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6 ottobre omaggio a San Bruno

6 San Bruno V. Carducho (Prado)

Carissimi amici lettori di questo blog, eccoci giunti al 6 ottobre giorno del “dies natalis” del nostro amato San Bruno. Per questa lieta ricorrenza, voglio offrirvi una preghiera attribuita proprio all’iniziatore e ispiratore dell’Ordine certosino. Recitiamola con devozione amici. A seguire vi ripropongo la puntata di “Parole dal silenzio” dedicata alla descrizione della vita del santo.


(Preghiera attribuita a San Bruno)

Tu, che sei il mio Signore,
tu, di cui preferisco la volontà alla mia,
non posso più accontentarmi di pregare con le parole:
Ascolta il mio grido che ti supplica come un immenso clamore …

Tu, il cui servo mi sono fatto,
con perseveranza ti prego,
e ti pregherò ancora,
per meritare di ottenerti.
Perché non è un bene della terra quello che cerco;
Chiedo solo quello che devo chiedere: solo tu!

Abbi pietà di me
E poiché la tua misericordia è immensa
e il mio peccato grande,
abbi pietà di me grandemente
proporzionata alla tua misericordia!

Allora potrò cantare le tue lodi
mentre ti contemplo, Signore.

Ti benedirò con una benedizione
che durerà per tutta la vita.

Ti loderò attraverso la lode e la contemplazione,
in questo mondo e nell’altro,
come Maria di Betania, il cui Vangelo ci dice che
ha scelto la parte migliore.

AMEN

Sulle orme di Brunone di Colonia

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Oggi, cari amici, come saprete in occasione del lunedì successivo alla Pentecoste, a Serra come consuetudine si svolge la processione celebrativa in onore di san Bruno.

Per conoscere ancora meglio questa magnifica tradizione devozionale, voglio proporvi un interessantissimo video documentario andato in onda sull’emittente televisiva calabrese La CTV, lo scorso 14 aprile. In tale data, infatti, è andata in onda la nona puntata della trasmissione “Il Sacro in Calabria”, dal titolo “Sulle orme di Brunone di Colonia”. Ringrazio l’ideatore, e brillante conduttore Gianfrancesco Solferino, il quale ha avuto il permesso di entrare in certosa ed effettuare suggestive riprese, la trasmissione è stata impreziosita da immagini e filmati di Raffaele Timpano, e da una intervista a Bruno Tripodi, gli amici serresi a cui vanno i miei sinceri ringraziamenti. Vogliate ammirare inoltre la preziosa intervista rilasciata da Dom Ignazio Iannizzotto, il quale con la dolcezza che lo contraddistingue ha risposto alle domande postegli da Gianfranco Solferino.

Buona visione

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Il ciclo di dipinti di San Bruno a Colonia

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La chiesa di San Severino a Colonia

Cari amici, nell’articolo odierno voglio ringraziare un cartusiafollower tedesco, il quale mi ha segnalato che in Germania, esattamente nella città di Colonia esiste un ciclo di dipinti dedicati a San Bruno.

Trattasi di otto dipinti, realizzati tra il 1753 ed il 1754 da Peter Josef Schmitz, il quale dipinse per la certosa di Colonia un ciclo di quadri sulla vita di Bruno, basato sul ciclo che il pittore francese Eustache Le Sueur aveva dipinto tra il 1645 ed il1648 per la certosa di Parigi. Questi dipinti, furono copiati, stampati e ampiamente distribuiti da Françoise Chauveau intorno al 1680 con incisioni su rame.

Il ciclo di Le Sueur era costituito da 22 tele, Schmitz ne realizzò soltanto otto. Nel 1794 la chiesa certosina fu chiusa dopo che le truppe francesi occuparono Colonia sopprimendo la vita claustrale. Qualche tempo dopo le otto tele, furono spostate nella vicina chiesa di San Severino, dove rimasero fino al 1944 allorquando a causa degli effetti della seconda guerra mondiale furono rimossi. Dopo il caos del conflitto bellico, ed a seguito dei numerosi e pesanti bombardamenti, furono considerati perduti. Soltanto nel 1990, sono stati ritrovati, e successivamente restaurati, e dal 1993 sono stati nuovamente ricollocati nella chiesa di San Severino.

Nelle immagini che seguono, vi propongo le otto tele del ciclo ed una breve descrizione.

Nella prima tela del ciclo, ammiriamo Bruno come insegnante alla scuola della cattedrale di Reims e sullo sfondo del dipinto la sua dedizione alla preghiera.

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Nella seconda tela, viene raffigurato l’episodio riguardante i funerali di Raimondo Diocres. Bruno e effigiato in preghiera a sinistra accanto al sacerdote.

