Molti conoscono la chiesa di Santa Croce in Gerusalemme, costruita dall’imperatore Costantino e legata a sua madre Elena, e alle reliquie da lei portate dalla Terra Santa (in particolare, un frammento di legno della croce di Cristo). Ma la chiesa è sorta all’interno di un preesistente complesso di edifici e di giardini di grande bellezza, di cui rimangono testimonianze non sempre visibili.
Nell’articolo odierno, cari amici vi parlerò della presenza dei monaci certosini nella certosa di Santa Croce di Gerusalemme a Roma. Dapprima intendo farvi una premessa circa la presenza certosina nella città eterna.
Il primo insediamento certosino in Italia, avvenne a Roma nel 1090, quando Papa Urbano II, donò a San Bruno la chiesa di San Ciriaco nei pressi delle Terme di Diocleziano. Bruno rifiutò, perchè il luogo non era consono per svolgere la vita certosina. Nel 1304 Padre Boson chiese l’insediamento dei Certosini nelle antiche terme. Quest’ ultima ipotesi fu ritenuta troppo costosa, si optò allora, per l’ex convento Agostiniano di Santa Croce di Gerusalemme a Roma, il quale da diversi anni era vacante, perché priva di persone che celebrassero il culto divino. Nel 1370 con una Bolla Urbano V autorizzò il benefattore Nicola Orsini a fondare una certosa.
Furono donate, oltre alla chiesa anche tutti gli edifici annessi, ovvero chiostro celle, cimitero campane e campanile oltre agli orti ed ai terreni adiacenti. Nell’atto di donazione con cui Nicola Orsini trasmette questi beni all’Ordine, egli promette di ricostruire la casa, di dotarla e arredarla a sue spese, perché vi possano vivere un priore e dodici monaci, chierici e conversi, secondo le consuetudini certosine. Fu inserita nell’atto una clausola particolare, infatti il nobile benefattore dichiara che qualora la chiesa di Santa Croce non sembrasse adatta ai certosini, egli promette di costruirne un’altra nell’ ambito adiacente, a sue spese. La nuova certosa fu incorporata nell’Ordine nel 1370 e nella Prov. Lombardiae remotioris (Prov. S.Bruno), fu nominato come primo priore Dom Guido Favullia, già vicario della certosa di Bologna. Nel 1382 a causa dello scisma, nella certosa di Roma fu celebrato un Capitolo Generale in esso alcuni priori elessero quindi come altro Generale, Giovanni di Bari, il quale nel 1381 aveva sostituito come priore della certosa di San Martino di Napoli, il già citato, Giovanni Grillo, che era stato rimosso dal suo incarico poiché considerato un partigiano dell’antipapa. Giovanni di Bari scelse come sua sede la certosa di Firenze di cui era già stato precedentemente priore.
Nel 1390 le Cronache riferiscono che Dom Stefano Maconi, quand’era ancora a Bologna, prima di essere rieletto Generale dell’Ordine, fu incaricato con il priore di Roma, Dom Roberto, per recarsi dal pontefice Bonifacio IX, al fine di chiedere un trasferimento dato che i monaci “vix corpore coeli locique gravitatem sustinere poterant” ovvero vi erano delle difficoltà per proseguire la vita monastica a S.Croce.
Alle oggettive difficoltà denunciate dai certosini, purtroppo non si riuscì a trovare nell’immediato una soluzione soddisfacente, anche se Bonifacio IX concesse ai monaci un ex monastero benedettino di Palazzolo con una Bolla del 21 ottobre 1391, che fu utilizzata come luogo per far ritemprare i monaci vecchi e malati.
Successivamente anche Innocenzo VII, il successore di Bonifacio IX, verrà incontro alla situazione precaria della certosa romana, riparando la copertura della Chiesa e accordando loro edifici attigui, in una Bolla del 1406.
Il disagio a Santa Croce di Gerusaleme continuò ad esserci, al punto tale che nel Capitolo Generale del 1429 fu deciso di rinunciare a tale insediamento comunicandolo direttamente al pontefice, ma a causa di varie situazioni, tra cui la peste il caos regnava. Pertanto il Pontefice non potè venir in aiuto dei certosini e tanto meno accondiscendere alla chiusura del loro convento. Tuttavia quel luogo aveva un clima assai malsano e neppure offriva la solitudine indispensabile per la vita claustrale certosina, ma bisognerà attendere l’inizio del XVI secolo, allorquando il cardinale du Bellay, ambasciatore di Francesco I, aveva costruito vicinissima alle Terme di Diocleziano una villa circondata da giardini. Alla sua morte, nel 1560, il cardinale san Carlo Borromeo l’acquistò e lo donò a suo zio, Papa Pio IV, il quale lo concesse in favore dei Certosini (1560). Con bolla del 27 luglio 1561 papa Pio IV dispose la trasformazione delle Terme di Diocleziano nella Chiesa e nella Certosa di Santa Maria degli Angeli.
(Concessione delle Terme ai Certosini 10 marzo 1560)
Già dalle lettere, che ci sovviene di averti scritte fin dall’anno passato, avrai inteso che Noi in onore della B.V.M. degli Angeli e di tutti i Santi, non senza ispirazione divina come si può credere abbiamo determinato di edificare in Roma a nostre spese e della Sede Apostolica una Chiesa nelle Terme di Diocleziano, anzi di convertir le Terme stesse, le quali furono dall’empio tiranno e crudelissimo nemico della Chiesa per i comodi e i piaceri degl’Idolatri con infinito sangue e sudore dei Fedeli edificate, in culto di Dio e in devozione dei medesimi cristiani. Potrai ancora aver conosciuto dalle stesse nostre lettere la distinzione con cui abbiamo trattato l’Ordine tuo Certosino; poiché non trovandosi in Roma Comunità religiosa che non reputasse grazia e beneficio singolare l’avere un luogo così ameno e di aria così salubre, noi nondimeno a tutti gli altri abbiamo voluto anteporre l’Ordine tuo. Della qual predilezione non solo abbiamo fatta una grazia particolare ai tuoi religiosi, ma abbiamo preteso anche di provvedere alla loro sanità. Poiché essendo la Chiesa di S.Croce in Gerusalemme, cui il loro monastero è unito in luogo d’aria insalubre in modo che d’estate ogni anno vi si ammalavano gravemente e anche vi morivano.
Perciò Noi onde condurre a termine col divino aiuto ciò che ci siamo proposti di fare, come abbiamo promesso ai tuoi religiosi, dopo aver purgato e consagrato quel luogo, abbiamo già cominciato a edificare la Chiesa, nella quale opera abbiamo impiegato molti artefici, e con non piccola spesa messe in ordine le altre cose necessarie.
Dato in Roma ai X di Marzo 1560 anno II del n. Pontif.
Breve di Pio IV
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