al monaco bibliotecario nella sua cella. Nella sala capitolare avvengono le riunione della comunità monastica, è il luogo più importante della certosa dopo la chiesa. In esso si riuniscono i monaci per deliberare, per eleggere il priore, per esprimere il parere sull’ammissione di un nuovo candidato etc. Una volta a settimana si legge un capitolo della regola o delle Sacre scritture, da qui ne deriva il nome capitolo.la severa vita di silenzio e solitudine viene addolcita, una volta alla settimana, la domenica, dopo il pranzo comunitario i monaci scambiamo momenti cenobitici di fraternità e sana allegria. Inoltre un giorno alla settimana i padri ed una volta al mese i fratelli, escono fuori dalla certosa per una passeggiata nei dintorni, il cosiddetto spaziamento. In coppia, ed alternandosi durante le circa tre ore della passeggiata i monaci si scambiano opinioni sulla vita comunitaria conventuale, e rinfrancano l’anima ed il corpo a contatto con la natura. Per impervi sentieri, si incamminano per poi giungere su un altura che consente la visione della certosa dall’alto. La certosa di Portacolei si innalza al cielo in una radura silenziosa e solitaria attorniata da montagne, i mandorleti, aranceti e oliveti rendono meno aspra la zona. Nel centro del chiostro grande è ubicato il cimitero, per la sepoltura vi sono croci senza nome ne data, a testimoniare una vita trascorsa giorno dopo giorno al servizio del Signore. Qui a Portacoeli vi è un altro chiostro, del secolo diciasettesimo, costruito poichè apparve insufficiente il precedente, su di esso si affacciano quattro celle. Queste sono molto piccole e riservate per quei monaci molto anziani o malati, al centro una grossa croce di pietra. Con eccezione della domenica e dei giorni di festa, i padri certosini mangiano nella propria cella, ed il fratello dispensiere distribuisce loro il pasto e poi ne ritira i piatti svuotati. Il passaggio avviene attraverso un vano ed uno sportellino apppositamente concepito di fianco al portone della cella. Il regime alimentare in certosa è sano ed austero, non prevede colazione ed il primo pasto si effettua a mezzogiorno, e tra autunno ed inverno risulta essere l’unico pasto. In questo periodo la sera ci si limita ad una fetta di pane ed un poco di acqua. In primavera ed estate vi è una frugale cena intorno alle ore 18. I certosini non mangiano carne, ma nonostante questo rigido e severo regime alimentare i certosini esprimono sempre gioia pace e eserenità d’animo. Immagini dalla cella del certosino, dalla quale egli esce soltanto tre volte al giorno per gli uffici liturgici. Precisamente la cella è un miniappartamento di due piani ed in essa è incluso un giardino ed un laboratorio/falegnameria. Vi è all’interno tutto il necessario per un equilibrio psicologico e fisico, che esige questo regime di vita solitaria ed austera. Nella prima stanza della cella vi è sempre una immagine della Vergine ed un inginocchiatoio, la cosiddetta Ave Maria, di fianco alla finestrella con sportellino per ricevere il pasto, si trova un tavolino utile per poter consumare il cibo. Proseguendo vi è un corridoio illuminato dalla luce esterna che conduce al laboratorio di falegnameria, da una porta si accede all’orto o giardino che ogni monaco coltiva secondo il proprio gusto. Una scala laterale ci conduce al piano superiore illuminato da ampie finestre che danno sul giardino, in essa troviamo uno scrittoio in legno, una sedia ed una piccola libreria. In un angolo un piccolo oratorio con inginocchiatoio ed un piccolo altare, dove il monaco si sofferma varie volte al giorno per recitare le orazioni. In questa cella il certosino prega, mangia, dorme, lavora, studia, contempla e si rilassa realizzando l’ideale di vita certosino, semplicemente eremitico. Artisticamente preziosa è la cappella di san Giacomo, unita alla chiesa da una porta che conduce al coro dei