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Statuti delle monache dell’Ordine Certosino (cap. 49…57)

Stat prologo

CAPITOLO 49
Cerimonie dell’Ufficio in cella

7 Se a volte una debolezza o un eccesso di stanchezza obbliga chiaramente uno di noi a sedersi durante la liturgia, o anche se qualcuno è malato e costretto a letto, deve tuttavia, per quanto è possibile, osservare una certa riverenza. Dovunque celebriamo l’Ufficio divino, dobbiamo farlo con rispetto e dignità. La grandezza e la divinità di Colui al quale parliamo e davanti al quale stiamo, che ci guarda e ci ascolta, sono davvero ovunque le stesse. (St 54,10)

LIBRO 9

Sacramenti e suffragi

CAPITOLO 57

I sacramenti
Penitenza

1 Nel sacramento della Penitenza, Dio nostro Padre ci mostra la sua misericordia; mediante il mistero pasquale di suo Figlio, ci riconcilia nello Spirito, con lui, con la Chiesa e con noi stessi. Esortiamo quindi tutte le monache a frequentare questo sacramento, mediante il quale la conversione del cuore, fine proprio della vita monastica, entra a far parte del mistero della morte e risurrezione di Cristo. (St 62,1)

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Statuti delle monache dell’Ordine Certosino (cap. 48)

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Le cerimonie della comunità all’Ufficio Riunione in chiesa

1 Appena si sente il segnale delle Ore dell’Ufficio divino, che la comunità celebra in chiesa, abbandoniamo ogni altra occupazione e subito andiamo in chiesa con la massima riverenza, con aria raccolta. Non dobbiamo preferire nulla, infatti, all’opera di Dio. (St 53,1)
2 Entrando in chiesa, ci facciamo il segno della croce con l’acqua benedetta e prendiamo posto dopo un profondo inchino davanti al Santissimo Sacramento. Ci inchiniamo allo stesso modo quando passiamo davanti al Santissimo Sacramento. Arrivati ai nostri posti, rimaniamo in piedi, rivolti verso l’altare, preparandoci in silenzio all’Ufficio. Al segnale ci inchiniamo o ci inginocchiamo per pregare, secondo il tempo liturgico. Nessuno entra in chiesa durante la preghiera silenziosa che precede l’Ufficio. (St 53,2)

Preghiera silenziosa

6 Dove le rubriche prescrivono la preghiera silenziosa, questa dovrebbe durare almeno il tempo di un Padre Nostro e di un Rallegrati, Maria, se non diversamente specificato. Inoltre, ogni volta che il sacerdote dice Preghiamo (il Signore), lascia il tempo per una breve preghiera in silenzio prima di dire la preghiera. Altri momenti di silenzio possono essere introdotti durante l’Ufficio o la Messa. Questi momenti di silenzio permettono una compenetrazione più intima tra la preghiera personale e la Parola di Dio, o la supplica pubblica della Chiesa. (St 53,6)
21 In chiesa, per rispetto alla divina Maestà, dobbiamo astenerci da ogni rumore; stiamo in piedi con dignità e teniamo le mani fuori dalla ciotola. Osserviamo sempre e dovunque la modestia degli occhi, ma più che altrove nella chiesa e nel refettorio. (St 53,22)
24 Al termine delle Ore, della Messa o di qualsiasi altro Ufficio, esce prima la priora, seguita dalla sottopriora, e poi tutte le altre. Nessuno dovrebbe poi rimanere in chiesa o altrove, senza un’evidente necessità. (St 53,25)

Statuti delle monache dell’Ordine Certosino (cap. 34b)

