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  • Memini, volat irreparabile tempus

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Silenzio certosino 14

Silence c

La gioia di donarsi
Questa è vita. Bisogna prenderla così com’è, ed è prendendola così, è dedicandosi e donandosi fino alla morte che si trova, anche quaggiù, la gioia più grande. È la legge, non la cambieremo.
La preghiera che si fa quasi ovunque e sempre
Abituati alla preghiera che si fa quasi ovunque e sempre. Non è solo nella chiesa che il buon Dio è a nostra disposizione. Egli dimora nel profondo del nostro cuore come in un tabernacolo, purché siamo in stato di grazia. Ma sfortunatamente! quante volte è lì solo e dimenticato! Se fossimo trattati così, noi!
Preghiera: formule brevi ma ferventi
La sorgente è inesauribile: è il Cuore infinito che ama sempre e per sempre, che ama fino alla morte. Chiede solo di diffondere il suo amore ei suoi tesori; Dice: “Chiedete e vi sarà dato”. E se chiediamo beni sul cui valore ci sbagliamo (il che è molto frequente), Egli ripara i nostri errori rifiutandoli e dandoci molto meglio. Andiamo! Si capisce che d’ora in poi busseremo spesso a questa porta divina?… Sapete! Sono essenziali formule brevi ma fervide. Due o tre volte alla settimana dite solo “Padre nostro” e “Ave Maria”, mattina e sera, ma lentamente, riflettendo su ogni parola e guardando dentro di voi con chi state parlando e chi vi ascolta e chi vi ascolta e chi vi ama . Invita tutti intorno a te a fare lo stesso.
È così semplice e così veloce
Fai molto da solo. La preghiera è l’occupazione più alta quaggiù. Quando il tempo è poco, preghiamo mentre facciamo altro: un pensiero verso il Cielo o verso il tabernacolo, un movimento del cuore, è così semplice e così veloce!
Case di silenzio e vera contemplazione
Poiché siete disposti ad interessarvi del nostro Ordine, posso almeno assicurarvi che, nonostante le piccole miserie insite nella natura umana, le nostre case rimangono paradisi di preghiera e di vera meditazione. Non siamo né eroi né santi come credono le anime alte che riversano su di noi la ricchezza ideale della loro vita interiore. Ma nemmeno siamo pigri e inutili. Animiamo i nostri servizi ei nostri esercizi con un vero sentimento di amore e il desiderio di dedicare a Lui la nostra vita.

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Silenzio certosino 13

Silence c

Il nodo centrale della nostra vita
Il disordine successivo ad una colpa è una seconda colpa che si aggiunge alla prima e che è più grave della prima. Fu san Francesco di Sales a fare questa osservazione: lo capì. Ed ecco il motivo: una colpa va contro una virtù o un comandamento. La sventura va contro il comandamento di tutti i comandamenti, e contro la virtù che è regina di tutte le altre: va contro la carità; va contro la fede all’amore. Un’anima travagliata è un’anima che non crede veramente nell’amore. Ma la fede nell’amore sì promette di vita eterna: qui credit in me habet vitam aeternam. Questo è il nodo centrale della nostra vita. Intorno a questo punto unificheremo tutti i pensieri della nostra mente, tutti i sentimenti del nostro cuore, tutti gli atti dei nostri giorni. Secondo la tua parola, che è molto giusta e molto bella: li armonizzeremo. Ne faremo un’armonia. La vita di fede, infatti, è essenzialmente armonica e ordinata. Può essere riempito con vari movimenti e attività; lei è sempre una. Ha Dio per principio e termine, e partecipa di questa unità. I vari elementi sono la materia di cui è fatta la vita, ma non sono la vita. La vita è il principio segreto che anima, ordina, dirige e unifica tutti questi elementi. Per l’anima di vera fede, questo principio è lo spirito santo.
Il nostro indispensabile Signore
Nostro Signore è indispensabile per condurre l’anima alle vette supreme del vero abbandono che è la vetta suprema dell’unione con Dio. Senza di Lui possiamo stare davanti a un Maestro. L’unione con Dio esige che ci troviamo di fronte a un Padre. Ed è Gesù, il Figlio fatto uomo, che ci mette lì… Pregate bene per i poveri che sempre più perdono la testa e vanno verso l’abisso. Ma il buon Dio lo sta aspettando sullo sfondo.
La gioia di “passare”
Non vi chiedo se siete nella gioia pasquale. Io so chi sei. Ma spero che sempre di più assaggerete la dolcezza che troppo spesso nasconde. È la gioia di passare «da questo mondo al Padre suo». Ha la sua sorgente nella luce che ci mostra Dio e la sua volontà di amare in tutte le cose. Di fronte a queste cose che passano, non ci fermiamo alla superficie mobile che muta, andiamo al fondo immobile che rimane: Dio e il suo amore di Padre. Quindi troviamo dolce “passare”.
Gli piace che ci diamo così come siamo
Il fiat che Dio ci chiede quando soffriamo non è il fiat dell’insensibilità, ma il fiat della sofferenza. Dagli il tuo cuore sanguinante finché sanguina; allora glielo darai placato quando sarà giunta la pacificazione. Perché ama che ci diamo come siamo; e se ci sono rettifiche da fare, le farà perché ci saremo dati noi stessi.

