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Statuti delle monache dell’Ordine Certosino (cap. 34b)

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CAPITOLO 34b

L’elezione della priora

14 Terminata la votazione, il primo confermatore conta le schede e le apre. La futura priora deve ottenere più della metà dei voti espressi, cioè dopo aver sottratto i voti nulli e gli astenuti. Se nessuno soddisfa questa condizione, i confermatori pronunceranno i nomi di coloro che hanno ottenuto voti e il numero di voti ottenuti da ciascuno. Le schede vengono quindi bruciate sul posto e si procede a una nuova votazione. (St 38,14)
15 Se dopo il terzo scrutinio non risulta eletto, si può tenere nello stesso giorno un quarto e ultimo scrutinio. Prima di questo, gli elettori potranno conferire fuori del Capitolo, ma non dovranno parlare con nessun altro. Se alla fine nessuno sarà eletto, si farà ricorso al Reverendo Padre che poi esaminerà la cosa con i Visitatori, per provvedere alle necessità della casa. (St 38,15)
16 Se c’è un prescelto, il primo confermatore annuncia ad alta voce: Abbiamo una priora; indica il suo nome, la sua casa di professione, la sua carica se ne ha una e il numero di voti che ha ottenuto. Tutte le schede vengono poi bruciate. (St 38,16)
17 Appena proclamato pubblicamente il nome della priora, la sottopriora, a meno che non sia stata eletta priora, chiede ai confermatori di procedere alla conferma dell’eletta. Questi stabiliranno un termine per opporsi alla forma dell’elezione o alla persona dell’eletto, uno o due giorni. (St 38,17)
21 Se i confermatori non troveranno impedimento, convocheranno al capitolo tutti gli elettori, e solo loro, mentre le altre suore andranno in chiesa. Gli eletti saranno confermati dalla voce del primo confermatore, in questi termini: Noi tal dei tali, umili priori di tale o tale casa, deputati dal Capitolo Generale (o dal Reverendo Padre di Chartreuse) a presiedere alla vostra elezione, confermiamo, per l’autorità degli Statuti, la sorella tale e tale, professa di tale e tale casa, priora della vostra casa. Nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo. E la comunità risponderà: Amen. Se uno dei confermanti fosse impedito, l’altro farebbe da solo la conferma. Dopo questo atto, il secondo confermatore leggerà il verbale delle elezioni, che sarà firmato dai confermatori, poi da tutti i votanti. (St 38,21)
25 Il giorno dell’entrata in carica della priora, all’ora stabilita, la sottopriora e l’antiquior, tenendo per la cuculla la nuova priora ai lati, la conducono in chiesa e la conducono al suo stallo; tutti seguono e pregano per un momento in ginocchio, rivolti all’unisono. Poi tutti tornano al capitolo dove la confermataria principale (o la sottopriora) rivolge alcune parole alla nuova priora. Poi si avvicina la sottopriora, si inginocchia e pone le mani giunte in quelle della priora che le chiede: Prometti obbedienza? La sottopriora risponde: Sì, lo prometto; e dopo aver scambiato il bacio di pace con la priora, si alza e torna al suo posto. Lo stesso fanno l’antiquior e le altre monache, secondo il loro grado. (St 38,25)
26 Se la nuova priora non è stata eletta dalla comunità, ma è stata nominata dal Capitolo generale o dal Priore di Certosa, nel giorno stabilito, la sottopriora o l’antiquior leggerà la lettera di nomina al capitolo. Il proseguimento della cerimonia sarà come sopra indicato, n° 25.
27 Tutto questo giorno è dedicato alla gioia; si consuma il pasto in refettorio (48,10) dopo aver cantato la sesta in chiesa, e non si digiuna, a meno che non sia un giorno in cui il digiuno non sarebbe interrotto nemmeno da una solennità. (St 38,26)

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Statuti delle monache dell’Ordine Certosino (cap. 34a)

