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Omelia per l’Immacolata

0 Immacolata con S. Bruno S.Antelmo (Mozzillo 1807)

Per l’odierna celebrazione della Festa della Immacolata Concezione, è mio desiderio offrirvi una profonda Omelia di un Padre Priore certosino pronunciata l’8 dicembre del 1995. Essa è estratta dal libro “Palavras do deserto”.

copertina Palavras do silencio

Omelia Immacolata 1995

L’Arca dell’Alleanza era un simbolo della presenza di Yahweh nel suo popolo eletto e del valore che Dio attribuiva alla sua alleanza. Era anche la manifestazione dell’infinito rispetto che il Popolo doveva avere per la presenza del Dio Altissimo e viverci in essa.

Oggi la Chiesa celebra l’Arca della Nuova ed Eterna Alleanza, e Dio ha voluto per lei una bellezza morale e spirituale molto più grande, incomparabilmente più grande. Riempiendo Maria di grazia e di una prerogativa eccezionale, Dio ha preparato la futura Madre di suo Figlio, fin dal primo momento della sua esistenza, ad essere l’Arca degna e santa della Nuova Alleanza, tutta pura e santa, “ricoperta dell’oro più puro “.

È il senso profondo dell’unico privilegio di cui Dio ha adornato l’anima della Madre del Redentore. Tuttavia, non vorrei soffermarmi su questo aspetto del mistero di Maria. Vorrei piuttosto mettere in primo piano il significato originario del privilegio, quello che riguarda Dio e non la creatura, l’autore della grazia e non il suo destinatario. Perché se Dio ha fatto questa eccezione a favore di Maria, è stato innanzitutto perché Dio merita un’Arca dell’Alleanza degna di sé.

Parlando del privilegio della Beata Vergine, è facile cadere nell’errore di insistere più sulla grazia di Maria che sulla grazia di Dio. L’Immacolata Bellezza di Maria è totalmente e fondamentalmente orientata al rispetto dovuto a Dio. In Maria contempliamo una creatura scelta da Dio e per Dio.

Alla luce dell’attuale Magistero della Chiesa, la categoria fondamentale in cui dobbiamo cercare di comprendere la santità di Maria Immacolata non è quella del privilegio, ma quella della fede. L’anima di Maria Immacolata è stata straordinariamente arricchita dai doni dello Spirito Santo, che sono come i gioielli più preziosi che Dio può elargire all’uomo. Ma perché tutto questo? Perché il ruolo di Maria, la sua vocazione la chiamava al mistero sconcertante del distacco e della totale fedeltà a Dio nel suo cammino di fede.

Anche Maria, come Gesù, imparò l’obbedienza (Eb 5,8). Avanzò in essa, attraverso prove e sofferenze, tanto da poter dire di lei con piena fiducia: non abbiamo una Madre che non possa avere compassione per le nostre debolezze, le nostre stanchezze, le nostre tentazioni; al contrario, lei stessa è stata provata in tutto, a nostra somiglianza, tranne che nel peccato. E qui sta la grandezza di Maria. Niente è stato facile per Maria. Ha dovuto combattere e vincere l’oscurità e la fatica; non era esente dalla lotta o dalla fatica di credere e di camminare.

Infatti, la grandezza spirituale di una creatura davanti a Dio non si misura tanto da ciò che Dio gli dona, quanto da ciò che Dio gli chiede. Infatti, Dio dà in proporzione a quanto chiede o chiederà. E la tua richiesta è un grande dono per noi. E cosa ha chiesto Dio a Maria, per la quale, inoltre, l’ha anche preparata con la sua Immacolata Concezione, se non il sacrificio totale del cuore, l’obbedienza silenziosa al disegno di Dio? Indubbiamente abbiamo qui il fondamento della devozione a Maria Immacolata: la Madre di Gesù era una serva fedele, obbediente, umile. Fedeltà costante, frutto perfetto del suo concepimento senza peccato.

La devozione a Maria Santissima non è contemplazione “angelica”, né sentimento superficiale, ma legame affettivo profondo con quella che abbiamo ricevuto come Madre, ai piedi della Croce, legame radicato nella fede e nella certezza assoluta che Maria Santissima ha portato alla pienezza della perfezione l’ineffabile grazia della sua Immacolata Concezione, nel suo mirabile cammino di fede, obbedienza e fedeltà assoluta al Padre.

Arca Immacolata dell’Eterna Alleanza, prega per noi!

Amen.

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Dionigi di Rijkel per l’Immacolata

BRUNO E IMMACOLATA

Eccoci giunti al giorno in cui si celebra la Solennità dell’Immacolata Concezione della Beata Vergine Maria. Ho scelto per voi, una sublime preghiera di Dionigi di Rijkel, estratta dalla sua opera De Præconio B. V. Mariæ. Vi lascio a questa dolce orazione, frutto di una devozione speciale.

