• Translate

  • Follow us

  • Memini, volat irreparabile tempus

    marzo: 2023
    L M M G V S D
     12345
    6789101112
    13141516171819
    20212223242526
    2728293031  
  • Guarda il film online

  • Articoli recenti

  • Pagine

  • Archivi

  • Visita di Benedetto XVI 9 /10 /2011

  • “I solitari di Dio” di Enzo Romeo

  • “Oltre il muro del silenzio”

  • “Mille anni di silenzio”

  • “La casa alla fine del mondo”

  • Live from Grande Chartreuse

  • Inserisci il tuo indirizzo email per seguire questo blog e ricevere notifiche di nuovi messaggi e-mail.

    Unisciti a 657 altri iscritti
  • Disclaimer

    Questo blog non rappresenta una testata giornalistica in quanto viene aggiornato senza alcuna periodicità. Non può pertanto considerarsi un prodotto editoriale ai sensi della legge N°62 del 07/03/2001. Rare immagini sono tratte da internet, ma se il loro uso violasse diritti d'autore, lo si comunichi all'autore del blog che provvederà alla loro pronta rimozione. L'autore dichiara di non essere responsabile dei commenti lasciati nei post. Eventuali commenti dei lettori, lesivi dell'immagine o dell'onorabilità di persone terze, il cui contenuto fosse ritenuto non idoneo alla pubblicazione verranno insindacabilmente rimossi.


Il più prolifico scrittore certosino del XX° secolo

Dom Benoit Lambres (Farneta 1949)

Dom Benoit Lambres a Farneta nel 1949

Cari amici nell’articolo odierno, è mia intenzione farvi conoscere un certosino, noto per essere stato il più prolifico scrittore dell’Ordine di San Bruno dello scorso secolo. Ma chi era costui?

Corneille Lambres, nacque a Utrecht, nei Paesi Bassi, il 2 gennaio del 1898. Sin da giovane egli indirizzò i suoi studi verso la musica, l’arte e la letteratura, e di conseguenza tale attrazione per queste discipline ha influenzato la sua successiva spiritualità. Dopo aver completato la sua scuola di grammatica, Dom Lambres è entrato nell’ordine domenicano in Olanda. Ma presto sentì un forte desiderio di vita contemplativa e ascetica incarnata nell’ideale solitario e comune dell’Ordine certosino. Fu così che nel dicembre del 1920, a soli ventidue anni, Corneille entrò alla certosa svizzera di La Valsainte, il suo percorso proseguì adempiendo la sua aspirazione. Il 2 febbraio del 1923 egli fece la sua professione solenne scegliendo il nome di Benoit, e già in quello stesso anno scrisse il suo primo libro dal titolo “Een boek ouer Karthuizers” ovvero “Un libro sui certosini”, pubblicato in forma anonima un anno dopo e rivisto due volte nel 1937 e nel 1947. Nel 1924, a causa della carenza di celle a La Valsainte, Dom Lambres fu inviato alla certosa inglese di Parkminster. Nel 1930 fu trasferito nella certosa di Serra San Bruno, da dove iniziò un soggiorno in varie certose italiane. Nel 1931 andò a Vedana, nel 1934 a Pavia, e nel l945 a Firenze. Nel 1946 divenne vicario della certosa di Calci, dove tentò di compattare una comunità di certosini olandesi riuniti per preparare il ritorno dell’Ordine nei Paesi Bassi, che però non avvenne mai. Nel 1949 fu trasferito alla certosa di Farneta a Lucca e poi di nuovo a Firenze nel 1951. Questo peregrinare continuo da certosa a certosa, fu determinato anche dall’impetuosità del suo carattere artistico, che non mancò di creare tensioni nelle silenziose comunità contemplative. Finalmente, nel 1955 Dom Lambres trovò pace ritornando nella certosa dove era avvenuta la sua professione, ovvero a La Valsainte, dove trascorse gli ultimi vent’anni della sua vita. Il 13 giugno 1974, a settantasei anni Dom Lambres morì in cella, fu trovato nel letto dopo che tardava a recarsi in chiesa per il Mattutino. Si spense così l’esistenza di questo certosino, che dedicò la sua vita monastica alla preghiera ed al silenzio, ma coltivando la sua passione per la scrittura, scrivendo oltre trecento libri!