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CAPITOLO 34a

L’elezione della priora

1 Quando una casa dell’Ordine ha perso la priora, la sottopriora interroga a suffragio segreto le professe solenni che hanno diritto di voto per sapere se vogliono eleggere la nuova priora. Se il Capitolo generale si riunisce in questo momento, comunicherà la risposta al Definitorio con i mezzi più rapidi. In caso di risposta negativa o di equa ripartizione dei voti al secondo scrutinio, la Sottopriora chiede al Capitolo Generale, o al Reverendo Padre se il Capitolo non è riunito, di provvedere, nella sua prudenza, a quanto necessario in casa. (St 38,1)
3 Se la comunità decide di procedere all’elezione, la sottopriora rivolge agli elettori un serio monito a nome del Signore: l’elezione di una priora è materia delicatissima e della massima importanza, perché il bene o il male di una comunità dipende quasi interamente da un superiore buono o cattivo. Bisogna dunque procedere con tutta rettitudine e prudenza; ognuna prenderà coscienza della propria responsabilità personale che non può condividere con nessun altro. Per scegliere una priora, bisogna prima tener conto delle qualità che la rendono idonea a guidare le anime. È necessaria anche una certa capacità di amministrazione temporale, ma non può da sola determinare la scelta, tanto più che l’amministrazione può essere affidata ad altri. (St 38,3)
4 Dopo questa presentazione della sottopriora, si prescrive a tutti il digiuno; dura tre giorni consecutivi, a meno che non cada una solennità o una domenica. (St 38,4)
5 D’altra parte, ogni giorno fino ad avere una priora, la comunità canta, dopo le Lodi ed i Vespri, in comune fervore, l’inno Veni, Creator Spiritus, come indicato nel rito. (San 38,5)
6 Ciascuno ha il diritto e anche il dovere di interrogare i membri dell’Ordine che meglio conoscono le monache. Le persone così consultate devono aver cura di non esercitare alcuna pressione sugli elettori. (St 38,6)
8 I confermatari che devono presiedere all’elezione siano convocati appena possibile: saranno due priori, deputati dal Capitolo generale o dal Reverendo Padre; oppure, se non è facile portarne due, almeno uno accompagnato da un altro monaco. Se nulla lo impedisce, uno dei cresimanti sarà un Visitatore della casa; ma non possono essere scelti come confermatori il vicario e il coadiutore. (St 38,8)
9 Chiamati ad essere testimoni dell’elezione, i confermatari si uniranno nel silenzio e nella preghiera alla comunità eleggente, senza interferire in alcun modo con l’elezione. Non devono nominare persone, ma devono solo rispondere in modo veritiero a chiunque li interroghi, e ricevere, senza di più, i voti delle donne elettori. (St 38,9)
10 Nel giorno dell’elezione si celebra o concelebra la Messa dello Spirito Santo alla presenza di tutta la comunità; la presiede uno dei confermanti (55,5). Poi la sottopriora chiama al capitolo i confermatari e la comunità. Questo sta in piedi mentre il principale confermatario inizia le preghiere descritte nel rituale; poi quest’ultimo o il suo collega fa un’esortazione. Dopo di che rimangono nel capitolo solo gli elettori ei confermatori; tutti gli altri membri dell’Ordine devono ritirarsi. (St 38,10)
11 Poi il primo confermatario invita gli elettori a votare per la monaca che ritengano, in coscienza e davanti a Dio, veramente idonea e adatta ad esercitare l’ufficio di priora nella loro casa. (St 38,11)
12 Poi, su ordine dell’ufficiale confermante principale, ognuna si reca nel luogo designato, per scrivere lì il suo bollettino. Scrive solo il cognome e il nome di colui che vuole eleggere, mette questa scheda in una busta, e viene a depositarla nell’urna appositamente predisposta sul tavolo dei confermatari. (St 38,12)
13 Se un elettore non può partecipare personalmente alla sessione elettorale, può votare per scheda in una busta, redatta come le altre. I cresimandi incarichino due suore di prenderlo. (St 38,13)

Dom Etienne Richard

Prosegue nell’articolo odierno, il focus dedicato a conoscere i Priori Generali dell’Ordine certosino susseguitisi nei secoli.