Silenzio certosino 11

Silence c

La libertà dei figli di Dio

La serenità della nostra anima ei moti di fiducia che sperimentiamo… queste impressioni e questi movimenti vengono dallo sfondo calmo dove Dio risiede, e provano la sua presenza. Sono lo splendore del Sole divino che è dentro di noi; ci ricordano questa presenza, ma non la creano. Esiste indipendentemente dalla radiazione sensibile che lo manifesta; ed è lei che è la nostra vita. Il buon Dio ti attrae manifestamente all’unione con Lui. Ora questa unione si fa nella fede, e non nella sensibilità. Abituiamoci, con atti ripetuti, a questa vita di fede, che ci mette in contatto molto reale con Lui. Ovviamente questi sono atti spirituali, è un contatto spirituale. Non sentiamo niente, non vediamo niente, non sentiamo niente. Spesso, al contrario, siamo completamente sprofondati in uno stato di scoraggiante insensibilità. Quindi è la vita invernale; ma è comunque vita, vita necessaria perché non siamo nella patria; l’esilio è l’esilio: bisogna saperlo accettare finché Dio lo vuole e con tutte le circostanze che vuole. Questa accettazione unisce, e solo l’unione conta. A poco a poco, attraverso questi esercizi, acquisiamo la nostra indipendenza rispetto a queste circostanze; siamo superiori a loro, poiché li accettiamo… Sfortunatamente, generalmente viviamo in una grande illusione a questo riguardo. Immaginiamo che il distacco, la forza, consista nel prendere le distanze dalle cose. È un errore. La vera forza consiste nel fuggire ciò che Dio ci chiede di fuggire, e nell’accettare ciò che vuole che accettiamo; consiste nella sottomissione alla sua santa volontà. Questa è la santa indifferenza che è anche la santa indipendenza, la libertà dei figli di Dio. I figli di Dio vivono esteriormente come gli altri, ma interiormente sono molto diversi. Ciò che domina gli altri, lo dominano. Lo dominano perché vogliono solo Dio. La loro volontà quindi non è inclinata, né soprattutto trascinata: è libera. Lo Spirito Santo, che è lo spirito dei figli adottivi come è lo spirito del Figlio unigenito, vi attirerà sempre più in questo modo… e voi lo seguirete perché siete “anime di buona volontà”. . Ecco perché è così importante costruire una vita profonda.

Ritiri misteriosi dove la fede diventa vita

Il buon Dio ha i suoi progetti. Anche dal punto di vista naturale ci vuole perfetti, e ci conduce a questo apice di perfezione per strade difficili. Soprattutto dal punto di vista soprannaturale la cosa è abbastanza chiara e certa. Compri con queste prove la gioia di credere e di entrare nei misteriosi ritiri dove la fede si fa vita. Forse devi loro la tua comprensione del Vangelo e di San Paolo, Sant’Agostino e l’imitazione così intimamente. Il buon Dio ti separa dalla tua famiglia naturale per farti entrare nella famiglia di quelli che sono più specialmente amici mei, “i miei amici”.

Distacco e attaccamento

È una delle superiorità della fede non lasciarsi fermare dalle piccole barriere dove si rompono le unioni del tempo. Per noi il tempo, il luogo, sono solo accidenti di una realtà molto debole. Viviamo oltre i confini che disegnano per il passeggero. Penso alla nostra bella conversazione di una settimana fa sull’immutabilità divina. Dobbiamo raggiungere la perfezione stessa del “Padre Celeste”. Dobbiamo gradualmente assumere quelle linee del viso che chiamiamo i suoi attributi. Tale è la ragione profonda e il vero aspetto del distacco cristiano. Non è un distacco, ma un attaccamento. Lasciamo ciò che passa per entrare in Colui che rimane. Questo è il segreto della pace dell’anima.

Il distacco è amore ordinato

Troppo spesso si immagina che il distacco cristiano consista nel non amare nulla. Questo è terribilmente impreciso. Non c’è mai stato un cuore più amorevole di quello di Gesù; e i nostri cuori devono essere modellati sul suo. Amare è il grande e perfino l’unico comandamento: Hoc est primum mandatum… diliges Deum ex toto cord… et proximum. Tu hai lì tutto il vangelo e tutta la vita, e tutto Dio che è Deus caritas. L’amore. Ma un amore ordinato, un amore che sa vivere e comunicarsi… e di conseguenza immolare tutto ciò che gli impedisce di donarsi. Questa immolazione è il distacco. Il distacco è quindi il lato negativo dell’attaccamento Il distacco è l’ordine degli amori: Ordinavit in me caritatem. Il Dio d’amore che abita in un’anima gli fa amare tutti gli esseri secondo il loro grado di partecipazione a se stesso che è l’essere. L’anima deve amarli come Dio li ama, cioè come Dio si dona a loro. Questo dono dell’essere infinito ha un essere finito, questo è ciò che lo fa essere, ed è questa la misura del nostro amore. Il nostro amore, misurato da Dio stesso e da ciò che troviamo di lui nelle sue opere, è un amore ordinato.Pertanto nessun allegato che non rispetti questa regola. Se l’anima scopre qualcuno in sé, lo disciplina… ma non lo sopprime. Avrete sicuramente notato che l’idea di ordine è alla base di tutto. Il distacco è la condizione dell’ordine, come l’ordine è la condizione dell’amore. Ed è per questo che possiamo dire che il distacco è amore ordinato.

