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Dom Élisaire de Grimoard

per priori generali

Nell’articolo odierno, cari amici lettori, voglio farvi conoscere Dom Élisaire de Grimoard, Priore Generale dell’Ordine certosino dal 1361 al 1368.

Élisaire de Grimoard, che gli autori chiamano Elzéar Grimoaldi o Grimaldi, proveniva da un illustre casato originario della Francia. Suo padre, il barone de Grissac, aveva sposato la signora di Sabran, sorella di Saint Elzéar, e da questa unione nacque Dom Hélisaire. Ancora giovane si seppellì nella solitudine della Grande Chartreuse, vi fece la sua Professione, e più tardi quando papa Urbano V, suo zio, gli offrì la porpora cardinalizia, la rifiutò, preferendo la vita nascosta in Dio al prestigio degli onori. Quando, nel 1361, fu eletto Generale dell’Ordine, Dom Hélisaire governava la certosa di Bon-Pas, nella diocesi di Avignone. La vita del santo Priore non fu che una continua mortificazione. “Era”, dice il traduttore di Borland, “di tale austerità e grande astinenza, che non c’era eguale dopo Landuino, che alcuni dicevano superava i limiti della natura, ed era tuttavia così assorto nel suo Dio che spesso si univa alla preghiera notte e giorno. Era avvezzo in mezzo al più gran freddo dell’inverno a camminare scalzo e senza alcun copricapo, essendo così stranamente scaldato dal fuoco divino, che non sentiva gli altri fuochi e le astinenze, cagione per cui spesso lo vedevano i suoi fratelli, sia in mente e nel corpo, elevato in Dio, dove andava a partecipare ai più alti segreti del suo Signore, dal quale, ritornato in se stesso, sembrava essere pieno di tanta gioia e letizia spirituale, che era così dimentico di se stesso che superando gli altri nel canto, alzò straordinariamente la voce alle lodi del nostro Dio, da cui concepì in se stesso grande dolore e confusione, terminato l’ufficio. Un fatto raccontato da un antico cronista ci mostra che gli affari del mondo gli pesavano e che il suo unico desiderio era vivere sconosciuto. Il suo parente, il cardinale de Mende, gli scriveva spesso. Dom Hélisaire si accontentò di rispondere molto brevemente e ad intervalli rari su un pessimo pezzo di carta o pergamena. Il Cardinale ne fu offeso e disse al Generale dei Certosini che se avesse continuato a fare così, non gli avrebbe più scritto. ” è esattamente ciò che desidero”, rispose il venerabile Solitario. Quest’uomo, così austero per se stesso, aveva il cuore colmo della più tenera carità per gli altri; seppe simpatizzare con la debolezza dei suoi religiosi e si mostrò, per tutti, della più grande affabilità; era conosciuto come il Buon Padre. Avendo perso la vista, il secondo anno della sua elezione, usò questo pretesto per supplicare i suoi fratelli di accettare le sue dimissioni, ma il Capitolo Generale rifiutò di esaudire la sua volontà e lo tenne in carica fino al momento in cui Dio lo richiamò. Dom Hélisaire de Grimoard de Grissac morì l’11 giugno 1367, dopo aver governato l’Ordine per quasi sette anni. La Carta Capitolare, nell’annunciare questa morte, eccezionalmente ha lasciato da parte la formula ufficiale e ha ricordato il suo titolo di Buon Padre. Ha detto “Obiit bonus Pater\ Domnus Helisarius, priore Cartusiae”. Du Saussay pone il nome di questo Generale nel martirologio dei santi di Francia.

Dom Romuald Moissonnier

per priori generali

Dom Romuald Moissonnier, che aveva ricevuto al battesimo il nome di Jean-Louis, nacque a Lione il 31 dicembre 1742. Nato, ancora giovane, alla vocazione alla vita religiosa, si presentò al Convento della Grande Chartreuse, qui fece il noviziato e pronunciò i voti il 15 agosto 1762. Pochi anni dopo, nel 1772 fu ospite della certosa di Lione e nel 1775, fu inviato come sacrista alla Certosa di Pomiers. Vi rimase per breve tempo e fu successivamente, nel 1779, nominato Vicario al Reposoir, Coadiutore a Chalais nel 1782, Procuratore a Sylve-Bénite nel 1784, e nel 1789 Priore di quest’ultima certosa. Optò l’anno successivo per la vita comune e rimase superiore della sua casa fino alla fine. Espulso alla sua chiusura il 1° ottobre 1792, lasciò la Francia ed emigrò in Italia, e per una strana coincidenza, giunse alla Certosa di Bologna lo stesso giorno del Reverendo Padre Dom Nicolas Albergati de Geoffroy e di Dom Antoine Vallet, Scrivano dell’Ordine. Era nelle mani di questi tre monaci che riposava l’autorità suprema durante la Rivoluzione e l’Impero. Costretto a lasciare Bologna per sfuggire ai vittoriosi francesi che minacciavano la città, Dom Romualdo soggiornò per qualche tempo presso la Certosa di Ferrara, poi si rifugiò nel Monastero di Trieste e in quello di Firenze. Visse in quest’ultima Certosa fino a quando il Reverendo P. Vicario Generale lo nominò Priore di La Part-Dieu, in Svizzera. Nel 1810, il Vicario Generale, Dom Antoine Vallet, che qualche anno prima aveva affidato l’incarico di Scriba a Dom Raphaël Paris, pensò di dover sostituire questo Religioso e nominò Dom Romuald Moissonnier. A tal fine gli inviò l’obbedienza di Scriba che fu confermata dal Nunzio Apostolico a Lucerna il 20 luglio 1813. Alla morte di Dom Antoine Vallet, Dom Romuald Moissonnier, in virtù dell’Ordinanza del Capitolo Generale del 1793, divenne Vicario Generale. Il suo titolo ed i suoi poteri furono confermati dalla Santa Sede. Questo venerabile monaco fece gli sforzi più onorevoli, nel 1814 e nel 1815, per ottenere dal governo francese il restauro della Grande Chartreuse. «Niente – diceva un certosino coetaneo niente gli stava più a cuore, e la speranza che se ne era sempre ritenuta parve essere in questo buon monaco come un’ispirazione che gli servì di incoraggiamento per giungere al fine dei suoi desideri. Dom Romuald entrò in contatto con alcuni certosini residenti in Francia, in particolare con Dom Emmanuel du Creux, cappellano dell’Hôtel-Dieu de Rouen, già priore della Certosa di Gaillon, e Dom Ephrem Coutarel, parroco di Villette vicino a Saint -Laurent- du Pont. Dio benedisse gli sforzi di Dom Moissonnier e il 27 aprile 1816 un’ordinanza reale autorizzò il ritorno dei figli di San Bruno al loro Convento del Deserto di Chartreuse. Per un attimo il venerato Vicario Generale pensò che non gli sarebbe stato dato di rivedere la Grande Chartreuse, si era appena ammalato gravemente, ma Dio, volendo dare questa consolazione al suo servo, lo restituì alla salute. Da quel momento in poi, all’apice dei suoi desideri, Dom Moissonnier affrettò la partenza. “Il 25 giugno, non badando né alla sua grande età né al suo stato di infermità, senza prendere altra precauzione che quella di viaggiare in lettiga e nei giorni brevi, sebbene fosse ancora convalescente, lasciò la Part-Dieu, a rischio di morire per strada, ha attraversato il cantone di Vaud, Ginevra, Savoia ed è arrivato a Grenoble giovedì 4 luglio. Dom Romuald prese possesso della Grande Chartreuse l’8 luglio 1816, accolto con il massimo entusiasmo da tutte le popolazioni vicine, felici di rivedere i loro antichi benefattori. «Così – dice uno degli storici della Grande Chartreuse – il venerato Vicario Generale che era stato lo strumento della Provvidenza per la restaurazione del suo Ordine in Francia, nel luogo stesso dove san Bruno l’aveva fondato, ritornò al Convento dove era nato alla vita religiosa, come un esule ritorna alla casa dei suoi padri. Il giorno dopo fu cantata una messa di ringraziamento nella cappella dei morti, l’unica dove si potevano celebrare con decenza i santi misteri: vi parteciparono da otto a dieci monaci. Nulla mancava alla felicità di Dom Romuald Moissonnier; si trovò nella culla del suo Ordine, in questa terra santificata dal suo illustre fondatore. Undici giorni dopo il suo arrivo, il 19 luglio 1816, il Reverendo Padre morì senza soffrire, all’età di settantaquattro anni, dopo aver vissuto nell’Ordine per cinquantaquattro anni. La Divina Provvidenza aveva compiuto la sua opera.

