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  • Memini, volat irreparabile tempus

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Dionigi e la protezione di Maria

Ed a conclusione di questo mese mariano, cari amici, facciamo nostra quest’altra preghiera per guadagnarci la protezione materna e l’aiuto incessante della nostra Mamma Celeste. Un’orazione concepita da Dionigi il certosino, ed estratta dal trattato ” De perfectione caritatis dialogus”.

Jusepe_de_ribera_lo_spagnoletto_-vergine con bambino e San Bruno

“Io vengo prima a te, Vergine delle vergini,
che ha dato alla luce il Figlio di Dio, perché confido in te
più che in tutti i santi, perché so che Tu puoi
davanti al mio Dio e Signore più di tutti loro. Regina di
cielo, Madre del Re degli angeli, Signora del
mondo, imperatrice più gloriosa di tutto il mondo, ma
anche pietosissima Madre di misericordia,
fedelissima avvocata dei peccatori, clementissima
riconciliatrice dei malfattori, dolcissima consolatrice

dei miserabili, mi riconosco indegno di invocare il tuo
nome; tuttavia, spinto dalla necessità
ricorro alle viscere della tua materna, verginale e divina pietà,

che non hai mai chiuso a chi veniva
implorando te ed io lo facciamo completamente inzuppato di
lacrime d’amore, prostrato davanti ai tuoi santi piedi, io che sono totalmente povero, misero e miserabile peccatore; Vengo a chiedervi, mia Signora, l’elemosina della vostra clemenza per non morire di fame. Ti chiedo, o mia Signora, traboccante di carità, che per questo ardore di carità che ti fece Madre di Dio, quando
hai pronunciato il tuo fiat, ti chiedo, insisto, che tu richieda
per me almeno una scintilla di carità del tuo dolcissimo Figlio, che nulla ti negherà; altrimenti ai vostri piedi morirò di fame e di sete d’amore, e quindi, Signora, mi permetta di parlare così. Lei apparirà colpevole della mia morte per non aver aiutato pur potendo farlo. Non permettere, buona Signora, che si dicano cose del genere.”

(De perfectione caritatis dialogus, art. 31. t. 41. p. 385).

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Silenzio certosino 15

Silence c

L’alba nascente dell’eterna chiarezza
Mi chiedi come vivere di Dio e dell’aldilà quando devi passare la vita circondato dal movimento delle cose e la tua anima troppo spesso tormentata da preoccupazioni e problemi. La risposta… è nella tua stessa vita… Quando il buon Dio un giorno ti mostrerà… quanto tu stesso tieni in questa vicinanza divina e in questa pace di essere amato da Lui e per poterlo amare, allora ti chiederai come hai potuto essere turbato e ansioso. Ma questa luce è la luce dall’alto; quaggiù ci giungono solo raggi furtivi, come quelli che filtrano da una bruma autunnale… E soffriamo, perché siamo fatti per Lumen vitae, lux aeterna… E sbagliamo perché la nebbia, la notte e l’ansia sono nel disegno divino che conduce a una grande chiarezza. Devi credere prima di vedere; devi credere per vedere; è necessario credere in Colui che vede per vedere un giorno ciò che vede e come vede. Lo voleva così. Lì trova gloria e gioia. Quello che vede solo la notte e che gli dice: “Mio Dio, non vedo niente; ma siccome mi dici che stanotte è la tua luce, io ci credo. Tutto in me mi dice il contrario; immolo questo io; ti ascolto contro di lui; Preferisco te a lui”, questo mette Dio al suo vero posto, il primo. È chiaro che questo è il grande sacrificio abneget semetipsum; perché la ragione che dice: “È notte”, è la cittadella dell’io; quando la immoli, dai tutto: Et nox illuminatio mea in deliciis meis (“Questa notte, per me, è luce di gioia”). Questa notte accolta, questa notte che la ragione chiama notte, ma che Dio chiama luce, improvvisamente illumina e diventa il raggio delizioso, l’alba nascente dell’eterna Chiarezza. Credi dunque che nel mondo, in questo mondo sconvolto in cui devi vivere, in questo mondo così privo di pace e così lontano da Dio, e nella tua anima soprattutto, nella tua anima sopraffatta dai guai, Dio c’è; Dio ama. Dio si dona, Dio effonde la sua pace alle anime di buona volontà… e tu sei una di quelle anime. Credici; non cercare di capire; non chiedere di sentire; perché credere è proprio consegnarsi a una parola senza intendere né sentire.
Credi… e questa Parola che è la Parola stessa, la Parola di Dio, ti trasforma in Lui e ti rende partecipe della sua vita.
Quindi quell’anima vive davvero
(La vita) sono pochi minuti passati insieme nell’attesa del ricongiungimento finale in patria dove manca solo un minuto… ma un minuto eterno. Sarà divertente, vero? Eppure è la vera verità e la vera vita. E potremmo, praticando poco a poco, cominciare a viverla quaggiù. Tu soprattutto, nelle tue lunghe ore di solitudine e di silenzio quando assomigli tanto a un certosino nella sua cella. È molto difficile perché è molto semplice e noi siamo molto complicati. Quindi il modo per arrivarci è semplificare… La mia idea, la mia grande idea, la mia idea che vorrei essere unico, è che tutto è pianificato, preparato, ordinato o permesso, ed eseguito ogni secondo dall’onnipotente volontà di chi ci ama. Un’anima semplice è dunque quella che, in fondo a tutto ciò che accade, sa scoprire, adorare, amare questa volontà. Una vita semplice è una vita che passa nell’unione della fede con questo amore. Notate che ci tengo molto a dire: unione di fede. Questo è ciò che confonde. Vogliamo vedere, ci piace vedere, abbiamo bisogno di vedere. Ma la fede crede e non vede. Lei crede a ciò che un altro vede. Quando avrà fatto questo durante il corso dei suoi giorni terreni, allora diventerà a sua volta una visione. Ma intanto deve affidarsi a Colui che vede e che è venuto a dirci: questa è la verità, questo è quello che c’è lassù; questo è ciò che vi aspetta e vi sarà dato se confiderete nella mia parola. Sii sicuro di te stesso. Organizza tutta la tua vita attorno a questa fiducia e la semplificherai… e inizierai, attraverso le stagioni che passano, le gioie oi dolori che si susseguono, a vivere un po’ il minuto che non passa più.
Ci saranno solo presenti
Perché è così: niente fa girare la lancetta dell’orologio come le occupazioni e le preoccupazioni. Quando hai molto da fare, non vedi più passare le ore. Ecco perché non li vedremo passare dall’altra parte. Saremo troppo occupati. Saremo così assorbiti dall’amore di Dio che non vedremo e non vorremo altro. Ma questa occupazione non sarà una preoccupazione. Non ci preoccuperemo più di cosa accadrà dopo. Non ci saranno né prima né dopo. Ci sarà solo il presente, e soddisferà tutti i nostri desideri… Tutta la difficoltà, vedi, viene dal fatto che vorremmo sentirlo, e che quaggiù dobbiamo accontentarci di crederlo; Vedremo più avanti ; sarà chiaro come il giorno. Ora è chiaro solo come la notte. Di notte dici: lì c’è un muro, è meglio non calpestarlo; ci sono delle scale un po’ più in là dove ti rompi le gambe, devi andarci passo dopo passo (e non “praticamente”). Questo muro e queste scale, non le vedi; eppure ti comporti come se li vedessi; tu hai fede e la tua fede ti conduce, nonostante il buio, attraverso ostacoli, senza impedimenti. la fede è la luce dalle tenebre della terra; mostra cosa c’è in questa oscurità, e cosa c’è è Dio che ci ama, ci chiama, e vuole che andiamo a lui non con i lumi della nostra ragione, ma con i lumi della sua stessa ragione. Poiché è molto più, infinitamente più ragionevole di noi, credere è infinitamente ragionevole. Di qui la pace di chi ha fede; da qui la grande pace di coloro che hanno una grande fede, e la pace perfetta di coloro che hanno una fede perfetta.

