LIBRO 5
Riti e atti di vita certosina
CAPITOLO 32
I riti della vita certosina
1 Chi entra nella famiglia certosina, al termine di una prima prova, viene accolta come novizia: ponendo le mani in quelle della priora, esprime la sua dipendenza ed entra nella comunità certosina; tutti la portano in cella o, se è una conversa o novizia data, in chiesa, per farle capire che la sua vita è essenzialmente consacrata alla preghiera. La professione, o a suo modo la donazione, è un impegno libero e personale: per questo si compie nell’emissione della formula della professione o della donazione. Prima di emettere i primi voti, il futuro professo indossa la cocolle del professo, che simboleggia la conversione della morale e la consacrazione a Dio; prima dell’atto irrevocabile della professione solenne, ha esortato le sue sorelle ad aiutarla con la preghiera. (St 36,1) È la priora che accoglie le monache nelle diverse tappe. Ma il vicario può anche pronunciare una predica se lo ritiene opportuno.
Accoglienza di una novizia del chiostro
2 La postulante, al termine della sua prova, viene presentata alla comunità nel giorno stabilito (cfr 11,9). In precedenza compila e firma un questionario le si chiede se ha emesso la professione in un altro istituto religioso, se è libera dai vincoli del matrimonio, se ha qualche difetto del corpo o della mente che è di ostacolo alla professione religiosa e se ha nessun debito. Deve sapere che se nasconde qualcosa mentre risponde al questionario può essere licenziata (estromessa), anche dopo la professione. (St 36.2)
3 Un altro giorno, essendo tutta la comunità riunita in capitolo, la postulante si prostra per chiedere misericordia. La priora la invita ad alzarsi; dice poi il postulante: Chiedo, per amore di Dio, di essere ammesso in libertà vigilata sotto l’abito monastico, come il più umile servitore di tutti, se voi, mia madre, e la comunità lo ritenete opportuno. Poi la priora le spiega il tipo di vita che desidera abbracciare. (St 36.3)
4 Se la postulante risponde che, confidando unicamente nell’amore di Dio e nella preghiera delle sue sorelle, intende soddisfare tutto questo nella misura in cui la bontà divina le concederà, la priora la informa che prima della professione potrà ritirarsi liberamente e che, da parte nostra, conserveremo la libertà e il diritto di rimandarla indietro, se, dopo aver esaminato la cosa davanti a Dio, non la riterremo adatta al nostro modo di vivere. Poi, se la postulante dà il suo assenso, si inginocchia ai piedi della priora e pone le mani giunte nelle sue; la priora, in nome di Dio e dell’Ordine, in nome proprio e in quello delle sorelle, l’accoglie nella comunione dell’Ordine. Poi la novizia riceve il bacio della pace, prima dalla priora, poi da tutte le altre monache. (St 36.4)
5 Lo stesso giorno, se possibile, la postulante veste l’abito in privato; poi all’ora stabilita, in chiesa, va al limite del presbiterio dove si prostra e prega. La comunità si inginocchia nelle forme, in coro, e canta il verso: Veni, Sancte Spiritus. Poi tutti si inchinano alle misericordie, e il vicario, vestito con la cocolle ecclesiastica e la stola bianca, dice un versetto e aggiunge una preghiera. Dopodiché, tutti conducono la novizia nella sua cella cantando i Salmi 83, 131 e 50. Se bastano uno o due salmi, non si dirà altro. Indossando la stola, la priora cammina per prima, accompagnata dalla novizia; poi viene la cellaria o un’altra suora che porta l’acqua santa, poi la comunità, la più anziana in testa. Arrivata alla porta della cella, la priora asperge la novizia e la cella dicendo: Possa la pace del Signore…; prende per mano la novizia, la fa entrare e la conduce all’oratorio. La novizia si inginocchia lì e prega. Quando la comunità ha terminato la salmodia, si recitano le preghiere indicate nel rito. Finite queste preghiere, la priora ingiunge alla novizia di seguire fedelmente la vita della cella e le altre osservanze del nostro Ordine; così, nella solitudine e nel silenzio, nella preghiera assidua e nella gioiosa penitenza, la novizia si renderà disponibile solo a Dio. Poi la priora la affida alla maestra delle novizie. (St. 36.5)
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