
CAPITOLO 11
Il noviziato
1 Coloro che ardono d’amore divino, alla ricerca dell’eterno, aspirano a lasciare il mondo, devono al loro arrivo con noi sentirsi accolti dallo stesso spirito. È quindi molto importante che i novizi trovino nelle case destinate alla loro formazione l’esempio dell’osservanza regolare, della pietà, della custodia della cella e del silenzio, come anche della carità fraterna. Altrimenti sarebbe vano sperare di vederli perseverare nella nostra vocazione. (St 8,1; 17,1)
2 I candidati che si fanno avanti devono essere considerati con cura e prudenza, secondo l’avvertimento di san Giovanni: Metti alla prova gli spiriti per vedere se sono da Dio. È certo infatti che l’Ordine progredisce o declina, in qualità come in numero, a seconda che i novizi siano scelti e formati bene o male. Le Priore devono informarsi attentamente sulla loro famiglia, sulla loro vita passata, sulle loro attitudini fisiche e psichiche; sarà bene consultare su questo argomento medici prudenti, che conoscono bene la nostra vocazione. Tra le qualità richieste a un candidato per una vita solitaria, l’equilibrio e il giudizio vengono infatti prima di tutto. (St 8,2; 17,2)
3 Solo tra i candidati possono essere ammessi coloro che la priora e la maggioranza della comunità riterranno dotati di spirito religioso, maturità e forza fisica sufficienti a reggere il peso dell’osservanza. Devono mostrarsi capaci, certo, della solitudine, ma anche della convivenza. Non abbiamo l’abitudine di ricevere novizi prima dei vent’anni. (St 8,3; 17,3)
4 È necessaria una maggiore riservatezza per l’ammissione di alcune persone che abitualmente si adattano con più difficoltà alle nostre osservanze e al nostro modo di vivere: coloro che hanno più di trentacinque anni, coloro che sono legati o che sono stati vincolati con i voti in un istituto religioso, coloro che hanno già abitato a qualsiasi titolo in una casa dell’Ordine e poi l’hanno lasciata. Queste persone non possono essere ammesse al postulato senza l’espressa autorizzazione richiesta al Capitolo Generale o al Rev.do Padre. Se questi ultimi lo ritengono necessario, il permesso può essere differito fino alla fine del postulato, ma non oltre un anno. Questa esenzione può essere concessa solo per ragioni veramente eccezionali. Nel caso di un professo di voti perpetui, il Rev.do Padre deve ottenere il consenso del Consiglio Generale. (St 8.4; 17.4) La candidata che intenda richiedere una delle esenzioni di cui sopra deve riflettere attentamente, e ricordare che l’Ordine, concedendole tale permesso, non si impegna in alcun modo alla sua definitiva ammissione nel caso in cui, dopo i lunghi anni di libertà vigilata, alla fine sarebbe stata ritenuta inadatta.
6 Quando una candidata ci si presenta, le chiediamo in particolare le sue motivazioni e intenzioni. Se davvero sembra cercare solo Dio, è esposta allo scopo della nostra vita, alla gloria che speriamo di dare a Dio partecipando alla redenzione, alla felicità di lasciare tutto per seguire Cristo. Ma gli si presentano anche prospettive dure e austere; mettiamo sotto il suo sguardo, per quanto possibile, tutti gli aspetti della vita che desidera abbracciare. Se non è scossa e si impegna risolutamente a percorrere una strada difficile mediante la fede nella parola del Signore, determinata a morire con Cristo per vivere con Lui, allora, secondo il Vangelo, è invitata a riconciliarsi con chiunque ha un rimprovero per lui. (St 8.6,7; 17.7)
7 Se è candidata alla clausura, deve saper vivere in solitudine, possedere in particolare una certa cultura generale, saper imparare il canto e, se possibile, avere una certa conoscenza del latino. (St 8,6) Se è candidata ai colloqui, faremo in modo che possa raggiungere gradualmente questa unità armoniosa che deve esistere tra contemplazione e azione nella nostra vita solitaria. Si esaminerà anche se possiede le attitudini richieste per impegnarsi nel lavoro ordinario dei condannati.
8 Con la postulante usiamo soprattutto gentilezza e dolcezza, e non le permettiamo di affrontare subito tutta l’austerità della nostra vita, ma solo a poco a poco, secondo le sue possibilità. (cfr. 8.4) Prima di iniziare il noviziato, la postulante in stato di conversa o donata si familiarizza gradualmente con la sua nuova vita. Partecipa alla liturgia in chiesa e assolve l’Ufficio come le monache laiche e donate. Si esercita in varie opere e obbedienze. (St 17.8)
9 La prova dura da sei mesi a un anno. Verso la fine di questo tempo, il postulante viene presentato alla comunità per essere ammesso al noviziato. Il voto si svolge in un altro giorno. (Per l’ammissione al noviziato di monache laiche e religiose, cfr. 17.3). (St 8.8)
11 L’ingresso in noviziato sarà preceduto da un ritiro di otto giorni per le monache della clausura. Per conversazioni e dati, questo ritiro sarà di almeno quattro giorni.
12 Poiché ha deciso di lasciare tutto per seguire Cristo, la novizia, se avesse denaro o altro, dà tutto alla priora. Questa, o la suora da lei designata, li custodirà fedelmente in deposito. Per noi non chiediamo nulla a coloro che vogliono entrare nell’Ordine, né ai novizi. (St 8,11; 17,10)
13 Il noviziato dura due anni. La priora può prorogarlo, a sua discrezione o su richiesta della novizia, ma non oltre i sei mesi. (St 8,13) I novizi che si orientano sulla via della conversazione o dei dati devono aver fatto la loro scelta tra questi due stati al più tardi alla fine del primo anno. Prenderanno questa decisione da soli liberamente. (St 17.12) Se un dato novizio del secondo anno, o un dato, passa allo stato di conversa, spetta alla priora precisare le tappe della formazione, in modo che si estenda su sette anni e almeno la metà e che le norme di legge sono rispettate. Si procederà in modo analogo per il passaggio di un colloquio, novizio o professo di voti temporanei, allo stato di dato. (St 17,14)
17 San Paolo scriveva ai primi cristiani: Dio non permetterà che siate tentati oltre le vostre forze. Anche tu, novizio, non lasciarti schiacciare dalla tentazione: è la parte che accompagna Cristo nel deserto. Sfida te stesso con le tue forze, riponi la tua fiducia in Gesù; se ha partorito la tua vocazione, realizzerà l’opera iniziata. (St 8:16; 17:15)
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