Quaresima in certosa

Certosa Scala Coeli (ingresso)
Dopo avervi offerto uno stralcio della intervista di Dom Antão Lopes, priore della certosa diS cala Coeli di Evora, Portogallo, eccovi l’intero documento filmato della RTP 2 andato in onda domenica 25 scorso, nel programma televisivo ’70×7′. Le telecamere sotto la direzione del priore ci conducono negli ambienti dell’antica certosa portoghese in questi giorni di inizio Quaresima, che come abbiamo visto sono molto importanti per la vita della comunità monastica certosina. Luoghi comunitari, la chiesa, il chiostro, il refettorio, e la clausura della cella con il suo scarno arredo, ci vengono svelati e spiegati da Dom Antão. Il suono della campana ed il cinguettare degli uccelli sono gli unici rumori che turbano la quiete ed il silenzio, facendoci ammirare un atmosfera fuori dal tempo. Le considerazioni del Padre priore sulla vita monastica in certosa, e nello specifico su questo periodo di quaresima che ci conduce alla celebrazione della Santa Pasqua sono molto profonde.
Cari amici, oltre al video, vi allego la traduzione in italiano dell’intera intervista a Dom Antão Lopes.
“La Quaresima è la Certosa o la Certosa è la Quaresima continuata.
La nostra vocazione consiste nel trascorrere tutto l’anno da soli con Dio e digiunando.
Durante la visita alla Certosa c’è il vantaggio di far conoscere la vita dei certosini. Perchè la nostra architettura è particolarmente costruita per il nostro modo di vita che è molto diverso. E così, anche la nostra chiesa è speciale, è particolare.
Nella nostra chiesa ci sono due parti. Da ormai 900 anni, perchè nel Medioevo i fratelli, la metà della comunità, non sapeva leggere. I lavoratori fratelli erano praticamente poco istruiti, quindi rimanevano dietro, a sentire il canto dei sacerdoti. Di fronte era il Coro, dietro i monaci conversi, così era la divisione. Attualmente questa chiesa è troppo grande per noi ed usiamo la antica sacrestia.
Bene, la cella è il deserto dei certosini ed uno degli aspetti della vita di Gesù durante la Quaresima nel deserto è stato il digiuno, ma per noi mangiare ha una caratteristica speciale, perché mangiamo da soli e questo costa troppo, soprattutto ai giovani. Riceviamo ogni giorno il cibo qui (indica la porticella), dall’esterno il fratello dispensiere lascia il cibo e il monaco lo raccoglie e mangia qui (apre un tavolino).
I fratelli, i giovani, che sperimentano un tempo qui, che trascorrono un mese sperimentando la nostra vita, dicono che quando sono da soli osservano che la solitudine è evidente, perchè quando stanno lavorando sono occupati, ma quando mangiano da soli sentono il peso del sacrificio, della rinuncia alla famiglia.
Perchè lì fuori sono nella università, stano lavorando e al mezzogiono si riuniscono. Questo è un aspetto molto importante della nostra vita, perchè ci fa sentire che abbiamo rinunciato all’umanità, alla famiglia, agli uomini. Mangiamo da soli, ma dopo abbiamo le feste e la domenica insieme. Mangiamo insieme e chiacchieriamo. Durante la settimana, in cui trascorriamo da soli, è uno dei simboli della nostra solitudine.
La Quaresima è la Certosa o la Certosa è la Quaresima continuata. Ricordiamo che la Chiesa celebra e imita anche il ritiro di Gesù 40 giorni senza mangiare nel deserto tentato dal diavolo. Questo è per tutti i fedeli un esempio da seguire in questi giorni. Questa parola ‘deserto’ è il significato della Certosa. Certosa è il deserto ed anche si chiama Eremo (termine arcaico in testi antichi). Eremiti perchè imitiano la vita da quei monaci dell’Egitto, della Siria che si ritiravano al deserto. Dunque la nostra vocazione consiste nel trascorrere tutto l’anno nel deserto. E tutto l’anno da soli con Dio e digiunando. Quindi, questa quaresima per noi non è diversa del tutto resto dell’anno.
Tuttavia, il digiuno è un po’ più forte, il cibo è più povero e la liturgia soprattutto è più abbondante e ricca. Abbiamo più tempo di preghiera e i canti sono più ricchi e abbondanti, perchè durante l’anno si ripetono certe cose, ma qui abbiamo
tutti i giorni antifone proprie, infine, la ricchezza della liturgia è una delle caratteristiche.