Dom Antoine Vallet

per priori generali

Dom Antoine Vallet nacque il 20 maggio del 1725. Chiamato da Dio ad una vita solitaria, abbandonò il mondo e fece ingresso alla Grande Chartreuse nel 1746, facendo professione il 15 agosto del 1747. Fu Maestro dei Novizi nel 1754, Vicario nel 1756 e Procuratore alla certosa di Melan sempre nel 1756.

Le sue notevoli doti lo fecero nominare Scriba o Segretario dell’Ordine nel 1772. Occupò questa posizione sotto tre Generali, i Reverendi Padri Dom Etienne Biclet, Dom Hilarion Robinet e Dom Nicolas Albergati de Geoffroy. In tutte le circostanze difficili in cui si trovava, Dom Antoine seppe mostrare grande energia e notevole abilità. Nell’Ordine era considerato il futuro successore di Dom Albergati. In virtù di un’Ordinanza del Capitolo Generale tenutosi a Bologna nel 1793, era stato disposto che, in caso di morte del Reverendo Padre, il suo segretario ne ereditasse l’autorità e la esercitasse alle stesse condizioni, fino al prossimo Generale Capitolo. Di conseguenza, Dom Antoine Vallet, alla morte di Dom Nicolas Albergati, assunse l’amministrazione dell’ Ordine, con il titolo di Vicario Generale, e mantenne il potere con questo semplice titolo, le disgrazie di questo tempo funesto non gli permisero di riunire il Capitolo. Dom Antoine Vallet risiedette, dal 1797, come il suo predecessore, nella Certosa di Roma, ma costretto a lasciare questa città, nel 1810, ebbe un momento il pensiero di ritirarsi nella Certosa di La Part Dieu, presso Friburgo, in Svizzera. Era quasi l’unica Casa regolare rimasta nell’Ordine Certosino. Le circostanze politiche non avendogli permesso di realizzare il suo progetto, fecero si che si ritirasse a Romans, nel dipartimento della Drôme. Alcuni certosini della Val-Sainte-Marie de Bouvantes erano venuti durante la Rivoluzione a cercare asilo in questa cittadina. Uno di loro era diventato giudice dell’ex Convento dei Récollets, il 31 marzo 1791, e tutti insieme ripresero la loro vita certosina in questo ex monastero. Non furono disturbati e poterono trascorrere, nel silenzio della solitudine, i giorni peggiori del Terrore. Nel 1810, Dom Antoine Vallet venne a stabilirsi in questa Chartreuse fondata in circostanze così straordinarie e vi trascorse alcuni anni nella più profonda tranquillità. Il 25 giugno 1813, lì consegnò a Dio la sua bella anima, all’età di ottantotto anni, dopo aver vissuto sessantasette anni nell’Ordine. Il necrologio della Grande Chartreuse lo loda in poche parole: “Obiit R. P. Domnus Antonius qui vixit valde laudabiliter in Ordine. “I suoi funerali – racconta l’Amico di Religione – furono celebrati secondo il rito certosino; il suo corpo era vestito dell’abito dell’Ordine ed esposto su una semplice tavola al centro della chiesa. Tutti i Religiosi indossavano il loro saio. Il rispettabile parroco di Romans, padre Antelme, pronunciò l’elogio funebre del defunto, alla presenza degli amministratori degli ospizi e di diverse famiglie illustri che onorarono i certosini. Le spoglie di Dom Vallet furono sepolte, accanto a quelle dei suoi confratelli morti prima di lui, all’interno del recinto della chiesa, presso la cappella dell’Addolorata. »

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Dom Nicolas Albergati de Geoffroy

per priori generali

Cari amici di Cartusialover, prosegue l’approfondimento sui Priori Generali dell’Ordine certosino. Oggi vi parlerò di Dom Nicolas Albergati de Geoffroy, in carica dal 1791 al 1801.