Silenzio certosino 10

Silence c

La vera fiamma dell’amore

È fin troppo chiaro che l’amore prolunga la ricerca dello spirito e la completa, e che il segno della croce sul cuore placa l’intelletto alla ricerca della verità che sfugge. Il sacrificio della conoscenza è più grande della conoscenza, e ci insegna di più… la Verità e che ad essa deve ricongiungersi in ogni scintilla di verità,… e che in una parola tutta la vita deve essere un movimento perpetuo dello spirito verso la luce e del cuore nella luce trovata dall’intelligenza e da lui gustata. Nel linguaggio spirituale, la “fiamma d’amore” di cui parla Dante designa qualcosa di più. Designa la gustosa conoscenza di Dio mediante il dono della sapienza, cioè fondamentalmente mediante il gusto di Dio. La saggezza che gusta non esclude l’intelligenza che conosce nella luce. La luce rimane, continua a svolgere il suo ruolo; ma è prolungata e superata da uno sforzo del cuore che ama e che, assaporando Dio, lo conosce in modo misterioso e superiore allo spirito. E questa è la fiamma dell’amore. L’amore in noi (cioè lo spirito santo) comincia col bruciare tutte le scorie dell’anima inferiore; poi si mostra nel cristallo dell’anima liberata e si fa conoscere in una parola interiore che è la Parola in noi; infine accende in noi, davanti a questa Parola e al suo principio dove scopriamo ogni verità e ogni bene, un fuoco che ci infiamma e ci consegna a loro: E questa è la vera fiamma dell’amore, la Vita divina, il movimento di carità infinita che ha la sua sorgente nel Padre, che procede da Lui e si comunica al Verbo, e che attirando il Verbo nel Padre come trasse il Padre nel Verbo, realizza il Discorso dopo la Cena e specialmente tutto il capitolo XVII di San Giovanni che tu sai: Ut omnes unum sint, sicut tu, Pater, in me, et ego in te, ut et ipsi in nobis unum sint. L’anima che ha concepito la Parola nella luce dell’amore, in cui la conoscenza si è fatta calda e la viva chiarezza (carità) è al riparo da ogni tentazione. Ha il segno dell’amore nel cuore; ha superato la regione in cui si è tentati, la regione della ricerca e del discorso; riposa negli alti pascoli dello spirito che si contempla e si dona. È un’adulta; abbandona «il latte dei piccoli» e mangia «il pane dei forti». Questo è probabilmente il significato della parola di Dante.

Una ghianda non è una quercia

Essere e divenire sono due cose molto diverse. Gli uomini molto spesso li confondono; ed è per questo che sono così esigenti e hanno tanta fretta. Il buon Dio non fa mai quella confusione! Sa bene che una primavera non è un autunno e che una ghianda non è una quercia. Ci dona le nostre ore ei nostri giorni perché diventiamo ciò che non siamo. Non schiaccia uno stelo di grano nascente perché la spiga non è ancora apparsa in cima; sa aspettare per mangiare il pane che ne uscirà. È la sua specialissima indulgenza che noi chiamiamo la sua misericordia… Preghiera semplice e fatica semplice possibile, tutto questo assunto ogni giorno senza scoraggiamento, nella confidenza e nella pace. Questo stato d’animo è ciò che N.-S. chiama il regno dei cieli. Per questo dice: “Il regno dei cieli è dentro di te”. Consiste nel tenersi molto tranquillamente uniti al buon Dio che c’è, che è il re divino, e nel chiedergli di stabilire sempre di più la sua potenza.

La vita è crescita lenta, impercettibile

Non preoccuparti delle tue carenze religiose o delle difficoltà che hai per superarle. Ho l’impressione che quello che stai facendo sia volontà divina, che lo stai facendo al meglio delle tue possibilità… Basta vedere di tanto in tanto, in grande pace e libertà d’animo, se c’è qualche punto preciso su cui il buon Dio ti chiede di sforzarti di rifiutarlo. Se è così, correggiti su questo punto. In caso contrario, mantieni la calma e continua ad accettare che non sei oggi ciò che dovrai essere domani. La vita è crescita lenta, impercettibile. Non lo avanziamo osservando costantemente i progressi compiuti. Il Maestro dentro di te è lì per dirti cosa fare e cosa non fare. Affidati a Lui; siate docili alle sue precise indicazioni… e attendete fiduciosi e sereni la realizzazione di un progetto d’amore che sarà opera sua se voi non lo disturbate e che lui desidera realizzare, ancor più di voi.

La fedeltà del Cielo e la fedeltà della terra

Quindi vivi queste luci in silenzio. Sono germi. [Dio] te li ha dati perché crescessero. D’ora in poi vi darà giorno per giorno le grazie necessarie per questo sviluppo. Queste grazie probabilmente non ti santificheranno come vorresti: ma, se sei fedele, ti santificheranno come vuole Lui: ed è è l’unica vera santità. Fedeltà non significa non “cadere” o raggiungere la perfezione tutto in una volta. È la fedeltà del cielo. Quella della terra consiste nella volontà che incessantemente si riprende per rialzarsi nonostante le imperfezioni e le cadute. Si riprende perché Dio lo vuole e perché dà costantemente la forza.