Oggi vi presento Dom Etienne Richard, il quale nacque a Lione da onorevoli genitori nel 1667. Chiamato da Dio a una vita più perfetta, lasciò il mondo, bussò alla porta della Grande Chartreuse e fece la Professione in questo Monastero, intorno al 1696. Alcuni anni dopo, nel 1700 fu inviato a dirigere la Certosa di Vaucluse, nel Giura. Rimase in questo posto per un breve periodo; il Reverendo Padre Dom Antoine de Montgeffond, che aveva riconosciuto il merito di questo eminente Religioso, volle approfittare della sua esperienza e lo mandò in diverse Case dell’Ordine, tra le altre alla Certosa di Castres per ristabilire la disciplina e ripristinare l’applicazione degli Statuti. Il Capitolo Generale lo ha poi nominato Visitatore della Provincia di Aquitania. In queste varie cariche, Dom Etienne Richard mostrò un tale zelo illuminato e una così notevole comprensione degli affari, che alla morte del reverendo padre Dom Ambroise Grollet, fu eletto Generale dell’Ordine il 28 gennaio 1732. Dom Etienne Richard si addormentò nel Signore il 3 aprile 1737, all’età di settant’anni, dopo soli cinque anni e pochi mesi di casa generalizia.

Dom Juste Perrot

Prosegue nell’articolo odierno, il focus dedicato a conoscere i Priori Generali dell’Ordine certosino susseguitisi nei secoli.

Oggi vi farò conoscere il francese Dom Juste Perrot ministro generale dei certosini dal 1631 al 1643.

Juste Perrot, di nobile famiglia originaria di Parigi, aveva intrapreso da giovanissimo la carriera militare, ma ben presto disgustato dal mondo e fedele alla voce che lo chiamava in solitudine, decise di recarsi nel deserto della Grande Chartreuse per arruolarsi tra i discepoli di San Bruno, lì fece la sua professione e servì il suo Dio con lo stesso coraggio con cui aveva servito il suo re.

Nel 1618 fu scelto come segretario dal Generale Dom Bruno d’Affringues, il quale amava circondarsi di uomini di talento. L’ascesa di Dom Juste all’interno dell’Ordine certosino è strettamente legata a quella di altri due ufficiali della Grande Certosa, Dom Gervais Massé e Dom Alphonse du Plessis de Richelieu, fratello del cardinale ministro. Tutti e tre iniziarono la loro carriera alla Grande Chartreuse sotto il mandato di Dom Bruno d’Affringues, il quale a causa della salute precaria si avvalse di questi fidati confratelli.

Le redini della Grande Chartreuse passarono quindi nelle mani di una sorte di triumvirato dove ciascuno assolveva una funzione particolare: Dom Gervais Massé, si occupava dell’espansione temporale, con l’appoggio di Dom Alphonse de Richelieu, mentre Dom Juste Perrot gestiva i rapporti tra le diverse case dell’Ordine. Dom Perrot mostrò tanta saggezza, prudenza e virtù che i confratelli della Grande Chartreuse lo giudicarono maggiormente degno di sostituire il reverendo padre Dom Bruno, le cui dimissioni erano state appena accettate dal Capitolo Generale del 163I.

Durante il mandato di questo valente priore generale, si narra che Luigi XIII, re di Francia, fondò, nel Chiostro Grande, la cappella di Saint-Louis, e dedicò a questa fondazione una ingente somma di denaro, prelevata dai suoi risparmi reali, non rivendicandoli mai ai certosini, in memoria della sua liberalità, chiese solo un favore. Questo principe chiese che la messa concessa, verso la fine del XIV secolo, dal reverendo padre Guillaume de Raynald al re di Francia Carlo V, fosse celebrata in questa cappella. Fu anche sotto l’amministrazione di Dom Perrot, nel 1640, che il vescovo di Tolone, Jacques Danès de Marly, fece ricostruire la cappella di San Bruno. Si ritiene generalmente che questo antico e venerabile monumento, che risaliva alla nascita dell’Ordine, fosse rimasto intatto fino a quel momento. Il reverendo padre Dom Juste Perrot unì «tre grandi virtù, fermezza d’animo nelle avversità, carità quando era offeso, coraggio quando incontrava ostacoli per i suoi pii scopi». Il Capitolo Generale a seguito della sua morte avvenuta quando era in carica il 13 luglio 1643, aggiunse: “Multis adversis animo et cor pore pressas patientiâ triumphavit”.

Ha trionfato con la pazienza sulle molte avversità che schiacciavano la sua mente ed il suo cuore.

