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“Parole dal silenzio” le sette stelle

foto sigla

Cari amici voglio oggi proporvi la terza puntata della trasmissione “Parole dal silenzio”, andata in onda lo scorso venerdi 8 gennaio in diretta streaming su vari canali socialmedia. Ormai è un appuntamento mensile, questa rubrica dedicata alla spiritualità certosina ed alle figure di Santi e Beati della famiglia monastica di San Bruno. In questa terza puntata, la prima del 2021, l’argomento che verrà trattato sarà: “Le sette stelle

Un piacevole approfondimento, che ci porterà alla scoperta di quei personaggi che accompagnarono sin dall’inizio maestro Bruno, e che rappresenteranno i semi che faranno germogliare nel deserto di Chartreuse, l’Ordine certosino.

Oltre al sottoscritto ed all’amico Marco Primerano, è stato presente anche Antonio Zaffino.

Per tutti coloro che non hanno visto la puntata in diretta streaming, ecco il video della terza puntata.

Buona visione

 

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Mercoledi delle ceneri e le “sette stelle”

-Sant'Ugo nel Refettorio (F.Zurbaran, Museo Belle Arti Siviglia)

In questo Mercoledi delle ceneri, attraverso la lettura di un dipinto, voglio narrarvi ciò che accadde di prodigioso alle “sette stelle”, ovvero ai primi certosini.

Questo bellissimo dipinto dello spagnolo Francisco de Zurbaran, ci mostra il vecchio vescovo di Grenoble Ugo nel refettorio dei certosini. Esso è lo spunto per narrarvi del miracolo in esso raffigurato. Si narra che Ugo inizialmente, era colui che portava, generosamente, il cibo a i primi sette eremiti. La domenica prima del mercoledì delle ceneri, il vescovo di Grenoble inviò loro della carne, alimento che essi non consumavano, ma ciò stimolò in loro una discussione circa la pratica della ferrea astinenza. La leggenda vuole che mentre essi discutevano caddero, per intervento divino, in un sonno profondo, che durò quarantacinque giorni, ovvero per tutta la Quaresima. Ugo impegnato nell’attività episcopale, si recò a far visita ai sette anacoreti solo il mercoledì santo, scorgendoli prodigiosamente ancora a tavola, ma intenti a svegliarsi dal sonno ed increduli sul tempo trascorso.

Il vescovo potè scorgere, con stupore, che la carne da lui inviata che era nei piatti, si era trasformata in cenere, questo prodigio confermò l’approvazione Divina della pratica dell’astinenza dalla carne da parte dei pii eremiti. Questo miracolo occorso ai primi sette certosini è dunque all’origine della pratica, ancora attuale, della loro astinenza perpetua della carne.

La composizione pittorica è strutturata su tre piani. Nel primo, S. Ugo, a destra, curvo e che si, appoggia ad un bastone e tocca la carne trasformatasi in cenere, ed il suo paggio, al centro della scena, a constatare l’accaduto. Sullo sfondo, il tavolo come una natura morta con ceramiche bianche e blu di Talavera, con gli scudi del vescovo e dell’Ordine, coltelli, ciotole e pane. Nel terzo piano, San Bruno, che guarda colui che osserva il dipinto e sei monaci, quattro Padri con il cappuccio, e due Fratelli con il capo scoperto.con sguardo rivolto verso il basso. I primi sette certosini, ovvero le “sette stelle” I volti di San Bruno e dei suoi confratelli sono emaciati dal prolungato digiuno.

Il refettorio si mostra austero. L’unica decorazione è il dipinto sul muro in cui appaiono la Vergine e San Giovanni Battista, protettori dell’Ordine certosino.

L’unico squarcio sul paesaggio è la chiesa certosina che si vede attraverso un arco aperto sul lato destro del muro del refettorio.

Il dipinto è egregiamente raffigurato dal pittore spagnolo Francisco de Zurbaran, che realizzò questo dipinto tra il 1630 ed il 1635 per la Sagrestia della certosa di Siviglia. Oggi l’opera è invece esposta al Museo Provinciale di Belle Arti di Siviglia. Zurbarán fa sfoggio delle sue famose gradazioni di bianco, colore per il quale si narra realizzò fino a cento tonalità diverse.