Schiavitù d’amore

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Oggi, voglio offrirvi una meditazione del certosino Dom Louis Marie Baudin, che come vi ho già illustrato, era particolarmente devoto alla Vergine Maria. Meditiamo le sue parole. Il dipinto raffigurato è stato realizzato dall’amico, noto per essere il “pittore dei certosini”.

Schiavitù d’amore

La devozione alla Santa Madre di Dio e tanto antica quanto la Chiesa e, si potrebbe anche dire, vecchia quanto l’umanità, perché fin dalle origini del mondo gli uomini hanno diretto i loro sguardi verso la Vergine promessa che doveva generare il Salvatore. Tale culto, tuttavia, ha rivestito nel corso dei secoli forme diverse, più o meno gloriose per Maria, è più o meno santificanti per le anime. Ma sul punto dell’importanza di queste forme, la luce completa doveva farsi P

per opera dello Spirito Santo. Essa si è fatta poco a poco; ed è stato riservato a un grande apostolo del secolo diciassettesimo di rivelare pienamente i desideri del cielo a questo riguardo: S. Grignion de Montfort. E Gli scriveva un giorno:

” Anima predestinata ecco il segreto che l’Altissimo mi ha insegnato e che non ho potuto trovare in nessun libro antico o nuovo ;io te lo confido nello Spirito Santo (Il segreto di Maria). Questo segreto consiste, tutti lo sappiamo, nel farsi schiavi d’amore di Gesù in Maria, nell’affidarsi interamente, con tutto ciò che si è e si ha alla Vergine Santissima, Regina dei cuori, per meglio appartenere a nostro Signore, Re sovrano.

Che fare per rispondere a questa chiamata?

Applichiamoci a vivere in una abituale dipendenza dalla nostra Regina, offrendole tutti i nostri atti interni ed esterni. Questa regalità di Maria, che il Montfort mette particolarmente in luce e che egli vuole vedere onorata e servita dagli schiavi d’amore, è il mezzo per eccellenza di glorificare la regalità di Cristo. Dal momento che, in forza della nostra santa schiavitù, ogni cosa in due è diventata veramente proprietà di Maria, tutto quelllo che ella presenterà poi a Gesù, pur provenendo da noi, appartiene pienamente a lei; e così Gesù direttamente glorificato da Maria, ottiene tutta la sua gloria.