Alcuni dei testi di Dom Lambres alias Benoit du Moustier

Alcuni dei testi di Dom Lambres alias Benoit du Moustier

Egli utilizzò diversi pseudonomi, tra i quali Benoît du Moustier e P.I.M. Fu molto prolifico, in molti dei suoi scritti, Dom Lambres difese la bellezza come un grande valore cristiano e come un modo per giungere a Dio, egli scrisse anche diverse “meditazioni musicali” oltre ad articoli sulla poesia. Attraverso gli scritti di Benoit du Moustier molti lettori nei Paesi Bassi, in Italia, in Francia e nel mondo di lingua inglese conobbero la tradizione certosina o persino cristiana. Dom Lambres ha pubblicato un gran numero di articoli e molteplici recensioni su riviste olandesi. In molti dei suoi articoli Dom Lambres condivise la sua lectio divina con i suoi lettori, raccontando loro di scrittori spirituali e traducendo parti significative delle loro opere. Altri articoli riguardarono la storia certosina o degli aspetti della vita contemplativa. Spesso Dom Lambres offrì consigli pratici a coloro che cercavano Dio nella preghiera e nella meditazione. Forse tra le sue migliori pubblicazioni ci sono le sue meditazioni su parole scritturali, testi liturgici o citazioni di poeti. Prima di adottare lo pseudonimo “Benoit du Moustier”. Dom Lambres era già noto con un altro pseudonimo, “Minstree di PrinsJesus” (The Minstrel of Prince Jesus). Con questo nome pubblicò un gran numero di storie edificanti e meditazioni per i giovani adolescenti, poi raccolte in libri, il primo dei quali, Prins Jesus Minstreel (1933), divenne molto popolare e fu spesso ristampato.Tra i libri da menzionare anche due libri di preghiere olandesi, Noaa et Vetera (1950) e In Christo (1962). Il primo di questi, che ha avuto sei edizioni, ha esercitato una grande influenza ed ha avuto una enorme diffusione. Gli studi di Dom Lambres nella storia del canto certosino meritano una menzione speciale. Poiché era estremamente amante della musica, fu infatti un soave cantore nel corso della sua sua vita monastica, fu incaricato dal Priore Generale dell’Ordine di preparare un inno, rivisto in conformità con i più antichi manoscritti liturgici. Al termine dei suoi studi, riuscì nel 1958 a completare il suo inno rivisto e nel 1963 completò anche un graduale rivisto. Ho voluto offrirvi alcune notizie su questo personaggio certosino che si meritò di essere definito come il più prolifico scrittore certosino del XX° secolo.

Pubblicità

La vita interiore di F. Pollien Libro I


LA VITA INTERIORE

semplificata e ricondotta al suo fondamento

Dom François Pollien

copertina libro

LIBRO PRIMO

LA VOLONTA SIGNIFICATA

239. Perché la volontà significata è qui trattata prima della volontà di beneplacito, mentre nelle realtà viventi dell’ordine naturale, come in quelle dell’ordine soprannaturale, di fatto come di diritto, l’azione divina precede quella dell’uomo? Di fatto: se Dio non operasse per primo in me e per me, io non sarei e non avrei nulla, poiché tutto è di Dio. Di diritto: la sua azione deve animare e reggere la mia, nello stesso modo che la sua gloria deve dominare e produrre la mia felicità, poiché Dio è tanto padrone della mia vita quanto autore di essa. Logicamente, dunque, dovrei prima vedere ciò che egli riserva alla sua condotta, prima di considerare ciò che traccia alla mia. Ma, se è meno logico in sé, forse è più utile in pratica, affermare anzitutto la necessità e le regole della mia azione, per far così apparire meglio, contro ogni tendenza quietista, che la sottomissione a Dio nella pietà non è un’inerzia.

Due considerazioni generali riassumeranno la materia di questo libro. Anzitutto, le regole tracciate alla mia azione, per mezzo dei voleri divini; in seguito, la corrispondenza e la conformità della mia condotta alle leggi che le sono fissate. In altre parole: segni della volontà divina manifestanti ciò che è chiesto dal Maestro; pietà attiva mediante la quale il servo risponde agli ordini ed ai desideri del suo Signore.

La vita interiore di F. Pollien Capitolo VIII

LA VITA INTERIORE

semplificata e ricondotta al suo fondamento

Dom François Pollien

copertina libro

CAPITOLO VIII

L’ORDINE DELLE MIE RELAZIONI COL CREATO

L’ordine del piacere. – 65. L’utilità umana. – 66. Fisica. – 67. Intellettuale e morale. – 68. Divina. – 69. L’ordine completo degli strumenti.