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CAPITOLO 34b

L’elezione della priora

14 Terminata la votazione, il primo confermatore conta le schede e le apre. La futura priora deve ottenere più della metà dei voti espressi, cioè dopo aver sottratto i voti nulli e gli astenuti. Se nessuno soddisfa questa condizione, i confermatori pronunceranno i nomi di coloro che hanno ottenuto voti e il numero di voti ottenuti da ciascuno. Le schede vengono quindi bruciate sul posto e si procede a una nuova votazione. (St 38,14)
15 Se dopo il terzo scrutinio non risulta eletto, si può tenere nello stesso giorno un quarto e ultimo scrutinio. Prima di questo, gli elettori potranno conferire fuori del Capitolo, ma non dovranno parlare con nessun altro. Se alla fine nessuno sarà eletto, si farà ricorso al Reverendo Padre che poi esaminerà la cosa con i Visitatori, per provvedere alle necessità della casa. (St 38,15)
16 Se c’è un prescelto, il primo confermatore annuncia ad alta voce: Abbiamo una priora; indica il suo nome, la sua casa di professione, la sua carica se ne ha una e il numero di voti che ha ottenuto. Tutte le schede vengono poi bruciate. (St 38,16)
17 Appena proclamato pubblicamente il nome della priora, la sottopriora, a meno che non sia stata eletta priora, chiede ai confermatori di procedere alla conferma dell’eletta. Questi stabiliranno un termine per opporsi alla forma dell’elezione o alla persona dell’eletto, uno o due giorni. (St 38,17)
21 Se i confermatori non troveranno impedimento, convocheranno al capitolo tutti gli elettori, e solo loro, mentre le altre suore andranno in chiesa. Gli eletti saranno confermati dalla voce del primo confermatore, in questi termini: Noi tal dei tali, umili priori di tale o tale casa, deputati dal Capitolo Generale (o dal Reverendo Padre di Chartreuse) a presiedere alla vostra elezione, confermiamo, per l’autorità degli Statuti, la sorella tale e tale, professa di tale e tale casa, priora della vostra casa. Nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo. E la comunità risponderà: Amen. Se uno dei confermanti fosse impedito, l’altro farebbe da solo la conferma. Dopo questo atto, il secondo confermatore leggerà il verbale delle elezioni, che sarà firmato dai confermatori, poi da tutti i votanti. (St 38,21)
25 Il giorno dell’entrata in carica della priora, all’ora stabilita, la sottopriora e l’antiquior, tenendo per la cuculla la nuova priora ai lati, la conducono in chiesa e la conducono al suo stallo; tutti seguono e pregano per un momento in ginocchio, rivolti all’unisono. Poi tutti tornano al capitolo dove la confermataria principale (o la sottopriora) rivolge alcune parole alla nuova priora. Poi si avvicina la sottopriora, si inginocchia e pone le mani giunte in quelle della priora che le chiede: Prometti obbedienza? La sottopriora risponde: Sì, lo prometto; e dopo aver scambiato il bacio di pace con la priora, si alza e torna al suo posto. Lo stesso fanno l’antiquior e le altre monache, secondo il loro grado. (St 38,25)
26 Se la nuova priora non è stata eletta dalla comunità, ma è stata nominata dal Capitolo generale o dal Priore di Certosa, nel giorno stabilito, la sottopriora o l’antiquior leggerà la lettera di nomina al capitolo. Il proseguimento della cerimonia sarà come sopra indicato, n° 25.
27 Tutto questo giorno è dedicato alla gioia; si consuma il pasto in refettorio (48,10) dopo aver cantato la sesta in chiesa, e non si digiuna, a meno che non sia un giorno in cui il digiuno non sarebbe interrotto nemmeno da una solennità. (St 38,26)

Statuti delle monache dell’Ordine Certosino (cap. 34a)

