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NEWS: E’ online il nuovo sito ufficiale della certosa della Trasfigurazione

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Cari amici Cartusiafollowers, è con immenso piacere, che diffondo la notizia di questa novità che voglio condividere con tutti coloro che mi seguono su questo blog. Sono lieto di annunciarvi un nuovo sito ufficiale dell’Ordine certosino, riguardante la certosa statunitense della Trasfigurazione. Raggiungibile al seguente indirizzo: https://carthusiansusa.org/ 

In esso sarà possibile scorgere contenuti inediti, come testi, ed immagini molto accattivanti delle attività quotidiane della comunità monastica.

La decisione presa dai vertici dell’Ordine, credo sia in linea con quello che io ho percepito in questi anni. In un’epoca, dove la società è fortemente minata nelle fondamenta risultando impoverita, i giovani hanno voglia e desiderio di cercare Dio attraverso una vita semplice basata sulla ricerca dell’essenziale. Pertanto entrare in comunicazione con le nuove generazioni, attraverso un nuovo accattivante sito internet, credo sia una scelta encomiabile, poiché potrà consentire ai giovani di entrare in contatto diretto con l’Ordine certosino, ritenuto apparentemente quasi etereo. La mia umile speranza è che Cartusialover abbia potuto contribuire, sia pure in misura impercettibile, ad innescare, quel volano presso tutti coloro che frequentando questo blog, siano stati incuriositi, attratti e spinti a conoscere meglio il mondo certosino. Se ciò è realmente accaduto, confido che accada ancora in futuro e ne sarei gratificato poichè ciò rappresenterebbe per me il raggiungimento completo del mio obiettivo. Il link del nuovo sito, da oggi verrà riportato nel blogroll sulla colonna di destra. Possa San Bruno benedire questa lodevole iniziativa, che dovrà contribuire a consolidare per molti altri secoli la già quasi millenaria e straordinaria storia certosina.

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“And They Kept Silence” (E Tacquero)

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Nell’articolo odierno, voglio proporvi un breve video dal titolo “And They Kept Silence” (E Tacquero), riguardante la certosa statunitense della Trasfigurazione, di cui già vi parlai in un precedente articolo. 

Il documentario prodotto da Sandi Switzer di Video Unlimited in collaborazione con Scott Switzer, Robert Gershon e Marquis Walsh presenta il primo filmato mai girato all’interno dell’unico monastero certosino in Nord America ed esplora questo mondo di silenzio e solitudine. Oltre alle inedite e splendide immagini girate all’interno della certosa americana, potremo ascoltare l’intervento di monsignor Stephen Joseph Rossetti di New York, autore, di molti importanti testi per i sacerdoti cattolici.

La priorità del documento video è data agli ambienti monastici, ai canti ed al silenzio.

Di seguito il video e la traduzione del testo in esso contenuto.

Msgr. Stephen Rossetti: “I certosini sono monaci ma sono anche Eremiti, silenzio e solitudine sono le due chiavi della loro vita quindi vivono essenzialmente da soli in una comunità vagamente connessa pregano la maggior parte del tempo nelle loro celle. Questa solitudine ha lo scopo di favorire una vita contemplativa per mettersi davvero in contatto con Dio. San Bruno fondò i certosini, era un famoso sacerdote che andò in montagna in Francia con alcuni compagni e iniziò la prima vita certosina Amava la solitudine e che poi racconta di aver trovato il Signore nel silenzio della solitudine… la prima Certosa era ancora nelle montagne francesi. Ed eccoci di nuovo qui (Vermont) in montagna ci sono certose che non sono in montagna ma le montagne avevano un aspetto particolare tipo di aspra bellezza isolamento e solitudine che sono molto favorevoli alla vita certosina Ancora una volta la vita contemplativa certosina è difficile da capire per le persone.. per esempio i monaci conducono una vita molto austera non mangiano mai carne essenzialmente consumano un solo pasto al giorno ed i monaci del coro hanno cilici si alzano nel cuore della notte, a mezzanotte, pregano l’ufficio notturno per due o tre ore ogni notte ed è una vita molto austera e quindi penseresti che sarebbe un’esistenza molto negativa ma uno dei segni di un vero certosino e un segno di gioia. infatti quando tu incontri i monaci certosini vedi un grande sorriso sul loro volto i loro occhi brillano e poi puoi dire che sono più che semplicemente felici anche in mezzo alla storicità c’è un vero senso di gioia.

Padre Priore ad un novizio: Cari fratelli in Cristo Sì è bello vivere la nostra vita come conclusioni Perché siamo amati ed è l’amico dello sposo con il suo dito indica la verità che ci dice questo.

Msgr. Stephen Rossetti: I monaci del coro sono sempre sacerdoti ed anche i loro fratelli hanno una luce molto simile ma ci sono alcune differenze i fratelli lavorano ancora fuori le celle sono quelli che svolgono tutti i tipi di lavoro manuale mentre i monaci del chiostro, i Padri, hanno molto più tempo per studiare e pregare trascorrendo tutto il tempo nella loro cella. Sono due diverse chiamate all’interno della stessa comunità.. Non vogliamo ammetterlo, ma Dio fa sapere che se è il tuo momento sai che ti darà un colpetto sulla spalla non vorremmo che non se ne fosse un modo certosino che non è chiamato ed è una vocazione rara come sai Ci sono solo circa 16-17 monaci qui nel Vermont, quindi se il Signore ha bisogno di pochi ne vuole solo alcuni. Quando cammini lungo il corridoio senti questo senso di solidità e radicamento.. il motto del certosino è che la croce sta ferma mentre il mondo gira (Stat crux dum volvitur orbis) quindi l’idea è che la croce è il fondamento della salvezza di Dio per noi attraverso il fondamento della vita umana è questo fondamento che qui rivela, praticamente, lo stesso radicamento. Quando un monaco muore viene seppellito, abbastanza velocemente, ovviamente secondo le loro abituduni (Statuti) il cappuccio viene tirato giù sui loro volti e sono vegliati e ovviamente pregano e dicono una messa poi il defunto è sepolto nel cimitero all’interno della certosa, e quindi la sepoltura contrassegnata soltanto da una croce di legno anonima.