Ho una parola da dirti, o Maria incomparabile e deiforme, Maria, Madre dolcissima e più bella di tutte le donne: spanderò, come fosse acqua, il mio cuore alla tua presenza, mia Signora. Ti loderò e ti esalterò, gentile fanciulla. innalzerò il tuo nome, colomba purissima e castissima; mi rallegrerò ed esulterò in te, singolare e celebratissima sposa di Dio; Sarò abbagliato a contemplarti, onestissima Maria; Tu sei gentile e sempre desiderabile con me, o Maria traboccante di bontà, che non mi hai sottratto il tuo aiuto fin dall’inizio della mia vita, e che mi hai fatto dono del tuo affetto e del tuo nome quando, mentre ero ancora un adolescente, non sapevo ancora distinguere il bene dal male. Tu sei degna d’amore, o Signora, che Dio ha amato e della cui figura si è innamorato; in cui non posso trovare altro che gentilezza e dolcezza, misericordia e mansuetudine, carità e onestà; sei tutta bella e non c’è macchia né sulla tua anima né sul tuo corpo; ornamento e gloria delle donne, onore e gioia degli uomini, nostra speranza e avvocata: tu superi la purezza degli spiriti angelici, che superi in santità; tu sei colei che ha più pietà dei miseri, un amante ardente, forte ed una protettrice fedelissima”

“Degnati di accogliere le mie lodi, o Vergine Santa e Maria Santissima!”

A M E N

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       Cappella dell’Immacolata (certosa di Trisulti)

Una meditazione per l’Immacolata Concezione

Affresco Immacolata ingresso certosa di Trisulti (Balbi)

In occasione della festività liturgica dell’Immacolata Concezione, ecco per voi una meditazione estratta dal testo “Vita Christi” del certosino Dom Ludolfo da Sassonia.

Per un singolare privilegio, Maria fu ripulita dall’originale senso di colpa nel grembo materno, come dice San Bernardo: “La Vergine Maria era piena di titoli di beni e senza dubbio era santa prima della sua nascita. Penso che una benedizione più abbondante della santificazione le verrebbe su che negli altri che sono stati santificati nell’utero. Questa benedizione non solo santificherebbe la tua nascita, ma manterrebbe anche la tua vita libera da ogni peccato. Era giusto che per singolare privilegio avesse condotto una vita senza peccato, con un dono di santità più grande di tutto ciò che ha dato alla luce il distruttore del peccato e della morte. ” Dalla sua vita scrive sant’Ambrogio: “Possa la descrizione della vita di Maria essere per noi un’immagine in cui la bellezza della sua carità e il modello della virtù risplendano in uno specchio. Era vergine nel corpo e nella mente, umile nel cuore, seria nelle parole, prudente nello spirito, esperta nel linguaggio e più diligente nella lettura. Non ha sperato in incerte ricchezze ma in umili preghiere. Attento al lavoro, con un linguaggio modesto, cercava come giudice della sua mente, non uomo, ma Dio. Nessuno ha fatto male, tutti ne hanno beneficiato. Prima che il grande si alzasse, nessuno invidiava, si vantava di evitarlo, seguiva la ragione e amava la virtù. Tale era Maria: la sua vita incomparabile è un insegnamento per tutti. Se l’autore ci fa piacere, gli diamo la nostra approvazione; chi vuole il premio, imitare il suo esempio. ” Questo disse Ambrogio.

Orazione

Salve tesoro, bastone di Gesù! fiorito e fecondo, Beata Vergine Maria. Da te è venuto l’unico fiore e frutto, da cui è germogliato il germe delle virtù spirituali; il fiore che emette il profumo più dolce e il frutto più dolce che dona dolcezza; il fiore la cui bontà getta dolore e il frutto, la cui abbondanza dà piena gioia. Benedici la radice di Gesù! benedetto è il fiore che è uscito da una tale radice Benedici l’albero e il frutto dell’albero! Mi sono ricreato con il tuo fiore. Liberami con il tuo frutto da ogni miseria, Vergine Maria, eternamente benedetta.

Amen.

Celebrando la Festività dell’Immacolata Concezione

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In questo giorno di festa, cari lettori, vi propongo un delizioso sermone di Dom Andrè Poisson. Egli lo lesse alla sua comunità l’8 dicembre del 1983

* * *

Il rigore della clausura diventerebbe un’osservanza farisaica se non fosse il segno di questa purezza di cuore a chi solo è promesso di vedere Dio”. (SR6.4)

LA SOLITUDINE SECONDO BRUNO

Immacolata Concezione 1983

Maria immacolata, puro specchio dell’Altissimo, accoglienza perfettamente limpida del Verbo di Dio, permane per l’eternità il modello mai eguagliato di tutta la via contemplativa. In lei si adempie, per sempre, la beatitudine dei cuori puri e, di lei, i nostri Statuti dicono che è la sola fiamma segreta che dona senso alla nostra solitudine. In questa luce verginale della Madre di Dio io vorrei, ancora oggi, che ci mettessimo all’ascolto di San Bruno. Lasciamo che egli ci parli e che ci dica ciò che era per lui la solitudine, di cui lo Spirito Santo gli aveva insegnato la profondità.

* * *

Innanzitutto, sottolineiamo che Bruno, nelle sue lettere, non sembra fermarsi per nulla alla solitudine materiale, anche se è evidente che essa costituisce le fondamenta di tutto ciò che scrive. Parlando a Raoul della vita che egli conduce in Calabria, si accontenta di dire: “Io abito in un deserto separato, in ogni suo lato, da tutte le abitazioni” , senza insistere di più sulla lontananza dal mondo.