Dom Nicolas Albergati de Geoffroy ha lasciato il mondo, ancora giovane, per consacrarsi a Dio. Entrato nella Certosa di Villeneuve les-Avignon, vi emise la Professione ed edificò i suoi fratelli con la sua pietà e le sue virtù. I suoi Superiori, dopo averlo destinato a vari uffici che svolse con soddisfazione di tutti, lo nominarono Priore della Certosa di Saint-Julien, presso Rouen, e poco dopo Convisitatore, poi Visitatore della Provincia di Francia-sulla Senna. Alla morte di Dom Hilarion Robinet, gli elettori di Chartreuse, Currières e Chalais lo elessero generale all’unanimità il 10 maggio 1791. Nella terribile crisi che stava attraversando l’Ordine dei Certosini, l’onore che veniva fatto a Dom Nicolas era un fardello molto pesante; ma il nuovo Generale tuttavia l’accettò con coraggio, e seppe sempre mostrarsi all’altezza delle difficili circostanze in cui si trovava. Il 12 agosto dello stesso anno, Dom Nicolas Albergati pregò il Sommo Pontefice Pio VI di rinnovargli la facoltà già concessa al suo predecessore, di stabilirne la permanenza all’estero e di riunirvi il Capitolo Generale, che gli fu concesso. I possedimenti della Chartreuse erano stati messi in vendita come bene nazionale; l’obbedienza del deserto, dove talvolta i Generali si ritiravano a meditare in completa solitudine, era stata venduta il giorno stesso della morte del Reverendo Padre Dom Hilarion Robinet. Nello stesso anno 1791, in virtù del decreto del 20 marzo 1790 e della legge del 14 ottobre 1790, i Religiosi di Certosa furono interrogati due volte per sapere se fossero disposti ad avvalersi della libertà concessa loro dalla nazione. La risposta di tutti i religiosi è stata che il loro desiderio era di perseverare nella loro vocazione e di rimanere nel loro monastero. Nel mese di aprile 1792, Dom Albergati de Geoffroy ed i suoi monaci furono accusati di avere corrispondenza con i nemici della nazione e di fare preparativi per ricevere le truppe sarde che, si diceva, progettassero un’invasione attraverso i monti della Certosa. Con il pretesto di custodire questa frontiera, il convento fu presidiato. “La nostra Casa – scriveva un testimone oculare – era diventata una vera e propria caserma e la nostra posizione era così penosa che sarebbe stata insopportabile se Dio non ci avesse sostenuto con la sua grazia, a perseverare nel nostro stato”. Il successivo 21 maggio, i commissari si presentarono alla Grande Chartreuse, e comunicarono al Reverendo Padre e ai Religiosi l’ordine di sgomberare il Monastero che dicevano necessario per alloggiare le truppe. Assegnarono come nuova residenza, alla Comunità, la Certosa di Sylve-Bénite, presso il lago Paladru, e quella di Durbon, nei pressi di Gap. Dom Albergati, sgomento per questa notizia, mandò subito a Grenoble Dom Burdet e Dom Palluis, i quali riuscirono ad ottenere la revoca di quest’ordine. La posizione dei religiosi, in mezzo ai soldati che comandavano da padroni, era diventata intollerabile, quando l’Assemblea Nazionale decise, con decreto del 16 agosto 1792, che tutte le case religiose dovevano essere evacuate il 1° ottobre. Il distretto fece notificare questo decreto al Reverendo Padre il 13 settembre, ma l’esecuzione non ebbe luogo fino al 14 ottobre e nei giorni successivi; a quel tempo, la Comunità, compresi Currières e Chaláis, comprendeva trentotto Padri, diciotto Conversi e trentasei Donati. Nel Convento rimasero solo dodici Fratelli e gli Ufficiali della Casa: Dom Ambroise Burdet, Procuratore; Dom Sébastien Palluis, Procuratore dell’Obbedienza di Meylan; Dom Emmanuel Nivière, Coadiutore; e Dom Thaddée Forestier, Vicario. Questi Religiosi dovevano custodire la Casa e curare i fienili ei prati che, non potendo essere venduti, erano stati loro dati in affitto. Il Reverendo Padre Dom Nicolas Albergati de Geoffroy lasciò il Monastero mercoledì 17 ottobre 1792. La maggior parte dei suoi religiosi varcò il confine e chiese asilo ai confratelli in Germania e in Svizzera. Altri si diressero verso l’Italia, tra questi Dom Albergati che, dopo molte peripezie, riuscì a rifugiarsi a Bologna, dove giunse il 7 dicembre. Nel 1793 fu convocato in questa città, in tempi ordinari, il Capitolo Generale; vi si presentarono quattordici Priori. In questa assemblea fu risolta l’importante questione dell’elezione del Generale dell’Ordine. Il Capitolo ordinò che “se il Reverendo Padre dovesse morire nel corso dell’anno, al Padre Scriba sarebbe stato affidato il governo di tutto l’Ordine e godrebbe della stessa autorità del Reverendo Padre, fino al Capitolo Generale gli sarebbe richiesto convocare nel tempo ordinario. Se egli stesso morisse prima di aver potuto riunire un Capitolo, il Religioso scelto per Scriba avrebbe avuto la stessa autorità e gli stessi doveri”. Tale Ordinanza fu confermata dal Capitolo dell’anno successivo e approvata con breve di Pio VI, datato 14 luglio 1794. Dom Nicolas Albergati poté convocare nuovamente il Capitolo Generale nel 1795. la relazione del referendario Dom Ignace Tricot, Priore di Valbonne, il Capitolo tornò di nuovo sull’elezione del futuro Generale e dichiarò che, secondo il suo parere, l’elezione del Reverendo Padre dovesse spettare ai Capi del Capitolo, finché la Casa di Certosa sarebbe rimasta dispersa; inoltre determinò le formalità da espletare per l’elezione. Questa Ordinanza non fu mai applicata, non potendo riunirsi il Capitolo Generale durante la Rivoluzione e l’Impero. All’inizio dell’anno 1797, il Generale dei Certosini fu costretto a fuggire da Bologna, all’arrivo delle armate francesi nella provincia. Si rifugiò, col permesso del Sommo Pontefice, nella Certosa di Roma. Dom Nicolas Albergati de Geoffroy trascorse alcuni anni nella Città Eterna, e si preparò alla morte tra gli esercizi di penitenza. Si addormentò nella pace del Signore, il 22 dicembre 1801.