  1. L’ordine del piacere. – Vi sono, dunque, per la mia vita, due interessi nelle creature: la loro utilità e il loro piacere. La loro utilità, come mezzo del suo progresso; il loro piacere, in quanto facilita tale progresso. Bisogna dunque vedere l’ordine del loro piacere e quello della loro utilità.

Anzitutto, è abbastanza evidente che il piacere, dovendo facilitare il compito dello strumento, debba essere subordinato a questo compito. Non si mette l’olio nella macchina se non secondo la natura del congegno e la necessità del lavoro. Un orologio non esige la stessa quantità né la stessa qualità d’olio di una macchina a vapore. Ad ogni strumento e ad ogni lavoro la propria misura.

E’ dall’utilità e dalla necessità che si regola la distribuzione e l’economia del lubrificante. Orbene, in modo analogo si deve regolare l’uso del piacere nella vita umana. Esso deve subordinarsi non soltanto al fine ma anche allo strumento e al lavoro di questo. Il piacere del cibo e della bevanda, ad esempio, dev’essere subordinato ai bisogni dell’alimentazione; il piacere del sonno alle necessità del riposo; i piaceri ricreativi alle necessità del rinnovamento delle forze. Ed è così su tutta la scala dei piaceri, dagli infimi ai più elevati, dai più materiali ai più spirituali. La regola assoluta è: prendere le soddisfazioni create nella misura e nelle condizioni necessarie al buon andamento del dovere. Esse devono facilitare, ma non ingombrare; soprattutto non arrestare.

 

  1. L’utilità umana. – Ecco dunque una prima subordinazione: quella del piacere all’utilità. Quest’ultima come dev’essere regolata? Nelle creature vi è una duplice utilità: quella che coopera al mio sviluppo umano naturale ed è l’utilità umana; e quella che contribuisce al mio progresso soprannaturale ed è l’utilità divina. Qual è l’ordine di relazione di queste due utilità? Esse debbono, senza dubbio, coordinarsi ed unirsi per non ostacolarsi. Come si stabilisce questa coordinazione e questa unione?

L’utilità umana è quella consacrata allo sviluppo del mio essere naturale: sviluppo materiale della mia vita fisica, sviluppo virtuoso della mia vita morale, sviluppo razionale della mia vita intellettuale. Quanti esseri ed influssi destinati dall’onnipotente sapienza dell’amore a concorrere a questo triplice accrescimento della mia vita di uomo!

Questi esseri e questi influssi conservano l’ordine della loro utilità se concorrono al mio accrescimento vitale secondo la regola della loro subordinazione. Perché, anche nell’utilità umana, vi è una subordinazione necessaria dell’interesse materiale all’interesse intellettuale e di entrambi all’interesse morale. La mia salute è importante, meno però delle mie cognizioni, le quali sono necessarie, ma non come le virtù.

 

  1. Fisica. – Le questioni relative alla protezione, al mantenimento ed allo sviluppo della vita materiale hanno la loro importanza e impongono dei doveri. Le molteplici preoccupazioni economiche del lavoro, del commercio, dell’industria, dell’igiene, ecc. sono in sé lodevoli perché concorrono ad uno scopo necessario. Tuttavia, l’interesse materiale, se è il primo nell’ordine delle necessità vitali, non è che l’ultimo nell’ordine di importanza e di dignità e, per conseguenza, dev’essere subordinato e riferito agli interessi ad esso superiori. Debbo occuparmi del mio corpo e, secondo le condizioni della mia vocazione, non trascurare le preoccupazioni di ordine materiale che m’incombono. Questo è un dovere, e ancorché sia l’infimo per ordine di dignità, tuttavia racchiude una quantità di obblighi gravi, i quali sono molto più considerevoli ed estesi per coloro che hanno, sotto questo rapporto, responsabilità di educazione, di assistenza e di direzione.

 

  1. Intellettuale e morale. – Lo sviluppo della mente è di un ordine molto superiore, poiché si è più uomini per la mente che per il corpo; ma il progresso morale è ancor superiore, perché è la virtù che termina e completa la dignità umana; si è più uomini per il cuore che per la mente.