Scrivendo ai suoi figli della Certosa, non gli viene in mente di affrontare il tema della solitudine del luogo della Certosa, tanto la cosa è chiara. Egli ci ha vissuto. Ha sperimentato il taglio radicale che vi si effettua nei confronti delle regioni abitate circostanti. Cosa potrebbe egli aggiungere che non conoscano e non vivano già i suoi fratelli? Forse vi è un richiamo discreto di tutto ciò, quando egli dice ai: “suoi figli amatissimi in Cristo… : Io ho imparato l’inflessibile rigore della vostra osservanza saggia e veramente degna di elogi”.

Ma alla fine sentiamo bene che il cuore di Bruno pensa ad altro e non a parlare della salvaguardia del deserto.

Per contro, noi lo sentiamo molto vicino al testo degli Statuti col quale abbiamo incominciato, quando prosegue nella medesima lettera: “Io ho sentito il nostro felicissimo fratello Landuino dirmi il vostro santo amore e il vostro zelo instancabile per la purezza del cuore e della virtù”.

Bruno è un maestro in materia di solitudine, ma la sua inclinazione è di scrutarne la dimensione spirituale, senza indugiare nell’osservanza esteriore che essa implica, con evidenza, ai suoi occhi.

Il primo sentimento che sgorga sotto la penna di Bruno è che la solitudine vera, la solitudine stabile e profonda è un dono totalmente gratuito di Dio: “Rallegratevi, miei cari fratelli, della vostra beata sorte e dell’abbondanza delle grazie che Dio vi ha prodigato… Rallegratevi di essere entrati in possesso del riposo e della sicurezza, avendo potuto gettare l’ancora nel porto più nascosto” . La solitudine è una grazia da ricevere con riconoscenza. Essa non è l’opera della nostra volontà, per perseverante che sia. Essa non è il frutto d’una tecnica umana. Come non avere desta attenzione per l’insistenza con la quale Bruno rammenta questa verità che noi corriamo il rischio di dimenticare in eterno? “Molti vorrebbero arrivarci; molti vi si sforzano senza mai riuscirci; molti infine, dopo esserci giunti, non vi sono ammessi, poiché ad ognuno di loro il cielo non l’ha accordato “.

E Bruno non esita a concludere: temiamo di “perdere questa beatitudine così desiderabile per una ragione o per l’altra” se non vogliamo “provare pena continua” . La solitudine, soprattutto la solitudine interiore, quella in cui si gioisce nella pace del riposo e della sicurezza, questa solitudine si può perdere. Che il Signore ci conservi un cuore riconoscente alla sua grazia.

* * *

Fermiamoci su di un altro aspetto della vita solitaria, tale la si percepisce sotto la penna di Bruno. Essa è austera, aspra, esigente. Senza dubbio egli non ha sviluppi speciali consacrati a questo tema, ma lo si percepisce in filigrana lungo tutto il corso delle lettere. E’ una realtà normalissima agli occhi di Bruno e lui ne parla soprattutto a proposito delle conseguenze pratiche di questo “inflessibile rigore” dell’osservanza solitaria. Egli menziona a Raoul, per esempio, “le fatiche dello spirito troppo fragile” che gli sono imposte dal “rigore della disciplina regolare e dagli esercizi spirituali “ .

Più significativo ancora è il piccolo incidente sopravvenuto nella comunità della Certosa, il quale obbliga Bruno ad aprire gli occhi dei monaci sul loro dovere di fronte alla santità vacillante del loro padre e priore. Certo, essi lo amano molto profondamente, ma per fedeltà al rigore della loro vita essi non osano intervenire e procurargli addolcimento, di cui è tuttavia evidente che egli abbisogna.

Da parte sua, Landuino, temendo di correre il rischio d’incitare al rilassamento l’uno o l’altro dei suoi fratelli, forse “preferisce mettere la sua vita in pericolo piuttosto che mancare in qualche cosa al rigore dell’osservanza”.

Di fronte a questo eccesso, Bruno reagisce con prontezza. “Ciò è inaccettabile!”, poiché è sicuro che non vi è alcuna possibilità di trascuratezza fra i compagni di Landuino.

Eccoci dunque immersi in un mondo monastico in cui è di rigore una grande austerità. Bruno, tuttavia, non teme di dire che essa è “saggia e degna di elogi”. E la migliore prova è l’atmosfera di gioia che essa irradia. Bisognerebbe moltiplicare le citazioni che fanno percepire la gioia permanente di Bruno, quella alla quale egli invita i suoi fratelli, quella che egli promette a Raoul se, a suo turno, verrà nel deserto. Poiché si tratta veramente di una grazia del cielo che fiorisce in solitudine: “Qui, in premio dello sforzo del combattimento, Dio dona ai suoi valorosi la ricompensa attesa: la pace che il mondo ignora e la gioia nello Spirito Santo” .

* * *

Diciamo una parola, infine, della straordinaria tenerezza che irradia dalle parole di Bruno, poiché si tratta della sua propria confessione, di una dimensione essenziale della vita solitaria, tale egli la vive e tale egli la desidera condividere con coloro che ama. Tenerezza per Dio, ma ugualmente tenerezza per gli uomini. Cominciamo da quest’ultima.