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CAPITOLO 34a

L’elezione della priora

1 Quando una casa dell’Ordine ha perso la priora, la sottopriora interroga a suffragio segreto le professe solenni che hanno diritto di voto per sapere se vogliono eleggere la nuova priora. Se il Capitolo generale si riunisce in questo momento, comunicherà la risposta al Definitorio con i mezzi più rapidi. In caso di risposta negativa o di equa ripartizione dei voti al secondo scrutinio, la Sottopriora chiede al Capitolo Generale, o al Reverendo Padre se il Capitolo non è riunito, di provvedere, nella sua prudenza, a quanto necessario in casa. (St 38,1)
3 Se la comunità decide di procedere all’elezione, la sottopriora rivolge agli elettori un serio monito a nome del Signore: l’elezione di una priora è materia delicatissima e della massima importanza, perché il bene o il male di una comunità dipende quasi interamente da un superiore buono o cattivo. Bisogna dunque procedere con tutta rettitudine e prudenza; ognuna prenderà coscienza della propria responsabilità personale che non può condividere con nessun altro. Per scegliere una priora, bisogna prima tener conto delle qualità che la rendono idonea a guidare le anime. È necessaria anche una certa capacità di amministrazione temporale, ma non può da sola determinare la scelta, tanto più che l’amministrazione può essere affidata ad altri. (St 38,3)
4 Dopo questa presentazione della sottopriora, si prescrive a tutti il digiuno; dura tre giorni consecutivi, a meno che non cada una solennità o una domenica. (St 38,4)
5 D’altra parte, ogni giorno fino ad avere una priora, la comunità canta, dopo le Lodi ed i Vespri, in comune fervore, l’inno Veni, Creator Spiritus, come indicato nel rito. (San 38,5)
6 Ciascuno ha il diritto e anche il dovere di interrogare i membri dell’Ordine che meglio conoscono le monache. Le persone così consultate devono aver cura di non esercitare alcuna pressione sugli elettori. (St 38,6)
8 I confermatari che devono presiedere all’elezione siano convocati appena possibile: saranno due priori, deputati dal Capitolo generale o dal Reverendo Padre; oppure, se non è facile portarne due, almeno uno accompagnato da un altro monaco. Se nulla lo impedisce, uno dei cresimanti sarà un Visitatore della casa; ma non possono essere scelti come confermatori il vicario e il coadiutore. (St 38,8)
9 Chiamati ad essere testimoni dell’elezione, i confermatari si uniranno nel silenzio e nella preghiera alla comunità eleggente, senza interferire in alcun modo con l’elezione. Non devono nominare persone, ma devono solo rispondere in modo veritiero a chiunque li interroghi, e ricevere, senza di più, i voti delle donne elettori. (St 38,9)
10 Nel giorno dell’elezione si celebra o concelebra la Messa dello Spirito Santo alla presenza di tutta la comunità; la presiede uno dei confermanti (55,5). Poi la sottopriora chiama al capitolo i confermatari e la comunità. Questo sta in piedi mentre il principale confermatario inizia le preghiere descritte nel rituale; poi quest’ultimo o il suo collega fa un’esortazione. Dopo di che rimangono nel capitolo solo gli elettori ei confermatori; tutti gli altri membri dell’Ordine devono ritirarsi. (St 38,10)
11 Poi il primo confermatario invita gli elettori a votare per la monaca che ritengano, in coscienza e davanti a Dio, veramente idonea e adatta ad esercitare l’ufficio di priora nella loro casa. (St 38,11)
12 Poi, su ordine dell’ufficiale confermante principale, ognuna si reca nel luogo designato, per scrivere lì il suo bollettino. Scrive solo il cognome e il nome di colui che vuole eleggere, mette questa scheda in una busta, e viene a depositarla nell’urna appositamente predisposta sul tavolo dei confermatari. (St 38,12)
13 Se un elettore non può partecipare personalmente alla sessione elettorale, può votare per scheda in una busta, redatta come le altre. I cresimandi incarichino due suore di prenderlo. (St 38,13)

Statuti delle monache dell’Ordine Certosino (cap. 31)

capitolo

CAPITOLO 31

Statuti

1 Ascoltiamo, in questi Statuti, gli insegnamenti dei nostri padri, rinnovati e adattati al nostro tempo; non cessare di meditarli. Non abbandonarli, ed essi ci custodiranno; amali e saranno la nostra sicurezza. Vi troveremo la forma e per così dire il sacramento della santità a cui Dio intende ciascuno di noi. È lo Spirito, però, che dona la vita e ci invita ad andare oltre la lettera. Perché questi Statuti hanno il solo scopo di farci camminare, guidati dal Vangelo, sulla strada che conduce a Dio, e di farci scoprire l’immensità dell’amore. (St. 35.1)
3 Per i punti non specificati negli Statuti, le priore sono libere di fissare la linea da seguire, purché non sia contraria agli Statuti. Ma non vogliamo che in questa occasione, come in qualsiasi altra, le priore cambino sconsideratamente i costumi delle case, quando sono buone e religiose. Tuttavia, le consuetudini domestiche non possono mai prevalere sugli Statuti. (St 35.3)
5 Se tuo fratello ha sbagliato, dice il Signore, va’ a parlargli da solo e mostragli il suo torto. Tuttavia, richiede un’umiltà molto profonda e molto tatto; la correzione sarebbe anche dannosa se non venisse da una carità pura e disinteressata. In cambio, ciascuno di noi deve, in tutta umiltà, desiderare la correzione. Per il resto, sarebbe saggio, in generale, lasciare il compito di ammonimento alla priora, alla subpriora o alla cellaria, che lo assolverà secondo il proprio giudizio e le indicazioni della propria coscienza. (St. 35.5)
7 Le monache avranno un atteggiamento di responsabile obbedienza verso gli Statuti, sottomettendosi non per farsi vedere e per piacere agli uomini, ma con cuore aperto, per rispetto di Dio. Devono sapere che un’esenzione ottenuta senza giusta causa non ha valore. Accoglieranno anche con dolcezza gli insegnamenti e gli avvertimenti dei loro anziani, specialmente della priora che è per loro la rappresentante di Dio, e li metteranno in pratica. Se sbagliano, per debolezza umana, non resisteranno ostinatamente alla correzione, per paura di dare una presa al diavolo; ma piuttosto ritorneranno, per la via difficile dell’obbedienza, al Dio da cui il nostro primo padre si separò per la via facile dell’indolenza. (St 35.7)
8 Alla vista di tutti i benefici che Dio riserva a coloro che Egli chiama nel deserto, rallegriamoci con nostro padre san Bruno: perché abbiamo ricevuto la grazia di raggiungere la tranquillità di un porto nascosto, dove siamo invitati a gustare qualcosa dell’incomparabile splendore del Sommo Bene. Esultiamo dunque per il nostro felice destino e per la munificenza di Dio verso di noi. Rendiamo grazie incessantemente a Dio Padre, che ci ha resi degni di condividere nella luce la sorte dei santi. Amen. (St 35.8)