Dom Hilarion Robinet

per priori generali

Hilarion Robinet nasce a Parigi il 9 novembre del 1725. Tratto da Dio nella solitudine, entrò nella famosa certosa parigina di Vauvert dove fece il 9 ottobre 1750, la sua Professione. Il suo talento e la sua comprensione degli affari indussero presto i suoi Superiori a nominarlo nel 1761 Coadiutore e nel 1763 Procuratore del Convento. Mentre adempiva a questo incarico, fu inviato alla Grande Chartreuse per trattare, con il Generale, degli interessi riguardanti la Certosa di Parigi. Il Reverendo Padre Dom Biclet poté in questa circostanza ammirare la pietà e la grande scienza del Venerabile Religiosio e da allora in poi lo prese in tale stima che nel 1776 lo nominò Priore di Parigi. Dom Robinet ha ricoperto questa posizione per un periodo molto breve; sedette solo due volte come Priore, al Capitolo Generale. Appena tornato dalla Grande Chartreuse, dopo il Capitolo del 1778, seppe della morte del reverendo padre Dom Etienne Biclet e della sua elezione alla prima dignità dell’Ordine. Fu il quinto generale a uscire dalla Chartreuse de Paris. Eletto il 2 giugno, partì il 19 dello stesso mese per recarsi nel deserto della Certosa. Padre de Tracy, che aveva conosciuto Dom Robinet durante il suo soggiorno a Parigi, ci racconta che “coloro che avevano rapporti con lui lo rimpiangevano in questa grande città”. Più avanti aggiunge: “Non è dimenticato da coloro di cui si è guadagnato l’affetto e la stima nella capitale di questo regno, dalla sua onestà, dalla sua affabilità e dalle altre sue virtù“. Da parte sua, padre Mandar, dell’Oratorio, ha detto: “E’ un uomo di vero merito, che unisce il talento negli affari con la più amabile affabilità e tutte le virtù del chiostro“. Alla Grande Chartreuse, il cuore di Dom Hilarión era pieno di profondo dolore. Dal primo anno della sua nomina furono soppresse le Certose di Valsainte, nella diocesi di Losanna, e di Hildesheim, in Bassa Sassonia. Presto avrebbe assistito alla distruzione di una parte del suo Ordine. Giuseppe II che, alla morte di Maria Teresa d’Austria, sua madre, aveva assunto il governo di Austria, Ungheria, Boemia, Lombardia e Fiandre, si dichiarò apertamente contrario alla Chiesa e continuò la sua opera per la secolarizzazione dei Monasteri. Furono soppresse più di trecento Case Religiose. Questo principe filosofo, tuttavia, aveva ritenuto necessario incominciare dai Certosini, persuaso che lo spettacolo della loro vita austera sarebbe stato in contrasto troppo evidente con l’inevitabile risultato delle sue pretese riforme. Ventinove Certose furono soppresse nonostante le forti lamentele di papa Pio VI. Tutti i venerabili Religiosi di queste Case perseverarono nella loro santa vocazione e rimasero nella loro solitudine, fino al momento in cui furono costretti, con la forza, ad allontanarsi dal loro ritiro (1782 e 1783). Più o meno nello stesso periodo, sotto la pressione del governo, i certosini di Spagna furono costretti a separarsi dalla Casa Madre e cessarono di far parte della famiglia certosina che riconosceva l’autorità del reverendo Padre Hilarion. Un Breve strappato al Sommo Pontefice li rese indipendenti dalla Grande Certosa e li autorizzò ad avere un Superiore Nazionale (1784). In sei anni, Dom Robinet dovette deplorare la perdita di quarantaquattro Certose! Dio ha voluto mettere alla prova i suoi servi: in pochi anni, dei centoventidue monasteri cartusiani che esistevano ancora in diverse parti d’Europa, ben pochi ne resteranno. Quando la Rivoluzione francese iniziò la sua opera di distruzione e l’Assemblea Nazionale, con i suoi decreti del febbraio 1790, aveva abolito i voti monastici e soppresso gli ordini religiosi, Dom Hilarion Robinet aveva già preso le precauzioni necessarie in vista della dispersione del suo Ordine . Fin dall’inizio era stato autorizzato dalla Santa Sede a fondare la Casa Madre fuori della Francia, inoltre, il 14 maggio 1790, ricevette un Breve che gli consentì di convocare il Capitolo Generale nella Casa che avrebbe scelto come rifugio . In quest’anno 1790, le autorità rivoluzionarie vennero tre volte per fare l’inventario dei mobili della Grande Certosa e finirono per rimuovere le argenterie e gli arredi sacri. Il 31 ottobre un membro del circondario, accompagnato da gendarmi, costrinse il Padre Procuratore a consegnargli metà del denaro rimasto nelle casse del Convento; portò via la somma di 36.000 lire (livre francesi). Dom Hilarion era rimasto in mezzo ai suoi Religiosi, nel Monastero della Grande Certosa, ma le terribili disgrazie che travolsero il suo Ordine gli avevano spezzato le forze, e morì il 4 maggio 1791, all’età di sessant’anni.

Il reverendo padre Dom Hilarion Robinet – scriveva di recente un certosino – ha ceduto la sua anima a Dio, dopo aver visto cadere pietra su pietra questo edificio certosino, così grandioso qualche anno prima; contemplò tanti disastri, non avendo consolazione ma la più completa sottomissione alla volontà di Dio. Una gioia, tuttavia, lo attendeva sul letto di morte: quella di pensare che avrebbe riposato nel cimitero della Grande Chartreuse e che avrebbe mescolato le sue ceneri con quelle di una lunga generazione di santi e che avrebbe atteso la venuta del Sovrano Giudice in questa terra benedetta“.

Che Dio lo abbia in gloria eterna!

