Dionigi il certosino: La contemplazione della sovressenziale e gloriosa Trinità
Dal Trattato
“Elogio della vita solitaria”
La contemplazione della sovressenziale e gloriosa Trinità
Il Padre eterno e il suo Figlio Unigenito si guardano l’un l’altro eternamente e si comprendono in pienezza nella carità con una compiacenza totale e una gioia senza fine per intensità e perfezione. Questo loro contemplarsi, amarsi e comprendersi reciprocamente, in una eternità senza mutamenti, è in essi fonte d’una specie di fervore comune, di amore veemente, fervido e singolare oltre ogni dire: amore che sussiste in sé, comune volontà del Padre e del Figlio, perfettamente uno, sicché quest’amore procede immediatamente da entrambi.
Quest’amore non è chiamato Figlio, ma Spirito Santo, benché sia consustanziale al Padre e al Figlio. Emana ed esce dai due non come una semplice proprietà comune o come reciproca somiglianza, ma come impulso d’amore, come tendenza dell’uno verso l’altro. Egli è l’amore del Padre spirato nel Figlio e viceversa. Giustamente, perciò, è chiamato “amore”, “soffio”, “vincolo”, “unione”, “pace”, “bacio”, “soavità” e “abbraccio” del Padre e del Figlio.
In questa Trinità augusta e beata ciascuna delle divine Persone ama ad un tempo se stessa e le altre due di un amore la cui dolcezza, fervore e intensità superano ogni possibile misura. E poiché ogni Persona contempla le altre due e ne gode pienamente, il loro vicendevole amore è fonte
di infinito diletto. In breve, ogni Persona increata si guarda e guarda le altre due con una letizia infinita, ne gode con somma dolcezza e ama con fuoco inestinguibile. Ecco la vita, la beatitudine e la gloria dell’augusta Trinità. Non è possibile immaginare una realtà più soave, più quieta, più felice di quest’amore intratrinitario, di questo reciproco amplesso dei Tre, della loro gioia personale e comune ad un tempo.
Contempliamo queste realtà indicibili con dolce sobrietà; rallegriamocene con semplicità piena d’amore. Cerchiamo di abbandonare totalmente noi stessi per essere potentemente elevati dall’amore, trasformàti e stabiliti nell’abisso di luce e di verità eterne. Là non presteremo più attenzione alla nostra persona o ai nostri atti; non ricorderemo più niente di quanto
è creato. Là noi saremo una cosa sola con il Signore.
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