L’abbiamo già notato: nulla ci porta a credere che per Bruno la solitudine sia un rifiuto degli altri, un muro alzato tra lui e i suoi fratelli. Al contrario, lo si sente attento a tutte le dimensioni di un’autentica carità. La sola parola un po’ dura riguarda i “laici oziosi e girovaghi “ che, in prossimità della Certosa, rischierebbero di contaminare i fratelli conversi se essi non “li fuggissero come la peste”.

Per esser brevi, fermiamoci ad un solo passaggio poiché è senza dubbio il più significativo: quello in cui Bruno domanda ai suoi fratelli della Certosa di meglio vigilare sulla santità di Landuino. In termini appena velati, Bruno fa sentire loro che essi sono prigionieri di un’osservanza troppo materiale, così come il loro priore senza dubbio. E tuttavia che testimonianza di tenerezza fraterna Bruno offre agli uni e agli altri!: “Ho voluto custodire vicino a me il fratello Landuino a causa delle sue gravi e numerose malattie. Ma per lui è fuori questione di ritrovare lontano da voi la santità, la gioia, la vita, né altro che valga ed ha opposto un rifiuto. Le sue lacrime abbondanti per voi, i suoi sospiri ripetuti testimoniano apertamente quanto voi contate per lui e di quale amore senza macchia egli vi ami tutti. Io, pure, non ho voluto forzarlo al fine di non ferire alcuno: né lui, né voi che mi siete così cari in ragione delle vostre virtù”.

Il cuore di Bruno si lascia vincere senza resistenza dall’amore di Landuino per i suoi fratelli. Non è indifferente, in effetti, al priore della Certosa di essere in cella a mille miglia dai suoi fratelli o vicinissimo a loro. La sua solitudine, per essere autentica, deve essere una comunione d’amore vissuta ogni giorno con loro, in mezzo a loro.

* * *

La tenerezza divina che dischiude nel cuore di Bruno la vita nel deserto, si trova soprattutto cantata in ciò che io chiamavo l’Inno alla solitudine (A Raoul, 6 e 7). Al di fuori di tutte le teorie, Bruno lascia semplicemente parlare l’esperienza che sta vivendo. Si esita a cominciare o a parafrasare questo racconto dell’incontro segreto tra Dio e il nostro beato Padre. Non sarebbe meglio dire che noi dobbiamo soprattutto sforzarci di seguirlo? Noi siamo veramente vicino alla sorgente nascosta che scaturisce dal fondo del deserto. Che noi sappiamo percorrere tutte le tappe necessarie per giungervi e attingervi sull’esempio di Bruno. Egli ci ha confidato il suo segreto. Egli ci dice, così, che cosa sia la solitudine per lui. Egli non la vede come un luogo di orrore e di spoliazione inumano, ma gli dona i tratti di queste donne della Bibbia, di cui la tenerezza misteriosa e nascosta gli è sembrata più significativa. La solitudine è la bella Rachele poco feconda, è la bella Sunammita che deve infuocare il nostro cuore, è la migliore parte attribuita da Gesù a Maria di Betania.

Che la Vergine Immacolata ci aiuti a scoprire questa solitudine, luogo d’incontro con Dio. Maria, madre di Gesù: non è lei, più di chiunque altro, questa solitudine benedetta e piena di grazia dello Spirito Santo?

Amen

La certosa di Buxheim rivive per un giorno

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Lo scorso 8 dicembre, in occasione della festività dell’Immacolata Concezione, nella certosa tedesca di Buxheim come per prodigio il monumentale coro monastico ha ripreso vita. Ciò è stato possibile poichè un gruppo del Seminario Internazionale di Saint-Pierre Wigratzbad, della confraternita FSSP dopo una visita in certosa, ha partecipato ad una solenne Santa Messa celebrata dall’abate Bernward Deneke. E’ stato emozionante, come vedremo dalle immagini che seguiranno, vedere i giovani seduti nei meravigliosi stalli lignei del prezioso coro dei certosini. Dal momento in cui la certosa di Buxheim è stata chiusa a causa della secolarizzazione, il luogo è stato adottato dai Salesiani che ne hanno fatto una scuola ed un convitto. Vedere riprendere una celebrazione da una comunità con il coro attivo, ritornato seppur per un solo giorno alla sua antica funzione mi ha profondamente colpito. Vi offro le immagini di questa funzione religiosa. Buona visione

Festa dell’Immacolata Concezione

 

Oggi per celebrare la festività dell’Immacolata Concezione, vi propongo la lettura e meditazione di questo sublime sermone realizzato da un certosino.