Statuti delle monache dell’Ordine Certosino (cap. 16)

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Capitolo 16

La priora

1 La priora, sull’esempio di Cristo, è tra le sue sorelle colei che serve; li guida secondo lo spirito del Vangelo e secondo la tradizione dell’Ordine che lei stessa ha ricevuto. Si sforza di essere utile a tutti con la sua parola e con la sua vita. In particolare, sarà esempio di pace contemplativa, stabilità, solitudine e fedeltà alle osservanze della nostra vocazione. (St 23,5)
2 In ogni luogo, i paramenti della priora, come il suo seggio, non sono distinti da alcun segno di dignità o di lusso; non indossa nulla da cui sembri essere la priora. (St 23.6)

L’elezione della priora

3 Può eleggere la sua priora qualsiasi casa dell’Ordine in cui vi siano almeno sei professe abilitate ad eleggere. L’elezione deve essere fatta entro quaranta giorni; trascorso tale termine, il Reverendo Padre o il Capitolo generale nomina la nuova priora. Hanno voce attiva per l’elezione tutti i professi di voti solenni che risiedono nella casa, a norma del capitolo 34 n° 2. (St 23,1)

La priora al servizio delle sorelle

7 La priora dovrebbe mostrare la sollecitudine di una madre per tutti. Le visiterà, di tanto in tanto, nella cella e nelle loro obbedienze. Se qualcuno verrà a trovarla, la sua accoglienza sarà piena di carità; tutti la troveranno sempre disposta ad ascoltare. Sarà tale che le sue monache, specie nei momenti di prova, possano ricorrere a lei, come a una madre di cuore buonissimo, e, se lo desiderano, aprirle l’anima spontaneamente e in piena libertà. Non si arrenderà alle visioni umane, ma si sforzerà con le sue monache di ascoltare lo Spirito in una comune ricerca della volontà di Dio, di cui ha ricevuto la missione di essere interprete per le sue sorelle. (St 23.8)
8 La priora non deve permettere, per farsi amare, un allentamento della disciplina regolare: ciò non sarebbe costruire la casa di Dio, ma distruggerla. Al contrario, governi le sue monache come figlie di Dio, cercando di sviluppare in loro un atteggiamento di libera e amorosa sottomissione che le renda più pienamente conformi, nella loro solitudine, al Cristo obbediente. (St 23.9)
9 Le monache, a loro volta, ameranno la loro priora in Cristo e la rispetteranno, mostrando sempre la sua umile e deferente obbedienza. Avranno fede in colei che, nel Signore, ha ricevuto la custodia delle loro anime; e poiché dobbiamo credere che ella tiene per noi il posto di Cristo, lasceranno ogni preoccupazione nelle sue mani. Lungi dall’essere sagge ai propri occhi e fare affidamento sul proprio giudizio, volgeranno il loro cuore alla verità e ascolteranno gli avvertimenti della madre. (St 23.10)

10 Le giovani monache di clausura, all’inizio del loro soggiorno tra i professi di voti solenni, le converse subito dopo la professione perpetua, e le donate che hanno appena lasciato la direzione della padrona, non devono essere lasciati a se stessi e a i capricci della propria volontà; ci penserà la priora, perché secondo l’esperienza questi anni sono decisivi per una vocazione e da essa dipende tutto il futuro. Durante colloqui molto semplici, potrà aiutare queste suore come una madre, e anche come una sorella. Infine, avrà cura, per quanto possibile, di non incaricare nessuno troppo presto, soprattutto se si tratta di farne una economa. (St 23.11)

