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Statuti delle monache dell’Ordine Certosino (cap. 25)

CAPITOLO 25
Il Vicario e il Coadiutore

Immagine

1 Il sacerdozio comune dei fedeli e il sacerdozio ministeriale o gerarchico sono ordinati l’uno all’altro: poiché entrambi partecipano, ciascuno secondo il proprio modo, all’unico sacerdozio di Cristo. Nella celebrazione dell’Eucaristia, centro e culmine della nostra vita, i sacerdoti che servono la comunità, cioè il vicario e il coadiutore, investiti di sacro potere e agendo nella persona di Cristo, realizzano in mezzo a noi il suo sacrificio; le monache, in virtù del sacerdozio regale che è loro, contribuiscono all’offerta dello stesso sacrificio, in cui la totalità della loro vita si trova ricapitolata e presentata al Padre. Il vicario e il coadiutore sono per noi anche ministri degli altri sacramenti, in particolare della liturgia penitenziale, che pone il sigillo del Signore nella nostra quotidiana opera di conversione. Sono finalmente i testimoni della Parola di Dio.
2 Il loro ruolo nei confronti delle monache è unicamente spirituale e liturgico. Svolgono tutte le funzioni sacerdotali.
3 Il vicario e il coadiutore sono cappellani dei monasteri di monache. Sono nominati dal Capitolo Generale dei monaci o dal Reverendo Padre, e restano soggetti all’autorità dell’Ordine.
4 Una monaca, anche novizia, può legittimamente e validamente confessarsi a qualsiasi sacerdote approvato dall’Ordinario del luogo. Se una monaca desidera un confessore particolare, gli sarà concesso, per quanto possibile. Ricorderemo, però, che la solitudine in cui siamo impegnati a volte porta a una certa povertà anche in questa zona. Ogni comunità avrà un confessore esterno che sarà preferibilmente membro dell’Ordine. Le monache non sono obbligate a presentarsi a lui.
5 Il vicario e il coadiutore avranno ciascuno il proprio confessionale che sarà munito di grata. I confessionali devono essere installati in un luogo facilmente accessibile e sufficientemente discreto. Le confessioni e gli indirizzi spirituali non possono aver luogo nel solito modo in parlatorio o in capitolo.
6 Il vicario e il coadiutore devono dirigere i loro penitenti secondo lo spirito del nostro Ordine di cui saranno imbevuti essi stessi, ma non possono imporsi come direttori di coscienza. I confessori non possono mai imporre o permettere alle suore di fare penitenze corporali.
7 Pur amandole in Cristo, il confessore manterrà il suo rapporto con le monache ad un livello puramente soprannaturale. Farà in modo che i colloqui non si prolunghino e riguardino solo argomenti utili al bene delle anime.
8 Per svolgere al meglio il suo ministero, il confessore sarà molto attento alle differenze della psicologia femminile. Se trascura di informarsi e di controllarsi in tal senso, si espone a commettere errori di giudizio ed a dare consigli mal adattati.
9 È molto importante per la pace e il beneficio spirituale delle comunità non confondere il foro interno con il foro esterno. Il vicario e il coadiutore non devono interferire nel governo, interno o esterno, della comunità, né intervenire nell’amministrazione della casa.
10 Se accade che la priora chieda consiglio al vicario, quest’ultimo non cercherà di imporre la sua volontà, ma dovrà mantenere una prudente riserva. La priora, dal canto suo, conserverà tutta la sua indipendenza di giudizio e di decisione, soprattutto in materia di ammissioni e di rifiuto dei candidati. I confessori eviteranno di esprimere la loro opinione sulle monache, poiché normalmente le conoscono solo attraverso la confessione e la direzione spirituale.

11 I rapporti del vicario e del coadiutore con la priora e gli ufficiali devono essere sempre franchi e leali. Un disaccordo duraturo non mancherebbe di farsi notare e di avere le conseguenze più disastrose. I padri devono sempre sforzarsi di essere artigiani di pace e di unione tra tutti.
12 Il vicario è il superiore immediato del coadiutore e dei fratelli; è da lui che dipendono per l’osservanza e gli devono obbedienza. Ma spetta alla priora o al cellario ordinare il lavoro dei fratelli. (cfr St 31,16)
13 Il vicario si mostrerà gentile e comprensivo verso il coadiutore ed i fratelli, e assicurerà loro le condizioni di un’autentica vita certosina. Pur non godendo del ricordo della clausura, tutti si sforzeranno di vivere il più possibile la loro vocazione di silenzio e solitudine.
14 Il vicario, pur essendo amabile, deve mantenere la necessaria discrezione nei confronti dei parenti delle monache, come nei confronti degli altri visitatori. Nessuna donna dovrebbe essere ammessa nelle celle dei monaci.
15 I membri del vicariato conducono la loro vita di certosini in condizioni particolari e delicate. Saranno desiderosi di dare un esempio di buona comprensione e serenità. In caso di difficoltà, sapranno conservare su di loro un saggio riserbo e sopportarle con amore, ricordando che il loro atteggiamento avrà sempre un impatto pastorale sulla comunità.
16 Cooperatori di Cristo, nostro unico Signore e Maestro, il vicario e il coadiutore si sforzeranno di essere, sul suo esempio, servi delle loro sorelle. La comunità, dal canto suo, sarà attenta a facilitare la loro vita da certosini. Quanto più saranno fedeli a questa vocazione essenziale, tanto più sarà benefica la loro presenza.