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Nel terzo quadro, Bruno decide di lasciare il mondo con sei compagni. Sullo sfondo a sinistra Bruno ha sognato degli angeli che gli hanno indicato la via.

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In questo quarto dipinto, Bruno e i suoi compagni si recano dal Vescovo Ugo di Grenoble per chiedere un luogo solitario. Ugo aspettava i sette pellegrini,  perché in precedenza aveva sognato sette stelle nel cielo avvicinarsi a lui. In fondo a destra, i sette uomini si inoltrano nella valle, dove trovano il deserto di Cartusia.

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Nella quinta tela il pittore raffigura il Vescovo Ugo che simbolicamente veste i sette pellegrini con l’abito bianco certosino

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Nel quinto quadro, ecco Bruno giunto a Roma prostrato davanti a papa Urbano II.

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Nel penultimo dipinto, il pittore raffigura Bruno,nell’atto di rifiuta la mitria vescovile (sul tavolo) e chiede il benestare per una nuova Certosa in Calabria, Santa Maria dell’Eremo presso l’odierna Serra San Bruno.

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Eccoci giunti all’ottavo ed ultimo dipinto di questo ciclo. La morte di Bruno avvenuta il 6 ottobre del 1101, egli è circondato dai confratelli addolorati per la grave perdita.

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Ricognizione delle Reliquie del Busto di San Bruno.

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Carissimi amici lettori di Cartusialover e devoti di San Bruno, ecco per voi un documento video davvero eccezionale, oserei dire la testimonianza di un momento storico. E’ con grande emozione che, condivido con voi tutti il video ed alcune foto realizzate dall’amico Bruno Tripodi, il quale ci aveva già regalato immagini del primo atto del restauro del busto reliquiario, del quale vi avevo relazionato in un articolo dello scorso otto ottobre.

In occasione del restauro del busto reliquiario di San Bruno eseguito dal Dottor Antonio Adducci, opera del 1516, realizzata a Napoli, lo scorso 18 ottobre 2021, alla presenza del Priore Dom Ignazio Iannizzotto ed alla comunità certosina, visibilmente emozionata, si è proceduto all’apertura del busto argenteo, alla ricognizione ed al prelievo della reliquia del Santo Patriarca San Bruno.

Assisteremo alle varie fasi del sistema di accesso alla reliquia, che ha inizio con l’apertura dello sportello sottostante mediante apposita chiave, dal quale si accede per poter raggiungere tre perni che tengono unita la testa al tronco. Una volta svitate queste tenute si può separare il volto dal cappuccio ed accedere così alla reliquia.

Per gentile concessione della Certosa pubblichiamo questo video di Bruno Tripodi, al fine di rendere fruibile un documento di rara importanza per la comunità tutta.

Buona visione

Grazie Bruno Tripodi, che ci hai regalato queste immagini molto emozionanti!

E soprattutto GRAZIE alla espressa volontà del padre Priore Priore della Certosa calabrese Dom Ignazio Iannizzotto, per cui è stato possibile documentare l’apertura del busto argenteo che custodisce i resti del fondatore dell’Ordine. Ecco per voi il video e le foto, mentre per l’approfondimento storico sulle reliquie vi rimando all’articolo degli amici de “Il Vizzaro”.

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Un sogno realizzato

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Sono trascorsi ormai tre anni, da quando vi annunciai che dopo 40 anni riapriva al pubblico la seicentesca “chiesa delle donne” della certosa e Museo di San Martino. A seguito di un importante restauro, si svolse in quella circostanza una Santa Messa. Vi era l’auspicio che potessero riprendere vita costantemente le celebrazioni liturgiche. Purtroppo, per intoppi burocratici e soprattutto per la sopraggiunta terribile pandemia di Coronavirus, ciò non è avvenuto nell’immediato. Ma le vie del Signore sono infinite!

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Lo scorso 7 ottobre, il giorno successivo al dies natalis di San Bruno, ho potuto vedere realizzato un mio sogno, ovvero quello di veder celebrare e partecipare ad una Messa solenne in onore del fondatore dell’Ordine certosino.

Grazie alla Direzione del Museo e certosa di San Martino, sostenuta dal mio smodato impegno per tale realizzazione, ed alla Curia, si è potuta svolgere tale celebrazione. Alle ore 11, ha avuto inizio la funzione religiosa tenuta dal Rettore don Massimo Ghezzi a cui è stata affidata la cura della Chiesa delle Donne. A seguito di questa raccolta ed emozionante funzione, nella quale si è sancita la volontà di rendere questo sito un punto di riferimento religioso, che vada ad integrarsi con la nota fama internazionale di attrattore turistico e culturale, del museo di cui fa parte. Le immagini che seguono, ed il breve contributo video nel quale sono ripreso nel leggere un breve profilo di San Bruno, sono state realizzate dall’amico Enzo Tafuto.

