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Una immane tragedia in Corea

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Cari amici lettori, con il cuore addolorato vi comunico la morte di un confratello certosino a seguito di un incendio scoppiato nella certosa coreana di Nostra Signora di Corea, sita a 270 chilometri a sud-est di Seoul. A distanza di un mese, dal tragico evento, ho deciso di comunicarvi quanto accaduto.

Secondo l’Agenzia nazionale di polizia di Gyeongbuk e i vigili del fuoco il 26, ottobre scorso, intorno alle 22:34 del 25 è scoppiato un incendio le cui cause apparivano sconosciute in una cella della certosa maschile coreana.
Subito dopo l’allarme lanciato dai monaci, sul luogo sono prontamente accorsi, dopo appena 18 minuti, ventinove vigili del fuoco, a bordo di 12 autopompe, i quali si sono adoperati per domare l’incendio.
Il rogo ha bruciato 50 metri quadrati di una delle 12 celle a un piano, realizzate con pannelli isolanti sandwich con struttura in acciaio, provocando danni materiali per circa 25 milioni di won (stima dei vigili del fuoco), ed è stato completamente spento all’01:14 del giorno successivo, appunto il 26.

Questo evento disastroso ha purtroppo avuto un epilogo tragico, difatti dopo aver spento l’incendio i pompieri hanno trovato il corpo esanime di un monaco.

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Si tratta di Padre Jacob, un Padre certosino tedesco di soli 55 anni proveniente dalla Germania nel 2004 ed appartenente al gruppo fondatore di questa recente fondazione.

Padre Jacob, giunse in Corea del Sud con un confratello della certosa di Marienau, e furono raggiunti in seguito da un altro confratello della certosa tedesca.

Lo abbiamo visto nel recente documentario “La casa alla fine del mondo“, che vi ho proposto da questo blog.

Un monaco mite, dedito incessantemente alla preghiera ed alla severa vita certosina, condotta per ricercare l’incontro con Dio. Spesso diceva:  Voglio approfondire questo segreto ogni giorno“. Il mio, e credo il vostro auspicio è che egli abbia lasciato questa terra per raggiungere un luogo sereno, per vivere con gioia tra le braccia di Cristo.

Che Dio lo abbia in gloria e che San Bruno lo accolga come merita.

Gli inquirenti hanno raccolto alcune testimonianze tra i confratelli, ognuno dei quali era nella propria cella. Uno di essi ha affermato che “Mentre era intento in una lettura allo studiolo in cella, ha avvertito un acre odore di bruciato, e quando è uscito ha visto il corridoio saturo di fumo e le fiamme che divampavano violentemente”.

La precisa causa dell’incendio ed anche la causa della morte del compianto Padre Jacob, sono ignote ed in corso di accertamento.

Ci stringiamo alla comunità certosina per questa tragedia e per la perdita del loro confratello.

Cor lutto

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Farneta e la quiete spezzata

Farneta e la quiete spezzata

L’imperturbabile quiete all’interno di un complesso monastico certosino, è una caratteristica pressoché permanente, o almeno così appare. Talvolta però, bastano pochi minuti per stravolgere tale condizione di pace e serenità. E’ quanto è accaduto di recente, ovvero alcuni mesi fa, alla certosa dello Spirito Santo di Farneta, esattamente il 29 luglio scorso. Nel corso della mattinata, durante una violenta bufera di pioggia abbattutasi sulla zona, intorno alle ore 10:30 la quiete monastica è stata violata da fortissime raffiche di vento, che hanno raggiunto la velocità di 60 chilometri orari, tuoni, fulmini e impressionanti scrosci d’acqua. Una tromba d’aria, che si è abbattuta con tutta la sua furia sugli ambienti della certosa, arrecando ingenti danni strutturali. Sono stati danneggiati il campanile della chiesa e le tegole della cupola, ed inoltre due grossi alberi situati all’interno delle aiuole di uno dei due chiostri si sono sradicati abbattendosi sulle celle dei monaci. Gli ultracentenari ed imponenti cedri del Libano, alti più di 15 metri, non hanno retto all’impeto della straordinaria tempesta di pioggia e vento, divellendosi miseramente, nella caduta essi hanno anche arrecato gravi danni ad una cella che fortunatamente era vuota. Infatti, prodigiosamente, il giovane che l’abitava aveva lasciato la certosa il giorno prima per fare ritorno a casa!!! Nessun danno, quindi, ai trenta componenti della comunità certosina, rimasti illesi, ma spaventati per quanto è successo, e per quello che sarebbe potuto accadere. “Per fortuna, ha raccontato il Procuratore della certosa, in quel momento non c’era nessuno: il peso della pianta ha infatti sfondato il tetto e proiettato i detriti all’interno di due celle. I danni sono ingenti, adesso cercheremo di capire, anche con la Soprintendenza, in quale modo e con quali fondi intervenire…”. Anche il piano vasca di una fontana è rimasto distrutto. Dopo una rapida ricognizione, il Priore dom Basilio ha voluto trarre il bilancio degli ingenti danni di questo disastroso temporale estivo. “I due grandi cedri del Libano caduti nel chiostro– ha dichiarato il padre Priore –  hanno sfondato il tetto in vari punti. L’acqua e i detriti hanno invaso anche alcune celle e il vento ha scoperchiato parte della copertura in lamiera della cupola, oltre ai danni del campanile. I cedri dovranno essere tagliati a pezzi perché i vigili del fuoco non riescono a entrare con la gru nel chiostro. Ora vedremo come fare a restaurare d’intesa con la Soprintendenza”. L’oasi di pace è quindi stata successivamente turbata anche dai pompieri, che hanno provveduto a mettere in sicurezza le aree pericolanti. Va detto, che già l’anno precedente, ad agosto del 2009 i monaci erano stati violati dalla loro abituale serenità da un tremendo incendio. Durante la notte era scoppiato un violento rogo, all’interno del capannone agricolo del convento, dove i certosini stipano il fieno, facendone crollare la copertura di eternit. Dopo  circa venti ore i pompieri intervenuti  erano riusciti a spegnere le fiamme provenienti dal fienile. All’interno oltre al fieno c’erano anche mezzi agricoli e un gregge di circa 50 pecore che però è stato messo in salvo. Per i monaci, anche allora, la quiete molestata e tanto spavento. Come di consueto, in attesa del ripristino definitivo della quiete, la comunità monastica certosina ha continuato, imperterrita, l’attività claustrale ringraziando San Bruno per la scampata tragedia.

Le immagini che vi propongo, testimoniano la maestosità dei cedri del Libano che svettavano nel cosiddetto “chiostro nuovo” prima della tromba d’aria, e dopo…  adagiati sul tetto delle celle sotto lo sguardo incredulo di un monaco.