Veni, Soror mea sponsa…Ecce quasi aurona consurgens…
Vieni sorella mia, sposa…Eccola come l’aurora che sorge…(Cantico dei Cantici)

Nel Cantico dei Cantici, la Vergine Maria viene comparata con l’aurora, perché è l’inizio di una nuova creazione. Con la sua Immacolata Concezione, la storia dell’uomo ricomincia e tutto è chiaro nuovamente: si tratta di una materia intatta, tutta pura e docile, di cui sarà fatto il primo Adamo e anche noi con lui, se ci lasciamo creare nuovamente. Perché la Vergine solo aspetta per la nostra buona volontà e per il gesto di abbandono assoluto e veramente filiale, per lavarci nella sua innocenza. Il nostro compito è abbandonarci al suo sguardo, che è simile ad un lago – oculi tui sicut piscinae in Hesebon – come è stato scritto nei Cantici, ad un’acqua completamente cristallina, in cui noi siamo purificati e poi inondati con la vita divina.
Sotto il regime della grazia – la grazia di cui Maria è piena e che distribuisce nella misura del suo amore materno – la ricompensa è data prima del merito, la ricchezza e la felicità sono prodigate prima di ogni prova. Si tratta di metodi di un nuovo mondo, metodi specificamente divini.
Gli uomini sono incapaci di questa liberalità perché non sono fonti di bene, ma sono solo il suo depositario, cauti e impauriti. Nella educazione dei nostri figli, nel commercio e nella giustizia, in primo luogo stabiliamo le condizioni e le minacce di punizione. Gli uomini solo si concedono premi dopo aver ottenuto lo sforzo in cambio di servizi o garanzie. Ma con Dio è diverso. Dal momento che il peccatore appella a Lui, riceve immediatamente ed esattamente ciò che non ha prezzo, l’eredità del sangue divino e il marchio di figlio di Dio. Il suo cuore è stato liberato dalla vittoria di Cristo ed è pieno di questo puro trionfo precedentemente armato di nobiltà e di gioia, ed è invitato a combattere ed a sostenere i lavori ed i sacrifici nella misura delle sue forze.
È così il governo del Regno di Dio, la prudenza di Maria, l’economia della Casa d’Oro. Le vie di Dio sono diverse dalle nostre vie, anche se spesso non le capiamo. Non abbiamo nemmeno il coraggio di credere nella dignità, nella libertà che ci viene offerta; quasi diffidiamo della generosità di Dio. Ignoriamo i suoi regali essenziali, proprio quando abusiamo dei beni inferiori. La mancanza di fede e di fiducia ci paralizza. Non abbiamo il coraggio nei percorsi clandestini dove cerchiamo di camminare, perché la timidezza e l’angoscia soffocano ciò che è meglio nell’uomo. Apriamo, quindi, gli occhi ed il cuore in perfetta solitudine con Dio, raccogliamoci nel nostro interiore e diventiamo consapevoli di ciò che Egli ci dona, di ciò che Egli è per noi. Il nostro coraggio e la nostra pazienza possono essere solidi, solo se provengono da una felicità intima.
Sembra che a volte abbiamo paura di riconoscere la santità, come se si trattasse di beni materiali di cui un uomo è privato perché un altro li ha. Ma questo sentimento è possibile solo per l’ignoranza della realtà in questione. Ciò che è dato ai santi e, in primo luogo a Maria, è anche dato a ciascuno di noi. E succede necessariamente così con i beni spirituali, perché la loro fonte è infinita e immediata, e realizza il suo vero significato nella carità; abbiamo solo il compito di non trattenerli e trasmetterli senza alcuna riserva.
Inebriamoci dei privilegi di cui ci offre pienezza Maria: Venite et comedite, amici, inebriamini, carissimi. Inebriamoci di Dio, con Maria, nostra madre e nostra sorella.

Una preghiera certosina per l’Immacolata

Una preghiera certosina per l’Immacolata

La vergine dei certosini

Cari amici in occasione della celebrazione della Festa dell’Immacolata Concezione, voglio offrirvi una splendida e antica preghiera dei monaci certosini. Il suo testo, come ci testimonia la foto che segue, è attualmente conservato all’interno della chiesa di Santa Maria del Bosco a Serra san Bruno.

Preghiera santa Maria IMMACOLATA

Clicca sulla foto per ingrandirla

Oh! Potentissima Regina del Cielo e purissima Vergine Madre di Dio, Immacolata Maria Signora del Sacro Cuore di Gesù e Madre nostra pietosissima! Deh volgete uno sguardo su di noi miseri peccatori ed indegni del nome di vostri figli. A Voi che dei peccatori siete l’unico rifugio rivolgiamo i nostri clamori, le nostre lacrime, gementi, angustiati ed afflitti. La vostra bontà e clemenza ci anima e ci da confidenza a chiamarvi col dolce nome di Madre nostra. Deh!mirate i nostri volti, e vi daranno a comprenderlo ineffabile dolore che tormenta i nostri cuori, ed abbiate di noi pietà. Le nostre pene sono ben dovute a cagione delle nostre colpe, ma la vostra misericordia vi muova a compassione di noi. Oh fonte inesausta d’amore, oceano di carità, oh !Cuore di Maria, sarete Voi impassibile ed indifferente, sarete Voi silenziosa allo sguardo delle nostre tribolazioni che ci aggravano si lungamente, in osservare le nostre persecuzioni, le persecuzioni dei vostri figli, abbenchè peccatori, addivenuti bersaglio di scherno e di obbrobrio!! No, non lo sarai giammai! Voi siete l’unica nostra speranza, quel faro di luce che in mezzo alla burrasca, può additarci il posto sicuro.