Una cappella per la beata Beatrice de Ornacieux

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In occasione della ricorrenza della festività della beata certosina Beatrice de Ornacieux, intendo celebrarla parlandovi della cappella eretta in suo onore, ed ancora oggi luogo di pellegrinaggio.

La storia di questa sublime cappella, e la sua costruzione sono intimamente legate al culto di Beatrice de Ornacieux, difatti a seguito della sua morte, avvenuta il 25 novembre del 1303, la sua fama di santità ed i suoi miracoli furono tanti, che la devozione dei fedeli del luogo crebbe notevolmente. Essi iniziarono a dedicare a Béatrice un culto popolare, che perdurò mer molti secoli, la monaca certosina fu infatti beatificata soltanto nel 1869. La cappella di cui vi parlerò fu edificata nel 1897, diventando un suggestivo luogo di pellegrinaggio, tuttora vivo, esso si svolge la prima domenica di settembre. La cappella di Santa Beatrice, così è conosciuta, sorge in una zona boscosa e si staglia nascosta tra gli alberi sul Mont Saint-Martin ad Eymeux, su un promontorio dominante l’Isère, ed il panorama che si scorge si estende fino a Romans. Le immagini che seguono, ci faranno apprezzare la bellezza di questo suggestivo luogo di culto, ideale per meditare in silenzio e pregare la nostra amata Beatrice.

Statua di Beatrice nella chappelle a Eymeux

Preghiera

Oh beata Beatrice, hai tanto amato Gesù che il tuo ideale era seguirlo nel deserto e nella povertà.

Donaci il tuo amore per Gesù e per la povertà.

Amen

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libro

 

Statuti delle monache dell’Ordine Certosino (cap. 30)

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CAPITOLO 30
Funzione del nostro Ordine nella Chiesa

1 Ciò che la solitudine e il silenzio del deserto portano di utilità e di gioia divina a coloro che li amano, solo chi l’ha sperimentato lo sa; ma non abbiamo scelto questa parte eccellente per essere gli unici a beneficiarne. Abbracciare la vita nascosta non ci fa abbandonare la famiglia umana: assistere solo a Dio è una funzione che dobbiamo svolgere nella Chiesa, dove il visibile è ordinato all’invisibile, l’azione alla contemplazione. (St 34.1)
2 L’unione con Dio, se è vera, non ci chiude in noi stessi, ma al contrario ci apre la mente e dilata il nostro cuore, fino ad abbracciare il mondo intero e il mistero della redenzione per mezzo di Cristo. Separati da tutti, siamo uniti a tutti: e così è in nome di tutti che stiamo alla presenza del Dio vivente. Raggiungere Dio in questo modo, così direttamente e continuamente come la condizione umana lo consente, ci associa in modo speciale alla Beata Vergine Maria, che siamo abituati a chiamare l’impareggiabile Madre dei Certosini. (St 34.2)
3 Rivolti, con la nostra professione, solo a Colui che è, attestiamo davanti a un mondo troppo assorbito dalle realtà della terra che fuori di Lui non c’è Dio. La nostra vita mostra che i beni del cielo sono già presenti quaggiù; è un presagio di risurrezione e un’anticipazione dell’universo rinnovato. (St 34.3)
4 Con la penitenza, infine, partecipiamo all’opera redentrice di Cristo. Ha salvato il genere umano, prigioniero e travolto dal peccato, specialmente con la sua preghiera al Padre e con la sua immolazione; sforzandoci di associarci a questo aspetto più profondo della redenzione, e nonostante la nostra astensione dall’attività visibile, esercitiamo l’apostolato in modo eminente. (St 34.4)
5 A lode di Dio, per il quale è stato appositamente istituito l’Ordine Eremitico della Certosa, offriamo dunque al Signore, nel resto della cella e nell’opera, un culto ininterrotto: così santificati nella verità, saremo quei veri adoratori che il Padre cerca. (St 34,5)