Gesù è un modello per noi. È interessante ricordare e sapere che Gesù è così santo e così perfetto che ogni santo lo imita in un aspetto particolare. Non tutti i santi sono poveri come S. Ignazio, né predicatori come San Francesco Saverio, ecc. Noi certosini imitiamo Gesù proprio in questo punto, abbiamo scelto di essere Gesù e la sua vita è il nostro modello nel deserto. In questo modo speriamo di essere santi, e come ha detto San Paolo, il corpo mistico è un corpo in cui un fratello è il piede e l’altro è la testa. Siamo o ‘le mani’ o ‘i piedi’, siamo una parte specializzata del corpo mistico.
La Quaresima è bella, perchè è necessario riconoscere, anche se c’é questo aspetto esigente e mortificativo, la quaresima porta consolazioni. Anche I fedeli lì fuori sperimentano, ad esempio, lasciare il tabacco ed altri,e ricevono una ricompensa. E noi qui, invece di triste, siamo felici. Ha detto Gesù a non fingiamo il digiuno, però qui non abbiamo bisogno di fingere, perchè in realtà Dio consola.
È interessante notare che i giornalisti ed altri scrittori che scrivono su di noi, danno troppo importanza al digiuno, ma noi invece ne diamo molto meno.
I giovani che entrano qui, commentano questo. Loro vedono che non diamo così rilevanza al fatto di mangiare male o poco. Sembra che questo è un modo per avere più tempo libero, di spendere meno tempo e meno denaro per fare la vita, ma anche se, in realtà, lì fuori dicono che i certosini digiunano, non diamo importanza come pensano. Ci preoccupiamo di più della preghiera. La preghiera e il digiuno sono i due aspetti, ma la preghiera è l’aspetto più forte della nostra vocazione.
Il Triduo Pasquale non è giovedi, venerdì e sabato, ma solo, il venerdì, il sabato e la domenica. Il giovedi ancora conserva i testi normali, abituali. Solo ci sono propri testi per il venerdì, il sabato e la domenica.
Il giovedì santo ha molta forza, è il giorno dell’Eucaristia, il giorno di festa. Tra gli ultimi giorni, questo è il più allegro, ma non è esattamente parte del Triduo. Se parliamo dell’autentico Triduo, la morte del Signore e i tre giorni che aveva profetizzato e ha promesso di risorgere, ovviamente la Domenica è la più grande. Questo è il giorno che il Signore ha fatto, così cantiamo. La Domenica è il gran giorno! Il Venerdì è immensamente grande, perchè è il giorno della morte. Il Sabato abbiamo la liturgia, non abbiamo Messa. Lì fuori il sabato è in anticipo al pomeriggio nelle parrocchie. Man non per noi, il sabato non usciamo della cella.
Il digiuno ha molti aspetti, ne diremmo due : la quantità e la qualità. Mangiamo poco, e curiosamente ho appena detto che il Venerdì viviamo a pane e acqua, ma notiamo che il nostro sacrificio è il sabato. Sabato la mattina, perchè solo mangeremo a mezzogiorno, perchè abbiamo dormito male da venerdì al sabato. Diciamo che Gesù ha fatto il sacrificio il venerdì e noi facciamo il sabato, perchè sentiamo le conseguenze di mangiare male, la debolezza e la indisposizione.
Ma la qualità c’è un altro aspetto molto importante. Gli uomini hanno bisogno di impiegare molto tempo per fare una vita e hanno bisogno di lavorare. Questo non è una critica, so che è necessário, è evidente. Ma questa evidenza può essere meglio amministrata. Gli uomini hanno bisogno di dedicare parte della loro vita a fare soldi per mangiare, ma se mangiamo più semplicemente, perdiamo meno tempo per fare soldi.
Questa è la filosofia della Certosa, dividiamo la giornata in tre parti: otto ore di preghiera, otto ore di lavoro e otto ore di riposo. In queste otto ore non abbiamo bisogno di fare affari, fare grandi industrie e le complicazioni e, per questo, cerchiamo di avere costi minimi. Per l’aumento della vita contemplativa, i costi devono diminuire. E per ridurre i costi, dobbiamo mangiare meno, usare l’abbigliamento per un periodo più lungo, utilizzare i mobili e gli utensili della cella per più anni … questa qualità di digiuno e di mangiare più semplice hanno un obiettivo, al fine di dedicare più tempo alla spiritualità e meno al materiale
Siamo qui in cortile, in parte per poter vedere come è una cella, ma anche perchè è un luogo che ci collega al deserto della Giudea, quello esterno, alla natura, dove Gesù si è ritirato. Ci riporta anche ai primi Eremiti della Chiesa (Padri del deserto) che si sono ritirati nel deserto dell’Egitto e della Siria, Santo Antonio, San Paolo l’eremita, San Pacomio…tutti loro hanno cercato di imitare Gesù in un luogo che aiutasse loro. Il luogo è questo, la natura. Abbiamo preghiera liturgica, ma abbiamo la preghiera personale, abbiamo tempo libero perchè noi siamo qui tutto il giorno chiusi, e questa unione con la creazione aiuta molto a unirsi con il Creatore, facilita molto la preghiera.