Oh! Maria, ricordatevi che, dal momento in cui fu bandito il domma  dello Immacolato Vostro Concepimento, l’inferno si morse le labbra, si scatenò contro di noi, vostri figli, e sfogò il suo furore e la sua rabbia. Il vostro onore e la vostra gloria furono la cagione motiva delle nostre sventure. Noi ne siamo contenti per amore vostro. Oh! se potessimo accrescere il vostro onore e la vostra gloria. Madre pietosa, anche a costo di maggiori pene, sarebbe di nostra consolazione. Un lamento, una lagrima sola per amore vostro non sarà versata senza la vostra ricompensa. Voi, dall’alto del vostro trono ci animate a sperare.

Si, noi confidiamo in Voi, e da voi speriamo di essere fedeli a Dio fino alla morte.

Voi però proteggeteci e teneteci coverti col vostro pietoso manto.

Deh! Vi sovvenga che un di a Voi sacro facemmo a voi solenne dedica di questa religiosa Famiglia, ed affidammo alle vostre Mani le chiavi di questo sacro Chiostro, perché non vogliate permettere che ricada in mano straniera. Custodite gelosa questo Orto chiuso, e fate che germoglino in essa le vermiglie rose della carità, e fioriscano le piante odorifere di ogni virtù. Serbate intatti dallo sterminio questi sacri ruderi che ricordano le gesta gloriose del nostro Patriarca San Brunone, e fate che noi imitandolo, possiamo meritarci come Lui le vostre compiacenze e tenergli compagnia nella gloria del Paradiso. Così sia

O Maria, concepita senza peccato, pregate per noi che ricorriamo a Voi. ( 100 giorni di indulgenza)

Dolce Cuore di Maria siate la salvezza mia (300 giorni d’indulgenza)

Storia di una doppia conversione

Storia di una doppia conversione

Immacolata Concezione (Bartolomeo Cesi)

La storia che voglio raccontarvi è legata alla conversione al cattolicesimo e successivamente alla vita monastica di un giovane soldato. Il soggetto in questione si chiamava Leon Paulovitch de Nicolai, era nato a Copenhagen il 19 gennaio del 1820 apparteneva ad una famiglia nobile ed egli stesso aveva il titolo di barone. Suo padre era ambasciatore della Russia in Danimarca, dove egli nacque e dove fu educato agli insegnamenti religiosi luterani. Da giovanissimo, come era in uso all’epoca, egli decise di intraprendere la carriera militare entrando nell’esercito imperiale. Da subito si distinse per le sue doti marziali, mettendosi in luce nella campagna del Caucaso tra il 1854 ed il 1859, e presto divenne uno dei migliori generali dell’esercito russo. Ma la Provvidenza dette una energica virata ad un destino apparentemente segnato, spingendo il nobile generale ad una conversione religiosa. Nel 1859 de Nicolai si convertì al cattolicesimo grazie alla sua devozione alla Immacolata, ciononostante tale decisione non compromise la sua carriera militare, tant’è che divenne generale luogotenente ed aiutante di campo dell’imperatore Alessandro II. A questo punto dopo una lunga carriera tra le trincee ed i campi di battaglia, tra rovine distruzione e morte Leon de Nicolai riceve dalla Provvidenza un altro scossone, egli infatti decide di dare le dimissioni da generale nel 1868, per abbracciare la vita monastica certosina. Entrò nella Grande Chartreuse, facendo la professione provvisoria  l’8 settembre del 1869, a cui fece seguito quella solenne il 21 marzo del 1874 divenendo poi sotto procuratore della Grande Chartreuse. La vita monastica di Dom Jean Louis, era questo il suo nuovo nome, fu caratterizzata dalla totale devozione all’ Immacolata, che aveva favorito le sue bizzarre conversioni accompagnadolo, come vedremo, con la Sua presenza fino alla morte.

La sera del 6 dicembre del 1890, Dom Jean Louis di ritorno da una commissione esterna inerpicandosi verso la Grande Chartreuse su di un viottolo innevato e ghiacciato scivolò cadendo in un burrone. Tramortito dalla caduta, presto rinvenne, ma ferito ed impossibilitato a muoversi, tra la neve ed il gelo trovò un unico conforto nell’affidarsi alle preghiere all’Immacolata Vergine Maria rassegnato ad una morte certa. Ma la sua speciale protettrice intervenne prodigiosamente!!

Il giorno 8 dicembre festa di Maria, un giovane pastorello scorse tra la neve il monaco caduto nel burrone e si adoperò per soccorrerlo. Dom Jean Louis stressato ed assiderato era ancora vivo per ben due giorni aveva resistito alle insidie della neve ed alle ferite riportate, grazie solo alle incessanti preghiere. L’inclinazione di Dom Jean Louis alla disciplina militare prima, ed all’obbedienza durante la vita monastica ha dimostrato la sua totale abnegazione a Maria, la quale ha così premiato il devoto monaco. La sua sofferenza durò per molte settimane, poiché le ferite subite erano considerevoli ed insanabili. Il giorno 2 febbraio, festa della purificazione di Maria, il suo confessore dom Vincent vicario della certosa, disse a Dom Jean Louis agonizzante :

Oggi è un buon giorno per morire, caro padre. Si suona per compieta. Vado e chiedo la Madonna, nostra Madre, che si può celebrare la Sua festa in un modo migliore” ascoltate queste parole rassicuranti Dom Jean Louis con serenità si spense donandosi a Dio come Maria sacrificò il suo figlio Gesù nel Tempio.