Dunque, i mezzi che concorrono all’accrescimento fisico devono essere subordinati e coordinati a quelli che concorrono al perfezionamento intellettuale e questi devono concorrere al perfezionamento morale. La salute è per la mente e questa per la virtù: ecco l’ordine naturale. È in tal modo che debbo misurare l’uso dei miei strumenti. La mia forza fisica deve servire al vigore intellettuale; questo all’energia morale; tutt’e tre devono arrivare, concordi, alla pienezza del loro sviluppo. Devono essere uniti e concordi nella gradazione della loro dignità, senza che l’inferiore prenda il sopravvento sul superiore e senza che l’uno escluda l’altro. Non ogni crescita è normale. Un tumore e una gobba sono delle crescenze, ma soprattutto escrescenze; queste debbono essere evitate.

 

  1. Divina. – L’utilità divina è quella consacrata allo sviluppo soprannaturale della vita divina in me, allo aumento della gloria di Dio. Negli esseri e nei loro influssi su di me vi è una virtù speciale che serve a condurmi a quest’altezza. La crescita naturale della mia vita non può arrestarsi a me, essendo io fatto per Dio. Per conseguenza, l’efficacia naturale dei mezzi creati dev’essere subordinata alla loro efficacia divina.

Infatti, se le creature hanno la missione di concorrere al mio sviluppo, ciò è in vista di Dio. Se ne uso da egoista, arrestandole a me, tolgo ad esse il loro compito essenziale. Bisogna, per conseguenza, che nell’utilizzarle non lasci da parte o non metta in second’ordine ciò che è il loro primo scopo. Il motivo praticamente dominante ed efficacemente determinante dell’uso che ne faccio, dev’essere, in pratica, quello della gloria suprema. Posso e debbo vedere in esse gli strumenti della mia crescita, ma in vista di Dio. Posso e debbo amarle per il vantaggio che apportano alla mia vita, ma secondo Dio. Posso e debbo ricercarle per il profitto che esse recano alla mia esistenza, ma per Dio. Poco importa che l’intenzione della gloria divina sia attuale o virtuale (n. 177); l’essenziale è che essa sia in qualche modo il termine superiore e finale e che l’ingrandimento umano converga in Dio, poiché l’uomo è fatto per Dio.

 

  1. L’ordine completo degli strumenti. – Qual è dunque l’ordine da osservarsi nell’uso delle creature? Questo: il piacere sia sottomesso all’utilità; l’utilità umana sia ordinata secondo la dignità degli interessi e riferita all’utilità divina. Bisogna che io prenda le cose e goda di esse per perfezionare me stesso. Bisogna che le creature e i loro piaceri producano in me un movimento di ascesa fino a Dio, e non un bisogno di riposo in me o in esse. Sant’Agostino osserva che Dio, dopo aver creato, prese il piacere e il riposo non nella creatura, ma in se stesso, poiché egli si riposò non nelle sue opere ma dalle sue opere in se stesso. Così, le creature e le loro gioie non hanno per scopo che di farmi crescere, agire e riposare in Dio come fine. Devo servirmi di esse e riposarmi in Dio; questa è la legge del giusto, questo è il piano divino.

L’ordine della creazione non esiste nella sua pienezza; il piano divino non è attuato nella sua integrità; io non raggiungo il mio fine nella sua totalità se non quando Dio è per me tutto in tutte le cose (cf. 1Cor 15, 28) ed io non cerco niente all’infuori di Dio, ma tutto mi conduce a lui. E la sua gloria, infine, avendo dominato e ridotto a suo servizio ogni soddisfazione, diventa il mio solo fine, la mia gioia ed il mio riposo.

Da “Una lettera di Gesù Cristo” Dom Giovanni Giusto Lanspergio

Da “Una lettera di Gesù Cristo”

di

Dom Giovanni Giusto Lanspergio

 Lanspegio effigiato nella certosa di Garegnano da Daniele Crespi, 1629

Lanspergio effigiato nella certosa di Garegnano da Daniele Crespi, 1629

Oggi  vi offro un testo estratto dall’ “Alloquia Jesu Christi ad quamvis animam fidelem”, noto anche come “Una lettera di Gesù Cristo”, di Dom Giovanni Giusto Lanspergio. Questo libro, molto diffuso, fu scritto in maniera estremamente originale come un discorso rivolto da Gesù all’anima!