Mentre parliamo di spazio, è interessante osservare che in altre Certose, più al Nord della Europa, il cortile è meno utilizzato. A Evora leggiamo molto qui seduti, facciamo passeggiata pregando il rosario o in silenzio. Il nostro cortile è molto utilizzato, adesso a febbraio possiamo restare qui seduti, ma in altre Certose questo è impossibile. Dunque, il nostro cortile è per la preghiera ed anche per la lettura.
Allora, cosa leggiamo? Principalmente la Scrittura e dobbiamo riconoscere, come la Chiesa ci insegna, che Gesù ha vinto le tentazioni durante la Quaresima con la parola di Dio. Il diavolo ha tentato Gesù tre volte e lui ha risposto con tre parole. Dunque per noi, la Scrittura è un aiuto fenomenale. Abbiamo anche le nostre tentazioni, le nostre idee, pensieri che a volte sorgono dentro di noi. La Scrittura e soprattutto il Vangelo, è molto importante.
È buono che le persone lì fuori sappiano, noi dovremmo conoscere a memoria la Scrittura, al fine che lei venga dentro di noi facilmente, quando abbiamo bisogno di un aiuto interiore.
Praticamente nessuno di loro giovani falliscono dal sonno o per il cibo. Abbiamo il sacrifício di dividere il sonno e questo costa nel primo mese, per alcuni più, per altri meno. Non riescono sdraiarsi alle 8 o alle 9 ed svegliarsi a mezzanotte, perchè erano abituati a sdraiarsi a mezzanotte, però dopo settimane si abituano.
Sul cibo, sono giovani di 20, 30 anni e possono mangiare qualche cosa. Noi, anche se mangiando in modo povero, si può vedere per la età che abbiamo, mangiamo ragionevolmente e siamo ben nutriti. Qui la difficoltà per la perseveranza dei giovani sono di solito due: la solitudine e la famiglia. La rinuncia alla famiglia costa molto, è costato a tutti noi, la solitudine costa meno a noi. Ma nessuno di loro sono andati via perchè hanno avuto fame.
Ora, questo è l’ingresso nella cella che nella letteratura certosina chiamiamo ‘Ave Maria’, perché c’è solo questo inginocchiatoio e questa immagine per preghiamo una Ave Maria quando entriamo nella cella.
C’è molto senso! La Madonna ci aiuta nella solitudine. La solitudine è comunque costosa, dobbiamo vivere con i nostri pensieri, ma la Vergine Maria è materna con noi. Ogni volta che arriviamo, preghiamo una Ave Maria. Il resto della stanza è grande perchè siamo qui per preparare le cose per mangiare ed altre cose, è una sala particolarmente grande. Però qui c’è un inginocchiatoio con l’Ave Maria, e cominciamo la vita di solitudine con il Signore nella cella. Dopo c’é l’oratorio.
Abbiamo liturgia cantata tre volte al giorno, ma altre quattro preghiere liturgiche anche noi preghiamo qui, da soli. Questo oratorio, la cappella privata della cella, è per questa liturgia solitario. Inoltre, ogni monaco può dedicare durante la giornata più volte liberamente il suo tempo alla preghiera. Lui può fare qui la conversazione con Dio, o molto spesso anche nel cortile.
Il grande vantaggio della solitudine, nonostante le richieste, è che permette di personalizzare molto la vita personale di preghiera e di unione con Dio. Ci sono monaci che pregano più volte il rosario, monaci che leggono più sulla vita dei santi, altri leggono più la teologia e, quindi, ogni monaco può applicarsi ai suoi gusti e dopo cambiare. Però sempre qui c’é una parte di preghiera liturgica e personale molto forte e il resto del tempo può essere dedicate al rosario, alla lettura, ecc. La preghiera è molto facilitata dalla solitudine, non solo nel senso che possiamo unirci a Dio più affettivamente, ma anche che siamo in grado di gestire il nostro tempo più liberamente.
La solitudine non è l’essenza della Certosa, è solo un mezzo, il fine è l’unione con Dio. Perché sopratutto rinunciamo alla famiglia che abbiamo, che amiamo, nostri genitori? Perchè? É perchè qui incontriamo Dio.
Gesù ha anche detto nel Vangelo che passava le notti da solo, dopo aver fatto miracoli trascorreva le notti di solitudine con Dio. La parola solitudine non è altro che una preparazione per quello che se permette, che se si persegue, e se si riesce, ci consente di unirci a Dio”.
Ringrazio a nome di tutti voi, l’emittente televisiva portoghese RTP 2 per averci offerto la possibilità di entrare nella certosa di Scala Coeli.
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