I monaci certosini vivono davvero una vita solitaria anonima quindi sono destinati a vivere una vita di separazione del mondo e ciò che rende possibili tutto ciò è una fonte o uno strumento di quella Grazia e la preghiera e la vita spirituale, quindi i monaci sono visti specialmente come fonti di grazia e che attraverso di loro la grazia di Dio diventa più presente e viva nel mondo. Mentre pregano pregano per persone che fanno parte del loro Ministero e pregano per il mondo e la chiesa.

I certosini credono che la loro preghiera sia importante e che è finalizzata verso l’unione con Dio. Ecco questo è lo scopo della vita contemplativa Lo scopo della vita certosino essere uniti a colui che ami che è Dio, alcuni potrebbero chiedersi bene a cosa serve questa vita monastica Io dico che è essenziale! Un bene È proprio quello per cui siamo destinati siamo destinati, a essere uniti a Dio nell’amore e quindi è quello che loro hanno perseguito.

Eventi da celebrare

Cari amici lettori, voglio condividere con voi in questo articolo odierno due momenti che mi riempiono di soddisfazione. Lo scorso 14 marzo, in occasione della celebrazione della “Giornata nazionale del Paesaggio”, ho ideato, realizzato e partecipato ad una particolare visita illustrata, svoltasi nella “mia” certosa di San Martino a Napoli, oggi Museo, dal titolo “Imago Vesevi”

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I lettori affezionati ricorderanno che nel settembre del 2020, da queste pagine del blog, vi feci conoscere la figura di Dom Severo Tarfaglione, un certosino napoletano testimone della terribile eruzione del Vesuvio del 16 dicembre del 1631. Ebbene, sin da quel momento la mia intenzione era di diffondere e divulgare la conoscenza del suo manoscritto inerente l’attività vulcanica osservata dalla cella della certosa partenopea, proponendo una visita illustrata il 16 dicembre del 2020, ma ahimè la pandemia interruppe bruscamente questa mia intenzione a causa delle restrizioni per la quarantena. Riuscìì soltanto a settembre del 2020, a presentare al pubblico la vita claustrale di Dom Severo in una visita che precedette le successive restrizioni.

A distanza di oltre due anni, sono riuscito a concretizzarla con immensa gioia! Un altro piccolo contributo per realizzare il mio obiettivo. Il video che segue vi coinvolgerà nell’atmosfera creatasi.

Il secondo motivo di compiacimento che nutro, scrivendo questo articolo, è che è il numero 2000! Ebbene si, un altro inaspettato obiettivo raggiunto grazie a voi, che da sempre mi seguite con passione e costantemente mi stimolate e avete reso possibile il raggiungimento di questo traguardo. Duemila volte grazieeeeee!!!!

2000 e logo

Per tale occasione uno di voi, dal Brasile, ha voluto pormi delle domande a cui ho risposto…

Un’intervista? No, una semplice chiacchierata tra cartusiafollowers!

Cosa cambieresti del tuo ultimo anno di blogging?

Non solo l’ultimo anno, anche il corrente o il prossimo, sono sempre alla ricerca di contenuti originali, da proporre in maniera accattivante per coinvolgere voi lettori sempre più.

Se il tuo blog venisse spazzato via, ricominceresti a bloggare da zero domani?

Beh, nonostante la passione, la tenacia, non credo, poichè necessita di tanto impegno lavoro ed energie. Viceversa, ipotizzo di poterlo trasformare in un libro, o qualcosa di simile. Attendo vostri suggerimenti…

Se il tuo blog chiudesse domani, per cosa vorresti essere ricordato?

Sicuramente per l’impegno profuso in anni di ricerca, studio e per aver dedicato del tempo della mia esistenza, ma non avendo mai avuto ambizioni personali, sarei appagato di essere ricordato semplicemente come “certosinologo“.

Ti ricordi il tuo post che ha generato più reazioni?

Si, senza dubbio i vari articoli che ho scritto circa la misteriosa scomparsa del fisico Ettore Majorana. Una miriade di interazioni e commenti, tra i quali quello di un lettore che anonimamente mi scrisse che egli era detentore della verità su questo caso, ma chiedeva riservatezza, che gli ho promesso e mantenuto.

Il migliore e peggiore evento che ti è mai capitato di gestire sul tuo blog

Il migliore? Sicuramente la visita di Sua Santità Benedetto XVI alla certosa di Serra San Bruno, quel giorno mi sentii un reporter, feci quattro articoli nel solo 9 ottobre 2011. Altro evento, triste stavolta, la chiusura della certosa portoghese di Santa Maria Scala Coeli ad Evora, con articoli dettagliati sulla partenza degli ultimi monaci. Quanta tristezza!

E quello più buffo?

Uno su tutti, sempre in occasione della visita del Pontefice ai certosini di Serra, furono scambiate mie considerazioni come asserzioni del Padre Priore Dom Jacques Dupont, diventandone inconsapevolmente…l‘alter ego.

Hanno mai aggregato uno o più articoli senza il tuo esplicito consenso? Se sì, come ti sei comportato?

Si, è capitato, anche una trasmissione televisiva! Ma non ho mai agito, poichè ritengo che divulgare la conoscenza di ciò che chiamo “universo certosino”, sia sempre la priorità…il fine giustifica i mezzi.

Hai mai scritto articoli a pagamento? Oppure hai tratto profitto dalla tua attività di blogger?

No mai! E’ stata una mia convinzione dal primo momento in cui ho realizzato anche il sito Cartusialover. Proposte ne ho avute, ma ho sempre rifiutato, poichè credo fermamente che la mia mission è di natura filantropica. Il riscontro mi è dato da migliaia di contatti che mi ringraziano per sostenere la propria anima ed il proprio benessere con i testi spirituali certosini. E’ questo il mio “profitto”.