Questa storia ci dimostra che la devozione alla Vergine ha costellato l’intera vita di de Nicolai fino alla fine confermandoci che la nostra morte altro non è, che l’eco della nostra vita.

Festa dell’Immacolata Concezione della Beata Vergine Maria

8 dicembre

FESTA DELL’ IMMACOLATA CONCEZIONE

DELLA B.V. MARIA

In occasione della celebrazione della Solennità dell’Immacolata Concezione della Beata Vergine Maria, eccovi un testo interessantissimo ed esplicativo.
Tratto dalle letture della preghiera notturna dei certosini, della certosa di Serra San Bruno, vi offro questo eccellente testo del certosino Giovanni Giusto Lanspergio (α 1489 – Ω 1539)

Dal vangelo secondo Luca. 1,26-28

L’angelo Gabriele fu mandato da Dio in una città della Galilea, chiamata Nazaret, a una vergine

Omelia su questo vangelo di Giovanni Giusto Lanspergio.

In Solemnitate Annuntiationis B.V.M. Opera omnia, Monsterolii,1889, t.II,246-248.

Creatore buono e clemente era divenuto intollerabile vedere l’uomo precipitare nell’abisso. Preso da ineffabile misericordia, mandò un angelo, scelto tra i più degni l’arcangelo Gabriele – in una città della Galilea, chiamata Nazaret. L angelo scese nella casa dove abitavano i genitori della futura Madre di Dio, la Vergine santissima, la quale ormai tornata dal tempio, era promessa sposa a san Giuseppe.

L’angelo si presentò dunque a una vergine. E quale vergine! Una vergine autentica, vergine nel corpo e nell’animo più pura di un angelo. Una vergine dalla bellezza cosi fulgida che il Re dei cieli, il Figlio dell’Altissimo, desidero averla per madre, scegliendola dalla turba sconfinata dell’umanità.

L’angelo entrò per salutare questa vergine e trasmetterle un messaggio da parte di Dio. Un messaggio inaudito: nessuna parola di tal fatta era mai stata portata in terra fino a quel giorno.

Sta scritto che l’angelo entrò da lei. Ma dove entrò? Maria era ritirata nella dimora paterna, seduta nella sua stanzetta, totalmente assorta a supplicare Dio perché liberasse gli uomini. Sprofondata nella contemplazione divina, era come interamente sospesa in Dio. Il suo spirito rimaneva costantemente unitissimo a Lui, grazie alla straordinaria purezza del proprio cuore. Ogni volta infatti che lo desiderava, ella poteva tendere verso l’Altissimo attraverso la contemplazione. Eccola dunque seduta a invocare ardentemente il Signore perché venga in terra il Cristo, l’atteso Messia. L’angelo entra nella stanza dove Maria è dedita soltanto a Dio, raccolta in se stessa. Gabriele si rivolge con il massimo rispetto a colei che sta per divenire la Madre di Dio: Ti saluto, o piena di grazia!

Ave, o Maria, piena di grazia. Tu sei esente da ogni macchia, anche dalla più piccola ombra.

Sei cosi perfettamente bella e immacolata, che nulla in te e mai spiaciuto a Dio.

La grazia ti ha invasa e ti possiede interamente. Il Signore è con te, tutta la Trinità ti inabita, e questo non in maniera ordinaria, ma in modo speciale e tutto proprio. Il Signore si è compiaciuto in te, ti ha creata e gode di abitare sempre con te, invaghito della tua bellezza. Egli ti ha avvolta totalmente di se, preservandoti dalla minima invasione del nemico. Il Signore è sempre con te, in te permane, ti fortifica, circondandoti con la sua grazia, che mai t’abbandona. Iddio altissimo prepara in te un’abitazione degna e adeguata per il suo Figlio, che ha desiderato nascere nel tuo grembo.

Benedetta tu fra le donne, 1 Lc 1, 42fra tutte le creature! La soavità divina ti ha accolta con tante e tali benedizioni, che l’onnipotente tuo Creatore decretò di essere tuo figlio: l’Immenso volle nascere come bambino grazie a te. Tu sei benedetta fra tutte le donne, tu che godi dell’onore della verginità e sei madre dell’Onnipotente. Unica fra tutte le donne, hai concepito senza il marchio del male e senza sofferenza dai alla luce. Questo concepimento unico ti ha reso ancora più pura e più santa.

Hai trovato grazia presso Dio.2. Lc 1 .30 So che il tuo smarrimento e il tuo timore non esalano dal vizio, ma sono i fiori fragranti della tua virtù. Sii certa di aver trovato grazia presso Dio, di essergli piaciuta e di aver saputo divenirgli gradita oltre ogni misura. Lo devi alle tue eminenti virtù, alla tua preghiera continua e incendiata d’amore, che ha chiesto e ottenuto la sua grazia.

Tu sei beata, Maria, perché non hai chiesto e ottenuto la grazia degli uomini, ma quella di Dio!