Silenzio certosino 9

Silence c

Sguardo dell’anima

Così credo… e mi fermo qui. Non voglio più cercare né vedere né dire. Voglio abituarmi a guardare nel buio dove la luce si affievolisce per raggiungermi senza farmi male, ad ascoltare questo silenzio dove parla la voce che dice tutto senza parole, ad amare questo Amore che si dona illuminandomi e parlandomi in quella forma più alta di me e più vicina alla luce e alla verità. Perché non avete voluto tenere per voi questa comunicazione che vi unisce tutti e Tre nell’unico ed infinito seno: l’avete diffusa in noi. Lei è «l’acqua che zampilla nella vita eterna» (Gv, IV, 14). Forma “quei fiumi che scorrono nelle viscere spirituali delle anime che accolgono lo Spirito Santo e vibrano del soffio dell’amore” (Gv, VII, 38-39). Batte molto forte alle porte chiuse delle anime che lo rifiutano, a volte rompe queste porte con il suo movimento che porta via ogni resistenza. A volte attende molto tempo prima di inondare tutti i poteri; scivola impercettibilmente tra i monti, le colline, le dure rocce; si vede appena; il sottobosco copre il suo movimento silenzioso; tuttavia avanza se può, fa il suo letto, prima angusto e conteso, poi sempre più largo e pieno fino all’orlo. Strano mistero che cerco di penetrare con queste analogie! Realtà più vera, più vicina a me più intima in me delle realtà a cui la paragono, ma di cui faccio fatica a prendere coscienza perché sono scivolato nel sensibile ed è spirituale, che tuttavia percepisco sempre meglio, perseguendolo con il mio sguardo pieno di sentimento, acuito da un desiderio che è già amore, e che solo l’amore infinitamente presente in me ha saputo suscitare.

E noi, abbiamo creduto nell’amore”

Non dimentichiamo che la forza di Dio è il suo amore, e che la nostra miseria non è un ostacolo che ferma questo amore. San Francesco di Sales afferma invece che la nostra miseria serve da trono all’amore divino. Guardiamo troppo alla nostra miseria: questa è la ragione della nostra tristezza. “Siamo fatti per Dio, e i nostri cuori rimangono inquieti e turbati finché non riposano in Lui”. Conosciamo certamente questa bella parola di sant’Agostino. Chiediamogli di insegnarci a viverla. È così che praticamente lo viviamo. Non si tratta, si intuisce bene, di aver scartato tutte le nostre colpe e soppresso tutte le nostre colpe; si tratta di rivolgersi al buon Dio con queste colpe e queste colpe e di donarci a Lui così come siamo. Quante anime gusterebbero la pace divina se sapessero e facessero questo! Perdiamo il nostro tempo a lamentarci guardando noi stessi, invece di dilatarci guardando Lui, Lui, l’amore immenso che vuole che ci diamo a Lui perché Lui possa donarsi a noi. Ciò è dovuto alla falsa idea che abbiamo di Lui. Lo vediamo nella nostra misura e giudichiamo il suo amore dal nostro. Dio è più grande di noi. La sua grandezza, la sua gioia, la sua bellezza, la sua vita, è donarsi, perché è Caritas. Sta solo aspettando una nostra parola per farlo. Ed ecco questa parola: Et nos credidimus caritati. Questo credidimus è una presa di possesso di Dio, è come una stretta mortale su Dio. Crea tra noi e Lui un legame che lo fa nostro. È da lì che diciamo: “Mio Dio”. Ma comprendiamo che credidimus significa: “Ci affidiamo, ci consegniamo, ci diamo”. È un amore, il nostro, che si dona all’amore infinito, e quale dei due diventa uno. Non abbiamo paura di entrare in queste visioni e di viverle. Per questo serve solo una cosa: la buona volontà. La buona volontà e la grazia, che è la buona volontà di Dio, sono queste le due forze che fanno i santi. Abbandoniamo dunque risolutamente le nostre paure e gettiamoci con gioia nella fiducia filiale, che è la prima e l’ultima parola del Vangelo. Non vederci più soli a portare il peso del nostro essere e della vita. Non c’è errore più pericoloso di questo. Dio si offre a noi per riempire il vuoto della nostra anima e gioire di tutte le sue desolazioni. La desolazione è la superficie mobile dove il demonio ci turba; la gioia è il terreno reale e sostanziale su cui Dio si dona: “Entra nella gioia del tuo Signore”.

Atto di fede e presa di Dio

Vedo che continui ad anelare alla pienezza e all’infinito, e che non sai ancora trovare tutto questo nel tuo cuore, che ne è occupato. Il tuo cuore rimane inquieto e sogna in pace in idipsum, come se quella fosse una lontana realtà riservata agli iniziati. La grande verità che lo Spirito Santo grida nel profondo del nostro cuore in gemitibus inenarrabilibus (“in indicibili gemiti”) è, invece, che l’infinito è lì, presente, vivente, amante, offrendosi incessantemente, verità all’intelligenza , Carità nel cuore, e che basta compiere un atto di fede per coglierla e stabilire con essa un rapporto di amore eterno. Chi dà credito a me habet vitam aeternam (“Chi crede in me ha la vita eterna”). Notate habet, al presente… ed è proprio così.

Silenzio certosino 8

Silence c

SILENZIO E MISTERO DI DIO

I Misteri sono luci abbaglianti

I misteri non sono ombre nere davanti alle quali dobbiamo chiudere gli occhi e tacere: sono al contrario luci abbaglianti di cui dobbiamo riempire lo sguardo pur riconoscendo che divorano e non sopportano tutta la loro gloria. È guardandoli, è parlando di loro che ci prepariamo ad accogliere da quaggiù ciò che il buon Dio vuole donarci e a ricevere un giorno la luce piena che sarà alla base della nostra beatitudine. È così che il buon Dio premia il nostro desiderio di vederlo.