fratelli conversi e che comunica con il chiostrino. Concepita nel 1512 fu restaurata nel 1950, è dedicata all’apostolo Giacomo che campeggia nel dipinto sull’altare. La sagrestia della certosa risulta essere sobria ed elegante, ha un magnifico pavimento in ceramica, nel coro dei fratelli conversi vi è un leggiadro paliotto d’altare in stile arabo, uno dei più aantichi conservati in certosa. Nel refettorio, vi è un superbo pavimento decorativo di epoca barocca. Dal chiostrino si ha accesso alle celle dei fratelli conversi, le quali sono distanti dal chiostro grande e più prospicienti le dipendenze ove sono impegnati nei lavori manuali. Poichè i fratelli sono principalmente impegati nelle attività lavorative, le proprie celle hanno dimensioni più ridotte rispetto a quelle dei padri. E’ presente tutto il semplice arredo di una cella ma in uno spazio ridotto. In certosa vengono chiamate obbedienze, le relative funzioni lavorative di cui si occupano i fratelli conversi. Dato l’isolamento della certosa essa è dotata di attrezzi per effettuare i lavori nei campi, per la falegnameria, il forno per il pane, cisterne e pozzi per avere autonomia idrica. La falegnameria è dotata di tutti gli attrezzi per poter lavorare gli arredi lignei soggetti a manutenzione, in tutta autonomia per economizzare. Nella lavanderia, il fratello lavandaio lava settimanalmente tutti i panni della comunità, poi li passa al fratello addetto alla sartoria per eventuali riparazioni da effettuare. Nella sartoria, seguendo il principio di povertà vengono cuciti e riparati gli abiti monastici consunti. Accanto al refettorio, vi è la cucina e la dispensa, nonosatante il cibo dei certosini sia caratterizzato dalla semplicità, questa obbedienza necessita di particolare attenzione ed impiego di tempo, Di solito vi è un fratello responsabile e due aiutanti, il secondo cuoco ed il dispensiere che distribuisce il cibo nelle celle. Si da ora uno sguardo al fratello calzolaio che ripare le calzature della comunità, che di solito sono abbastanza forti e robuste, idonee per lo spaziamento fuori dalla certosa. La fucina è una delle obbedienze più necessarie nel monastero certosino, difatti in essa si riparano le macchine agricole in dotazione per il lavoro nei campi, il fratello addetto è abile a forgiare il ferro ed a saldare. Un altro ambiente, utilizzato una volta l’anno è il frantoio dove si produce l’olio dalle olive degli uliveti di proprietà della certosa. Collegata alla biblioteca vi è un laboratorio nel quale si rilegano e si riparano i libri ed i testi talvolta molto vecchi. O consumati come i testi usati quotidianamente per la liturgia. Tlvolta si lavora anche per amici e benefattori della comunità. I monasteri certosini hanno sempre una loro autonomia grazie ai terreni circostanti che ne garantiscono ogni fonte di sostentamento. Data la vita austera tutto ciò che si coltiva è sufficiente per la comunità, Il Padre procuratore, sovrintende al lavoro agricolo dei fratelli conversi. Infine ci vengono mostrate immagini, davvero rare, relative alla visita dei familiari dei certosini, che può avvenire, secondo la regola, solo due volte l’anno. Per tutto il giorno i parenti condividono con il confratello le varie fasi del giorno, tranne il pasto consumato dagli ospiti nella foresteria, il monaco potrà mostrare i vari ambienti claustrali ai congiunti compreso la propria cella. Ovviamente nella stretta clausura, chiesa e cella, è interdetto l’accesso alle donne. La visita si potrà prolungare fino e non oltre le ore 19. Un video reportage molto esaustivo e realizzato con profondo, che termina con il motto dell’ordine certosino Stat Crux Dum Volvitur Orbis, ed il globo crucifero sormontato dalle sette stelle che rappresentano san Bruno ed i suoi sei seguaci. Regina e madre di Portacoeli intercedi e prega per noi sempre!
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