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L’elezione di un priore

L’elezione di un priore

 Oggi voglio approfondire il tema riguardante l’elezione di un priore all’interno di una comunità monastica certosina. Ogni certosa in cui vi siano almeno sei professi, può eleggere il suo priore. L’elezione deve svolgersi entro quaranta giorni dalla rinuncia o morte del precedente priore, trascorso tale periodo il Reverendo Padre o il Capitolo Generale provvederanno alla nomina di un nuovo priore. La rinuncia avviene talvolta per motivi di salute, ed in tal caso il rinunciatario chiede di ottenere la “misericordia”, ovvero la rinuncia all’incarico, se la riceve egli è esonerato dal suo mandato. Si diventa priore per volontà divina, espressa dal voto dei membri della comunità. Non ci sono né candidature, né campagne elettorali, ogni professo solenne ha diritto ad un voto. Il voto è segreto, e per essere eletto bisogna ottenere un numero di voti superiore alla metà dei suffragi espressi. Ma dove e come si vota?  Il luogo destinato ad accogliere le votazioni è la sala del Capitolo, laddove la comunità si riunisce per prendere le decisioni più importanti inerenti la comunità, e l’elezione di un nuovo priore è una di queste. Sulle modalità, va precisato che la votazione è un esempio di grande democrazia, difatti in un apposita urna, ogni avente diritto al voto lascia cadere in essa un fagiolo di colore diverso a secondo del voto espresso. Un fagiolo bianco per esprimere il proprio si, mentre un fagiolo nero indica il no. Una volta eletto, il priore riceve l’incarico a tempo indeterminato, ma ogni due anni in occasione del Capitolo Generale, per prassi, tutti i priori di tutte le certose; rassegnano le dimissioni al Definitorio che liberamente può accoglierle o meno. Il monaco che dirige una certosa deve dare esempio di quiete, di stabilità, di solitudine e di fedeltà alle osservanze proprie della vita certosina, come si evince dagli statuti. Nel suo compito il priore è  coadiuvato nella sua attività da un vicario, che in sua assenza fa le sue veci, e che siede sempre alla sua destra. Altre figure scelte a proprio gradimento tra i monaci della comunità sono: il procuratore incaricato della direzione dei monaci conversi, nonché di curare l’amministrazione curando anche i rapporti con l’esterno della clausura. Il maestro dei novizi, il quale  è incaricato della formazione dei giovani che conducono il percorso che li porterà a diventare certosini. Ed infine la figura del sacrista, ovvero colui che cura tutto ciò che concerne il culto e la liturgia. Tutti collaboreranno per l’amministrazione della casa in tutti i suoi aspetti religiosi e temporali. Nell’abito di un priore, non vi sono segni di distinguo rispetto agli altri monaci, ma  data la particolarità dei suoi obblighi di cura spirituale e di attività temporale, il capo del convento rivestendo il delicato compito di mediatore della vita eremitica e cenobitica della comunità, frequenta i luoghi delle sue pratiche quotidiane, che  rispondono sempre a questo rapporto tra esterno e interno. La sua cella sarà quindi ubicata garantendo l’accesso al chiostro grande ed al cortile esterno. Diventare priore per un monaco certosino non è un ambizione, come ci ricorda Dom Jacques Dupont, priore della certosa di Serra san Bruno: “Un certosino, non si aspetta di diventare priore, non si fa monaco per essere un giorno alla testa della comunità. Chi diviene priore subisce un grande cambiamento della propria vita, che deve saper gestire per non perdere il contatto con la preghiera o rinunciare ai momenti di raccoglimento personale”.  L’incarico ha dunque la funzione di esercitare un servizio per i confratelli, e, posto che ognuno di noi è uno strumento nelle mani della Provvidenza, colui che viene scelto per dirigere una certosa sarà stato individuato quale più idoneo ad indicare il cammino che conduce alla ricerca di Dio.

Urna appositamente studiata per l'elezione di un priore

Verifica delle votazioni