“I certosini”
poesia di
Ernest Dowson
(α1867 – Ω1900)

L’autore della poesia che oggi voglio offrirvi, è l’inglese Ernest Dowson. Egli vissuto alla fine del XIX secolo, fu con le sue liriche espressione del decadentismo ed incline ad una struggente malinconia. La sua breve esistenza fu caratterizzata da tragici eventi, che lo condussero a vivere in maniera dissoluta. A me sembrano sublimi le parole che usa per descrivere il rigore della austera vita certosina, tanto distante dal suo modo di vivere ma per la quale sembra provare una velata attrazione.
“I certosini”
Attraverso quale prolungato carico, seduti a quale
focolare straniero, questi bianchi monaci si sono mossi
alle vie della pace disprezzando del mondo saggezza e
brama che non liberano dalla carcassa di questa morte?
Dentro le austere mura non penetrano voci
solo un silenzio sacrale, come di morte, prevale;
Nulla di forte o passionale qui ha accesso
Questa quiete è l’ulteriore profitto ai loro dolori.
giunsero da terre lontane, per innumerevoli strade di fuoco
ognuno seppe poi la vanità delle gioie terrene.
Uno fu incoronato di spine e uno coronato d’alloro
e alla fine ognuno fu stanco di sciocchi rumori terreni.
Non atti come Domenico a predicare la santa ira divina.
troppo rigorosi per portare l’influenza gentile del dolce
Francesco, la loro era una chiamata più alta e una via
più erta vivere soli in Cristo in meditazione e preghiera.
Una compagnia conventuale, soli, nessuno qui conosce
il segreto del cuore del fratello: sono solo riuniti per
maggiore recesso il cui obbligo è solitudine e silenzio
l’unica parte.
O vita di beatificazione! chi mai può contraddire la
vittoria del vostro grande rifiuto! la vostra poca
rinuncia abbandonare vanità per una via più perfetta
Il più dolce servire la Croce più dolente.
Lanciamo fiori e risa, tra i fumi del vino
Col vino rendiamo le nostre anime ottuse e prudenti le
forme d’arte
Le nostre coppe, lucidi teschi con rose a cerchio intorno
Nessuno ha cuore di guardare Morte che furtiva
c’osserva e attende.
In cammino, bianca compagine, verso chi non basta!
Le nostre viole tacciono, il vino è morto, le rose
appassiscono: Pregate per noi sconsiderati, voi che in
Cristo avete dimora!
Se pur il mondo a pezzi cade, voi soli trionferete
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