Il Grande Mistero della Divina Presenza nell’Anima

Mi congratulo con te per aver visto, insieme al dolcetto, la tenera mano che lo presenta. È in esso e attraverso di esso che l’indulgenza del tempo è fonte e sgorgo di vita eterna. Ed è sapendola riconoscere che accogliamo questa vita e ci arricchiamo di veri tesori. Nessuno di noi ci pensa abbastanza. Quell’esistenza diventerebbe grande e bella se potessimo così mantenerci in costante contatto con Colui che è la bontà stessa, che può e solo sa dare, e che, attraverso il battesimo, si è installato nel profondo delle nostre anime. diffondi lì la sua vita e la sua gioia! Come tutto cambierebbe d’aspetto se sapessimo unirci semplicemente, di volta in volta, a Colui che ha fatto del nostro cuore la sua dimora e che ci invita a farsi nostra dimora: “Resta in me, Colui che mi ama, lì custodisce miei comandamenti, e noi entreremo in lui e prenderemo dimora in lui… Colui che mangia la mia carne e beve il mio sangue, quello abita in me e io in lui”. È un mistero, senza dubbio! Ma l’affermazione è così chiara, e lui l’ha accompagnata con così tante prove di potere e verità! E poi, un mistero? Cos’è quello? Questa è una verità che non capiamo. Ecco un affare! Credere senza capire? Ma facciamo proprio questo, tutti, tutti, dalla mattina alla sera! Prendi i pensieri, i sentimenti, i modi di essere e di agire di Gesù e saremo uniti a Lui; il nostro spirito diventerà uno con il suo; Lui vivrà in noi e noi in Lui. Ecco perché devi studiarlo!

La mia anima è un tempio

Mio Dio, credo a quello che mi hai detto. Credo che la mia anima in grazia con te sia un tempio dove realmente risiede il Dio tre volte santo, il Dio in tre persone. In te e attraverso di te possiedo questo Dio, possiedo queste tre Persone. Mostrano in me quella vita eterna che è il loro reciproco e infinito amore; mi comunicano questa vita; mi fanno entrare in questa grande circolazione del loro essere unico che il Padre riversa tutto nel suo Figlio e che il Figlio restituisce al Padre e fa ritornare tutto nel Padre; vivono in me questo dono misterioso pieno di tutto il loro essere che è il loro Spirito comune, il loro amore unico. Mi chiedono di donarmi come si donano e mi insegnano a farlo.

Egli è la pienezza zampillante

Non possiamo incoraggiarci troppo a meditare spesso su questa definizione che Dio ha dato di se stesso: Deus est caritas. Troveremo lì la risposta a tutti i dubbi, la consolazione di tutti i dolori. Abbiamo sperimentato l’egoismo che regna in questo mondo. Gli esseri che sanno e che vogliono donarsi non sono legione. Ciò deriva dal fatto che si ha ben poco da essere, e di conseguenza ben poco da dare. Tra quelli che sembrano farlo, molti si danno a se stessi, cioè non si danno affatto. Cercano negli esseri solo di completarsi a vicenda e non di finirli. Qui sta l’infinita superiorità del buon Dio: egli è amore, cioè dono di sé. Egli è la pienezza scaturita che ha bisogno di riversarsi nel nostro nulla per riempirlo del suo essere infinito. Darsi è dunque il proprio essere, la propria vita, la propria gioia. Quanto più siamo deboli e vuoti, impotenti e incompiuti, tanto più Egli trova in noi la capacità di accoglierlo. Così il nostro stesso amore consiste anzitutto nell’accogliere la sua effusione di vita, così come il suo stesso amore consiste nel diffonderla. Questo amore è alla base di tutto: ma va scoperto. Una luce ci è data divinamente per fare questa scoperta: è quella che chiamiamo la luce della fede. La fede è partecipazione alla luce di Dio. L’anima credente vede in tutti gli uomini, le cose, gli avvenimenti ciò che Dio stesso vede. Lo vede nel suo Spirito d’amore che le viene comunicato. Lei vede solo questo amore che in tutto si dona: Deus Caritas.

Nota: Il prossimo capitolo sarà pubblicato domenica 16, poichè domenica prossima sarà Pasqua.

Silenzio certosino 7

Silence c

Il monaco

Il monaco è per definizione un essere unificato: monos, “solo”. La sua vita non deve più essere condivisa, ma semplice e raccolta nell’unità di un solo pensiero e di un solo amore. Deve quindi avvenire nella parte superiore della sua anima, dove regna l’unità, nel centro semplice che è il santuario dell’uno. Questo è il dilexit in finem. Il monaco deve rinunciare a tutto ciò che si dissipa, concentrarsi nell’unione con Colui che è Luce e Vita.

Solitudine e solitudine

La tua formula è eccellente: “Ci sono anime che cercano la solitudine per ritrovare se stesse, e ci sono quelle che la cercano per donarsi”. Continua a viverlo!

Penetrando nelle profondità invece di correre in superficie

Guardando più a lungo, finiamo per vedere questo fondo identico; e ci accontentiamo di questo sguardo prolungato sulle stesse cose, invece di correre a scoprire novità. Devo essere molto invecchiato, perché il gusto per il nuovo mi fa dormire sonni tranquilli. Leggendo e rileggendo lo stesso libro, seguendo ogni giorno gli stessi sentieri, vedendo gli stessi volti, parlando alle stesse anime, ripetendo le stesse preghiere, scavando in ciò che conosco, penetrando nelle sue profondità invece di correre in superficie, mi sembra questo è sempre di più l’obiettivo dei miei sogni.