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Statuti delle monache dell’Ordine Certosino (cap. 29)

CAPITOLO 29

La conversione della vita

1 La santa vocazione che i nostri padri ci hanno trasmesso ci impegna su un cammino molto alto: tanto maggiore è il rischio di caderne, forse meno per evidenti deviazioni che per naturale inclinazione dell’abito. Poiché Dio dà la sua grazia agli umili, ricorriamo a lui soprattutto e lottiamo senza posa perché questa vigna del Signore non degeneri. (St 33.1)
2 Il mantenimento del nostro scopo dipende più dalla fedeltà di ciascuno che dall’accumulazione di leggi, da un adattamento di consuetudini, o anche dall’azione delle priore. Non basterebbe obbedirli, né attenersi esattamente alla lettera degli Statuti, se non sapessimo anche lasciarci condurre dallo Spirito per sentire e vivere secondo lo Spirito. La suora, fin dall’inizio della sua nuova esistenza, si ritrova posta in solitudine e lasciata alle proprie scelte. Non è più una bambina, ma un’adulta: quindi non deve lasciarsi sballottare nel vento, ma saper riconoscere ciò che piace a Dio e conformarsi ad esso spontaneamente, attuando, con sobria saggezza, la libertà di una bambina di Dio di cui è responsabile davanti al Signore. Nessuno, però, si fidi del proprio giudizio: perché chi trascura di aprire il suo cuore a una guida sicura corre il rischio, per mancanza di discrezione, di avanzare meno del dovuto, o di sfinirsi per correre troppo, o di cadere addormentato dal trascinamento. (St 33.2)
3 Come potremmo svolgere la nostra funzione nel popolo di Dio come schiere viventi, gradite al Signore, se ci separiamo dal Figlio di Dio che è la Vita e l’Ostia perfetta? Questo è ciò che accadrebbe se ci abbandonassimo alla pigrizia, all’immobilità, alle peregrinazioni della mente, alle chiacchiere vane, alle cure e alle occupazioni futili; o se nella cella l’egoismo ci terrebbe incatenati a miserevoli preoccupazioni. Con cuore semplice e mente purificata, ci sforziamo di fissare i nostri pensieri e i nostri affetti su Dio. Ciascuna, dimenticando se stessa e ciò che ha lasciato, tenda alla meta, al coronamento della vocazione celeste a cui Dio la chiama in Cristo Gesù. (St 33.3)
4 Ma colei che non ama la sorella che vede, come amerà Dio che non vede? Senza rispetto reciproco per le persone, non c’è dialogo fraterno tra gli uomini; noi, dunque, che viviamo nella casa di Dio, dobbiamo prima testimoniare l’amore che viene da Lui: accogliamo con amore le sorelle che condividono la nostra vita; per quanto il loro carattere e la loro forma d’animo siano diversi dai nostri, assicuriamoci di comprenderli con il cuore e con l’intelligenza. Le inimicizie, infatti, i conflitti e altri mali di questo genere, derivano comunemente dal fatto che non si ha riguardo per la persona degli altri. (St 33.4)
5 Guardiamoci da ciò che potrebbe nuocere al bene della pace; più che altro, non parliamo male di nostra sorella. Se sorge un disaccordo in casa tra le monache, o tra loro e la priora, si deve fare di tutto, con umiltà e pazienza, per risolvere il conflitto in spirito di carità, prima di ricorrere ai Visitatori, al Reverendo Padre, o al Capitolo Generale. È meglio che la famiglia del convento assicuri la conservazione della sua pace con gli sforzi concertati di tutti. In tali circostanze, la priora avrà un atteggiamento fraterno e non dominante; se ha torto, lo riconoscerà e si correggerà. (St 33,5)
6 Le priore svolgono un ruolo essenziale nel declino o nel progresso spirituale delle case dell’Ordine; esercitino il servizio dell’esempio, mettendo in pratica prima ciò che insegnano. Dalla loro bocca non dovrebbe uscire nessuna parola che Cristo si sarebbe rifiutato di assumere da solo. Si dedicheranno pienamente alla preghiera, al silenzio e alla vita in cella: così meriteranno la fiducia delle loro sorelle, realizzando con loro una vera comunione nell’amore. Con attenta benevolenza prenderanno coscienza della vita nella cella e delle disposizioni delle loro monache, per poter rimediare fin dall’inizio alle loro tentazioni: perché se queste acquistano forza, il rimedio potrebbe arrivare troppo tardi. (St 33.6)
7 Oggi, soprattutto, dobbiamo stare attenti a non lasciarci plasmare dallo spirito secolare. L’eccessiva ricerca della comodità, la troppa fretta per beneficiarne, sono del tutto contrarie al nostro stato, soprattutto se pensiamo che una novità ne richieda un’altra. Le risorse fornite dalla Provvidenza non sono destinate a fornirci le comodità dell’esistenza. Facile è la strada che conduce a Dio, perché per avanzare lì non è necessario caricare, ma scaricare. Deponiamo così bene il nostro peso che, dopo aver abbandonato tutto e rinunciato a noi stessi, condividiamo la vita dei nostri primi padri. (St 33.7)