(Meditations Cartusienne)

Silenzio certosino 14

Silence c

La gioia di donarsi
Questa è vita. Bisogna prenderla così com’è, ed è prendendola così, è dedicandosi e donandosi fino alla morte che si trova, anche quaggiù, la gioia più grande. È la legge, non la cambieremo.
La preghiera che si fa quasi ovunque e sempre
Abituati alla preghiera che si fa quasi ovunque e sempre. Non è solo nella chiesa che il buon Dio è a nostra disposizione. Egli dimora nel profondo del nostro cuore come in un tabernacolo, purché siamo in stato di grazia. Ma sfortunatamente! quante volte è lì solo e dimenticato! Se fossimo trattati così, noi!
Preghiera: formule brevi ma ferventi
La sorgente è inesauribile: è il Cuore infinito che ama sempre e per sempre, che ama fino alla morte. Chiede solo di diffondere il suo amore ei suoi tesori; Dice: “Chiedete e vi sarà dato”. E se chiediamo beni sul cui valore ci sbagliamo (il che è molto frequente), Egli ripara i nostri errori rifiutandoli e dandoci molto meglio. Andiamo! Si capisce che d’ora in poi busseremo spesso a questa porta divina?… Sapete! Sono essenziali formule brevi ma fervide. Due o tre volte alla settimana dite solo “Padre nostro” e “Ave Maria”, mattina e sera, ma lentamente, riflettendo su ogni parola e guardando dentro di voi con chi state parlando e chi vi ascolta e chi vi ascolta e chi vi ama . Invita tutti intorno a te a fare lo stesso.
È così semplice e così veloce
Fai molto da solo. La preghiera è l’occupazione più alta quaggiù. Quando il tempo è poco, preghiamo mentre facciamo altro: un pensiero verso il Cielo o verso il tabernacolo, un movimento del cuore, è così semplice e così veloce!
Case di silenzio e vera contemplazione
Poiché siete disposti ad interessarvi del nostro Ordine, posso almeno assicurarvi che, nonostante le piccole miserie insite nella natura umana, le nostre case rimangono paradisi di preghiera e di vera meditazione. Non siamo né eroi né santi come credono le anime alte che riversano su di noi la ricchezza ideale della loro vita interiore. Ma nemmeno siamo pigri e inutili. Animiamo i nostri servizi ei nostri esercizi con un vero sentimento di amore e il desiderio di dedicare a Lui la nostra vita.

Meditando sull’Ascensione

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Polittico Certosa di Abbeville (1485)

Oggi in occasione della festa dell’ Ascensione, quest’anno ho scelto per voi una meditazione estratta da “Vita Christi” di Dom Ludolfo di Sassonia.

Poi li condusse fuori verso Betània e, alzate le mani, li benedisse. Mentre li benediceva, si staccò da loro e veniva portato su, in cielo. Ed essi si prostrarono davanti a lui; poi tornarono a Gerusalemme con grande gioia e stavano sempre nel tempio lodando Dio. (Luca 24:50-53).

L’Ascensione del Signore era prefigurata nella scala di Giacobbe, che da un lato toccava la terra e dall’altro il cielo, e su di essa salivano e scendevano gli angeli. In questo modo Cristo è disceso dal cielo ed è risorto quando ha voluto visitare di nuovo le cose celesti e terrene. Era giusto che il mediatore tra Dio e gli uomini fosse Dio e l’uomo, altrimenti non avrebbe potuto ristabilire la pace tra Dio e l’uomo. Dio è l’altissimo e l’uomo è l’infimo; perciò Cristo ha fatto ricorso alla scala tra il cielo e la terra. Gli angeli scendono attraverso di essa, portandoci la grazia, e risorgono, portando le nostre anime in paradiso. Cristo ha anche indicato l’Ascensione quando ha predicato la parabola di una pecora, tra cento, smarrita e ritrovata. C’è una pecora smarrita, quando trasgrediamo un comandamento di Dio; Dio lasciò i novantanove, cioè i nove cori degli Angeli in cielo, e venne in questo mondo, per trentatré anni a cercare l’uomo perduto. Ma una volta trovato, la pecora lo portò sulle sue spalle, e lo portò, quando portò la croce per i nostri peccati; ha invitato i suoi amici a congratularsi con lui quando è salito con l’uomo e ha reso felice l’intera corte celeste. Anche l’Ascensione del Signore era prefigurata nella traduzione di Elia. Elia predicò la Legge di Dio in Giudea e rimproverò coraggiosamente coloro che la trasgredivano, così subì una grande persecuzione da parte dei Giudei, ma davanti a Dio meritò di essere portato in paradiso. Così, Cristo insegnò la via della verità in Giudea e per questo subì molte persecuzioni da parte dei giudei: «Dio, a sua volta, lo ha innalzato al di sopra di tutto», al di sopra di tutti i cieli, «e gli ha dato un nome al di sopra di ogni nome», eccetera. (Fil 2,9); poiché “Non doveva il Messia soffrire queste cose, per poter entrare nella sua gloria?” (Lc 24,26); È quindi molto meglio per noi soffrire le sofferenze di questo mondo per la vita eterna. (Libro 2, cap. 82, n.20.Vita Christi)