Dom Etienne Biclet

Etienne Biclet, originario di Lione, nacque il 5 marzo 1703. Dopo aver lasciato il mondo per consacrarsi a Dio, giunse nel deserto della Grande Chartreuse e vi fece la sua Professione. La sua conoscenza e comprensione degli affari portarono il Reverendo Padre Dom Michel de Larnage a sceglierlo come Scriba o Segretario dell’Ordine, nel 1748. Mantenne ancora questa posizione alla morte di Dom Michel, quando i voti dei Religiosi della Grande Chartreuse lo chiamarono a succedergli il 6 ottobre 1758. Padre de Tracy, parlando di Dom Etienne Biclet, dice che egli ci insegna che “la modestia, il buon esempio, la vigilanza si sono manifestati nella sua condotta, con la sottomissione alla Provvidenza nelle prove“. Infatti Dom Etienne dovette assistere impotente alla soppressione di tre importanti certose in Italia: Pavia, nel 1769, Padova e Vedana, nel 1770. Già l’imperatore Giuseppe II aveva cominciato a mettere in atto queste pericolose novità nei confronti dei possedimenti ecclesiastici e delle Case Religiose che voleva secolarizzare. La morte, però, doveva risparmiare al Venerabile Generale il dolore di vedere la soppressione delle molte Certose, stabilite negli Stati di questo filosofo Imperatore. Gli uomini più eminenti di questo periodo avevano in grande stima Dom Etienne Biclet. Dom Dorothée, Abbé de la Trappe de Sept-Fonts, che era venuto a trovarlo, mantenne sempre un’alta idea della sua pietà, della sua scienza e della sua modestia. Padre Mandar de l’Oratoire, che lo vide nel 1775, ci abbozzò il ritratto in poche righe: “Ho visto Dom Biclet, è un grande vecchio di settantacinque anni, di altissima virtù, di buon giudizio e di una dolce allegria nella conversazione; lo si vede per primo in tutti gli esercizi, per quanto glielo consentano i suoi affari“. Dom Etienne Biclet aveva appena presieduto il Capitolo generale del 1778, quando tre giorni dopo fu colpito da un attacco di apoplessia e, lo stesso giorno, cedette la sua anima a Dio, il 27 maggio, all’età di settanta cinque anni. Il necrologio della Grande Chartreuse ci ha trasmesso l’elogio di questo Priore Generale. “La Natura e la grazia, fu detto, hanno il piacere di riempirlo dei loro doni; durante i vent’anni che camminò al nostro vertice, la sua santa vita servì da modello a tutti noi, il suo comando fu così intriso di dolcezza che conquistò tutti i cuori. Un uomo sopra ogni lode, il più famoso tra coloro che ricoprirono l’ufficio di Scriba, si diceva di lui, quando c’era una questione difficile da chiarire: andiamo a consultare il Veggente, eamus ad Videntem; la sua memoria sarà sempre una benedizione tra noi.

Dom Michel Brünier de Larnage

per priori generali

Cari amici lettori, prosegue l’approfondimento sui Priori Generali dell’Ordine certosino. Oggi vi parlerò di Dom Michel Brünier de Larnage, in carica dal 1737 al 1758.

Michel Brünier de Larnage, nacque a Vienne nel 1688, proveniva da una delle migliori famiglie del Delfinato. I suoi talenti e le sue potenti protezioni presagivano un brillante futuro per lui nel mondo; suo fratello Charles era influente a corte, governò la Martinica, per il re, in qualità di intendente generale. Egli sprezzante degli onori, volle donarsi interamente a Dio. Entrato nella Grande Chartreuse all’età di ventidue anni, Dom Michel vi emise la professione nel 1711. Alcuni anni dopo fu inviato alla Certosa di Prémol per ricoprire la carica di Procuratore; poi, il 12 gennaio 1732, il reverendo padre Dom Ambroise Crollet lo nominò priore di Val Saint-Hugon, in Savoia. Dom de Larnage doveva prendersi cura degli interessi materiali di questa certosa che soffriva. Si oppose alle usurpazioni e alle rapine degli abitanti della Chapelle du Bard, nel Delfinato, che devastarono l’intera foresta di Saint-Hugon. Animato da un vivo desiderio di conciliazione, Dom Michel fece grandi concessioni, dimostrò, con titoli inconfutabili, che andava ben oltre il diritto che doveva essere richiesto, e ottenne la promessa che avrebbero smesso di devastare la foresta fino a quando la giustizia non si fosse definitivamente pronunciata. Con il consenso del Reverendo Padre Dom Etienne Richard, non volle affidarsi a nessuno per la cura degli interessi della sua Casa, e partì per Parigi, nell’estate del 1736, per sottomettere il conflitto alle padronanze di acque. e foreste. Dopo aver sistemato gli affari del suo Convento, stava tornando a Saint Hugon, quando venne a sapere della morte del Reverendo Padre Dom Etienne Richard. Quando entrò nella Chartreuse de Sylve-Bénite, gli fu comunicata la notizia della sua elezione, avvenuta il 10 aprile 1737. Cedendo, nonostante la sua umiltà, alla volontà dei fratelli, invece di tornare a Saint-Hugon, si recò subito alla Grande Certosa. Dom Michel Brunier de Larnage era notevole per la nobiltà della sua mente e la bontà del suo cuore. Aveva una corporatura alta, lineamenti fortemente accentuati, uno sguardo benevolo, ma questa dolcezza, che aveva la sua fonte nella carità, non escludeva affatto la fermezza. Dopo aver governato santamente per ventuno anni, morì tra il dolore dei suoi Religiosi, il 1° ottobre 1758, all’età di settant’anni.

Dom Antoine Grillet de Montgeffond

per priori generali

Nell’articolo odierno, cari amici lettori, voglio farvi conoscere Dom Antoine Grillet de Montgeffond, Priore Generale dell’Ordine certosino dal 1703 al 1731, successore del grande Dom Innocent Le Masson.