Il mio cuore trabocca di gioia per aver realizzato questo sogno.

Video 

Un dolce restauro

busto e varia

Nello scorso mese di settembre, presso il Museo della Certosa di Serra San Bruno sono cominciati i lavori di restauro del del busto argenteo di San Bruno e della sua base. A causa della pandemia per il secondo anno consecutivo non si è svolta la tradizionale processione del 6 ottobre, e pertanto in previsione di ciò si è approfittato per restaurare, dapprima la base. La Varia, è stata ripulita tra l’altro da tutto lo zucchero che si è sedimentato sulle lamine, a causa del rituale e gioioso lancio di confetti dei devoti partecipanti alle processioni. Nel corso di questo dolce restauro, sono stati ritrovati anche bigliettini con richieste di “grazia” e formule ex voto. In seguito si è proceduto al restauro del busto reliquiario, il quale sarà poi coperto da una nuova protezione trasparente in policarbonato che sostituirà quella in plexiglass ormai malridotta.

Varia

Il tronetto processionale settecentesco (in dialetto calabrese Varia) è stato realizzato nel 1797 dall’artista napoletano Luca Baccaro. I quattro lati della Varia sono rivestiti di lamine d’argento lavorate a sbalzo con motivi fitomorfi; al centro di ogni lato vi è un medaglione d’argento incorniciato con rami di palma di bronzo. Il lato A raffigura una scena con i monaci certosini risparmiati dal terremoto del 1783. Nel lato B si vedono i monaci che ringraziano Dio per lo scampato pericolo. Nel lato C è riprodotto lo stemma della famiglia Taccone di Sitizano, donatrice della Varia, e nel lato D lo stemma della Certosa. La Varia viene posta sotto al busto reliquiario argenteo di San Bruno, risalente al 1516, e conservato nella chiesa conventuale della Certosa.

Nelle immagini che seguono, dell’amico Bruno Tripodi, osserviamo i restauratori al lavoro e l’apprezzamento del Padre Priore di Serra Dom Ignazio Iannizzotto. Quest’ultimo ha rilasciato una intervista, nella quale con la sua dolcissima voce ci spiega alcuni aspetti del restauro. Un grazie speciale agli amici de “Il Vizzaro”.

Celebrando San Bruno

 

San Bruno..

Carissimi amici lettori di questo blog, eccoci giunti al 6 ottobre giorno del dies natalis del nostro amato San Bruno. Per questa lieta ricorrenza, voglio omaggiarvi di un piccolo dono. Da oggi vi proporrò estratti di in testo molto singolare concepito in maniera alquanto originale da “un certosino“, il quale ha voluto porre delle domande al Fondatore dell’Ordine certosino. Si, avete compreso bene… la fantasia di questo certosino l’ha spinto ad immaginare di essere un sorta di giornalista che pone domande a San Bruno, in un’intervista impossibile. Ecco per voi l’introduzione, che ci aiuta a comprendere le motivazioni che hanno spinto l’autore di questo testo geniale.

Nell’articolo odierno leggeremo la presentazione e la prima domanda.

Buona Festività di San Bruno a tutti!!!

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DIALOGO CON SAN BRUNO

Presentazione

Il 1984 ha portato un grande evento al mondo certosino. Così grande che si celebra solo ogni cento anni e, quindi, non tutti i certosini hanno l’opportunità di celebrarlo.

È vero. Nel 1984 l’Ordine Certosino ha celebrato il IX centenario della sua vita nella Chiesa. Il Capitolo generale del 1983 aveva già avvertito che la commemorazione di tale evento doveva essere certosina, cioè non rivolta all’esterno, ma all’interno. Pertanto, se avessimo intenzione di realizzare qualcosa in questo Centenario, ciò che realizzassimo dovrebbe essere per un aumento della nostra consegna al Signore e un aumento della comprensione e dell’esperienza della vocazione che abbiamo ereditato dal nostro Fondatore. Sarebbe il miglior ringraziamento per i 900 anni di vita che Dio ci ha donato, al servizio della sua Chiesa.

Infatti, come partecipanti allo stesso carisma e vocazione di san Bruno, era necessario come cosa naturale e dovere filiale, il desiderio di conoscere meglio quel carisma e questa vocazione. E, naturalmente, questo richiedeva un contatto personale, intimo, segreto – nella “cella” del cuore e non solo nella cella materiale della clausura – con il nostro Padre e Fondatore. Non per nulla egli è il “canale” della grazia per tutti i suoi figli. E solo avvicinandoci a questo “canale” che Dio ci dona, potremo bere senza sosta l’acqua vivificante che ci giunge attraverso di essa.