Silenzio certosino 13

Silence c

Il nodo centrale della nostra vita
Il disordine successivo ad una colpa è una seconda colpa che si aggiunge alla prima e che è più grave della prima. Fu san Francesco di Sales a fare questa osservazione: lo capì. Ed ecco il motivo: una colpa va contro una virtù o un comandamento. La sventura va contro il comandamento di tutti i comandamenti, e contro la virtù che è regina di tutte le altre: va contro la carità; va contro la fede all’amore. Un’anima travagliata è un’anima che non crede veramente nell’amore. Ma la fede nell’amore sì promette di vita eterna: qui credit in me habet vitam aeternam. Questo è il nodo centrale della nostra vita. Intorno a questo punto unificheremo tutti i pensieri della nostra mente, tutti i sentimenti del nostro cuore, tutti gli atti dei nostri giorni. Secondo la tua parola, che è molto giusta e molto bella: li armonizzeremo. Ne faremo un’armonia. La vita di fede, infatti, è essenzialmente armonica e ordinata. Può essere riempito con vari movimenti e attività; lei è sempre una. Ha Dio per principio e termine, e partecipa di questa unità. I vari elementi sono la materia di cui è fatta la vita, ma non sono la vita. La vita è il principio segreto che anima, ordina, dirige e unifica tutti questi elementi. Per l’anima di vera fede, questo principio è lo spirito santo.
Il nostro indispensabile Signore
Nostro Signore è indispensabile per condurre l’anima alle vette supreme del vero abbandono che è la vetta suprema dell’unione con Dio. Senza di Lui possiamo stare davanti a un Maestro. L’unione con Dio esige che ci troviamo di fronte a un Padre. Ed è Gesù, il Figlio fatto uomo, che ci mette lì… Pregate bene per i poveri che sempre più perdono la testa e vanno verso l’abisso. Ma il buon Dio lo sta aspettando sullo sfondo.
La gioia di “passare”
Non vi chiedo se siete nella gioia pasquale. Io so chi sei. Ma spero che sempre di più assaggerete la dolcezza che troppo spesso nasconde. È la gioia di passare «da questo mondo al Padre suo». Ha la sua sorgente nella luce che ci mostra Dio e la sua volontà di amare in tutte le cose. Di fronte a queste cose che passano, non ci fermiamo alla superficie mobile che muta, andiamo al fondo immobile che rimane: Dio e il suo amore di Padre. Quindi troviamo dolce “passare”.
Gli piace che ci diamo così come siamo
Il fiat che Dio ci chiede quando soffriamo non è il fiat dell’insensibilità, ma il fiat della sofferenza. Dagli il tuo cuore sanguinante finché sanguina; allora glielo darai placato quando sarà giunta la pacificazione. Perché ama che ci diamo come siamo; e se ci sono rettifiche da fare, le farà perché ci saremo dati noi stessi.

Lettera di Santa Caterina da Siena a Dom Guglielmo Priore Generale dell’Ordine della Certosa

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Cari amici, nel precedente articolo riguardante il Padre Priore Generale Dom Guillaume Raynaldi, vi ho menzionato una lettera da lui ricevuta da Santa Caterina da Siena. Molte furono le missive che la santa inviò ai certosini, come vi ho in passato testimoniato da questo blog. A seguire il testo dell’epistola numero LV.

LV

Al venerabile religioso Dom Guglielmo Priore Generale dell’Ordine della Certosa

Al nome di Gesù Cristo crocifisso e di Maria dolce.

Carissimo e reverendo padre in Cristo dolce Gesù. Io Catarina, serva e schiava de’ servi di Gesù Cristo, scrivo a voi nel prezioso sangue suo; con desiderio di vedervi bagnato e annegato nel sangue del Figliuolo di Dio: considerando io che la memoria quando s’empie del sangue di Cristo crocifisso, incontinente lo intelletto si volge aragguardare in essa memoria; dove egli trova il sangue, vedevi il fuoco della divina carità, amore inestimabile, intriso ed impastato col sangue; perocchè per amore fu sparto e donato a noi. La volontà va subito dietro allo intelletto, amando e desiderando quello che l’occhio dell’intelletto ha veduto; e però subito leva l’affetto e l’amore suo nell’amore di Cristo crocifisso, il quale amore trova nel sangue, come detto è. Allora l’anima s’annega in esso sangue, cioè che annega e uccide ogni sua perversa volontà sensitiva, la quale ribella spesso al suo creatore, e ogni amore proprio di sè medesimo gitta fuore di sè, e vestesi dell’eterna volontà di Dio; la quale volontà l’anima ha gustata e trovata nel sangue. Perocchè il sangue gli rappresenta che Dio non vuole altro che la sua santificazione: chè se egli avesse voluto altro, non arebbe Dio datoci il Verbo dell’unigenito suo Figliuolo.

