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In certosa non si arriva fuggendo, ma cercando Dio.

Il Priore nel corridoio

Nell’articolo odierno, intendo proporvi una intervista di qualche anno fa (2014) dell’allora Priore della certosa di Montalegre Dom José Manuel Rodríguez. Parole semplici, ma profonde, per spiegare la continua ed assidua ricerca di Dio nel silenzio della vita certosina. L’intervistatore, nell’introduzione dell’intervista ci ricorda che nelle tasche dell’abito, i monaci certosini portano soltanto la chiave della cella ed il Rosario, non portano nè soldi nè documenti.

Ma andiamo per gradi, Dom Josè è nato nelle Asturie nel 1929 e da più di 20 anni è religioso certosino. Dapprima fece il suo ingresso nella certosa di Miraflores, successivamente, nel 1965 ha contribuito a far crescere la certosa portoghese di Scala Coeli ad Évora. Nel 1986 si trasferì alla certosa di Porta Coeli a Valencia ed in seguito alla certosa di Montalegre nella quale ricopre la carica di Priore (alla data dell’intervista).

Intervista

Perché decise di entrare nell’Ordine certosino?

A casa mia, c’era stato tra i parenti un sacerdote e vi era una profonda tradizione cattolica. Grazie a mia madre ho conosciuto la Fede ed inoltre ho avuto un insegnante che conosceva molto bene gli ordini religiosi. Son da sempre stato attratto dalla vita religiosa, e volevo consacrarmi a Dio completamente entrando in un ordine contemplativo. Quando ho espresso questa mia intenzione in casa, i miei hanno pensato che mi sarei allontanato da loro per sempre.

Qual è la giornata tipo di un monaco certosino?

Può sembrare che i nostri giorni siano interminabili e noiosi, ma la verità e che il tempo sembra sfuggire. I nostri statuti sono molto dettagliati, Mattutino e lodi per la notte. Nelle prime ore della mattina ed a seguire abbiamo dei momenti di preghiera prima della Santa Messa. Fino alla sesta ora facciamo esercizi spirituali, prima di pranzare facciamo alcuni lavoretti o nel giardino della nostra cella oppure in falegnameria. Dobbiamo distrarre la mente. E tenerla in forma per i momenti di preghiera e di vita claustrale più intensa. Abbiamo anche un ora di svago nel pomeriggio della domenica ed il lunedi facciamo una passeggiata al di fuori della certosa. Questa convivenza è molto utile, perchè ci aiuta di fronte ai dubbi spirituali, quando sei un novizio… l’uomo solitario ha il pericolo del potere, crede infatti solo nelle proprie idee. Il cibo è sufficiente ed ha la sua parte di ascetismo e penitenza. Ogni monaco mangia nella sua cella.Il padre Procuratore ed il Priore si occupano del mantenimento del monastero, manteniamo il rapporto conl’esterno e curiamotutti gli atti della comunità.

Quali figure di certosini vi ispirarono come vero modello di vita?

I certosini vivono e muoiono in modo anonimo, ma se devo scelgo, San Bruno di Colonia, che ha avuto una grande fede. Quando viveva in eremitaggio, il Papa lo chiamò a Roma per farlo essere suo consigliere e San Bruno non ha esitato. Alcuni pensano che molti certosini sono entrati da adulti per conversioni straordinarie o pentimenti, in certosa non si arriva fuggendo, ma cercando Dio.

Com’è il vostro rapporto e la coesistenza con le Religiosie certosine?

Nei capitoli generali siamo separati, ma alla fine del capitolo dei monaci, le monache superiori, assistono per vedere quale sono le istruzioni e e le decisioni prese

Nella certosa di Montalegre, cercate Dio ma lo trovate?

Vivere la solitudine, il silenzio, i digiuni … tutto questo ci porta a cercare Dio, è per trovarlo più rapidamente per possederlo più completamente, per ottenerne la carità perfetta. Quando stavo per diventare sacerdote, realizzai un ritiro spirituale a Montalegre. Questo chiostro mi ha sempre chiamato, con solitudine e silenzio senti come la vocazione ti riempie completamente. Per questo ho accettato volentieri di venire qui come Priore.

Esiste il pericolo in certosa di vivere la fede come all’interno di un laboratorio?

Il monaco di cui meno si importa è di se stesso. Dio mi ha concesso la massima vocazione, quella mi permette di amare Dio e il mio prossimo.

Anche se non guardiamo la televisione e non sfogliamo molto i giornali, lo so che il mondo ha dei bisogni e Dio conosce i bisogni di mondo. Dico spesso ai miei confratelli che vivendo come monaci,in solitudine e silenzio, implorando Dio, noi crediamo di toccare il cielo. Un padre cattolico che educa i suoi figli nella fede, che soffre ogni giorno, nel mezzo di un mondo indifferente alla religione, questo si che ha grandi problemi ma anche un grande merito. La fede è la torcia che illumina la tua vita. Il mondo di oggi è diventato complicato e si complica sempre più.

Qual è il vostro modo di pregare?

Ad una persona dall’esterno risulta molto difficile capire cosa facciamo. E paradossalmente, più a lungo rimani nell’Ordine maggiore diventa il desiderio di consegnarti a Dio. La solitudine è la cartina di tornasole della nostra vita. All’inizio costa, perché non è che solitudine per un po’ o per pochi giorni, ma in seguito lo è per la vita. Nella cella, o sei di Dio oppure dove sbatti, se ci sono solo muri? È dentro la solitudine che trovi tutto, dove trovi Dio, e puoi separarti da ciò che non ti interessa. Qualunque cosa possa essere un ostacolo, un onere o una penitenza, è l’essenziale nella certosa.

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