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Il mio amore non è degno del tuo

Le Masson, Innocent

Oggi voglio proporvi un breve testo di Dom Innocent Le Masson, una riflessione sulla Eucaristia, che ci invita a meditare.

Il mio amore non è degno del tuo

Gesù mio, il dolce invito che fai a coloro che sono oppressi dai dolori e dalle fatiche di questa vita, di ricorrere a te per essere consolati, mi da coraggio di venire a te. È vero che non sono stato fedele alle tue parole, dimostrando che il mio amore non è affatto degno del tuo; ma appunto per questo ho più bisogno che mai di accostarmi al mistero del tuo amore, con il quale e per mezzo del quale posso osservare la tua parola. O sorgente d’amore, supplisci con la tua fiamma e con la tua pienezza a quello che mi manca; mutami, consumami, annientami, affinché non sia più io che viva, ma sia tu a vivere in me.
Gesù mio, vorrei poterti ringraziare infinitamente per la grazia che mi hai fatto di venire ad abitare nel mio cuore così misero. Vieni col Padre e con lo Spirito Santo e, benché io non vi ami che indegnamente, accettate di abitare nell’anima mia!

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Dom le Masson sull’Eucaristia

Dom le Masson sull’Eucaristia

“Concedi più di quanto hai promesso”

Dom Innocent Le Masson

Cari amici leggete questa splendida affermazione sull’Eucaristia di Dom le Masson, e facciamone tesoro.

O Signore, sei tu stesso, la Verità incarnata, che mi parli! Che cosa ci può essere di più vero di quello che la Verità stessa ci dice? Io non dubito, Signore, della tua presenza reale nell’adorabile mistero al quale sto per accostarmi: non dubito che produca i mirabili effetti che tu hai promesso; ma temo assai di porre degli ostacoli alle tue grazie, con le mie infedeltà, con la mia fiacchezza e pigri-zia. Non dubito che sia veramente così; ne sono addirittura certo. Però questo non mi impedirà di accostarmi a te, poiché io non posso vivere, se non cibandomi ogni giorno del pane sovrasostanziale.
Mio Signore, tu hai voluto farci sapere che non solo sei fedele alle tue promesse, ma che concedi assai più di quello che hai promesso. Quante volte hai donato la vita dell’anima a quelli che ti chiedevano solamente la vita del corpo !
Una sola tua parola, un solo tuo gesto compivano meraviglie… Che cosa non dovrò dunque sperare da questo mistero nel quale tu ti doni completamente a me? Gesù mio, non è per la salute del corpo, ma per la salute dell’anima che io ti supplico: «Pietà di me, Signore; risanami, contro di te ho peccato» (Sal 40,5).

(Innocent Le Masson)

 

 

Sant’Ugo vescovo di Lincoln, e la sua iconografia

Sant’Ugo vescovo di Lincoln, e la sua iconografia

Oggi 17 novembre, si celebra la festività di Sant’Ugo vescovo di Lincoln, che ricordiamo è stato il primo certosino della storia ad essere canonizzato, nel 1220. La sua biografia è stata da me già trattata l’anno scorso in occasione di questa data, pertanto oggi vorrei soffermarmi su qualche aneddoto della sua santa esistenza. Alcuni episodi tratti dalla vita, sono infatti all’origine delle illustrazioni realizzate da pittori e scultori, che caratterizzano la sua iconografia classica. Cominciando dalla rappresentazione iconografica di Sant’Ugo, notiamo che solitamente, pur essendo stato vescovo, egli viene effigiato indossante l’abito da certosino ed affiancato sempre da un cigno. La presenza della mitria è ricorrente tranne che nel bel dipinto eseguito nel 1638, dallo spagnolo Francisco de Zurbaran, che raffigura Ugo accompagnato dal cigno ed in estatica ammirazione del calice da cui fuoriesce una figura di bimbo. A tal riguardo occorre menzionare il miracolo che sovente accadeva al santo certosino, egli ogni giorno celebrando la santa messa con estrema devozione verso il Santissimo Sacramento dell’Altare, vedeva ricompensato il suo fervore con la prodigiosa apparizione di un bel Gesù Bambino!!! Per quanto concerne il cigno, si narra che all’indomani della sua elezione a vescovo di Lincoln, avvenuta nella abbazia di Westminster a Londra il 21 settembre 1186, Ugo durante una passeggiata fu seguito da un cigno bianco che da quel momento non lo abbandonò mai più. La leggenda ci racconta che il pennuto, faceva quasi da guardia al santo vescovo, tanto che un giorno rifiutandosi di mangiare si sdraiò ai piedi del certosino ormai malato, il quale deducendo che si avvicinava il momento della sua dipartita promise all’uccello di partire con lui per sempre, cosa che avvenne di li a poco. Sembra evidente inoltre l’aspetto allegorico di questo animale, che sta a simboleggiare con le sue piume bianche la purezza e l’intelligenza della vita del santo Altro elemento iconografico, è il modello della cattedrale di Lincoln, che il santo sovente regge in una mano, ciò per rammentare che fu lui l’artefice della ricostruzione della prestigiosa cattedrale, dopo la distruzione avvenuta a seguito di un terremoto nel 1185. Il vescovo collaborò alla ricostruzione materialmente, aiutando attivamente le maestranze nella riedificazione. Ugo, come sappiamo è stato un vescovo molto impegnato anche in campo diplomatico, fu una figura fondamentale per porre fine ai contrasti tra la Francia e l’Inghilterra, ma visse sempre con spirito da certosino. Egli infatti ricordò sempre il noviziato svolto alla Grande Chartreuse e l’esperienza come priore alla certosa di Witham, dove spesso ritornava pur essendo ormai divenuto vescovo. Ugo era inoltre, da buon certosino, un grande amante dei libri, si narra che al riguardo esprimesse questo splendido concetto: «Quando siamo in pace i libri sono il nostro tesoro e la nostra delizia; quando combattiamo sono le nostre armi; quando abbiamo fame, ci servono come nutrimento; quando siamo ammalati sono il nostro rimedio. Tutti i religiosi devono fare uso di questi soccorsi, ma quelli che ne hanno più bisogno sono coloro che vivono in solitudine». Voglio terminare quest’articolo offrendovi alcune delle tantissime raffigurazioni del santo vescovo certosino.