E però vede bene, che ciò che Dio permette in questa vita all’uomo, non permette per altro fine. Ogni cosa che ha essere, vede che procede da Dio: e però neuna cosa che addiviene, nè tribolazioni nè tentazioni nè ingiurie nè strazii nè villanie, nè di veruna altra cosa che addivenire gli potesse, non si può nè vuole turbare; ma è contenta, ed halle in grande riverenzia, considerando che le vengono da Dio, e date sono a noi per grazia di bene, per amore e non per odio. Adunque non si può lagnare nè dee lagnarsi, perché si lagnerebbe del suo bene proprio; la qual cosa non è costume dell’anima vestita della dolce volontà di Dio, di lagnarsi di veruna cosa che addivenire gli potesse, se non solo della offesa di Dio. Diquesto si duole e dee dolere, perché vede che è contra alla sua volontà. E però il peccato è degno d’odio, perché non è da Dio, e però non è niente. Ogni altra cosa che in sè ha essere, è da Dio; e però l’anima innamorata di Cristo l’ama ed ha im reverenzia. Quest’anima non vede sè per sè, ma vede sè per Dio, e Dio per Dio, inquanto è somma ed eterna bontà, degno d’essere amato; ed il prossimo per Dio e non per propria utilità. Questa non elegge il tempo nè stato a suo modo, nè fadiga nè consolazione; ma secondo che piace alla divina Bontà, riceve con affetto d’amore. In ogni cosa trova diletto; perché colui che ama, non puo trovare pena affliggitiva.

Nelle battaglie gode; se egli è perseguitato dal mondo, egli si rallegra; se egli è suddito, con grande allegrezza e pazienzia porta il giogo della obedienzia; se egli è prelato, con pazienzia porta e sopporta i difetti de’ suoi sudditi, cioè ogni persecuzione che ricevesse o ingratitudine che trovasse in loro verso di sè. Disponsi alla morte per divellere le spine de’ vizi, siccome buono ortolano; e piantare le virtù nell’anime loro, facendo giustizia realmente, condita con misericordia. Non si cura della pena sua, non schifa labore, ma con grande letizia porta. Non vuole perdere il tempo che egli ha, per quello che non ha; perché alcuna volta vengono cotali cogitazioni e battaglie nel cuore.

Se tu non avessi questa angoscia e fadiga della prelazione, potresti meglio avere Dio nella pace e quiete tua. E questo fa il dimonio, di ponergli innanzi, al tempo della pace, per farlo stare in continua guerra. Chè colui che non pacifica la volontà sua nello stato che Dio gli ha dato, sta sempre in pena, ed è incomportabile a sè medesimo: e così perde l’uno tempo e l’altro; che non esercita il tempo della prelazione, e quello della quiete non ha; e così abbandona il presente e l’avvenire. Non è adunque da credere alla malizia sua; ma è da pigliare quello che egli ha, vigorosamente; siccome fa l’anima vestita della volontà di Dio detta di sopra, che fa navigare in ogni tempo; così nel tempo della fadiga come in quello della consolazione: perché egli è spogliato dell’amore proprio di sè medesimo e d’ogni tenerezza e passione sensitiva, onde procede ogni male e ogni pena. Chè avere quello che l’uomo non vuole, è una via onde esce la pena. E, vestito della eterna volontà di Dio e non della sua, èssi fatto una cosa con lui; per affetto d’amore è fatto giudice della eterna volontà di Dio, vedendo, giudicando e tenendo, che Dio non vuole altro che la nostra santificazione. E però ci creò alla imagine e similitudine sua, perché fussimo santificati in Lui, godendo e gustando l’eterna sua visione; avendolo veduto e cognosciuto coll’occhio dell’intelletto nel sangue di Cristo crocifissoche fu quello mezzo che ci manifestò la verità del Padre eterno. O glorioso sangue che dài vita, che lo invisibile ci hai fatto visibile; manifestato ci hai la divina misericordia, lavando il peccato della disobedienzia con la obedienzia del Verbo, ond’è uscito il sangue.

Orsù, per l’amore di Cristo, bagnatevi, bagnatevi (e state in continua vigilia ed orazione, carissimo padre, vegliando con l’occhio dell’intelletto) nel sangue. Allora veglierà (per fame e sollicitudine dell’onore di Dio e salute delle anime) sopra i sudditi vostri. A questo modo arete la continua orazione, cioè il continuo santo desiderio. Questo vi è necessario a voi per conservare la salute vostra nello stato che voi sete. Poichè Dio v’ha posto nello stato della prelazione, non vi conviene essere negligente nè timoroso; nè ignorante, andare con gli occhi chiusi. Però vi prego che siate affamato, imparando dall’Agnello svenato e consumato per voi, che con tanto diletto e fame dell’onore del padre e salute nostra, corse all’obbrobriosa morte della croce. Avete Subietto dunque: chè Dio v’ha rappresentato e posto dinanzi il Verbo dell’unigenito suo Figliuolo, e il sangue, per tôrre ogni timore e negligenzia e cechità d’ignoranzia. E se voi dite: «io sono ignorante e non cognosco bene me, non tanto che quello che io ho a fare per. li sudditi»; E e io vi rispondo che, avendo fame dell’onore di Dio, quello che voi non aveste per voi, Dio adopererà in voi quello che bisognerà per la salute delli sudditi vostri.