Andamento e previsione successo articoli, insomma riesci a prevedere se un’articolo sarà più apprezzato di un altro?

Bella domanda. Spesso accade, ma quando credo che un determinato articolo sarà apprezzato da molte visite resto deluso, mentre viceversa resto stupito dalle tante visite su argomenti trattati che ritenevo fossero meno attraenti.

Articolo con più visite?

Corpus Domini in certosa, l’11 giugno del 2020 con 4391 visite in un giorno.

Andamento visite negli anni?

E’ stato un percorso di crescita costante dal 2009, con il picco raggiunto l’anno della Pandemia, il 2020 quando ho contribuito a confortare gli animi di lettori da tutto il mondo che trovavano ristoro dell’anima con gli antichi testi spirituali certosini, preghiere, meditazioni, vera fonte inesauribile di quiete, e balsamo per lo spirito.

I numeri attuali, in questo articolo celebrativo?

L’ho già scritto prima, è questo l’articolo numero 2000 ed i visitatori dal primo giorno del blog sono circa 2.500.000. I cartusiafollowers sono ad oggi 675.

Vogliamo rivelare un’altra singolare coincidenza in questa data di oggi 21 marzo 2023?

Beh si, oggi è il mio sessantesimo genetliaco. Per me un gradito regalo per questo traguardo di vita importante.

Auguri Roberto a te ed a Cartusialover.

Grazie di vero cuore. Vi abbraccio tutti.

Grangia di Talamanca de Jarama

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L’approfondimento che oggi voglio proporvi è su di una importante grangia della certosa spagnola di El Paular. Conosciuta oggi, impropriamente, come Cartuja de Talamanca de Jarama essa è ubicata nella Comunidad de Madrid, al limite settentrionale dell’area urbana, i monaci certosini in progressiva espansione accumularono proprietà nella vallata e quindi decisero di realizzare questo complesso agricolo, motivati soprattutto dalle fertili condizioni del terreno della pianura del Jarama. I lavori di detto complesso dovettero iniziarono nel XVI secolo, modificando una preesistente enclave militare musulmana del IX secolo di cui si scorgono ancora le mura. Questa grangia si distingue per il suo grande valore storico e architettonico, oltre che per le sue notevoli dimensioni (18 mila mq)).
La sua importanza sta nell’aver conservato materiali, impianti e tecniche costruttive, utilizzate tra il XVI e il XVIII secolo, oltre a rispecchiare l’organizzazione economica delle certose, eminentemente agraria, basata sulla coltivazione dei campi e allevamento animale e, quindi, destinata allo stoccaggio di grano, vino, olio, aceto e diversi capi di bestiame.

Per tale motivo il 23 settembre del 1982, è stata dichiarata monumento storico artistico, dunque Bene di Interesse Culturale.
La proprietà è composta da vari fabbricati, attualmente tutti in cattivo stato di conservazione, è strutturata su due livelli ed è concepita intorno ad un chiostro a forma di elle, all’interno del quale troviamo diversi ambienti di interesse storico, come la cucina che ospita al piano interrato la cantina coperta da volte in mattoni, e la piccola ma deliziosa cappella, con bellissimi affreschi sul soffitto e sulle pareti.

A questi ambienti si aggiungono altre, costruzioni ausiliarie con strutture che mantengono solo una parte del loro perimetro in altezza muraria variabile e senza alcun tipo di copertura. In origine la grangia aveva dimensioni maggiori, ma quel che resta è sufficiente per comprenderne la grandezza e l’importanza che ebbe per quel territorio, non solo di rifornire la certosa di El Paular, ma vendere prodotti per una sana economia che ne garantisse la floridità economica.

Menzione a parte il suo caratteristico ed inconfondibile ingresso principale, che presenta un grande portone architravato con bugne, chiuso da due lamiere lignee con cassettoni e chiodi. Sull’apertura spicca un frontone curvilineo delimitato da una modanatura barocca e con lo stemma di Castilla y León.

La cantina, posta nei sotterranei della grangia, fu edificata nel 1703, secondo l’iscrizione posta nell’arco di accesso. È un quadrato lungo quattro sezioni per quattro di larghezza; ognuno di questi è coperto da volte a crociera in mattoni su pilastri quadrati. Lungo le sue pareti spiccano numerose grandi giare, la maggior parte delle quali incuneate con resti di reimpiego (capitelli e basi). L’edificio dispone anche di altri due magazzini.

Il fienile, risalente al 1799, posto al piano terra sopra la cantina e costituito da un vano di analoghe proporzioni, coperto con travi in legno e volta ad intonaco su pilastri.

La cucina, alla quale si accede attraverso un piccolo chiostrino porticato su montanti lignei con basamento.  Il pavimento della cucina è realizzato con macine in pietra.

La cappella, all’interno della quale vi sono ha dipinti murali sul soffitto e sulle pareti che rappresentano l’Immacolata Concezione, la Santissima Trinità, la Pentecoste e l’Agnello Mistico. Ai lati è presente un basamento in finto marmo su cui sono rappresentati Sant’Ugo, San Antelmo e la Maddalena, l’emblema della Casa dei Borbone e lo stemma certosino. Sull’altare vi è invece un bel dipinto raffigurante l’Immacolata Concezione.

Il definitivo abbandono di questa proprietà avvenne nel 1835 con il decreto di secolarizzazione e confisca emesso da Mendizabal, che costrinse la vendita di tutti i beni dei monaci e l’abbandono dell’area. La grangia di Attualmente di Talamanca de Jarama è di proprietà privata, pur conservando la sua utilità agricola e nota per essere stata utilizzata in numerose occasioni come set cinematografico.