 

«Devi sape­re, o figlia – così Gesù parla all’anima – che la mia Passione si può meditare in tre modi. In pri­mo luogo considera in me i dolori stessi, cioè tutto quello che ho sofferto, come se lo soffrissi attual­mente: la mia povertà, l’inedia, la fame, il freddo, il caldo, la fatica, la stanchezza, le persecuzioni, gli oltraggi, le ingiurie, le afflizioni, la croce e la morte. E questo consideralo per intenerire il tuo cuore e muoverti a compassione del tuo amante fedele che soffre per te, cioè per il tuo bene.

Considera poi in me la maniera di vivere e soffrire, cioè l’umiltà, la pazienza, la mansuetu­dine, la semplicità, l’amore: e ciò per imitarmi.

In terzo lungo, il motivo per cui ho abbrac­ciato la sofferenza: cioè l’immensa carità con la quale ti ho amata e ti ho lavata nel mio sangue. Giacchè fui colpito per i tuoi peccati, calpestato per i tuoi delitti, per ridonarti la salute con le mie piaghe. Il Padre pose sopra le mie spalle i peccati di tutti ed io spontaneamente li accettai… affinchè, commossa da un sì grande amore e fe­deltà, tu avessi a ricambiarmi l’amore ».

 

Ugo de Balma

Ugo de Balma

Viae Sion lugent (manoscritto)

Viae Sion lugent (manoscritto)

Il personaggio del quale vi parlerò oggi è Ugo di Balma, notoriamente riconosciuto per aver realizzato l’opera “De mystica teologia” altrimenti nota come “Viae Syon Lugent”, ovvero le parole iniziali del testo. Sulla precisa identità di questo autore si è molto dibattuto, ma ormai sembra certo che si tratti di Dom Ugo di Balma di Dorche e sarebbe appartenuto alla famiglia di Balmey. Non si conoscono molti dati biografici ad eccezione del fatto che Ugo fece studi universitari per poi diventare certosino. Vi sono documenti che attestano che egli fu priore della certosa di Meyrat dal 1289 al 1304, e che è stato uno dei principali autori della spiritualità certosina. Ultime ricerche hanno stabilito che potrebbe trattarsi di un discendente del fondatore della certosa di Meyrat Ponce di Balmay. Nella sua opera, scritta tra il 1272 ed il 1297,  Ugo indica le tre fasi della vita contemplativa, in un prologo e tre capitoli, della triplice via interiore per accedere alla Sapienza e all’unione divina :

  • la via purgativa
  •  la via illuminativa
  • la via unitiva

Ognuno di questi percorsi è considerato un progresso nella vita spirituale. Un vero processo di anagogia,  una ascensione mistica. La via purgativa rappresenta la fase penitenziale, che dispone l’anima al vero studio attraverso il riconoscimento delle proprie colpe; tale via è interpretata validamente dallo stile di vita certosino prende a  simbolo di questo stadio il bacio dei piedi, segno di  umiltà e di contrizione. Seguendo la mozione interiore della carità, l’anima perviene alla via illuminativa, consistente nella diuturna e reiterata meditazione della Scrittura; essa consente un ulteriore progresso verso Dio. La conoscenza che si acquisisce in questa fase non è intellettuale, bensì affettiva, e risulta in parti uguali dall’impegno dispiegato dall’anima umana e dal dono che Dio fa di se stesso, svelandosi per gradi. Tale livello è simboleggiato dal bacio delle mani, segno di soggezione e di riconoscenza. Ultimo stadio della teologia mistica è la via unitiva; si tratta qui della fase fusionale, in cui l’anima mediante la carità e dietro l’azione divina ottiene l’unione con Dio, entrando nel novero dei beati. L’ascensione culmina nella saggezza unitiva, in virtù della quale si può attuare la metamorfosi del soggetto amante nel soggetto amato

In prossimi articoli vi proporrò brani tratti da questa magnifica opera.

All’interno del suo trattato sono diversi i riferimenti all’ordine certosino, tra tutti quello di specificare che a differenza di altri ordini che si rifanno alla regola di san Benedetto o a quella di sant’Agostino, i seguaci di san Bruno sono fedeli agli insegnamenti del loro fondatore. “De mystica teologia” si è diffusa nel XV° secolo, influenzando molti autori importanti come  Nicola Cusano, Jean Gerson e Nicolas Kempf. Rimangono molti manoscritti di epoca successiva che riproducono il testo originario. L’importanza di questo autore medievale di spiritualità è notoriamente riconosciuta, essendo il suo testo un pilastro fondamentale per la formazione spirituale.