Immacolata Concezione della beata Vergine Maria

8 dicembre

FESTA DELL’ IMMACOLATA CONCEZIONE

DELLA B.V. MARIA

In occasione della celebrazione della Solennità dell’Immacolata Concezione della beata Vergine Maria, eccovi un testo interessantissimo ed esplicativo.
Tratto dalle letture della preghiera notturna dei certosini, della certosa di Serra San Bruno, vi offro questo eccellente testo del certosino Giovanni Giusto Lanspergio (α 1489 – Ω 1539) la cui illustre figura approfondirò in un articolo apposito.

Dai Discorsi di Giovanni Giusto Lanspergio.

In Solemnitate Conceptionis B.Mariae. Opera omnia, Monsterolii,

1889,t.II,48-49.

Dobbiamo credere e ritenere fermamente che la beata Vergine Maria fu concepita senza peccato originale. San Giovanni Battista e san Geremia vennero senz’altro concepiti con il peccato originale, ma ne furono purificati e Dio li santificò fin dal seno materno, prima ancora di nascere. Perciò era conveniente che la beata Vergine Maria, Madre di Dio, fosse glorificata da un singolare privilegio ancora più grande: ella non ebbe neppure bisogno di essere purificata dal peccato originale, giacché il Signore la preservò da quella colpa. Leggiamo nella Scrittura: Io porrò inimicizia tra te e la donna, tra la tua stirpe e la sua stirpe: questa ti schiaccerà la testa e tu le insidierai il calcagno. Gn 3,15. Il testo allude a Maria e al serpente, cioè al diavolo. In che modo la Vergine avrebbe potuto schiacciare la testa del serpente demoniaco se anche solo per un istante ella gli fosse stata soggetta a motivo del peccato originale? Lungi da noi il pensare che la santissima Madre di Dio abbia potuto anche solo per un attimo essere figlia del diavolo, votata all’ira divina. Come avremmo potuto dirla Madre di Dio, eletta prima dei secoli, se fosse stata serva del demonio? No: Iddio, il Figlio di Dio e della Vergine, non tollerò questo nella sua Madre amatissima. In nessun modo possiamo pensare che la Madre di Dio, la regina dei cieli, la signora degli angeli, colei che incute paura e terrore ai demoni, possa essere stata concepita con il peccato originale. Eva fu creata esente da ogni colpa e da ogni vizio. Potremmo allora considerare Maria inferiore ad Eva e reputare santa questa, mentre la prima avrebbe portato la macchia del peccato originale? O come potremmo esaltare Maria benedetta fra tutte le donne, se la reputassimo uguale alle altre? In altre parole, Maria come potrebbe essere benedetta sopra tutte le donne se fosse stata concepita nel peccato o se la sua nascita fosse stata meno pura di quella di Eva? Va assolutamente escluso il pensiero di preferire Eva, perché sarebbe anteporre l’immagine e la figura alla verità. Eva infatti fu soltanto prefigurazione di Maria santissima. E’ inconcepibile che la beata Vergine, eletta Madre di Dio fin dall’inizio prima di tutti i secoli, non sia stata concepita pura e senza peccato. La grazia non vale forse più che la natura? Secondo alcuni detti di Santi o delle Scritture nessuno può nascere e vivere senza peccato. D’accordo, è la legge comune. Ma Dio non poteva esentare chi voleva da questa legge comune? Non poteva onorare la Madre sua di un singolare privilegio? Come gliene ha accordato molti altri, avrebbe trascurato questo? Non è conforme a natura, non è mai accaduto che una vergine concepisca e dia alla luce un figlio; tuttavia la grazia divina lo ha realizzato in Maria. Dio sentenziò per tutte le donne: Con dolore partorirai figli. Gn 3,16. Maria però ha messo al mondo nella verginità, senza provare dolore o tristezza. Su tutto il genere umano grava la sentenza: Polvere tu sei e in polvere tornerai. . Gn 3,19. Eppure Maria non sperimentò la corruzione. Il suo corpo santissimo non doveva tornare in cenere, tanto meno conoscere la decomposizione, giacché ella era rimasta intatta nel concepimento e nel parto. Tutti questi aspetti vedono dunque Maria sfuggire alla legge comune degli umani, perché favorita da privilegi specialissimi. Allora per quale ragione non avrebbe dovuto essere preservata dal peccato originale? Dio non ha tralasciato nulla di ciò che si addiceva alla venerazione, al culto e all’onore della sua santissima Madre. Se non l’avesse preservata dalla colpa di origine, si sarebbe potuto pensare che egli non lo voleva, non lo poteva o non conveniva. Ma sono tutti motivi fuori posto. Conveniva innanzitutto dotare di un onore speciale e prestigioso la più alta in assoluto di tutte le creature, quella più vicina al Cristo Dio. E poi, dare a Cristo la madre più innocente e immacolata fra tutte. Conveniva che il Figlio onorasse la Madre con lo splendore della purezza, di tutte le virtù e le forme di santità possibili. Nessuna creatura umana avrebbe dovuto essere più grande e più mirabile. In conclusione, è difficile ipotizzare che Cristo non dovesse, non potesse e non volesse conservare la Madre sua pura e santa; in realtà lo fece, come dobbiamo fermamente credere. Quanto a noi, figli carissimi, veneriamo questa Vergine, amiamola,imitiamone la purezza e la santità.