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11 La priora assicurerà che le monache ricevano una solida formazione dottrinale, spirituale, biblica e liturgica adeguata alle loro necessità spirituali. Ella farà anche in modo che ciascuno sappia trovare nella lettura dei nostri Statuti lo spirito che deve permeare tutta la loro vita.
12 Poiché i libri sono il nutrimento perpetuo delle nostre anime, la priora volentieri li fornirà alle sue monache. Il cibo che fa per loro è soprattutto la Sacra Scrittura, i Padri della Chiesa, i provati autori monastici. La priora fornirà anche altre opere solide, scelte con cura e adattate alle esigenze di ciascuna. Nella solitudine, non leggiamo per aggiornarci con tutte le nuove idee, ma per nutrire la nostra fede nella pace, e mantenere la preghiera. La priora potrebbe anche, se necessario, vietare un’opera alle sue monache. (St 23.15)
13 La sua sollecitudine sarà particolarmente attenta verso le malate, e verso coloro che soffrono tentazioni o altri dolori: perché sa per esperienza come talvolta la nostra solitudine possa essere gravata di prove. (St 23.13)
18 La priora, prima di affrontare una questione importante concernente l’obbedienza di un’officiante ascolterà quest’ultimo e si sforzerà di prendere una decisione di comune accordo con lei. Le officianti accetteranno sempre le sue disposizioni con filiale deferenza. Avrà l’affetto di una madre per conoscerli con le loro difficoltà, per aiutarli, per sostenere la loro autorità davanti a tutti e, se necessario, per correggerli con carità. Eviterà di apparire preoccupata solo del buon ordine esterno, ma obbedendo lei stessa allo Spirito, manifesterà a tutti l’amore di Cristo. Perché la pace e l’armonia nella casa dipendono in larga misura dall’unità di vedute e dalla comunione esistente tra le officianti e la priora. (St 23.19)
21 Quando la vecchiaia o la malattia impediscono ad una priora di vegliare sul suo gregge e di dargli l’esempio di una vita regolare, lo riconoscerà umilmente e, senza attendere il Capitolo generale, chiederà pietà al Reverendo Padre. Esortiamo i definitori a non mantenere le priore sopraffatte dall’età o dalle infermità. (St 23.23)
22 L’ufficio di priora richiede un sacrificio di sé non comune: ella applicherà a sé le parole di Guigo: Dio ti ha fatto serva dei tuoi figli. Quindi non cercare di fargli fare ciò che ti piace, ma ciò che è bene per loro. Tuo dovere è prestarti ai loro bisogni e non piegarli alla tua volontà, perché ti sono stati affidati per metterti, non al di sopra di loro, ma al loro servizio. (St 23.25)

Dom Bruno d’Affringues

L’articolo di oggi realizzato per conoscere un altro dei Priori Generali dell’Ordine certosino susseguitisi nei secoli. Oggi vi farò conoscere Dom Bruno d’Affringues, ministro generale dei certosini dal 1600 al 1631.

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Carlo d’Affringues nacque a Saint-Onier, il 20 aprile 1549, da nobile e pia famiglia. Dopo aver completato con successo gli studi, recandosi anche in Italia, prima a Torino e poi a Padova, ottenne il dottorato in giurisprudenza, poi studiando teologia intraprese la carriera ecclesiastica. Ben presto ottenne un canonicato nella Chiesa di Carpentras e si narra che pronunciò il panegirico per la morte di papa Gregorio XIII. Un brillante futuro gli si prospettava; il Vescovo di Carpentras lo aveva infatti nominato suo Vicario generale, per il suo notevole talento, aveva il diritto di aspirare agli onori ed alla fama, quando, per rispondere alla chiamata di Dio, invece abbandonò tutte le sue dignità e andò a cercare riposo e felicità nel terribile deserto della Chartreuse. Il suo Vescovo, Jacques Sacrati che aveva per lui la più grande stima, lo presentò lui stesso al reverendo padre Dom Jérôme Marchand. In un colloquio privato con questo pio Generale, il Vescovo di Carpentras gli disse: “Padre mio, il Postulante che ti porto sarà un giorno tuo successore“. Questa previsione ben presto si avverò. Nel 1591, fece Professione Dom Bruno d’Affringues; in questa solenne occasione mutò il suo nome da Carlo a quello di Bruno, in memoria dell’illustre capostipite della famiglia monastica nella quale era appena entrato. Due anni dopo lo vediamo partecipare al Capitolo Generale come Scriba del Reverendo Padre. Nel 1594 fu nominato Priore della Certosa di Avignone. Sotto la sua saggia direzione, la disciplina rifioriva in questo grande monastero, ed i monaci furono felici di avere un superiore così eminente per la sua santità e la sua scienza, ma non ebbero la consolazione di trattenerlo a lungo. I pochi anni trascorsi da Dom Bruno alla Grande Certosa avevano permesso ai religiosi di questo monastero di apprezzarne i meriti; alla morte di Jean Michel de Vesly, lo elessero Priore Generale il 4 febbraio 1600. Interamente dedito agli interessi delle Case dell’Ordine, il nuovo Generale si occupò di tutto, realizzava tutto ed entrava nei minimi dettagli. Accogliente con tutti, indulgente e fermo allo stesso tempo, sapeva come far amare e rispettare la sua autorità. “Sebbene fosse molto rigido con se stesso”, dice un autore contemporaneo, “era meraviglioso quanto fosse indulgente verso i suoi confratelli: aveva per sé un cuore di giudice, e di madre per loro, trattandoli come suoi carissimi figli e i suoi amatissimi fratelli, con una clemenza davvero unica che si manifestava in tutte le sue azioni e brillava particolarmente nei suoi occhi e nel suo volto”. Dom Bruno d’Affringues in tutto dava l’esempio ai suoi fratelli e si obbligava alle minime osservanze imposte dagli Statuti, ma non autorizzava nessuno dei suoi Religiosi ad andare oltre la Regola, e li fermava nel loro smodato fervore.