Abbiate pure fame e desiderio. E non veggo però, che questa fame si possa avere senza il mezzo del sangue: e però vi dissi che io desideravo di vedervi bagnato e annegato nel sangue di Cristo crocifisso. Perché nel sangue si perde l’amore della vita propria, di quello amore perverso che l’uomo ha a sè medesimo; il quale amore non lassa fare giustizia, per timore di non perdere lo stato, oper condescendere e piacere più agli uomini che a Dio; non lassa fare i prelati secondo la volontà di Dio. Nè a buona coscienzia; ma secondo i piaceri e pareri umani si fanno; che è quella cosa che ha guastato e guasta l’ordine. Come è di non correggere e di fare i prelati non corretti, ma incorretti e indiscreti. Chè il cattivo prelato guasta i sudditi, siccome il buono gli racconcia. E tutto questo procede dall’amore proprio di sè. Nel sangue di Cristo si perde questo amore; e acquistasi uno amore ineffabile, vedendo che per amore ci ha data la vita per ricomperare questo figliuolo adottivo dell’umana generazione. Quando si vede tanto amore, con l’amore trae l’amore, levando l’affetto e il desiderio suo ad amare quello che Dio ama, e odiare quello ch’egli odia. E perché vede che sommamente Dio ama la sua creatura che ha in sè ragione, però l’anima concepe uno amore nella salute delle anime; che non pare che se ne possa saziare. Odia i vizi e i peccati, perché non sono in Dio; ed ama le virtù in loro per onore di Dio. Per questo ne perde la negligenzia e diventa sollecito; e perde l’amore del corpo suo, e vuolsi dare a mille morti, se tanto bisogna. Perde la cechità, e ha riavuto il lume, perché s’è tolta la nuvola dell’amore proprio, e posto il sole dell’amore divino della ardentissima carità, il quale gli ha consumato in sè ogni ignoranzia. E tutto questo ha tratto dal sangue.

O glorioso e prezioso sangue dell’umile e immacolato Agnello! Or qual sarà quello ignorante e duro che non pigli il vasello del cuore, e con affetto d’amore non vada al costato di Cristo crocifisso, il quale tiene e versa l’abbondazia del sangue? Dentro in sè troviamo Dio, cioè, la natura divina unita con la natura umana; troviamo il fuoco dell’amore che per l’apritura del lato ci manifesta il secreto del cuore, mostrando che con quelle pene finite non poteva tanto amore mostrare, quanto il desiderio e la volontà sua era maggiore, perché non era comparazione della pena finita sua all’amore infinito. Or non tardiamo più, carissimo padre; ma con perfetta sollecitudine, questo punto del tempo che Dio v’ha serbato, e specialmente ora che ne viene il tempo del Capitolo, dove si veggono più i difetti, siate sollicito a punirli; acciocchè il membro corrotto e guasto non guasti il sano; facendone giustizia sempre con misericordia. E non vi movete leggermente; ma vogliate cercare e investigare la verità per persone discrete e di buona coscienzia. E sempre quello che avete a fare, fate col consiglio divino, cioèper la santa orazione; e poi col consiglio umano, che è pure divino, dei buoni e cari servi di Dio. E sempre vogliate vederveli dallato, che sieno specchio di religione. E sopra tutte le altre cose che io vi prego che attendiate,si è, di fare buoni priori, che sieno persone virtuose e atte a reggere. Chè sono molti che sono buoni in loro, e non sono buoni a governare: e cossì guastano le religioni; e per lo contrario si racconciano. Quando trovate de’ buoni, conservateli. Non timore, per l’amore di Cristo crocifisso! Son certa che se voi vi bagnerete nel sangue suo per affetto d’amore e annegheretevi dentro ogni propria volontà consumandola nella eterna volontà di Dio, la quale troverete nel sangue; voi farete questo ed ogni altra cosa che bisognerà, per voi e per loro.

Altro non dico. Perdonate alla mia ignoranzia. Permanete nella santa e dolce dilezione di Dio. Gesù dolce, Gesù amore.