La seconda vita

Per i suoi suggestivi ambienti, la Grangia di Talamanca de Jarama dopo esser diventata di proprietà privata è stata scelta, negli ultimi cinquanta anni, da produttori e registi come quinta scenica per rappresentare ambientazioni riguardanti il seicento spagnolo. Questa location ha visto Marlon Brando, Sigourney Weaver, Arnold Schwarzenegger, Viggo Mortensen, Natalie Portman tra i principali attori che hanno recitato in ruoli storici. Molte sono state infatti le riprese cinematografiche di film, serie televisive e spot pubblicitari, che hanno visto protagonista l’antica grangia certosina come sfondo per la spettacolarità di questo set. Alatriste, Conan il Barbaro, I fantasmi di Goya, I quattro moschettieri, Santa Teresa di Gesù, Farinelli, Capitan Alatriste, Curro Jiménez, Águila Roja, Los Gozos y las sombras, La Celestina, Cervantes, La Cocinera de Castamar, El Ministerio del Tiempo. Sono questi i titoli delle principali pellicole, come ricorda una didascalia all’ingresso del complesso. Nel 2003 e nata Talamanca de Cine, con lo scopo di utilizzare il cinema come risorsa turistica, e in questo modo preservare e diffondere l’ampio percorso storico-cinematografico di questa città. Vi è anche celebrato annualmente, nel mese di giugno, il TALAMANCA FILM FESTIVAL.

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A seguire, due brevi video che ci faranno apprezzare la bellezza e l’importanza di questo sito, antica proprietà certosina, ed oggi importante luogo per realizzazioni cinematografiche.

Dom Raphaël Deparis

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Il personaggio di cui voglio oggi parlarvi e Emanuele Deparis, figlio di Emanuele e Marie Anne Sénès. Secondo di cinque fratelli maschi di cui tre diventeranno sacerdoti e quattro sorelle di cui tre diventeranno suore. Nacque il 18 gennaio del 1744 ed a seguito di una profonda educazione religiosa, decise di entrare nella certosa di Villeneuve-lès-Avignon, e di prendere il nome di Raphaël. Dopo aver effettuato la professione solenne, si distinse per le sue virtù e nel 1774 fu nominato Vicario, poi coadiutore nel 1778. Fu successivamente inviato alla certosa di Durbon dove fu nominato nel 1782 priore. Trascorsi alcuni anni, il primo ottobre del 1787, Dom Raphaël fu nominato priore della certosa di La Verne. Partecipò così all’Assemblea del Clero che si riunì il 31 marzo 1789 nella chiesa domenicana di Tolone per eleggere i delegati agli Stati Generali. Ma la rivoluzione che ne verrà fuori sequestrerà i beni del monastero: il 7 giugno 1790 gli ufficiali municipali di Collobrières effettuarono la necessaria perquisizione; il 10 giugno Dom Raphaël dichiarò di voler rimanere nell’Ordine dei Certosini, come la maggior parte dei sedici religiosi presenti, di cui undici padri e cinque fratelli conversi. Ben presto gli edifici ed i terreni della comunità sarebbero stati messi in vendita come beni nazionali ed i poveri monaci furono costretti alla fuga. Dom Raphaël fu uno dei primi a raggiungere l’Italia, dapprima a Pisa nel 1793, poi a Bologna la cui Certosa divenne Casa Generalizia dell’Ordine in sostituzione della Grande Chartreuse, e infine Roma dove fu nominato nel 1801 scrivano del Reverendo Padre Generale, Dom Antoine Vallet, incarico che mantenne fino al 1 giugno 1810. Tornato in Francia, si stabilì presso la famiglia a Marsiglia dove ricevette la dignità di canonico. Il “fascicolo Barthélémy”, nell’archivio diocesano di Fréjus-Toulon, racconta aneddoti edificanti, se non plausibili, sulla sua fine della vita di cui vi allego qualche stralcio.

Dom Raphaël, fu Confessore Straordinario del Convento della Visitazione a Marsiglia. Un giorno ebbe l’ispirazione di andare a dire la Santa Messa nel convento dove si trovava una delle sue sorelle. Era una domenica; la monaca, che doveva recarsi alla santa mensa subito dopo suor Paris, fu assai sorpresa di sentire la santa religiosa che comunicava alla sorella in viatico: “accipe, soror, viaticum corporis”. Oh ! pensò, Dom Paris ha una distrazione. Terminata la messa e detto il ringraziamento, il superiore diede il segnale per il ritiro;tutte le suore obbedirono, solo una rimase al suo posto, nel dirle che era ora di uscire dal coro e andare in refettorio, scorsero un corpo inanimato: suor Paris godeva già della vista del suo Dio (…)

Purtroppo, Dom Paris non tardò a raggiungere la sua virtuosa sorella: gravemente malato, non potendo più alzarsi dal letto, era stato autorizzato dal vescovo de Mazenod, vescovo di Marsiglia, a far dire la messa nella sua stanza. Il sacerdote di Gémenos, suo fratello, aveva appena celebrato il divino sacrificio e dato la comunione al santo religioso certosino: era l’una dopo mezzanotte quando entrò il medico. Ero obbligato, disse quest’ultimo, ad alzarmi per vedere un cliente del quartiere e non volevo passare così vicino senza salutare Dom Paris. Il malato lo ringraziò molto per l’attenzione e le buone cure che gli aveva prestato, poi lo salutò e pregò il fratello di accompagnare il medico alla porta: un fedele fratello converso rimase solo accanto al malato. Non volevo, confessò allora il santo religioso, dare a mio fratello il dolore di vedermi morire: addio, frate Denis. Gli strinse la mano, baciò il suo crocifisso e si addormentò nel Signore. Quella stessa notte, suor Marie Aimée Fajon, della comunità di questo convento di Marsiglia, morta superiora a Grasse, sentì aprirsi una tenda e, svegliandosi di soprassalto, vide passare davanti a lei un certosino che la benedisse e le annunciò il suo addio. Raccontò ciò che le era successo aggiungendo: – In quel momento fui certa: Dom Paris deve essere morto. Questa notizia è stata presto confermata.»

Dom Raphaël, alias Emmanuel Paris morì a Marsiglia il 4 luglio 1819.