Quel 24 giugno del 1084

Quel 24 giugno del 1084

La visione di Ugo

La visione di Ugo

Oggi 24 giugno, nel giorno che ricorda la fondazione del primo insediamento certosino nel deserto di Chartreuse​​, vi offro due dipinti di Vicente Carducho. Il primo dedicato alla visione avuta dal vescovo Ugo. In questa scena mirabilmente raffigurata dal pittore spagnolo, ammiriamo Ugo, vescovo di Grenoble, che ha un sogno premonitore. Egli infatti sogna sette stelle che indirizzano sette pellegrini in una valle solitaria e remota. Nel quadro è ben rappresentata una duplice scena, ovvero il vescovo dormiente e sognante sulla destra, mentre al centro oltre una balaustra si vedono in lontananza nel cielo sette stelle radiose, ed in basso sotto la direzione di un Cristo benedicente ed una schiera di angeli, che contribuisce alla costruzione di un insediamento monastico.
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preview90 pieceLa visione di Ugo

 

Bruno ed i suoi sei compagni si presentano davanti al vescovo Ugo

Bruno ed i suoi sei compagni si presentano davanti al vescovo Ugo

 

 

Nel secondo dipinto, viene descritto ciò che avviene all’indomani di questo sogno, che gli fa assumere il carattere di premonitore. Il vescovo Ugo sulla destra su di un baldacchino color porpora, con fare benedicente, riceve sette pellegrini a lui genuflessi. In costoro il vescovo individua le sette stelle sognate la notte precedente, ed ascoltandone la richiesta fatta da Bruno e dai suoi sei compagni di un luogo desertico dove poter sviluppare il proprio ideale di vita eremitico, tutto gli appare chiaro.

La Divina Provvidenza vuole che si realizzi ciò, pertanto Ugo non esita a donare il luogo desertico di Cartusia, adatto alla vita di preghiera e solitudine che essi desideravano condurre.
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preview90 pieceBruno ed i sei compagni si presentano davanti al vescovo Ugo

La morte di Landuino nelle segrete

La morte di Landuino nelle segrete

 La morte di Landuino nelle segrete

Nel dipinto di Carducho “La morte di Landuino nelle segrete”, il pittore ci descrive la fine di uno dei sei compagni di Bruno. Insieme al Maestro, Landuino da Lucca fu una delle sette stelle che si recarono dal Vescovo Ugo per poi cominciare la vita monastica a Cartusia. Egli è stato colui che è rimasto in Francia allorquando Bruno si dovette recare a Roma da urbano II. Un personaggio di spicco nella storia dell’Ordine certosino, che purtroppo a seguito della sua visita in Calabria per incontrare Bruno, e sulla via di ritorno verso la Francia viene imprigionato dall’antipapa Clemente III. Carducho ritrae il beato certosino disteso su un tavolaccio all’interno di una cella, laddove scorgiamo catene e gioghi vicino ad un tavolino con pane ed acqua. Sotto lo sguardo di un immagine dell’ Immacolata Landuino rende l’anima a Dio, confortato da alcuni compagni di cella.

Il realismo di questa scena è notevole, sottolineato dal contrasto di luci ed ombre che creano una struggente atmosfera del momento istoriato dall’artista.

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preview63 pieceLa morte di Landuino nelle segrete