Silenzio certosino 12

Silence c

Devi amare ciò che rimane
L’intelligente e il felice sono gli unici che non vengono coinvolti nel processo. Per loro, nessun crepacuore. Il movimento in avanti gli si addice, perché vogliono solo la fine. Gli altri sono sempre presi da qualche indumento, ed è il loro cuore che è questo indumento. Quindi è la rottura perpetua. Ciò non significa che non dovresti amare nulla. No: bisogna amare e amare tanto, ma bisogna amare quel che resta e bisogna amare in vista del ricongiungimento nel paese dove si vive.
Cammina sulle orme di Dio
Mi congratulo con te per esserti interessato a tutte queste domande. Li studiamo a lungo prima di realizzarli. Ma (almeno per noi) difficilmente ce ne rendiamo conto senza averle studiate. Lo studio rivela che li amiamo… e quando li amiamo, il buon Dio dona prima o poi di viverli. Ricorda “prima o poi”. Non abbiate fretta. La strada per andare veloci, in questi ambiti della vita, è andare piano… o meglio, andare al passo di Dio, che lui stesso non ha fretta. La vita è un viaggio. Se camminiamo, se siamo in movimento, va tutto bene. Ciò che il buon Dio non sopporta e ciò che è davvero intollerabile sono le anime ferme, o perché inerti per natura, o perché convinte di aver raggiunto la vetta oltre la quale non c’è nulla.
La vita, un’ascesa in alto, non un riposo in alto
Un giorno probabilmente sarai sorpreso e saremo tutti lì che le tue ore meritorie erano quelle in cui pensavi di non fare niente di buono. Immaginiamo troppo che, per essere virtuosi, non dobbiamo più soffrire o lasciarlo vedere. Quella, vedi, è la cima della montagna. I grandi santi ci sono arrivati… non in un giorno. Ma noi non siamo i grandi santi… E anche loro avevano e si prendevano il diritto di lamentarsi; Nostro Signore il primo ha dato l’esempio durante la sua agonia. Nessuno si sogna di incolparlo per questo. Quando siamo schiacciati dalla sofferenza, quando la testa è in fiamme, i muscoli del viso tesi, tutto il corpo come se soffrisse, non sempre arriviamo a un sorriso aggraziato e a una parola gentile. Cosa fare allora? Prendere questa impotenza come si prende la nevralgia; accetta questa seconda croce come la prima, perché è una e non una colpa ed è talvolta la più pesante. E poi esercitarsi in questo modo, nell’impotenza e nelle croci quotidiane, a scalare la vetta, ricordando che la vita è un’ascesa verso l’alto, e non un riposo sull’alto. Quindi non dispiacerti se senti il dolore e se ti colpisce, e se ti gela il sorriso sulle labbra dove vorresti allargarlo.
Vai alla fine di questa parola: “Caritas”
Immagino quanto queste prove a cui ti riferisci debbano aver influenzato la tua sensibilità naturalmente vibrante. Ma sono contento di vedere come la tua ragione li apprezza con calma e giustizia. Sono particolarmente lieto di constatare quanto la tua anima, che è quasi naturalmente soprannaturale, sappia riconoscere in essa la volontà sempre buona e amorosa, e adorarla e amarla. Questa è la grazia essenziale. Solo lo spirito santo, presente in un’anima, può dare questa superiore chiarezza. Di fronte a questa chiarezza e al fiat voluntas che ti fa pronunciare, la tua miseria spirituale è nulla. Diventa un mezzo di santificazione. si deve dire di esso come di tutti gli altri dolori: fiat voluntas, e si riveste, come tutto ciò che offriamo a Dio, della bellezza e grandezza di Dio stesso. Quante volte hai letto questo nei tuoi due grandi amici: san Paolo e sant’Agostino. È la base della loro dottrina, come è la base del Vangelo, perché è la base stessa di Dio che è caritas. Il tuo unico errore è avere paura di applicare questo insegnamento a te stesso. Tu sai che nel nostro rapporto con Dio, la grande (e quasi l’unica) paura che dobbiamo avere è avere paura. Non sappiamo come arrivare alla fine di questa parola Caritas che è appunto interminabile. Nelle tue meditazioni solitarie… scava in questo specifico nome di Dio. Vedete in lui un bisogno di donarsi così com’è, cioè di amare, di donarsi. Non può né volere né fare altro. Questo, dunque, è ciò che ha voluto e ha fatto nelle tue recenti prove: ed è questo che riconosci quando gli dici: Fiat voluntas tua. Ed è questo infine il motivo per cui una tale preghiera copre la moltitudine delle nostre colpe e delle nostre miserie.

Davanti a Maria

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Per cominciare il mese di maggio, dedicato a Maria, ho scelto per voi, miei cari amici, un testo concepito da un Padre Priore certosino, per la propria comunità. Un sermone, estratto dal libro “Palavras do deserto”, che assomiglia ad una sentita lode a Maria. Buon mese mariano a tutti!

Maria ci è vicina. Arriva un momento nella vita in cui bisogna avere fede, silenzio e obbedienza simili a Maria.

Quando ci sembra che Dio sia lontano da noi, quando la nostra quotidianità ci fa passare di sconfitta in sconfitta, ed è notte fuori e dentro di noi, dobbiamo sapere che Maria ci è vicina. Lei ci invita e ci dà appuntamento, perché ci uniamo a Lei nell’accogliere la santa volontà del Padre, nel cammino della fede.

Ha camminato dove abbiamo camminato noi. Ha vissuto quello che abbiamo vissuto noi. E lo ha fatto molto bene.

Nessuna come Maria ha dovuto adattarsi al progetto di Dio su se stessa e sulla sua vita, fino a quando non è diventato possibile disporre di se stessa.

È anche lì che Maria ci è vicina come nostro modello ispiratore e nostra Madre incoraggiante. È soprattutto lì che deve manifestarsi la nostra devozione mariana.

Non c’è miglior frutto dell’amore dell’imitazione filiale. Tutta la nostra vita monastica non deve essere altro che l’imitazione della serva del Signore, fedele e generosa.

Non sarebbe anche la nostra vocazione, come quella di Maria, una scelta iniziale, in vista di una donazione totale e generosa?

Ma come dice santa Teresa di Lisieux, noi siamo più privilegiate di Maria su un punto: «abbiamo una Madre che ci ama tanto, Lei non l’aveva».

Lei si prende cura di noi e noi possiamo gioire, non solo perché abbiamo una Madre così grande, ma anche perché sappiamo che Lei è alla presenza della Santissima Trinità, “intercedendo sempre per noi davanti al trono della grazia e della misericordia”.

Madre di Misericordia, prega per noi!