Apertura Anno Giubilare per il Beato Oddone

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Cari amici, come vi avevo già annunciato, lo scorso sabato 14 gennaio, nella città di Tagliacozzo si è svolta la solenne celebrazione di apertura dell’Anno Giubilare, concesso da Papa Francesco con decreto della Penitenzieria Apostolica in occasione degli 825 anni dalla morte del Beato certosino Oddone da Novara, morto nella città marsicana il 14 gennaio del 1198 e sepolto dal 1139 nella chiesa Madre dei Ss. Cosma e Damiano. E come vi avevo promesso, voglio raccontarvi questa giornata memorabile presieduta da Sua Ecc.za Rev.ma Mons. Giovanni Massaro, Vescovo dei Marsi. Presenti alla cerimonia il Parroco don Ennio Grossi, a cui vanno i miei ringraziamenti per avermi offerto il materiale per realizzare questo articolo, e tra gli altri don Luigi Incerto, Parroco delle Comunità di Aielli, don Renato Ceccarelli, Parroco emerito della chiesa dei Ss. Cosma e Damiano, la Rev.da Madre Abbadessa, Maria Donatella Di Marzio, insieme a tutta la Comunità monastica Benedettina, il Sindaco della Città, Vincenzo Giovagnorio.

In un’atmosfera suggestiva, alle ore 17:00, nel cortile monastico antistante la chiesa, il Vescovo ha presieduto il rito di apertura della porta. Dopo la lettura del decreto della Penitenzieria Apostolica da parte di don Luigi Incerto, la porta della chiesa è stata spalancata ed il Vescovo ha varcato la soglia della chiesa con l’Evangeliario. Quindi la processione ha fatto il suo ingresso nella chiesa alla presenza dei fedeli giunti per venerare il Beato Monaco Certosino.

Nell’omelia il Vescovo ha tratteggiato la figura del Servo presentato nella Liturgia della Parola della II domenica del Tempo Ordinario applicandola all’esempio di Vita del beato Oddone: “Dio ha fiducia nell’uomo e vi si affida – mio servo sei tu Israele sul quale manifesterò la mia gloria – Dio non costruisce la propria gloria da solo ma insieme all’uomo. Dio è colui che si fida dell’uomo e compito dell’uomo è quello di abbandonarsi alle mani di Dio. Ciò che ha caratterizzato la figura del beato Oddo da Novara è proprio il suo amore per Dio, il suo abbandono in Dio. Prima di morire le ultime parole del beato Monaco furono: ‘Aspettami Signore! Ecco io vengo a Te’. Il beato Oddo da Novara si è proprio distinto per questo atto di fiducia totale in Dio”.

Durante la Celebrazione, il Sindaco, Vincenzo Giovagnorio, ha rinnovato l’offerta del cero votivo che durante tutto l’anno arderà davanti alle spoglie del beato: “Reverendissimo Padre, i Cittadini di Tagliacozzo, seguendo l’esempio dei loro avi e volendo riprendere una significativa tradizione, in occasione della solennità liturgica del Beato Oddo da Novara, Sacerdote dell’Ordine dei Certosini e Compatrono di questa Città, offrono questo cero votivo che le chiedono di benedire affinché arda, presso l’urna che contiene le venerate Spoglie, come segno di fede e di speranza e riaccenda la carità dei cuori sull’esempio del santo Uomo di Dio”. La tradizione del cero nasce per ricordare che nel passato l’Amministrazione Comunale sosteneva per intero, il 14 gennaio di ogni anno, le spese dell’organizzazione della festa in onore del beato Oddo.

Prima della Benedizione finale il Parroco, ha ringraziato Mons. Massaro e un particolare ringraziamento alla Comunità Monastica Benedettina: “Se il beato Oddo da Novara è rimasto qui in questa nostra terra – ha detto don Ennio rivolgendosi ai presenti – è stato grazie alla lungimiranza e all’insistenza delle Monache che, sperimentando la santità di questo monaco, vollero che egli rimanesse come loro confessore e guida spirituale. Se questo culto è giunto fino a noi è stato grazie alle Monache che nei secoli fino ad oggi, con affetto e devozione grande lo hanno portato avanti e alimentato”.

Don Ennio ha poi dato Lettura del messaggio inviato dal Procuratore generale dell’Ordine Certosino, Rev.mo P. Jacques Dupont: “In quanto Procuratore Generale dell’Ordine dei Certosini presso la Santa Sede, mi rivolgo a voi per porvi il saluto dei monaci certosini e delle monache certosine, assicurando la loro vicinanza particolare in questo Anno Giubilare. Non smettiamo oggi di ricorrere alla preghiera di Oddone, in primo luogo voi cittadini e cittadine di Tagliacozzo, per poter affrontare le varie insidie che troviamo sul nostro cammino di vita e più ancora di fede. Guardiamo al Beato Oddone come esempio di santità, affinché impariamo da lui a dare a Dio il posto primordiale che deve avere in tutto ciò che facciamo. Sappiamo anche come lui rinunciare ai nostri progetti quando vengono contrariati, perché sempre ci dedichiamo al servizio degli altri, soprattutto dei più bisognosi. La preghiera dei monaci certosini e delle monache certosine vi accompagna in questo Anno Giubilare, affinché si moltiplichino i frutti di grazia in speranza, amore, pace”.

Per l’occasione l’antica tela settecentesca, raffigurante il beato, è stata ricollocata nel suo altare e sotto di essa è stata esposta l’urna contenente le sue spoglie mortali.

Diverse le iniziative che in questo anno si terranno: il 14 di ogni mese un momento celebrativo in comunione con il Monastero benedettino; una mostra dedicata alla vita e al culto del Monaco certosino e un oratorio musicale, sulla figura del beato, pensato dal Parroco, musicato dal maestro Luca Bischetti ed eseguito dai Cori della città.