beato Stefano di Bourge en Bresse

beato Stefano di Bourg en Bresse


In questo articolo odierno, voglio ricordare la figura di Stefano nativo di Bourg en Bresse, (precisamente di Bourg- Saint-Andéol), egli era canonico regolare a san Rufo a Valence nel Delfinato. Stefano visse questa esperienza con molto ardore, ma ben presto si rese conto che era maggiormente votato per incontrare Dio, nella solitudine assoluta. Avendo appreso che Maestro Bruno, nel 1082 si era recato in un luogo indicatogli da San Roberto nei pressi dell’abbazia di Molesmes, alla ricerca di un romitaggio, decise di raggiungerlo. Stefano in compagnia di un altro canonico di San Rufo, Stefano di Diè,(da non confondere con Stefano vescovo di Diè) avendo avuto il permesso dal loro abate decisero di recarsi a Sèche-Fontaine nella diocesi di Langres, laddove Bruno già si era insediato con alcuni amici per cominciare un esperienza eremitica. Aggregatisi al gruppo di anacoreti, i due canonici apporteranno al gruppo di asceti la loro esperienza e la loro profonda conoscenza liturgica. Dopo qualche tempo, però, siccome  le condizioni del luogo non risultarono idonee all’ideale di vita  eremitica voluta da Maestro Bruno, occorreva  ricercare un luogo più consono alle esigenze eremitiche prefissatesi. A questo punto, il ruolo svolto dai due canonici di San Rufo, diventò assolutamente determinante, poiché entrambi proposero a Bruno una soluzione: “Maestro, siccome voi siete alla ricerca di una solitudine meno gradevole e più ritirata di quella che attualmente viviamo, noi ci permettiamo di consigliarvi che nei pressi della diocesi di Grenoble può esservi un luogo ideale. Lì troverete montagne scoscese e boscose, un deserto orribile impenetrabile, senza nessuna abitazione dove nessun umano ha mai vissuto. Se la descrizione che vi abbiamo fatto, ritenete possa essere di vostro gradimento non ci resta che recarci per richiedere il nostro insediamento dal vescovo Ugo. Questi è un uomo di grandi meriti e di una enorme pietà e molto saggio, è molto dolce, umano, caritatevole, è un santo, un vero angelo! Egli ama molto gli eremiti, lo è stato anche lui e vorrebbe ritornare ad esserlo, se solo il pontefice non gli avesse affidato l’episcopato che degnamente dirige. Noi possiamo subito, se volete, andarlo a trovare egli sicuramente ci riceverà con affetto, e sarà contento di potersi mettere a nostra disposizione per accontentare ogni nostra richiesta”. Bruno allettato da questa proposta la sottopose agli altri amici, i quali all’unanimità la accettarono, ma vollero sottoporla anche al giudizio di San Roberto che approvò l’idea e benedicendoli, li esortò ad intraprendere il cammino alla ricerca della meta agognata. Ecco quindi formatesi le “sette stelle”, che si recheranno dal vescovo Ugo di  Châteauneuf: Bruno, Landuino, Stefano di Bourg e Stefano di Diè (canonici), Ugo( sacerdote), ed Andrea e Guarino i due laici. Come già sappiamo, furono costoro quindi i semi che fecero germogliare nel deserto di Chartreuse, l’Ordine certosino. Stefano di Bourg, visse per ben trentatre anni nella solitudine della prima certosa, conducendo una esistenza all’insegna della penitenza, dell’obbedienza e della carità, alla ricerca dell’unione con Dio. Nel 1116, nella diocesi di Lione, Ponce de Balmay, ed i suoi due fratelli Garnier e Guillaume donarono dei territori di loro proprietà e la foresta circostante ai certosini, per edificare una nuova certosa. Guigo priore della Grande Chartreuse, scelse Stefano di Bourg, per  il suo zelo e le sue indiscusse virtù, lo nominò priore della nuova certosa di Meyrat. incaricandolo di organizzare la comunità e di costruirne gli edifici. Accompagnato da due fratelli conversi Bonfils e Geoffrey, Stefano si dedicò con gran cura alla nascita del nuovo complesso monastico aiutato da prelati che contribuirono alle spese per la realizzazione della costruzione. Lo sostennero Dom Guigo, l’arcivescovo di Lione il Vescovo di Ginevra di Belley e di Grenoble, e l’abate di Cluny, Pietro il Venerabile, con la quale egli mantenne stretti rapporti di amicizia. In soli due anni, sotto la preziosa guida di una santa persona, la certosa di Meyrat fu completata ed il suo primo priore soddisfatto per l’impresa realizzata potè ascendere alla casa del Padre il 4 gennaio 1187. Muore così Stefano di Bourg, una delle “sette stelle” dopo aver vissuto una esistenza che lo ha visto protagonista dello sviluppo della storia dell’Ordine certosino. Molti furono i miracoli, che si susseguirono alla sua morte, ed alla sua protezione fu affidata la sorte del complesso monastico da lui diretto.