Statuti delle monache dell’Ordine Certosino (cap. 12)

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CAPITOLO 12

Professione

1 Morta al peccato e consacrata a Dio per battesimo, la monaca, per professione, è più totalmente dedicata al Padre celeste; liberata dai vincoli del mondo, potrà ormai tendere alla pienezza della carità per un cammino più diretto. Il patto saldo e stabile che la lega al Signore la rende partecipe del mistero dell’unione indissolubile di Cristo e della Chiesa; davanti al mondo, essa testimonia la vita nuova che Cristo ha acquistato per noi mediante il suo sacrificio redentore. (St 10.1; 18.1)

2 Prima della fine del noviziato, la novizia, se si ritiene idonea, sarà presentata alla comunità; quest’ultimo, dopo un serio esame, si pronuncerà, pochi giorni dopo, sulla sua ammissione alla professione temporanea (cfr 11.10). È importante che il novizio si impegni solo dopo un’attenta considerazione e in piena libertà. (St 10,2; 18,4)

4 La futura professa scriverà lei stessa la sua professione nella forma seguente: Io, suor N., prometto… stabilità, obbedienza e conversione dei miei costumi davanti a Dio e ai suoi santi, e le reliquie di questo eremo, edificato a gloria di Dio e ad onore della Beata Maria, sempre Vergine e di San Giovanni Battista, alla presenza di Madre N., priora. Dopo prometto, se è la prima professione temporanea, aggiungiamo per tre anni; e quando tale professione viene prorogata, viene indicata la durata della proroga; se è la professione solenne, si dice per sempre. (St 10.9; cf. 18.10)

5 Va notato che tutti i nostri eremi sono innanzitutto dedicati alla Beata Vergine Maria ea San Giovanni Battista, i nostri principali patroni in cielo. L’orario di ogni professione deve essere datato e firmato dalla professa e dalla priora che ha ricevuto i voti. È conservato negli archivi della casa. (St 10,10; 18,11)

8 La prima professione è emessa per tre anni. Al termine di questo periodo, spetta alla priora, previo voto della comunità (11.10), ammettere la giovane professa al rinnovo della professione temporanea per due anni. Per i giovani professi di clausura, questi ultimi due anni devono essere trascorsi tra i professi di voti solenni. La giovane professa conversa rimane sotto la guida della padrona. (cfr 9.9) La priora può, a sua discrezione o su richiesta della giovane professa, prolungare il tempo di prova per la professione temporanea, sia dopo i primi tre anni e prima della rinnovazione dei voti per due anni, sia dopo cinque anni. anni, prima dell’emissione della professione solenne. Ma la durata totale dei voti temporanei non deve in nessun caso superare i sei anni. Per giusta causa, il Capitolo Generale o il Rev.do Padre possono esentare un soggetto dalle norme relative alla durata del noviziato oa quella dei voti temporanei, essendo esentato dalle norme del diritto universale. (St 10,4; 18,5)

9 Al discepolo che segue Cristo è chiesto di rinunciare a tutto ea se stesso: prima dei voti solenni, la futura professa deve dunque sbarazzarsi di tutti i suoi beni attuali. Può anche disporre di proprietà future a cui ha diritto. Nessuno nell’Ordine dovrebbe chiederle nulla di ciò che ha, nemmeno opere pie o elemosine destinate a nessuno. Al contrario, la giovane professa deve poter disporre di tutto liberamente ea suo piacimento. (St 10,6; 18,7)