Nei piani di Dio “tutto è grazia”; non poteva non esserlo anche la celebrazione di quel IX Centenario certosino. Tutti i figli di San Bruno sono stati invitati a celebrarlo con il massimo fervore e devozione.

E accadde l’imprevedibile: che un certosino della Certosa “X“ non avesse altro da fare, che diventare “giornalista” in quello stesso Centenario. Disposto, quindi, a svolgere questo “ufficio”, non aveva altro che il ricordo di “intervistare” suo padre, San Bruno.

Se quello che si celebra è il IX Centenario della fondazione dell’Ordine Certosino, diceva a se stesso, non c’è niente di meglio che proporre al Padre di questa Famiglia certe domande che aleggiavano nel suo spirito e sulle quali vorrebbe avere una risposta autorizzata. Quindi, ovviamente, per questo non c’è niente di meglio di un “intervista” nello stile di quelli che si fanno in questo mondo.

Non è il caso di riferirsi alle peripezie che tale avventura ha comportato, per esempio, per raggiungere il cielo; per superare la negazione del “portiere celeste”, basato sull’idea che un certosino vivente non poteva né entrare in paradiso né San Bruno poteva andarsene; per ottenere che il “colloquio” desiderato avvenisse nel vestibolo, per non mancare di rispetto alle procedure celesti; e, infine, per far accettare a San Bruno, che in questo mondo era così poco amico di parlare delle sue cose, accettasse di parlare con un certosino del XX secolo, ora che è fuori tempo…

Si dice che i giornalisti ottengano tutto. Non so se è vero; Quel che è certo è che il nostro certosino, potenziale giornalista, è stato fortunato e ha fatto a modo suo: ha realizzato la prevista intervista al suo Fondatore. Gli serve per qualcosa essere un Padre.

Fortunatamente per noi, si è anche ricordato di scriverla. Dieci anni dopo quel Centenario, la scrittura è caduta nelle mie mani e ho avuto l’idea di tradurla in portoghese.

Questo è ciò che, in queste pagine, presento e offro nella speranza che sia utile.

L’autore ci dice che non ha scritto tutto quello che ha visto e sentito e non tutto quello che avrebbe voluto scrivere dopo quella singolare “intervista”. Tuttavia, il testo corrisponde alla verità di quanto discusso; l’autore si scusa abbondantemente se, nelle idee trascritte, qualcosa è meno chiaro. Ma confessa che è molto difficile scrivere tutto ciò di cui si discute in un’intervista con un cittadino del cielo.

Per finire, si tenga presente che non era un “giornalista” professionista ma solo “occasionale”; amatoriale, come si dice ora.

Fatto questo avvertimento, che ho ritenuto necessario, mi limito a tradurre il testo originale.

La mia intenzione? Solo questo: che sia umile memoria del passato IX Centenario della fondazione del nostro Ordine e che, a Dio piacendo, quando avverrà la commemorazione del X Centenario, un altro figlio di San Bruno che l’abbia letto sia incoraggiato a ripetere l’avventura del certosino che ci ha lasciato questo lavoro e che si avventuri ad intervistare ancora il nostro Padre e Fondatore, o meglio, a continuare l’intervista qui descritta. “Audaces fortuna juvat” ovvero “La fortuna aiuta gli audaci”.

INTERVISTA A NOSTRO PADRE SAN BRUNO

Cos’è essere certosino?

Dopo la necessaria presentazione del giornalista improvvisato, che San Pietro, come Portiere del Cielo, la fece gentilmente.; dopo la non meno necessaria spiegazione della presenza di un certosino all’ingresso del Paradiso; e, naturalmente, dopo alcuni abbracci commossi, il nostro “giornalista”, pieno di fiducia filiale e senza alcun timore, perché la paura non esiste in quella dimensione, si è espresso così:

Certosino Giornalista (d’ora in poi CG):

Caro padre S. Bruno, perdonami se sono venuto a distrarre la tua contemplazione celeste. Ma guarda, come ti ha spiegato San Pietro, stiamo per celebrare il IX Centenario della nostra Famiglia; Mi sono quindi sentito spinto a fare questa “visita straordinaria”.

Succede che a noi, uomini terreni, ci dicono che eri – e sei! − un mare di bontà; che hai avuto una bontà meravigliosa, come riflesso della bontà divina che tanto avevi sperimentato; e che nessuno si allontanava dalla tua presenza sconsolato e triste.