Durante il suo generalato furono fondate le seguenti certose:

Tolosa (1600), Molsheim (1600), Bordeaux (1605), La Boutillerie (1618), L’Argentière (1620), Orléans ( 1621), Moulins (1623), Ripaille (1623), Aix en Provence (1625), Anversa (1625), Nieuport (1626), Valdice (1627) e Xanten (1628).

Le nuove e numerose occupazioni del suo ufficio non impedirono a Dom Bruno di trovare il tempo per lo studio; nelle ore di libertà amava occuparsi di letteratura e di scienza: poiché aggiungeva alle virtù del vero religioso, la più grande erudizione. «Fu studioso di giurisprudenza civile e canonica, di belles-lettres, di storia ecclesiastica e di lingue». La biblioteca di Grenoble ha conservato, in quattro volumi manoscritti in quarto, le “Lettere e discorsi latini e francesi di Dom Bruno d’Affringues”, dal 1599 al 1626. Questo studioso di religione era un grande ammiratore dei capolavori dell’antichità, e le sue opere sono come un repertorio di testi greci e latini molto ingegnosamente adattati a tutti i tipi di argomenti. Dom Bruno incoraggiò anche i suoi monaci a coltivare la letteratura e la scienza. La raccolta delle sue lettere ci dà prova delle sue conoscenze di astronomia, piuttosto che di entomologia o di botanica

Nulla gli è estraneo, è a conoscenza delle scoperte di ogni genere che furono così numerose all’inizio del XVII secolo. I discorsi e le lettere di Dom d’Affringues sono scritti indifferentemente in latino o in francese, ma sempre in uno stile puro ed elegante. Viene osservato che egli «maneggia ugualmente bene sia il latino che il francese. Nel 1615, il Reverendo Padre Bruno aveva formulato il progetto di far fare un lavoro su una storia generale dell’Ordine, ma le difficoltà di questa vasta impresa lo obbligarono indubbiamente a rimandare la realizzazione di questo progetto che non fu ripreso solo, intorno al 1680, da Dom Innocent Le Masson. La sua eminente virtù e la sua grande scienza misero in contatto Dom Bruno d’Affringues con le figure principali e più potenti del suo tempo. I papi Gregorio XV e Urbano VIII gli diedero spesso segni della loro stima; l’agente de Lesdiguières aveva per lui la massima considerazione. Anche il re di Francia Enrico IV, trovandosi a Grenoble, volle conoscere questo santo e studioso di religione; venne a visitare la Grande Certosa e fu estremamente edificato dall’erudizione, saggezza e umiltà del Venerabile Solitario. L’illustre Bellarmino fece, in poche parole, un magnifico elogio di Dom Bruno d’Affringues. «È accettato ora», disse, «di prendere il Sommo Pontefice tra i cardinali italiani; se il generale de’ Certosini era italiano e cardinale, è lui senza esitazione che dovrebbe essere nominato papa. Carlo Emanuele I, duca di Savoia, aveva un affetto speciale per Dom d’Affringues, ma i suoi amici più intimi erano il famoso presidente Favre e il santo vescovo di Ginevra Francesco di Sales. Antoine Favre intrattenne un assiduo scambio di lettere con il generale dei certosini nelle quali chiedeva sempre consiglio sugli affari importanti di cui era responsabile. Tutti erano ansiosi di conoscere il pensiero o di ricevere l’approvazione dell’illustre studioso. San Francesco di Sales ebbe frequenti contatti con Dom Bruno, strinsero una leale amicizia culminata con la visita del santo in certosa nel 1618, a cui fece seguito un intenso rapporto epistolare. Dopo la morte di san Francesco di Sales, dom Bruno scrisse, riportano alcuni autori, la vita dell’illustre Vescovo di Ginevra, per far assaporare al mondo i meravigliosi insegnamenti che aveva raccolto da questa bocca d’oro. Quest’opera, se è stata compiuta, non è giunta a noi.