12 La professione fatta, colei che è appena stata accolta ora sa di essere così estranea a tutto il mondo che non ha più potere su nulla, nemmeno sulla sua persona, senza il permesso della Priora. Tutti coloro che hanno deciso di vivere sotto una regola devono osservare l’obbedienza con grande diligenza; ma ad essa dobbiamo dedicare tanto più pietà e cura quanto più ci sottoponiamo ad una dichiarazione più rigorosa ed austera: se davvero, purtroppo, mancasse l’obbedienza, tutti questi sforzi rimarrebbero vani. Di qui le parole di Samuele: Meglio obbedienza che vittime; sottomettersi a un prezzo più alto che offrire il grasso dei montoni. (St 10,11; 18,13) 13 Sull’esempio di Cristo Gesù che venne per fare la volontà del Padre e che, assumendo la condizione di servo, imparò, da ciò che patì, l’obbedienza, la monaca, per professione, si sottomette alla priora che rappresenta Dio; si sforza così di permettere a Cristo di raggiungere in lei la sua piena statura. (St 10.13)

14 Dopo la professione solenne o la donazione perpetua, le monache possono ricevere la consacrazione verginale, di cui l’Ordine ha sempre mantenuto la tradizione, tenendo conto delle norme decretate dai preliminari del rito certosino di consacrazione, sotto il titolo IV . Le case che lo desiderano possono seguire l’antica usanza secondo la quale tutte le monache del chiostro ricevono questa consacrazione.

15 La consacrazione verginale è un rito solenne con il quale la Chiesa stabilisce la vergine in stato di appartenenza a Dio. Diventa come primizia del Regno a venire e simbolo trasparente del grande sacramento, la cui pienezza è l’unione di Cristo e della Chiesa. L’offerta che la vergine fa a Dio della sua verginità durante la consacrazione richiede una particolare effusione dello Spirito Santo. Attraverso la fedeltà e la disponibilità con cui accoglie questo dono, aggiungerà una nuova bellezza al Corpo mistico di Cristo e, attraverso la sua unione con Lui, diventerà una sorgente di vita più feconda per il mondo. La vergine consacrata ha cura del suo Signore. La sua vita è nascosta in Dio con Cristo. Ad imitazione di Maria, vergine Madre di Dio, desidera essere, in verità, la serva del Signore.

Statuti delle monache dell’Ordine Certosino (cap. 11)

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CAPITOLO 11
Il noviziato

1 Coloro che ardono d’amore divino, alla ricerca dell’eterno, aspirano a lasciare il mondo, devono al loro arrivo con noi sentirsi accolti dallo stesso spirito. È quindi molto importante che i novizi trovino nelle case destinate alla loro formazione l’esempio dell’osservanza regolare, della pietà, della custodia della cella e del silenzio, come anche della carità fraterna. Altrimenti sarebbe vano sperare di vederli perseverare nella nostra vocazione. (St 8,1; 17,1)

2 I candidati che si fanno avanti devono essere considerati con cura e prudenza, secondo l’avvertimento di san Giovanni: Metti alla prova gli spiriti per vedere se sono da Dio. È certo infatti che l’Ordine progredisce o declina, in qualità come in numero, a seconda che i novizi siano scelti e formati bene o male. Le Priore devono informarsi attentamente sulla loro famiglia, sulla loro vita passata, sulle loro attitudini fisiche e psichiche; sarà bene consultare su questo argomento medici prudenti, che conoscono bene la nostra vocazione. Tra le qualità richieste a un candidato per una vita solitaria, l’equilibrio e il giudizio vengono infatti prima di tutto. (St 8,2; 17,2)

3 Solo tra i candidati possono essere ammessi coloro che la priora e la maggioranza della comunità riterranno dotati di spirito religioso, maturità e forza fisica sufficienti a reggere il peso dell’osservanza. Devono mostrarsi capaci, certo, della solitudine, ma anche della convivenza. Non abbiamo l’abitudine di ricevere novizi prima dei vent’anni. (St 8,3; 17,3)