Le immagini che seguono faranno rivivere a tutti noi l’emozionante rito dell’apertura di questo Anno Giubilare, facendoci partecipare con il cuore e la preghiera in pia devozione del Beato Oddone.

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PREGHIERA

Signore, concedi a tutti coloro che celebrano la festa del Beato Odone, che hanno fisso lo sguardo dell’anima nella contemplazione della tua gloria, e che ,dopo aver perseverato nella fede in questa vita, risplenda in noi la luce della tua presenza nella patria celeste

La Grangia di Boffalora

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Cari amici, voglio oggi proporvi un approfondimento su di una grangia certosina.

Etimologicamente la parola grangia deriverebbe dal francese arcaico “granche”, che a sua volta verrebbe dal latino volgare “granica”, ed indicherebbe il luogo dove si conserva il grano (granarium).

Furono vere e proprie tenute agricole in cui fratelli conversi e donati lavoravano sotto la direzione di un Magister Grangiae, essi oltre a lavorare in loco dormivano, mangiavano e pregavano. Si resero indispensabili quindi la costruzioni di un dormitorio, un refettorio ed una cappella (oratorio).

Questa volta vi parlerò della grangia di Boffalora, in Lombardia e di proprietà della certosa di Pavia.

L’origine di questa Grangia si deve all’atto di donazione, datato 15 aprile 1396 dei vasti possedimenti appartenenti a Gian Galeazzo Visconti a favore dei monaci certosini, quale rendita destinata alla fabbrica di un monastero ed alla relativa dotazione. Da questo atto nascerà la certosa delle Grazie, comunemente nota come certosa di Pavia. Contestualmente all’erezione della certosa, i monaci pavesi avviarono i lavori della grandiosa Grangia di Boffalora, iniziando dai fabbricati dei portici con eleganti volte a crociera con il classico mattone, appoggiate su pilastri di granito i cui capitelli delle colonne, ripropongono l’ordine architettonico di tipo scudato, in tutto simili a quelli della certosa. I monaci, si insediarono in questa struttura dedicandosi alla coltivazione dei fertili campi di loro proprietà, inoltre data la posizione particolare, ovvero sulle sponde del fiume Ticino, il borgo di Boffalora, grazie alla presenza monastica, divenne ben presto fiorente e molto attivo grazie al porto sul Ticino e al Naviglio, via abituale per tutte le merci da e per Milano, mentre il fiume serviva come via di collegamento con Pavia, da dove poi le merci erano dirette al mare. I certosini non solo si dedicarono alla coltivazione dei campi e alla produzione dei beni di prima necessità, ma favorirono anche la bonifica di terreni un tempo inutilizzati, attraverso un sofisticato sistema di irrigazione che garantì un miglior utilizzo del suolo. La produzione principale furono i cereali assieme al fieno che si ricavava dal taglio stagionale dei prati, vi era anche una sparuta presenza di vigneti. Evolvendosi l’insediamento dei certosini portò anche allo sviluppo di un’osteria con alloggio (divenuta poi stazione di posta) che nell’Ottocento venne utilizzata come dogana dal governo austriaco per il punto strategico di passaggio nei pressi del ponte sul Naviglio Grande.

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Lo sviluppo economico della zona si deve alla alacre attività dei monaci, che nel 1778 richiesero la costruzione di una tra le prime filande impiantate in Lombardia.

Nel 1782 l’imperatore Giuseppe II decreta la soppressione di conventi e monasteri, tra cui la certosa di Pavia, incamerandone tutti i beni. A Boffalora i monaci pavesi possedevano 2000 pertiche di terreni, le due osterie con relative camere adibite a Stazione di Posta, la casa di propria abitazione (Ospizio), un prestino con forno, due case con quattro botteghe ciascuna, quattro case da massaro, una folla di carta (cartiera), un mulino e una pila di riso (opificio per la pulitura del riso).

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Tutti gli ambienti della Grangia certosina di Boffalora, oggi corrispondono all’attuale struttura del Municipio e collegati, i quali vennero ristrutturati negli anni ‘60 del novecento. Prima della ristrutturazione vi erano significativi elementi caratteristici della presenza della Grangia. Sul portale d’ingresso, situato allora sul fronte del Naviglio, e sulla pavimentazione di un ampio porticato sorretto da colonne, che sostenevano un loggiato con elegante parapetto in legno, era scolpita a grandi lettere la famosa sigla della certosa di Pavia: GRA-CAR (Gratiarum Cartusia – Certosa delle Grazie) quasi a ricordare l’origine di Boffalora e il legame vitale con la certosa pavese.

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Memoria liturgica di Santa Rosellina

santa Rosellina (Padula)

Cari amici di Cartusialover, spero siate stati in tanti a recitare la Novena per Santa Rosellina, di cui oggi ricorre la memoria liturgica per la Chiesa, voglio celebrarla con voi mostrandovi una curiosità.

A dimostrazione della diffusa devozione verso questa santa monaca certosina, vi parlerò oggi di una Parrocchia a lei dedicata nel centro della cittadina francese di Tolone. Vi ho narrato da questo blog, la venerazione dei fedeli, che spinse a costruire la Cappella Santa Rosellina, dove si conservano le sue spoglie mortali, e dovi vi è un’affresco realizzato nel 1975 da Marc Chagall, voglio altresì sottolineare la straordinarietà di questa devozione data dall’essersi tramandata immutata nei secoli.

Vi ho testimoniato, seppur non numerose, diverse Parrocchie nel mondo dedicate a San Bruno, ma una fede viva verso una monaca certosina provenzale vissuta nel XIV secolo, lascia davvero entusiasti!

Nelle immagini che seguono, potrete ammirare il monumentale affresco, alto più di sette metri, realizzato sull’altare maggiore di questa chiesa costruita circa ottanta anni fà, che raffigura fedelmente le tappe della vita di Rosellina. La statua in marmo sulla facciata esterna della chiesa e le vetrate che richiamano episodi della vita della certosina. La Parrocchia inoltre conserva alcune reliquie, venerate dai fedeli. In fondo alla pagina il link della Parrocchia, dove sarà possibile vedere la Santa Messa online!