Antoine Grillet de Montgeffond nasce il 2 novembre 1659 al castello di Montgef fond, in un piccolo villaggio del Giura, chiamato Vosbles. Cresciuto da una madre cristiana e pia, il giovane di Montgeffond ha voluto presto consacrarsi a Dio. All’età di diciannove anni, terminati gli studi, decise di ritirarsi nel deserto della Certosa e vi emise la Professione il 6 ottobre 1679. Ben presto i suoi superiori lo nominarono per ricoprire vari incarichi nella Casa e assolse le sue funzioni con generale soddisfazione. Dom Innocent Le Masson che seppe riconoscere gli uomini di merito, lo scelse come segretario e ricoprì tale incarico per dieci anni, quando alla morte dell’illustre Generale, il 12 maggio 1703 fu nominato a sostituirlo. Dom de Montgefford, cresciuto alla scuola del predecessore, governò con fermezza, ma seppe sempre coniugare la prudenza con l’energia. La sua gentilezza e mansuetudine gli valse l’affetto dei suoi religiosi, nonostante gli atti di rigore che dovette esercitare nelle difficili circostanze in cui si trovò. Appena nominato Generale, convocò eccezionalmente il Capitolo Generale per il 7 ottobre. A maggio i Priori dovettero lasciare la Grande Certosa senza potersi riunire in Capitolo a causa dell’imminente morte di Dom Le Masson. Questa circostanza permise, per la prima e unica volta, ai Priori delle diverse Case dell’Ordine di solennizzare insieme, alla Grande Certosa, la festa del loro beato fondatore. Il nuovo generale concentrò tutta la sua attenzione sul giansenismo, le cui dottrine sconvolsero tutte le menti in Francia. Nel 1710, a causa del libro di padre Quesnel, il Capitolo generale ordinò “di controllare i libri moderni, di esaminare attentamente se non fossero contaminati dal giansenismo. Prescrisse, regolamenti “per timore che quella buona semplicità e candore che sono la sorte abituale dei Solitari, venga esposta alle seduzioni dell’eresia”. « Dom Antoine, per rendersi conto dello stato d’animo, ordinò ai suoi Religiosi, nel 1710, di firmare il Modulo di Alessandro VII. Nessun certosino si rifiutò di farlo, e il Capitolo dell’anno successivo poté dire in tutta verità questo: fin qui il giansenismo non si è insinuato tra noi. Tuttavia, riteneva suo dovere, per prudenza, vietare di “ammettere ai voti chiunque non avesse precedentemente firmato il Modulo”. Alcuni anni dopo, nonostante le cure, le precauzioni e gli avvertimenti di Dom de Montgeffon, alcuni certosini sembrarono essersi lasciati sorprendere. Sarebbe potuto essere altrimenti, quando gli stessi vescovi prestarono le loro mani all’eresia e patrocinarono la setta? Quando nel 1713 apparve la Costituzione Unigenitus che condannava centouno proposizioni tratte dalle Riflessioni morali di padre Quesnel, dell’Oratorio, la Francia si trovò divisa in due campi. I giansenisti si appellarono prima dal Papa al Papa più informato e poi dal Papa al futuro Concilio. Avendo alcuni Certosini aderito alle dottrine censurate, il Capitolo Generale del 1723, sotto l’ispirazione del Reverendo Padre, emanò l’Ordinanza Quo/elo, [speciale per le sette Province della Francia. Vi si diceva: “nessun novizio sarà ammesso, nessun religioso riceverà gli Ordini Sacri e sarà chiamato a dirigere le anime, se non avrà prima sottoscritto la Forma di Alessandro VII e non sarà sottoposto con bocca e cuore alle Costituzioni dei Sommi Pontefici. Se un Priore – aggiunge la stessa decisione – un ufficiale, o un membro dell’Ordine osa attaccarli o appellarli, sarà trattato come un ribelle, un disturbatore della Chiesa e del riposo pubblico. L’anno successivo, il Capitolo confermò l’Ordinanza Quo/elo {eh, e la Carta reca: «Informiamo tutti che, non solo i Definitori, ma tutti i Priori e il Convento della Certosa, hanno aderito all’unanimità e senza qualsiasi reclamo. » Nel racconto di questi tristi avvenimenti prendiamo come guida l’autore de La Grande Chartreuse; questo studioso religioso riassume i fatti secondo le Ordinanze dei Capitoli Generali. «Tutti i certosini francesi – scriveva – furono messi in guardia per decidere a favore o contro la costituzione Uni genitus. Piene di rispetto per la suprema autorità del Capitolo generale, sei Province hanno aderito al Modulo e hanno aderito pienamente o alla Bolla Vineam Domini o alla Costituzione di Clemente XI, non è stato così nella Provincia di Francia sulla Senna dove ha incontrato molti reclami, in una direzione o nell’altra; il teatro della lotta si circoscrive allora nettamente: c’è una sola provincia da affrontare. Questo fece si che il Reverendo Padre Dom Antoine de Montgeffond, come nel 1710, volle conoscere esattamente il vero pensiero di ciascuno, per questo a nome suo e in nome del Capitolo fece la seguente Ordinanza: In tutte le Case di Francia sulla Senna, nei giorni in cui, secondo lo Statuto, si legge la Carta del Capitolo Generale dopo nessuno, il Priore chiederà pubblicamente a ciascun Religioso se aderisce all’Ordinanza Quo di firmare le Bolle pontificie, ha dichiarato il Capitolo sospesi e interdetti, con minaccia di scomunica se non fossero giunti al pentimento; quattordici fecero ricorso a un appello scismatico, il Capitolo li scomunica per nome; dieci avevano anche ritirato la firma che avevano apposto al Modulo molto tempo prima, il Capitolo li colpisce con la scomunica nominale e li priva della società dei loro fratelli. Tuttavia, per punire solo all’ultima estremità, il Capitolo concesse a tutti tre mesi di riflessione; trascorso questo tempo, incorrerebbero ipso facto nella loro pena. “Per un certo numero di questi sfortunati, la riflessione non ha portato alcun cambiamento; trenta andarono in Olanda piuttosto che sottomettersi, e, sostenuti dai sussidi dei giansenisti di Francia, stabilirono vicino a Utrecht una specie di Certosa mitigata di cui abbiamo letto i regolamenti; la prima cura di questi monaci che, seguendo l’esempio di tutti i giansenisti, non cessarono di insorgere contro la moralità lassista, era stata di diminuire notevolmente le austerità della vita certosina! Il martedì successivo alla Settimana Santa dell’anno successivo, 16 aprile 1726, il reverendo padre Dom Antoine de Montgefford scrisse loro la lettera più commovente per riportarli, ma non ebbe alcun effetto; il Capitolo Generale pronunciò nuovamente la scomunica contro questi latitanti, concedendo loro un altro anno prima di separarli dall’Ordine; alcuni tornarono, la maggior parte ebbe la disgrazia di restare in Olanda; poi, nel 1727, il Capitolo li scomunicò definitivamente e ogni legame tra loro ei loro ex confratelli si ruppe per sempre. Queste energiche misure produssero così buoni risultati che quello stesso anno, 1727, il Capitolo permise alla Provincia di Francia sulla Senna di riaprire i suoi noviziati, saggiamente chiusi da diversi anni: Lo spirito della Provincia era abbastanza buono che non c’era nulla più da temere. «Per riassumere, c’erano in Francia, al tempo di cui parliamo, sessantotto Certose: che rappresentano un totale di ottocento Religiosi; di questo numero, cinquanta si lasciarono trasportare dagli errori di Giansenio, e una trentina si rifiutarono di sottomettersi; su seicento Conversi o Donati ci fu un solo giansenista, Dominique Blasel, e tra i nostri Religiosi non uno solo! ” Uno dei certosini refrattari in pensione a Utrecht, Dom Jean-Baptiste Cadri, pubblicò delle scuse per giustificare la loro rivolta e spiegare la loro fuga. “Volevano – dicevano – vivere in pensione, dormire sulla paglia, praticare il digiuno e l’astinenza. Ma, come fa giustamente notare il giornalista di Verdun che riporta questo fatto: Dom Antoine Grillet de Mongeffond morì il 31 maggio 1731, circondato dai rimpianti e dall’affetto dei suoi Religiosi. Durante la sua Casa Generalizia aveva mantenuto energicamente la regolarità monastica e il rispetto dovuto alla Santa Sede. Il suo governo era durato ventotto anni; aveva cinquantatré anni da certosino. La Necrologia della Grande Chartreuse elogia questo Generale, in questi termini: “Il reverendo padre Dom Antoine de Montgeffond era il più mite e amabile degli uomini: era amato da Dio e amato dai suoi fratelli. Ci ha governato con immancabile saggezza e prudenza religiosa, e con perfetta conoscenza del cuore umano; la sua gentilezza, la sua gentilezza erano veramente quelle di un padre; fu nostro Generale per ventotto anni, tra il grande applauso di coloro che lo conoscevano e che ancora lo riempiono di lodi. »

Dom Jean Pégon

per priori generali

Oggi voglio portarvi a conoscenza di Dom Jean Pegon il Priore Generale che fu in carica dal 1649 al 1675 e che precedette Dom Innocent Le Masson.