Questo ricordo mi ha dato le ali per venire a trattare con te delle domande sulla vita certosina, che hai iniziato 900 anni fa e che ci hai lasciato in eredità. E, prima che mi dimentichi, infinitamente ti ringraziamo per averci lasciato questa eredità! Vi preghiamo di trasmettere questa gratitudine al nostro buon Dio “che ci ha scelti e ci ha condotti nella solitudine per unirci a Sé, per intimo amore”.

Inoltre, scusami se non ti lascio parlare, ci viene insegnato, da quando siamo entrati nel deserto certosino, che siamo una Famiglia, di cui tu sei Padre e Fondatore e che, come tale, sei presente in mezzo a noi.

Sì. Ci viene detto che sei presente, non solo perché viviamo la vita che ci hai comunicato; non solo perché partecipiamo alla tua vocazione ed ereditiamo il carisma che hai ricevuto dallo Spirito per tuoi figli; ma anche perché, continuando ad essere nostro Padre, tu sei il “canale” scelto da Dio per comunicarci incessantemente qualcosa della tua vita. Immagino per comunicarci qualcosa della tua santità, dei tuoi esempi, del tuo amore, della tua mentalità e della tua guida.

Se non fosse troppo audace, si direbbe che, come Padre, in un certo senso ti “incarni” nella vita dei tuoi figli. È evidente che con questo non vogliamo pensare alle chimeriche “reincarnazioni” che alcuni mondani immaginano.

Inoltre, ci ricordiamo, e lo sai benissimo, che dobbiamo “assomigliare” a te. E ci viene assicurato che anche i genitori in Cielo nutrono un affetto speciale per quei figli che, in ordine di grazia, sono più simili a loro.

E soprattutto, non possiamo nemmeno dubitarne.

Dico questo perché il Vaticano II − di cui suppongo tu sia ben informato − ha invitato ed esortato tutti i religiosi a sistemare la nostra attenzione e il nostro sguardo spirituale sui nostri rispettivi Fondatori. Il Concilio, infatti, ci dice che «il vostro carisma non ha origine in una mentalità “conforme al mondo presente”, ma è frutto dallo Spirito Santo, che opera costantemente nella Chiesa” (ET 11).

In verità, Padre, questo ci riempie di gioia e di contentezza, perché possiamo considerarti come il “canale di Dio” attraverso il quale ci arriva il dono della vocazione, la grazia per viverla, le grazie per conservarla e gli opportuni ausili per trasmetterla, pura e incontaminata, alle generazioni future.

Perdonami, Padre, queste spiegazioni precedenti, ma ho pensato che fossero opportune per “giustificare” la nostra intervista e la mia comparsa davanti a te, così…

S. Bruno (d’ora in poi SB)… “inaspettata ed audace”.

CG – Quindi, se me lo permetti, ti farò alcune domande sulla nostra vita. Lo farò con filiale fiducia e spero che mi risponda con la tua paterna benevolenza. D’accordo?

SB – Sì. E se qualche domanda è avventata, cosa propria dei mondani, rimarrà senza risposta.

CG – Perfettamente! Veniamo a ciò che conta. Come ti dicevo, abbiamo ricevuto per tua mediazione la grazia di essere certosini. Vuoi dirmi cos’è per te essere certosino?

6 copertina tonda

 

Cosa risponderà il Nostro amato San Bruno a questo insolito intervistatore?

Lo scopriremo in un prossimo articolo…

San Bruno in Cile

parrocchia

Cari amici lettori, negli scorsi mesi di aprile e giugno vi ho proposto due articoli riguardante due parrocchia dedicate a San Bruno, in Costa Rica ed in Messico. Dopo un mio appello rivolto a chiunque conoscesse altre parrocchie dedicate al fondatore dei certosini nel mondo, ecco un’altra segnalazione.

Trattasi della “Parrocchia San Bruno” a Ñuñoa, poco distante da Santiago, la capitale del Cile.

La Parrocchia di San Bruno, Fondatore dei Certosini, è stata eretta con decreto di Sua Eccellenza Monsignor José Horacio Campillo Infante, datato 24 maggio 1937.

Da allora la devozione verso san Bruno in questa parrocchia cilena è sempre stata viva, e le immagini che seguono vi faranno apprezzare l’amore di questa comunità molto attiva.

In Sudamerica, in un paese dove non vi è una certosa il culto per San Bruno è molto sentito, appuntamento molto atteso le celebrazioni del 6 ottobre, regolarmente precedute da una partecipata Novena.