Mettiti di fronte all’oceano di gioia

No! Non aspettiamo più quello che per alcuni non arriva mai. Con le forze che abbiamo di giorno in giorno, facciamo ciò che il dovere di ogni momento richiede, senza preoccuparci del risultato. Il risultato dipende da Dio: dipende da noi lo sforzo. Questo sforzo ci darà gradualmente una forte volontà, una vita concentrata e fruttuosa. Continuiamo a pregare molto, qualunque siano le nostre disposizioni e qualunque siano le circostanze. Ciò che manca a tutti noi è vivere in stretto, intimo e vivo contatto con la fonte dell’unica vera Vita. La nostra tristezza viene da lì. La nostra impotenza ci scoraggia perché dimentichiamo l’Onnipotente che si offre per integrarli. La malizia degli uomini e la nostra, la tristezza dei tempi… tutto questo ci colpisce solo perché non sappiamo affrontare la bontà infinita e l’oceano della gioia. Non sappiamo vivere in conspectu Domini. Per fortuna il buon Dio ci attrae e ci vuole cogliere a tutti i costi. È la sua risposta ai nostri desideri segreti per lui. Questi desideri è Lui che li provoca, e poi è Lui che li esaudisce. È in questo senso che, nella vita spirituale delle anime di buona volontà, si può dire veramente che fa tutto. Ora, se la nostra volontà è debole, è chiaro che è buona, molto buona; è sempre stato, sempre lo sarà. Ci manca di più pensare che la benevolenza divina (che è il suo amore infinito) ci ha sempre avvolto e sempre ci avvolgerà. Non aspettarti di vedere scomparire né la tentazione né la debolezza perché avremo ricevuto i sacramenti. La vita dell’anima è una crescita lenta; continuiamo ad armarci di Dio, ad attingere alle fonti della forza divina, come un bambino che mangia e beve e che non si fa uomo in un giorno… e lasciamo che Colui che dirige la nostra vita e che è Lui stesso nostro vita.

Fate come le mie fragole

Vi raccomando soprattutto una volontà ben regolata, che si domini, che comandi ciò che sa essere buono, che abbia il coraggio di imporselo. È soprattutto per questo che si è qualcuno e che è importante la formazione del collegio. Fai come le mie fragole. Non assumono solo dimensioni, ma anche colore e profumo. Questo viene fatto molto lentamente, perché il calore e il raggio di sole vengono dati loro con parsimonia. Ma tu, tu ricevi tutto questo in abbondanza: queste sono le raccomandazioni che ti vengono rivolte da destra e da sinistra. Quindi cerca di maturare velocemente e bene, di assumere gusto e colore. Intanto prega bene il buon Dio, conserva la tua buona salute e la tua allegria, e sii certo che le prime fragole del mio orto saranno per te.

Silenzio certosino 6

Silence c

Un ritorno alla calma

Ore di crisi come queste di solito non sono tempi di azione decisiva; non vediamo abbastanza chiaramente; non sappiamo domani, e difficilmente sappiamo cosa sia esattamente oggi. Quindi aspettati la calma e la luce che porta con sé. È uno sforzo imposto al nostro ardore, che annovera sempre tra i nemici più temibili dell’attività soprannaturale. Dio e la sua gloria trovano sempre lì il loro conto… Questo terreno pratico dove tutto diventa chiaro e semplice, è Gesù stesso, non solo la sua dottrina, il suo Vangelo, la sua Chiesa, la sua opera, ma la sua persona, questo insieme divino e umano così perfettamente pieno, perfetto e armonioso dove tutte le perfezioni sono così felicemente fuse insieme che non si vedono più, dove la grandezza è così semplice e la semplicità così grande, dove ci sono così tante prospettive e orizzonti che più si guarda, più avanziamo, più scopriamo di ammirare, amare, imitare, o finalmente troviamo qualcuno che ci ama, si dona, diventa padre, madre, fratello, sorella, amico, marito… (è lui che lo dice), e molto di più, perché le nostre parole rimangono a una distanza illimitata da questa realtà senza fondo.

La base di tutto è l’amore

Il futuro non ci appartiene. La vita non è ciò che la facciamo; Dio solo ne dirige il corso. Tutto ciò che possiamo fare è accettare con fiducia questa direzione traboccante di amore. Non vediamo veramente cosa sono gli uomini, né le cose, né gli eventi. La vista è così spesso scoraggiante. Guardiamo a Colui che sovranamente regola tutti questi movimenti e che li fa contribuire ad un disegno infinito d’amore. Affondiamo sempre più in profondità in queste visioni di fede, le sole che sono intelligenti e vere. Queste sono le opinioni stesse di Dio. In tutto ciò che fa o permette, vede e vuole solo il suo amore. Facciamo come Lui. Ovviamente le apparenze sono sconcertanti. Il mondo è pieno di male e odio. Come vedere l’amore in manifestazioni così opposte? Non lo vediamo; noi ci crediamo. Credere è vedere alla luce di Dio; è affidarsi a Colui che ci dice: “I tuoi occhi corporali, la tua ragione vedono il male. Ma queste opinioni sono superficiali. La base di tutto è l’amore: credetemi, ve lo affermo. Vediamo che la fede richiede un sacrificio molto pesante; ma vediamo anche che ci dà una sicurezza e una pace che si potrebbero chiamare infinite, poiché poggiano sulla parola stessa di Dio. Abbiamo il segreto profondo della tranquillità cristiana in mezzo agli avvenimenti peggiori. Gli eventi sono temporanei; la parola di Dio è eterna.

Le altezze su cui vedere e amare sono una cosa sola.

Mi congratulo comunque con voi per amare la verità e per rivendicare ai vostri amanti un posto appartato nel regno del vero Dio, del Pater luminum. Mi congratulo in modo particolare con te per aver guardato le altezze dove vedere e amare sono una cosa sola.