Chi era costui?

Jean Pégon appartenente ad una onorevole famiglia dell’Alvernia, nacque in una piccola frazione del comune di Langeac nel 1590. Da giovanissimo, diede addio al mondo volendosi ritirarsi nella solitudine di un chiostro,

Dopo essersi presentato, nel 1611, alla Grande Chartreuse il Reverendo Padre Dom Bruno d’Affringues, pur sapendo apprezzare gli uomini con vocazione, dopo averlo esaminato, ritenne prudente opporsi alla sua ammissione, perché non lo trovò né sufficientemente istruito, né abbastanza robusto. Tuttavia, mosso dal dolore manifestato dal giovane postulante Jean , e commosso dal suo ardente desiderio di consacrare la sua vita a Dio, tra i figli di san Bruno, gli disse: “Potresti, forse, avere qualcosa”.se ti rechi alla Chartreuse de Beaune; “Essa è stata assalita dai protestanti, e sette dei” suoi religiosi sono stati massacrati, la Certosa è appena emersa dalle sue rovine ed è priva di soggetti, “Non sarà difficile… Vai a vedere.» Così licenziato Jean Pégon si presentò e fu accolto in questo monastero. Trentotto anni dopo, dopo aver occupato i più importanti incarichi dell’Ordine, e lasciata ovunque la fama di amministratore fuori dal comune l’ex Postulante, licenziato dalla Grande Chartreuse perché poco capace, vi tornò con il titolo di Generale. A Beaune, egli fece la professione solenne l’11 giugno del 1612, fu poi sacrista e poi procuratore nel 1619. Pochi anni dopo, Dom Pégon fu nominato Priore di questa Casa, che diresse per qualche tempo con la massima saggezza; ma, nonostante il suo desiderio di rimanere in questo monastero dove stava facendo del bene, dovette sottomettersi alla volontà dei suoi superiori. Il Capitolo Generale, che aveva bisogno di amministratori prudenti e di personaggi di riconosciuta santità, per far fiorire la disciplina in alcuni monasteri, lo mandò a dirigere successivamente le Certose di Troyes prima come rettore, nel 1629, e poi come priore nel 1630, priore a Val-Saint Pierre nel 1632, e priore a Digione nel 1639, lo nominò poi Visitatore delle Province di Francia e Piccardia. Alla morte del Reverendo Padre Dom Léon Tixier, i Religiosi della Grande Chartreuse, pieni di stima per i suoi meriti e le sue virtù, lo scelsero come Generale dell’Ordine, verso la fine dell’anno 1649. Dom Jean Pégon seppe con la bontà e la sua dolcezza conquistare l’affetto dei suoi Religiosi. Dedito al bene spirituale del suo Ordine, riuscì a ristabilire la disciplina certosina in un certo numero di Case che sembravano abbandonarsi al rilassamento. Il suo ideale era la perfezione religiosa. Amico delle belle lettere, ha unito una vasta erudizione con una purezza e un’eleganza di stile che hanno dato un valore reale ai suoi discorsi ed ai suoi scritti, fu noto per la sua eloquenza. A lui si deve la magnifica Mappa dei Generali dell’Ordine, incisa nel 1649.

Il mantenimento e la prosperità della Grande Chartreuse furono, per il nuovo Generale, oggetto di cure speciali. Un testimone oculare, in appunti manoscritti sull’origine e la situazione delle Case dell’Ordine, ci dice che “dopo tante disgrazie, la Grande Chartreuse è ora in così buone condizioni che solo il ricordo delle sue perdite rimane senza alcun segno dei suoi incendi e gli incidenti del passato, soprattutto per le belle riparazioni che il Reverendo Padre Dom Jean Pégon, ora saggiamente e felicemente governando l’Ordine, ha fatto lì e si preoccupa ogni giorno di aumentare, avendo adornato la chiesa con il quadro che vediamo lì e comprò i quattro grandi candelieri che stanno davanti all’altare maggiore. Fece realizzare anche i ricchi abbellimenti all’ingresso del cancello del cimitero; infine in parecchi altri luoghi lascia ai posteri testimonianze storiche della sublimità del suo genio e dello zelo che ha e per il bene universale dell’Ordine e per l’utilità di questa Casa di Certosa; Dio lo preserva e gli dà gli anni che merita. Dom Pégon amava molto la solitudine; per questo, nel desiderio di ottenere di volta in volta qualche giorno di ritiro, fece costruire, intorno al 1660, nella solitaria valle di Tenaison, una cappella in onore di San Giovanni Battista e una casetta dove si ritirava ogni anno per trascorrere alcuni giorni in preghiera e meditazione. Là dimenticò le tante faccende dell’Ordine e pensò solo a Dio e alla salvezza della sua anima. Nonostante la sua veneranda età, Dom Jean Pégon ha sempre voluto essere vincolato dalle austerità della Regola e dagli obblighi del suo ufficio. Il giorno prima di morire scriveva ancora la sua corrispondenza da solo e non depose la penna, per così dire, finché non spirò. Morì, rimpianto dai suoi religiosi, il 15 ottobre nell’anno 1675. La Carta del Capitolo Generale del 1676 traccia in poche righe il ritratto di questo eminente Generale. “Abbiamo appena perso il reverendo padre Dom Jean Pégon, priore di Chartreuse; sempre colmo del più tenero amore per Nostro Signore, visse sessantacinque anni in mezzo a noi, famoso per le sue virtù di ogni genere, soprattutto per la sua notevole prudenza e dolcezza; caro, al di là di ogni espressione a Dio ed a chiunque lo abbia conosciuto: per ventisette anni ha sostenuto il mondo certosino con le sue instancabili opere; infine, dopo una serie di punizioni subite per il suo Ordine, tenendo, come un altro Mose, gli occhi alzati al cielo per due ore, morì all’età di ottantacinque anni, il più anziano di tutti i certosini di questo tempo”.