Nel ringraziare chi mi ha segnalato la presenza di questa parrocchia bruniana, colgo l’occasione per invitare chiunque ne conosca altre, di segnalarmele.

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San Bruno in Messico

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                San Bruno prega per noi

Cari amici lettori, lo scorso mese di aprile vi ho proposto un’articolo riguardante una parrocchia dedicata a San Bruno, in Costa Rica. Questa notizia mi era stata segnalata da un amico di quel paese centroamericano, decisi quindi di rivolgere un’appello a chiunque conoscesse altre parrocchie dedicate al fondatore dei certosini.

Ebbene, la mia richiesta non è rimasta disattesa, poichè ho ricevuto un’altra segnalazione.

Questa volta mi è stata segnalata la “Parroquia San Bruno”, esistente a Xalapa, nello Stato di Veracruz, in Messico.

Le immagini che seguono ci mostrano questa chiesa che ha sull’altare una statua di san Bruno, ed anche le iniziative legate al santo patrono certosino. La devozione è molto forte, e come di consueto si svolge la Novena da dedicare a San Bruno che ha sempre una grande partecipazione.

Una parrocchia sorta in un quartiere (barrio), nel quale nel 1852, fu fondata la “Fabbrica di Filati e Tessuti San Bruno”, in prossimità di alcuni mulini. Sappiamo che fino al 1950 l’attuale quartiere San Bruno era ancora ufficialmente chiamato Congregazione Andrés Montes. In seguito la trasformazione e la dedicazione della chiesa che vi sorse.

Nel ringraziare chi mi ha segnalato la presenza di questa parrocchia bruniana, colgo l’occasione per invitare chiunque ne conosca altre, di segnalarmele.

Un indimenticabile anniversario

certosa antica cartolina

Cari amici, oggi ricorre l’anniversario della traslazione delle reliquie del nostro amato San Bruno, dalla chiesa Matrice di Serra alla Certosa avvenuta il 30 maggio 1857.

Dopo il terremoto del 1783 vi fu  un fallito tentativo di ripristino della Certosa nel periodo 1840-1844, la comunità certosina si era poi finalmente nuovamente insediata nel complesso monastico di Serra il 4 ottobre del 1856. Il successivo 30 maggio, le reliquie di San Bruno, conservate dopo il sisma nella Chiesa Matrice, rientrarono solennemente nella Certosa.

Attraverso il testo di un documento ex manuscripto trovato negli archivi della certosa di Trisulti, vi riporterò fedelmente quanto avvenne.