Il cartusianesimo si basa su uno sfondo di silenzio

Il cartusianesimo si basa su uno sfondo di silenzio che tu conosci e ami. È in questa profondità che nasce per ciascuno di noi Colui che è il Verbo eterno. Tutta la nostra vocazione è lì: ascoltare Colui che genera questa Parola e vivere di essa. La Parola procede dal silenzio e noi ci sforziamo di raggiungerla nel suo principio. È perché il silenzio in questione non è un vuoto e un nulla, è al contrario l’Essere nella sua feconda pienezza. Per questo genera… ed è per questo che tacciamo. Lo capisci e lo pratichi. Hai prodotto nel silenzio e dal silenzio, e più le tue opere nascono dal silenzio, più sono vive e vivificanti. Non so dove ho letto che i libri valgono più per quello che non dicono che per quello che dicono. Il lettore è come chi scruta un orizzonte: cerca al di là delle linee che vede prospettive che appena riesce a intuire e che lo attraggono proprio per il loro mistero solo previsto. I libri che amiamo sono i libri che ti fanno pensare. Cerchiamo il silenzio da cui sono nate queste parole. Questo silenzio è la profondità dell’anima che le parole non possono trasmettere perché sono più grandi di loro; è ciò che è immenso, eterno e divino in noi. Qui è dove dovremmo vivere noi certosini, e questo è certamente quello che ti piace di noi.

Silenzio certosino 5

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Genio e santità

Tu credi che la conoscenza, che è frutto dello sforzo umano (anche dettato dall’amore più puro), condizioni l’amore, e quindi la santità. Tuttavia, non lo è. Perché questa conoscenza è frutto del genio, che nulla ha a che fare con la classificazione celeste. L’amore che spingeva il grande spirito di sant’Agostino a penetrare in Dio, oggetto amato, e l’amore che animava il Curato d’Ars verso la stessa meta non si differenziano per il risultato della penetrazione intellettuale a cui sono giunti, ma per un certo slancio iniziale che era il movimento dello Spirito Santo in loro. Ora, in chi questo movimento era il più forte? Non lo sappiamo: dipende dal divino motore, lo stesso spirito santo. In altre parole, la santità non sta nel risultato dell’intelligenza che dipende dai doni intellettuali ricevuti, ma nell’unione con la Verità che spinge interiormente le anime a conoscerla. E questa unione con la Verità è il fatto dell’amore, non della conoscenza. Anche la tua formula: “Tra due santi è quello che più sa, che ama di più e che è il più santo” dovrebbe essere ribaltata. Si dovrebbe dire: “Tra due santi, è quello che ama di più quello che sa di più”. Ma questa conoscenza non è quella del genio, è quella dello spirito santo. Sono due conoscenze diverse. Del resto non ho difficoltà ad ammettere che sant’Agostino le possedeva entrambe in misura eminente.

Il nostro silenzio non è vuoto e morte

Il nostro silenzio non è vuoto e morte; al contrario, deve avvicinarsi e avvicinarci alla vita piena. Rimaniamo in silenzio perché le parole con cui le nostre anime desiderano vivere non sono espresse in parole della terra. Ed è anche il segreto dell’intima sofferenza che senti dentro di te e che ti lega a noi. La tua sofferenza è buona; conservalo preziosamente. Dice al buon Dio molto meglio delle parole il bisogno che la tua anima ha di Lui. Soffri della sproporzione che vedi tra ciò che sei e ciò che è lui. Un cuore che non ne soffre è molto piccolo. Ma questa sofferenza attenua la sproporzione. È lo sforzo che tende verso di Lui e verso di Lui ci eleva. A questo sforzo è promessa la grazia: Humiliabus dat gratiam. È alla vera umiltà; e questa è la ragione di tutte le grazie che hai ricevuto, che sono molto più grandi di quanto pensi. L’umiltà riconosce queste grazie; è vero solo se li riconosce: Quid habes quod non accepisti? (“Che cosa hai che non hai ricevuto”). San Paolo non dimentica l’habes, noi non dobbiamo dimenticarlo mai. Ma ricorda che questa ricchezza si riceve: accepisti. Ciò che hai ricevuto è pegno di ciò che riceverai. Alla tua miseria, che è bello vedere, aggiungi sempre la misericordia (miseria et cor) che si china verso di essa per sollevarla.

La vita profonda, una pace fondata sulla fede nell’amore

Se! Se! Abbiamo trovato la nostra vera vita profonda e dobbiamo attenerci ad essa. Questa vita profonda è una pace immensa basata sulla fede nell’amore. Crediamo che l’amore infinito (notiamo e scaviamo in questa parola “infinito”, senza limiti) ci ha visti da tutta l’eternità, ci ha amati, ci ha voluti, ci ha dato l’essere e la vita, ce li conserva, dirige tutti i nostri passi , ci avvolge costantemente e ovunque con la vigilanza del padre e della madre, ci offre in ogni momento tutti i mezzi più sicuri per unirci a Lui. Crediamo che le nostre debolezze, le nostre miserie spirituali, i nostri ostacoli e le nostre difficoltà non possono impedire questa unione, ma, al contrario, se ne serve Lui stesso per la realizzazione dei suoi disegni di tenerezza. Questa è la verità che deve essere luce della nostra vita e cammino di unione: Ego sum Via, Veritas et Vita. E poi, se un giorno Egli verrà a bussare alla porta della nostra anima così disposta, improvvisamente, in forza di questa disposizione abituale, risponderemo: Ecce ego (“Eccomi!”) e ci metteremo in cammino. Qualsiasi preoccupazione prima di quel momento non è necessaria e diminuisce il nostro slancio. Togliamo dunque spietatamente i dubbi dal cammino della nostra vita, e sostituiamoli subito non appena si presentano, con l’atto della fede nell’amore. Si noti che questo atto di fede non è il sentimento della fede. La fede e il sentimento della fede sono due cose distinte: la prima è essenziale e dipende da noi oltre che dalla grazia. Il secondo (sentimento) è un dono di Dio, indipendente dalla nostra volontà. Quando lo concede, rallegriamoci e lo ringraziamo. Quando lo rifiuta, non preoccupiamoci: chi rifiuta è pur sempre amore, e solo la sua tenerezza detta questo rifiuto. Credici e avremo la pace, anche quando non sentiamo di averla.