Sotto il governo di questo Generale, la Grande Chartreuse fu, nel 1611, in parte distrutta da un nuovo incendio. Era la settima volta, dal 1320, che questo famoso monastero cadde preda delle fiamme. Ma come la leggendaria fenice, sembrava sempre risorgere dalle sue ceneri. Dio ha voluto preservare per la Chiesa e per la società questa potente fonte di penitenza, sacrificio e riparazione. Don Bruno d’Affringues, con il pretesto della sua grande età, insistette perché il Capitolo Generale gli mostrasse misericordia; ma i membri del Capitolo rifiutavano ogni anno di assecondare il suo desiderio. Il 4 febbraio 1631, un attacco di apoplessia lo privò dell’uso delle sue membra, paralizzandolo, il Capitolo Generale si trovò obbligato a dargli un successore. Dom Bruno d’Affringues morì l’anno successivo, il 6 marzo 1632, all’età di ottantadue anni; dopo aver governato l’Ordine per trentuno anni.

Il Capitolo Generale, nell’annunciare la grande perdita che l’Ordine aveva appena vissuto, disse: “Avremo sempre davanti agli occhi i grandi meriti del Reverendo Padre Dom Bruno e tutto il bene che ci ha dato e fatto: i dolori, le preoccupazioni, le fatiche incommensurabili e tutto ciò che ha sofferto per più di trent’anni. Non dimenticheremo mai il modo di governare di quest’uomo ammirevole, che seppe così bene unire la mansuetudine allo zelo dell’osservanza, che i suoi rimproveri non scoraggiarono mai, né la sua gentilezza incoraggiò a commettere il male; profondamente istruito, non c’è materia che non avrebbe voluto imparare; aveva un’esperienza di lavoro così perfetta che sapeva prevedere tutto e superare tutte le difficoltà; la saggezza era “la sua virtù principale, o la prima di tutte quelle che possedeva in così gran numero. È più facile per noi indicarle in generale che contarle e stimarne il vero e giusto valore“.

Dom Benedetto Nizzati

Dom Benedetto Nizzati

Prosegue nell’articolo odierno, il focus dedicato a conoscere i Priori Generali dell’Ordine certosino susseguitisi nei secoli.

Oggi vi farò conoscere l’italiano Benedetto Nizzati, ministro generale dei certosini dal 1824 al 1831.

Dom Benedetto svolse la sua professione monastica nella certosa torinese di Collegno, fino ad esserne eletto Priore. A seguito delle dimissioni di Dom Gregoire Sorel, di cui vi parlerò in un successivo articolo, furono necessarie nuove elezioni per eleggere un nuovo Reverendo Padre. Nelle elezioni svoltesi il 7 maggio del 1824 non si riuscì a trovare alcun successore nemmeno dopo quattro turni!

Fu cos’ che il delegato pontificio di papa Leone XII, lesse un decreto papale nel quale si indicava come nuovo Ministro Generale dei certosini e Priore della Grande Chartreuse Dom Benedetto Nizzati. Egli continuò l’operato del suo predecessore e si impegnò per ricostruire l’Ordine dopo il caos dovuto alla Rivoluzione Francese. Si dedicò con tutte le sue energie al restauro della Grande Chartreuse. Otto anni di duro lavoro e grossi risparmi non erano bastati a rendere il Monastero completamente abitabile. Purtroppo a causa di un problema di salute egli non potè soggiornare nella Grande Chartreuse, ma visse nella vicina certosa di Curriere, dove il clima era più mite. Durante la sua assenza, era rappresentato da Dom Mortaize, di cui vi ho parlato in un precedente articolo. Nonostante la sua salute precaria il Pontefice lo indusse a visitare tutte le certose del territorio italiano. Proprio durante una di queste visite, e precisamente nella “sua” certosa di Collegno, Dom Benedetto Nizzati rese la sua anima a Dio, e proprio nel giorno di San Bruno, ovvero il 6 ottobre del 1831.