Voir la célébration en direct vidéo

“La certosa sotto la neve”

copertina

Ecco per voi un’altro estratto del libro “Au désert de Chartreuse: La vie solitaire des fils de saint Bruno“, di Robert Serrou. Egli rievoca dalla sua abitazione parigina, attraverso il ricordo della esperienza vissuta con il collega Pierre Vals, le ore vissute in certosa durante la notte di Natale. Notevole l’elogio alla vita cartusiana espressa dall’autore.

copertina

“La certosa sotto la neve”

La messa di mezzanotte in convento si svolge con la semplicità liturgica propria dei certosini, impreziosita però da numerosi ceri accesi, simbolo della Luce che appare nelle tenebre. Nella cappella de La Salette si celebra un’altra messa di mezzanotte, offerta dal Padre Procuratore, per le famiglie degli operai del monastero che risiedono nel Corriere, un chilometro più in basso. Come i pastori di Betlemme, i partecipanti sono pochissimi. Ma hanno la stessa fede e ascoltano attentamente la parola del Padre, come i pastori ascoltavano la parola dell’Angelo.

Ma eravamo solo nella Grande Chartreuse con il pensiero. I miei bambini dormivano tranquilli nella loro stanza.
Al ritorno dalla Messa di Mezzanotte, i Certosini sarebbero stati ancora a lungo in chiesa. Tornati nelle loro celle, si sarebbero potuti riposare un po’. Per loro non c’è nemmeno una cena più modesta. Come gli altri giorni, non mangeranno nulla fino alle undici del mattino. Ma cosa può importare loro il cibo terreno? Per la tua felicità bastano solo la speranza dell’eterno faccia a faccia e le briciole ricevute in questa santa veglia.
Si addormenteranno nella notte silenziosa e anche il loro sonno sarà un’adorazione senza fine. Ti vedo di nuovo. Padre Procuratore, Padre Archivista, Padre Sacristano, con il quale ho avuto un rapporto più costante, e anche tutti gli altri monaci bianchi della Grande Chartreuse, nella tua misteriosa solitudine! Giustamente, un maestro di spiritualità ti ha chiamato “il serafino della terra”. Vedo anche te, fratello converso, ugualmente assorto in Dio, più vicino a noi per opera delle tue mani; a te che maneggia cazzuola e martello e contempli Dio nelle faccende quotidiane.
Rivedo le ore del nostro resoconto e come a poco a poco, visitando i vostri chiostri, le vostre obbedienze, la vostra chiesa, la nostra prospettiva sia cambiata, avvicinandosi – molto poco – alla vostra per vedersi finalmente illuminata dalla vostra parola e dalla grazia divina.

 

Nel grande esercito della Chiesa tu sei l’ala avanzata della preghiera, sopperendo alla nostra mancanza. Nessuna delle tue azioni, dei tuoi pensieri, degli impulsi del tuo cuore ci è estranea, non riesce ad attirare su di noi le benedizioni di Dio. Consolazione inestimabile, fonte di pace per i nostri guai, giustificazione per la nostra indigenza.

Tra i santi della Chiesa militante, voi siete santi oscuri secondo il vostro desiderio, ma il cui peso è necessario per l’equilibrio del mondo. Ci hai promesso le tue preghiere, che consideriamo un tesoro. Sapere che c’è un luogo benedetto, un luogo alto di contemplazione dove ogni giorno i monaci tengono – come la lampada davanti al tabernacolo – la luce della fede e l’ardore della carità, ci rassicura e ci conforta. Da questa terra, a volte, alziamo “quello sguardo della speranza di Dio” di cui ci parlava Péguy.
Sei ancora giovane nonostante hai ottocentosettanta anni e il tuo ideale è ancora capace, come nell’XI secolo, di far battere i cuori, desiderosi di bellezza, di purezza, di assoluto.
So che nei vostri monasteri in Spagna un giovane, purificato nel sangue dei martiri, ha scelto le vostre livree bianche. Alcune ragazze vanno all’estero, in attesa della Certosa femminile che tanto ardentemente desiderano venga eretta nel loro paese.
Anche il giovane Nord America si mette in moto. Mentre tre vostri Padri e alcuni Fratelli preparano la fondazione materiale in completa solitudine nei boschi di Vernon, i postulanti nordamericani, capisaldi della fondazione spirituale, vengono a impregnarsi nella culla dell’Ordine dello spirito di San Bruno, per essere suoi figli non solo di nome, ma di fatto. In questo slancio giovanile, la Francia viene lasciata un po’ in disparte. Vogliamo farvi capire che riempire le Certose dei vostri figli non deve essere il coronamento, ma la base della vostra nuova primavera.
Per tutti questi motivi abbiamo voluto presentare al pubblico questa testimonianza. Voi, cari monaci della Grande Chartreuse, ci perdonerete per aver leggermente turbato la vostra solitudine e per aver espresso – male, senza dubbio – il vostro ideale. In questo momento canti la vigilia di Natale solenne per te e per noi. In mezzo alle montagne innevate del “Deserto”, la tua salmodia ei tuoi canti non suscitano eco. Solo Dio ti ascolta e ti comprende.
Nel chiostro grande, vicino al cancello della clausura. San Bruno, dalla sua vetrata, inclina il capo per contemplare i suoi figli e ascoltarne il canto, identico a quello dei primi giorni. Sopra di lui, lo stemma dell’Ordine certosino: il globo terrestre dominato dalla croce, circondato da sette stelle. Il santo vigila sul mantenimento della Regola, approvata da secoli, e per la vita dei propri, il cui motto è inciso sullo stemma: “Stat crux dum voltur orbis

Spero abbiate gradito la lettura ed il consiglio di acquisto di questo libro, in attesa della nascita di Nostro Signore.