Documento 6

Traslazione reliquie di San Bruno 1857

ex Manuscripto Trisulti

Il giorno 30 maggio in Serra 1857 La storia dei nostri giorni, la quale registra tanti e si svariati avvenimenti, onde raccomandarli alla memoria dei posteri, non deve passar sotto silenzio, una cronica religiosa, i di cui fatti accaduti nel giorno 30 Maggio in una città della Calabria offrono senza dubbio un vero interesse per coloro che in tanto smarrimento di uomini e cose, prendono di mira segnatamente i gloriosi progressi della Santa Religione nostra. Quel giorno festa civile di tutto il popolo delle due Sicilie per l’onomastica solennità del più magnanimo e munificente dei Monarchi il glorioso Ferdinando II, fu doppiamente festività per i cittadini di Serra, per la ricorrenza della solenne traslazione delle Reliquie del loro principale patrono S. Brunone, nell’antica e tanto celebrata Certosa dei Santi Stefano e Bruno del bosco, testé ripristinata dell’inesauribile pietà del nostro Sovrano. Erano scorsi 90 anni da che le sacre ossa di quel gloriosissimo Eroe del Cristianesimo fondatore dell’illustre Ordine monastico dei Certosini, non formavano più il sacro deposito in quel venerando Santuario, eretto vivendo il Santo, or sono otto secoli da Ruggiero il Normanno, prima conte di Sicilia e di Calabria. L’ire sacrileghe della straniera invasione, l’avevano scacciate dalla loro sede, che restò vedova dei suoi abitatori; ed abbandonata al furore del saccheggio e delle rapine. I Serresi raccolsero in Ospizio il simulacro del Santo, coll’urna delle sue reliquie, e ne difesero con ingegnose premure il possesso contro gli attentati di una genía depredatrice. Ripristinata la Certosa con Reale rescritto del 22 giugno 1856, mercé l’infaticabile sollecitudine del tanto benemerito Padre Priore D. Vittore Felicissimo Francesco Nabantino. Questi solerte sempre più nel volere conseguire la sua santa impresa, dopo di aver preso possesso della casa nel dì 4 ottobre ultimo, sotto gli auspici di S.M.R. Duca di Calabria Principe Ereditario, rivolse tutte le sue cure a ripristinare in mezzo ai ruderi della Certosa delle abitazioni per prendervi stanza la famiglia certosina; ed edificare insieme una cappella ove potessero essere collocate decentemente le Sacre Reliquie del Santo Patriarca. Nessun altro giorno potea esser prescelto per la solenne cerimonia della traslazione delle Reliquie, che il giorno onomastico dell’augusto e pio Monarca, il quale mercé il suo provvido decreto della ripristinazione della Certosa, restituiva nella sua vetusta e gloriosa dimora, l’Esule illustre che era stato bandito in tempi calamitosi. Nulla si è trascurato perché la cerimonia riuscisse degna del Santo al di cui culto era destinata, e per la volontà del giorno in cui doveva celebrarsi. Il fasto e la pompa dei riti religiosi accompagnati dalle manifestazioni di giubilo d’un popolo immenso formavano un concorso di quelle circostanze felici che rappresentano la vera idea di una festa nel più alto senso della parola, in tutto il suo apparato brillante, in tutta la corrispondenza degli affetti che destano le più care e tenere commozioni del cuore, ed alleviano lo spirito con la seducente prospettiva dei più sublimi pensieri. Alcune copie del programma concernente la festa, sparse per dintorni, incitavano gran numero di forestieri ad assistervi, e nel mattino del giorno memorando le piazze e le strade di Serra riboccavano di una folla innumerevole di devoti, tra cui molti infermi venuti appositamente ad acquistare la guarigione. Accresceva la pompa della festa la presenza di Monsignor Vescovo di Squillace l’illustre fu Concezio Pasquini, il quale non dissimile di quel suo antico predecessore, tanto largo di riverenza e di affetto verso S. Brunone mentre viveva lasciò la sua Sede Vescovile, seguito da Reverendi Canonici, e da numeroso clero, per compiere anch’esso un tributo della sua speciale ed ereditata venerazione per il Santo Anacoreta, con quella esuberanza di cuore che tanto caratterizza il Venerando prelato. Altri distinti personaggi e soprattutto gli ufficiali della Colonia Militare di Mongiana, con alla testa l’egregio Comandante Tenente Colonnello Cav. Raffaele Malograni, accompagnato dalle Reali truppe di presidio di quel Opificio metallurgico vollero anch’essi decorare la festa con la loro dignitosa presenza e nello sfarzo delle splendide divise, far palese il comune entusiasmo di sentimenti religiosi e civili, così potentemente ispirati dalla nobile circostanza. Dopo un solenne triduo celebrato con luminarie per tutta la città con sparo di mortaletti, concerti musicali e suoni prolungati di campane, spuntava l’alba di quel giorno salutata da Salve, dall’acclamazioni e dalle grida di plausa di un popolo immenso che riempiva la navata della Chiesa Madre, già sontuosamente addobbata e risplendente di mille ceri accesi in bella mostra dinanzi al simulacro del Santo, con l’urna delle Reliquie adorna di rabeschi ricamati in oro e di ghirlande come ancora dinanzi all’augusta effige del Re esposta tra ricchi fregi e festoni. Non tardava a sopraggiungere Monsignor Vescovo in compagnia della famiglia certosina, di numeroso clero e di tutte le autorità amministrative, giudiziarie e militari, che presero luogo nei posti appositamente preparati. Tosto la cerimonia incomincia. La Messa pontificata dal Vescovo, con accompagnamento di canto e di concerti musicali e immediatamente seguita da un’orazione panegirica pronunziata dal molto R.do P.dre