Silenzio certosino 4

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Il grande segreto della pace

Non abbiamo perso la pace della nostra anima; solo la superficie è agitata. Ma siamo così abituati a vivere in superficie che i disturbi superficiali ci fanno credere in problemi profondi. Questi shock superficiali sono necessari e benefici; ci insegnano a vivere in fondo; ci fanno amare e desiderare e cercare quella grande serenità delle anime che sanno che Dio è Tutto, che ama le nostre anime e che le nostre stesse sofferenze e difficoltà diventano, per il suo amore, mezzi di unione. Impariamo, in quei momenti, la necessità di vivere uniti con Lui, e comprendiamo che l’unione con Lui non si fa nella sensibilità poiché Egli è essenzialmente Spirito, ma nel profondo della volontà spirituale che non vediamo, quale non sente, e che è nondimeno amore sostanziale e vero. Non stupiamoci, non stupiamoci mai della cattiveria, né quella degli altri né la nostra. Ma vedi sempre, di fronte a questa cattiveria, la Bontà infinita che è venuta a sanarla. Vediamo tutto questo nel piano divino. Il buon Dio avrebbe potuto volere un’umanità senza colpa e senza male. Ma non si tratta di ciò che avrebbe potuto volere e fare, si tratta di ciò che voleva e di ciò che ha fatto. Il grande segreto della pace sta nell’accettazione di questa volontà. Ma dobbiamo imparare questa accettazione, come impariamo tutte le cose quaggiù. Gesù, sulla croce, non ha detto: “Oh! quanto sono deboli e malvagi gli uomini! Diceva: “Padre, perdona loro…” o “Padre, affido la mia anima nelle tue mani”. La vita cambia completamente quando, in tutte le circostanze, specialmente in quelle crocifisse, sappiamo dire: “Padre mio”. È anche molto raro. In generale si vede la sofferenza, la causa o gli strumenti della sofferenza, i mezzi per sopprimerla, ecc. Quando uno ha sofferto, comincia a capire, non solo quanto ha sofferto Gesù (che è già molto importante), ma quanto nella sua sofferenza il suo sguardo è andato oltre la sofferenza per vedere solo Colui che ha glorificato… e noi comprendi anche quanto sia difficile dimenticare noi stessi e arrivare a questo supremo dono di sé che ci ha salvati.

Siamo più grandi di noi

Ma non sono abbattuto perché sono imperfetto… e non voglio che tu ti scoraggi perché la perfezione, quell’uccello raro, quell’uccello del cielo, è di nuovo sfuggito ai tuoi occhi. cause legali. No, nessuno scoraggiamento, proprio per continuare la tua ricerca. La perfezione della terra è questa ricerca ed è il coraggio di continuarla fino in fondo e nonostante tutto. Ti consiglio di sorridere dei tuoi difetti, quando li guardi. Ti consiglio ancora di più di sorridere delle tue qualità, dei tuoi sforzi (ce ne sono stati parecchi, e ce ne sono ancora), di tutto ciò che c’è di buono in te, e ringraziare il buono per questo Dio che ti ha dato tutto . Infine e soprattutto vi consiglio di sorridere allo stesso Dio buono, a Nostro Signore presente al tabernacolo e che attende questi sorrisi, e che sa cambiare in gioia questi sguardi rattristati su di voi. Ti cito un pensiero bellissimo che ho copiato tanti anni fa e che ricordo molto spesso: “La tristezza è guardarsi; la gioia è guardare Dio!” Medita per me queste parole, e lì troverai il segreto della felicità. Le anime soffocano perché sono strette; e sono angusti perché restano entro i limiti del loro piccolissimo io. È naturale che gli manchi l’aria in quella prigione. Dobbiamo uscire. Siamo più grandi di noi stessi; per questo soffriamo dentro. Siamo grandi come Dio, ma a condizione di entrare in Lui. Tutto questo sembra molto complicato e molto misterioso… No! sono le nostre parole che non sono fatte per trasmettere queste semplicissime realtà. Quindi devi moltiplicarli; e nonostante il loro gran numero, sono molto più veli che luci. Fortunatamente possiamo farne a meno; la fede li sostituisce vantaggiosamente. Devi credere che Dio è realmente presente nel profondo della tua anima, che lì vive la sua vita eterna se sei in stato di grazia… che quando ti rivolgi a lui con fiducia e amore, hai con Lui relazioni , che questi rapporti sono la vita eterna. Lo fai vivere in te attraverso queste relazioni mentre vive in paradiso. La tua anima è dunque diventata, solo con un atto di fede e di carità, un vero paradiso. Ma era necessario uscire da se stessi, pensare a Dio invece di pensare a te, rompere la serratura della prigione angusta e oscura, ed entrare così in un orizzonte immenso che la sofferenza, la separazione, la morte non limitano. Usciamo da noi! Entriamo in Dio!