Il prodigioso solstizio alla certosa di Miraflores

retablo con luz

Oggi, come ogni anno, in questa data con il “solstizio d’inverno”, comincia l’inverno astronomico che si concluderà il 21 marzo. Nel solstizio d’inverno, vi è la notte più lunga ed il giorno più corto dell’anno.

Come sapete cari amici, lo scorrere del tempo ed il relativo studio per la misurazione dello stesso, è stato da sempre un elemento essenziale dei padri certosini. Essi infatti dedicavano molto tempo alla scienza della gnomonica, al fine di realizzare strumenti che consentissero loro di misurare il tempo con la luce del sole. In passato vi ho proposto vari esempi di meridiane ed altri orologi solari in varie certose, oggi vi voglio parlare di ciò che accade nella certosa di Miraflores, a Burgos nel giorno del solstizio d’inverno.

Da 523 anni, quando arriva il giorno o il periodo del solstizio d’inverno, ovvero il 21 dicembre, nella chiesa della certosa di Miraflores, un fenomeno astronomico può essere osservato, ma di cosa si tratta esattamente?

Il fenomeno astronomico

Intorno al 21 dicembre e poco prima del tramonto, tra le 16:45 e le 17:15, un raggio di sole penetra attraverso il grande oculo che presiede la facciata del tempio e attraversa diagonalmente l’intera superficie del tempio. Il raggio di sole sale lentamente da sinistra a destra e, per alcuni istanti, si ferma alla grande ruota centrale degli angeli che presiede la pala d’altare.

Bisogna fare una premessa necessaria per poter comprendere del tutto quanto avviene e perchè. Innanzitutto soffermiamoci sugli elementi

Il grande oculo

La chiesa della certosa di Miraflores, fu costruita dall’architetto tedesco Juan de Colonia tra il 1454 e il 1484, anche se fu suo figlio Simón a completare i lavori nel 1488. Questi è considerato uno dei grandi geni dell’arte castigliana, artefice quindi anche dell’oculo della facciata anteriore della chiesa elemento importante del fenomeno in oggetto.

Il Retablo

Il sole, come dicevo, entrando dall’oculo attraversa, con i suoi raggi, l’intera chiesa per giungere ad illuminare per pochi minuti un punto preciso dell’altare maggiore.

Il cerchio di angeli (ruota angelica) che circonda il Cristo crocifisso della pala d’altare maggiore, il “retablo” capolavoro dello scultore Gil de Siloè e con policromia e doratura del pittore Diego de la Cruz, il quale utilizzò parte della prima spedizione d’oro che arrivava dall’America! In esso viene rappresenta la vita di Cristo, che viene mostrato crocifisso sulla grande ruota centrale circondato da angeli, da Dio, dallo Spirito Santo e dalla Vergine Maria. In cima alla croce c’è una figura peculiare, un pellicano, un uccello che metaforizza il sacrificio eucaristico perché in passato si credeva che nutrisse i suoi piccoli con ferite autoinflitte. Il tema di questa pala d’altare, commissionata dai monaci, è quindi la celebrazione dell’esaltazione eucaristica e redentrice.

La congiunzione degli elementi

Per ottenere la precisa congiunzione degli elementi che fanno funzionare questo meraviglioso fenomeno astronomico, ovvero il sole, la data e la posizione dell’apertura (oculo) attraverso il quale entra il raggio di luce che illumina il centro della pala d’altare al solstizio d’inverno, vi è stato uno studio approfondito ed un’innegabile complicità artistica tra l’architetto del tempio, Simón de Colonia, e lo scultore della pala d’altare, Gil de Siloè. Ovviamente alla base di ciò l’imprescindibile committenza monastica certosina, custode della evidente intenzionalità teologica di questo straordinario fenomeno astronomico.

Un altro dato importante è, che la pala d’altare fu inaugurata alla fine di dicembre 1499, in coincidenza con il tempo del solstizio, che ne indica il chiaro intento celebrativo. Il costo totale della pala d’altare, compresa la doratura e la policromia di Diego de la Cruz, ammontava a 1.015.613 maravedí, un costo molto alto per l’epoca!

L’osservazione

E’ possibile accedere nella certosa per poter ammirare questo fenomeno poichè nel 1923, la certosa venne dichiarato Monumento Storico Nazionale. Un vero Pantheon Reale a causa dell’imponente altare maggiore ed il sontuoso sepolcro di alabastro che custodisce le spoglie dei fondatori, Giovanni II di Castiglia e di Isabella di Portogallo e del figlio l’infante Alfonso. L’attività monastica ha saputo coesistere egregiamente con questo luogo di interesse storico e artistico, che risulta essere uno dei principali monumenti di Spagna, consentendo l’accesso ai visitatori nella Navata centrale della chiesa ed al chiostro i quali possono essere liberamente visitati.

Non è ancora molto diffusa la conoscenza di questo spettacolare fenomeno, in questo luogo, ma sempre in numero più crescente decine di visitatori si accalcano armati di smartphone o di reflex cercando di catturare, per godere e fotografare, lo straordinario momento in cui un raggio di sole della sera, penetrando attraverso la finestra circolare della facciata della certosa, illumina il Retablo per pochi minuti, regalando ai presenti una suggestiva e magica atmosfera.

retablo 2

Va detto, che recenti studi, sviluppati dalla Università Complutense di Madrid hanno rilevato che anche nel periodo del solstizio d’estate, il 21 giugno, si sviluppano particolari giochi di luce intorno al sepolcro reale. Con l’avanzare del sole al mattino, si accendono le figure dei quattro evangelisti che circondano la tomba a forma di stella a otto punte. Questo fenomeno raggiunge il suo apice, in coincidenza con il giorno di San Giovanni 24 giugno, patrono del monarca. L’intensità della luce permette in quei momenti una visione privilegiata di questo sublime complesso scultoreo gotico.

Le immagini che seguono, ed un breve video spero saranno eloquenti e compendiose di quanto vi ho descritto.

luce oculo

luce oculo 2

luce oculo 3

luce oculo 4

retablo con luz