F. Geremia da Rocca Scalogna. Quest’orazione ricca di tutti i pregi della Sacra eloquenza e profondamente sublime in quel valentissimo Oratore, e molto più toccante per le peculiari circostanze di cui era scopo, destava un entusiasmo indicibile nell’uditorio che non tardò a manifestarla armonizzando ad una voce le note di un solenne Te Deum cantato con tutta la religiosa esultanza dai tanti cuori intimamente commossi dai più vivi sensi di amore e di gratitudine. Già si apprestava l’istante della Processione che era disposta in questo modo. Un plotone di soldati doveva aprire la marcia, dietro a cui venivano a lunga e doppia fila le tre Confraternite della città con i loro stendardi spiegati e vestiti in abito da cerimonia, e con ceri accesi in mano. In seguito gli Ufficiali di Mongiana in uniforme, quindi una banda musicale dietro di cui seguivano il Clero con la Croce inalberata, vestiti dei più ricchi paramenti sacri, in compagnia di Monsignor Vescovo in abiti pontificali. Immediatamente l’urna delle Reliquie sostenuta dai PP. Certosini sotto ricco baldacchino portato da quattro decurioni, e fiancheggiato da doppia fila di soldati, seguiva pure la statua in argento di S. Bruno sostenuta da fratelli Certosini. Procedeva dietro alla statua il Padre Priore D. Vittore Nabantino vestito con la cocolla ecclesiastica, portando egli in mano una Reliquia di S. Stefano, ed un’altra di S. Brunone, incastonata in ricca teca d’argento. Dopo di lui le Autorità Amministrative e giudiziarie ed altre distinte persone, e quindi un’altra banda musicale ed un plotone di Gendarmi e di soldati chiudevano la marcia. Un popolo immenso accompagnava il corteo. Le prolungate salve dei mortaletti, le campane suonanti a distesa, i concerti musicali annunziavano il momento in cui il Santo abbandonava il suo domicilio provvisorio, ritornava nella pompa del trionfo nella sua casa prediletta e santificata delle sue virtù: risuonavano i canti religiosi, ed il corteo incominciava a procedere in mezzo alle vie stipate di gente, adorne di archi trionfali, e con le pareti delle case fiancheggianti adorne anch’esse di fiocchi di seta e di rabeschi di diversi colori ed iscrizioni allusive alla circostanza. Già il simulacro del Santo appariva fuori il vestibolo del tempio. Fu un istante in cui la folla alla vista del Santo trasportato dai figli suoi esultanti di tanta gioia per aver avuta la sorte avventurosa di sostenere quel caro peso cessò dai suoi canti per dare sfogo ad un irresistibile sentimento di tenerezza che costringeva a versare stille di dolce pianto. Era quello uno spettacolo sublime, la Religione nostra solamente poteva effettuarlo! Un temuto incidente interruppe la cerimonia, la pioggia incominciò a cadere a rovescio ed ostinatamente durava fin dopo le tre p.m. Ma la folla non si era dispersa per questo, quantunque fu fatta arrestare la processione. Nel frattempo che si stava aspettando che la pioggia cessava, ebbero luogo trattenimenti, furono tirati a sorte diversi maritaggi per povere donzelle e fatte copiose largizioni ai poveri ed ai carcerati. Finalmente parve che le nubi si diradassero e la processione si pose in marcia. Dopo poco giunse alle mura della Certosa, ed era uno spettacolo meraviglioso ed importante il contemplare quella calca di popolo immenso che copriva il lungo viale che da Serra mena al Cenobio. Altre salve ed appositi concerti in musica salutavano l’arrivo e l’ingresso del Santo nella sua propria casa, la quale sebbene coperta di rovine e frantumi, pure sembrava sorridere alla presenza del Santo Patriarca il di cui simulacro attraversava i chiostri e le volte infrante, quasi che presentasse l’influenza benefica di un più felice destino per il ritorno del suo fondatore le cui gloriose Reliquie sono novellamente il palladio di quella solitudine. Un ultimo salve ed il canto di un altro Te Deum annunciava che S. Brunone prendeva possesso della sua Certosa, e che la sua urna veniva collocata nel luogo destinato per il suo deposito. Era compiuta la cerimonia, ma la folla non si dissipava ancora, si voleva vedere un’altra volta le venerate sembianze del Santo Protettore. Il Padre Priore Nabantino commosso nel più profondo del cuore, cercò di soddisfare subito questo desiderio mostrando il simulacro del Santo dall’alto di una loggia ed aggiungendo la benedizione con la Reliquia. Questa benedizione fu accolta da tutti genuflessi tra lacrime di gioia e di tenerezza e grida fragorose di plausa in onore del Santo e dell’augusto Monarca, e queste grida festive risuonavano lungamente intorno, accresciute dall’eco delle rovine e dei silenzi delle selve circostanti. Il giorno terminava infine con una solenne Accademia poetica tenuta in un vasto salone all’uopo apparecchiato con l’intervento di nobili e con molte persone che tributarono ben meritati applausi di lodi a quella eletta schiera di giovani che caldi di generosi sentimenti fecero pompa con le loro ispirate poesie di quel nobile entusiasmo di cui riboccavano i loro cuori nella solennità di un giorno sacro al trionfo di S. Brunone ed al nome glorioso dell’immortale Ferdinando II. Oh qual giorno sarà scritto in bianca pietra dai cittadini di Serra ed incancellabilmente stampato sul frontespizio del libro dei fasti della ripristinata Certosa dei Santi, di quel Santuario che è tuttora il primo monumento religioso della Calabria.

Il Canonico Don Bruno M. Tedeschi

di Serra in Calabria alla Certosa di S. Stefano e Bruno del bosco

30 ottobre 1857