4 È necessaria una maggiore riservatezza per l’ammissione di alcune persone che abitualmente si adattano con più difficoltà alle nostre osservanze e al nostro modo di vivere: coloro che hanno più di trentacinque anni, coloro che sono legati o che sono stati vincolati con i voti in un istituto religioso, coloro che hanno già abitato a qualsiasi titolo in una casa dell’Ordine e poi l’hanno lasciata. Queste persone non possono essere ammesse al postulato senza l’espressa autorizzazione richiesta al Capitolo Generale o al Rev.do Padre. Se questi ultimi lo ritengono necessario, il permesso può essere differito fino alla fine del postulato, ma non oltre un anno. Questa esenzione può essere concessa solo per ragioni veramente eccezionali. Nel caso di un professo di voti perpetui, il Rev.do Padre deve ottenere il consenso del Consiglio Generale. (St 8.4; 17.4) La candidata che intenda richiedere una delle esenzioni di cui sopra deve riflettere attentamente, e ricordare che l’Ordine, concedendole tale permesso, non si impegna in alcun modo alla sua definitiva ammissione nel caso in cui, dopo i lunghi anni di libertà vigilata, alla fine sarebbe stata ritenuta inadatta.

6 Quando una candidata ci si presenta, le chiediamo in particolare le sue motivazioni e intenzioni. Se davvero sembra cercare solo Dio, è esposta allo scopo della nostra vita, alla gloria che speriamo di dare a Dio partecipando alla redenzione, alla felicità di lasciare tutto per seguire Cristo. Ma gli si presentano anche prospettive dure e austere; mettiamo sotto il suo sguardo, per quanto possibile, tutti gli aspetti della vita che desidera abbracciare. Se non è scossa e si impegna risolutamente a percorrere una strada difficile mediante la fede nella parola del Signore, determinata a morire con Cristo per vivere con Lui, allora, secondo il Vangelo, è invitata a riconciliarsi con chiunque ha un rimprovero per lui. (St 8.6,7; 17.7)

7 Se è candidata alla clausura, deve saper vivere in solitudine, possedere in particolare una certa cultura generale, saper imparare il canto e, se possibile, avere una certa conoscenza del latino. (St 8,6) Se è candidata ai colloqui, faremo in modo che possa raggiungere gradualmente questa unità armoniosa che deve esistere tra contemplazione e azione nella nostra vita solitaria. Si esaminerà anche se possiede le attitudini richieste per impegnarsi nel lavoro ordinario dei condannati.

8 Con la postulante usiamo soprattutto gentilezza e dolcezza, e non le permettiamo di affrontare subito tutta l’austerità della nostra vita, ma solo a poco a poco, secondo le sue possibilità. (cfr. 8.4) Prima di iniziare il noviziato, la postulante in stato di conversa o donata si familiarizza gradualmente con la sua nuova vita. Partecipa alla liturgia in chiesa e assolve l’Ufficio come le monache laiche e donate. Si esercita in varie opere e obbedienze. (St 17.8)

9 La prova dura da sei mesi a un anno. Verso la fine di questo tempo, il postulante viene presentato alla comunità per essere ammesso al noviziato. Il voto si svolge in un altro giorno. (Per l’ammissione al noviziato di monache laiche e religiose, cfr. 17.3). (St 8.8)

11 L’ingresso in noviziato sarà preceduto da un ritiro di otto giorni per le monache della clausura. Per conversazioni e dati, questo ritiro sarà di almeno quattro giorni.

12 Poiché ha deciso di lasciare tutto per seguire Cristo, la novizia, se avesse denaro o altro, dà tutto alla priora. Questa, o la suora da lei designata, li custodirà fedelmente in deposito. Per noi non chiediamo nulla a coloro che vogliono entrare nell’Ordine, né ai novizi. (St 8,11; 17,10)

13 Il noviziato dura due anni. La priora può prorogarlo, a sua discrezione o su richiesta della novizia, ma non oltre i sei mesi. (St 8,13) I novizi che si orientano sulla via della conversazione o dei dati devono aver fatto la loro scelta tra questi due stati al più tardi alla fine del primo anno. Prenderanno questa decisione da soli liberamente. (St 17.12) Se un dato novizio del secondo anno, o un dato, passa allo stato di conversa, spetta alla priora precisare le tappe della formazione, in modo che si estenda su sette anni e almeno la metà e che le norme di legge sono rispettate. Si procederà in modo analogo per il passaggio di un colloquio, novizio o professo di voti temporanei, allo stato di dato. (St 17,14)

17 San Paolo scriveva ai primi cristiani: Dio non permetterà che siate tentati oltre le vostre forze. Anche tu, novizio, non lasciarti schiacciare dalla tentazione: è la parte che accompagna Cristo nel deserto. Sfida te stesso con le tue forze, riponi la tua fiducia in Gesù; se ha partorito la tua vocazione, realizzerà l’opera iniziata. (St 8:16; 17:15)