Una triste ricorrenza

Quel triste 23 aprile 1903

Oggi 29 aprile, in occasione della ricorrenza di un ignobile anniversario che riguarda l’espulsione subita dai certosini della Grande Chartreuse in questo triste giorno del 1903, voglio proporvi un documento eccezionale.

Ma prima una premessa, cosa accadde nelle settimane precedenti quel mercoledì 29 aprile?

La Camera dei Deputati, nonostante qualche velata opposizione, il 26 marzo si era opposta alla richiesta di autorizzazione a continuare a svolgere vita monastica fattagli pervenire dalle autorità dell’Ordine, con una lettera del Priore Generale Dom Michel Baglin.

E di conseguenza, dal 31 marzo fu deciso di inviare in Inghilterra il Noviziato presente nella Grande Chartreuse. Successivamente gli anziani e gli ammalati furono distribuiti tra le varie case all’estero. La produzione del liquore fu spostata a Tarragona, in Spagna. Dodici Padri e dieci Fratelli decisero di rimanere nella Grande Chartreuse fino alla fine.

Lo stesso 31 marzo, la prima camera del tribunale civile di Grenoble nominò il signor Henri Lecouturier, arbitro commerciale a Parigi, liquidatore dei beni dei certosini. Il giorno seguente, mercoledì primo aprile fu notificato al RP Generale, il primo diniego di autorizzazione, in secondo luogo fu indicato il tempo di quindici giorni concesso alla comunità per sciogliersi e lasciare i locali. L’11, dopo la deliberazione, i certosini, in piena conformità con le risoluzioni del Capitolo generale decisero: sarebbero rimasti e avrebbero ceduto solo alla violenza!

Ma ecco il documento di cui vi parlavo, una lettera dal tono vibrante del Reverendo Padre Dom Michel Baglin destinata al Primo Ministro Emile Combes.

Il 14 aprile, alle quattro del pomeriggio, padre Dom Michel, priore della Grande Chartreuse e Generale dell’Ordine, ha così consegnato al signor Urbain Poncet, avvocato presso la Corte d’appello di Grenoble, la lettera da lui inviata a Emile Combes.

Questa lettera fu pubblicata la sera seguente e la mattina seguente dai giornali:

Signor Presidente del Consiglio, scadranno i termini che gli agenti della sua amministrazione credevano di poter fissare per la nostra permanenza alla Grande Chartreuse. Ora, primo, hai il diritto di sapere che non abbandoneremo il posto di penitenza e intercessione dove è piaciuto alla Provvidenza di collocarci. La nostra missione qui è soffrire e pregare per il nostro caro Paese: solo la violenza fermerà la preghiera sulle nostre labbra.

Purtroppo, nei giorni difficili in cui regna l’arbitrio, è necessario prevedere le contingenze più tristi; e poiché, nonostante la giustizia delle nostre richieste, è possibile che un colpo di forza improvvisamente ci disperda e addirittura ci butti fuori dalla nostra patria, vorrei dirti oggi che ti perdono, a nome mio personalmente e in il nome dei miei colleghi, le varie procedure, così poco degne di un capo di governo, che avete impiegato nei nostri confronti. In altri tempi, l’ostracismo non disdegnava, come fa oggi, armi apparentemente leali.

Tuttavia, crederei che sto venendo meno al dovere della carità cristiana se, al perdono che ti concedo, non aggiungessi un consiglio salutare insieme a un avvertimento serio. Il mio doppio carattere di sacerdote e religioso mi autorizza indiscutibilmente a rivolgermi a entrambi, per fermarvi, se avete ancora qualche traccia di cautela, nell’odiosa e inutile guerra che state conducendo contro la Chiesa di Dio.

Così, su vostro urgente invito e sulla produzione di un documento di cui non dovreste, a quanto pare, ignorare la manifesta falsità, una Camera francese ha condannato l’Ordine di cui Nostro Signore mi ha stabilito come Capo. Non posso accettare questa frase ingiusta; Non lo accetto; e, nonostante il mio sincero perdono, chiedo la revisione, secondo il mio diritto e mio dovere, da parte dell’infallibile Tribunale di Colui che è costituito nostro Giudice Sovrano. Pertanto, – presti particolare attenzione alle mie parole, signor Presidente del Consiglio, e non abbiate fretta né di sorriderle, né di considerarmi un fantasma di un’altra epoca, – di conseguenza verrete con me davanti a questo Tribunale di Dio. Là, niente più ricatti, niente più artifici di eloquenza, niente più effetti tribunali o manovre parlamentari niente più documenti falsi o una maggioranza compiacente; ma un giudice calmo, giusto e potente, e una sentenza senza appello, contro la quale né tu né io possiamo protestare.

A presto, Signor Presidente del Consiglio!

Non sono più giovane e tu hai un piede nella tomba. Preparati, perché il confronto che ti sto annunciando ti riserverà emozioni inaspettate. E, per quest’ora solenne, conta più su una sincera conversione e una seria penitenza che sulle capacità e sui sofismi che risparmiano i tuoi fugaci trionfi.

E poiché il mio dovere è restituire il bene per il male, pregherò, o, per dirla meglio, noi certosini, di cui avete decretato la morte, continueremo a pregare il Dio delle misericordie, che perseguitate così stranamente nei suoi servi , affinché ti conceda il pentimento e la grazia di salutari riparazioni.

 Signor presidente del Consiglio, sono il vostro umilissimo servitore.

Fratello Michel Baglin, Priore della Grande Chartreuse.

Dom Michel Baglin

Quello che accadde il 29 aprile del 1903 resta una pagina tristissima della storia dell’Ordine certosino.

Ma cosa accadde poi ai protagonisti principali di questa vicenda?

Combes Dom Baglin

                       Emile Combes                                                          Dom Michel Baglin

Ebbene, Emile Combes morì il 25 maggio del 1921, mentre Dom Miche Baglin terminò i suoi giorni terreni piamente il 20 gennaio del 1922. Ebbe dunque tutto il tempo di pregare per l’anima dello sfortunato uomo che lo aveva preceduto nell’aldilà ed al quale, come abbiamo visto nella lettera che vi ho proposto, aveva preso appuntamento davanti alla Corte del Sovrano Giudice. Entrambi in breve tempo sono apparsi davanti a Dio, il persecutore e la sua vittima.

Possa Dio averli ammessi per l’eternità a godere della Sua Luce.