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La libertà dei figli di Dio

La serenità della nostra anima ei moti di fiducia che sperimentiamo… queste impressioni e questi movimenti vengono dallo sfondo calmo dove Dio risiede, e provano la sua presenza. Sono lo splendore del Sole divino che è dentro di noi; ci ricordano questa presenza, ma non la creano. Esiste indipendentemente dalla radiazione sensibile che lo manifesta; ed è lei che è la nostra vita. Il buon Dio ti attrae manifestamente all’unione con Lui. Ora questa unione si fa nella fede, e non nella sensibilità. Abituiamoci, con atti ripetuti, a questa vita di fede, che ci mette in contatto molto reale con Lui. Ovviamente questi sono atti spirituali, è un contatto spirituale. Non sentiamo niente, non vediamo niente, non sentiamo niente. Spesso, al contrario, siamo completamente sprofondati in uno stato di scoraggiante insensibilità. Quindi è la vita invernale; ma è comunque vita, vita necessaria perché non siamo nella patria; l’esilio è l’esilio: bisogna saperlo accettare finché Dio lo vuole e con tutte le circostanze che vuole. Questa accettazione unisce, e solo l’unione conta. A poco a poco, attraverso questi esercizi, acquisiamo la nostra indipendenza rispetto a queste circostanze; siamo superiori a loro, poiché li accettiamo… Sfortunatamente, generalmente viviamo in una grande illusione a questo riguardo. Immaginiamo che il distacco, la forza, consista nel prendere le distanze dalle cose. È un errore. La vera forza consiste nel fuggire ciò che Dio ci chiede di fuggire, e nell’accettare ciò che vuole che accettiamo; consiste nella sottomissione alla sua santa volontà. Questa è la santa indifferenza che è anche la santa indipendenza, la libertà dei figli di Dio. I figli di Dio vivono esteriormente come gli altri, ma interiormente sono molto diversi. Ciò che domina gli altri, lo dominano. Lo dominano perché vogliono solo Dio. La loro volontà quindi non è inclinata, né soprattutto trascinata: è libera. Lo Spirito Santo, che è lo spirito dei figli adottivi come è lo spirito del Figlio unigenito, vi attirerà sempre più in questo modo… e voi lo seguirete perché siete “anime di buona volontà”. . Ecco perché è così importante costruire una vita profonda.

Ritiri misteriosi dove la fede diventa vita

Il buon Dio ha i suoi progetti. Anche dal punto di vista naturale ci vuole perfetti, e ci conduce a questo apice di perfezione per strade difficili. Soprattutto dal punto di vista soprannaturale la cosa è abbastanza chiara e certa. Compri con queste prove la gioia di credere e di entrare nei misteriosi ritiri dove la fede si fa vita. Forse devi loro la tua comprensione del Vangelo e di San Paolo, Sant’Agostino e l’imitazione così intimamente. Il buon Dio ti separa dalla tua famiglia naturale per farti entrare nella famiglia di quelli che sono più specialmente amici mei, “i miei amici”.

Distacco e attaccamento

È una delle superiorità della fede non lasciarsi fermare dalle piccole barriere dove si rompono le unioni del tempo. Per noi il tempo, il luogo, sono solo accidenti di una realtà molto debole. Viviamo oltre i confini che disegnano per il passeggero. Penso alla nostra bella conversazione di una settimana fa sull’immutabilità divina. Dobbiamo raggiungere la perfezione stessa del “Padre Celeste”. Dobbiamo gradualmente assumere quelle linee del viso che chiamiamo i suoi attributi. Tale è la ragione profonda e il vero aspetto del distacco cristiano. Non è un distacco, ma un attaccamento. Lasciamo ciò che passa per entrare in Colui che rimane. Questo è il segreto della pace dell’anima.

Il distacco è amore ordinato

Troppo spesso si immagina che il distacco cristiano consista nel non amare nulla. Questo è terribilmente impreciso. Non c’è mai stato un cuore più amorevole di quello di Gesù; e i nostri cuori devono essere modellati sul suo. Amare è il grande e perfino l’unico comandamento: Hoc est primum mandatum… diliges Deum ex toto cord… et proximum. Tu hai lì tutto il vangelo e tutta la vita, e tutto Dio che è Deus caritas. L’amore. Ma un amore ordinato, un amore che sa vivere e comunicarsi… e di conseguenza immolare tutto ciò che gli impedisce di donarsi. Questa immolazione è il distacco. Il distacco è quindi il lato negativo dell’attaccamento Il distacco è l’ordine degli amori: Ordinavit in me caritatem. Il Dio d’amore che abita in un’anima gli fa amare tutti gli esseri secondo il loro grado di partecipazione a se stesso che è l’essere. L’anima deve amarli come Dio li ama, cioè come Dio si dona a loro. Questo dono dell’essere infinito ha un essere finito, questo è ciò che lo fa essere, ed è questa la misura del nostro amore. Il nostro amore, misurato da Dio stesso e da ciò che troviamo di lui nelle sue opere, è un amore ordinato.Pertanto nessun allegato che non rispetti questa regola. Se l’anima scopre qualcuno in sé, lo disciplina… ma non lo sopprime. Avrete sicuramente notato che l’idea di ordine è alla base di tutto. Il distacco è la condizione dell’ordine, come l’ordine è la condizione dell’amore. Ed è per questo che possiamo dire che il distacco è amore ordinato.