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Maggio il mese di Maria

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Cari amici lettori, cominciamo questo mese di maggio nel quale vi saranno articoli prevalentemente dedicati alla Vergine Maria, alla quale chiediamo insieme opportuna protezione. Pertanto…

Sub Tumm praesidium confugimus, Sancta Dei Genitrice, Nostra deprecationes despicias ne in necessitatibus, Sed un periculis cunctis Libera nos sempre, Vergine gloriosa et Benedicta.

(Sotto la tua protezione fuggiamo, santa Madre di Dio; Non disprezzare le suppliche di noi che, ma liberaci sempre da tutti i pericoli, o Vergine gloriosa e benedetta).

Intendo parlarvi dell’origine della devozione particolare alla Vergine Maria dei monaci certosini. Mi avvarrò per la descrizione di ciò, di un dipinto di Vicente Carducho che brillantemente raffigura tale episodio.

La tela, difatti, ci riferisce di ciò che avvenne qualche tempo dopo che san Bruno (febbraio 1090) dovette lasciare la sua comunità, per recarsi a Roma su richiesta del pontefice Urbano II. I suoi primi confratelli, erano profondamente sconfortati per la perdita della loro guida spirituale, che amavano tanto. E nonostante la presenza di Landuino, che guidava i certosini rimasti, ebbero sbandamenti e tentazioni che fecero vacillare la loro fermezza in quegli ideali eremitici. Accortosi di ciò Maestro Landuino invitò quei confusi confratelli, ad unirsi in preghiera per recitare inni e lodi alla Beatissima Vergine. Nel mentre i religiosi erano intenti alla preghiera, il cielo notturno, sullo sfondo del dipinto raffigurato con il nero, venne squarciato da una nube luminosissima che presto dileguò le tenebre illuminando a giorno la notte!

Sorpresi da tale prodigioso fenomeno, i pii religiosi alzarono contemporaneamente lo sguardo verso il cielo, scorgendo una figura di anziano con un vaporoso e ricco mantello. Riconobbero in quella sagoma San Pietro, portatore di un messaggio di pace e di conforto, il quale invitò i monaci a perseguire nel loro intento, essendo quella la via della Croce che volge al Paradiso. Oltre ad esortarli a perseverare nel rigore di vita certosina, Pietro affidò i loro turbamenti incitandoli alla devozione alla Vergine Maria, che appare nella parte alta del dipinto.

Ogni giorno le comunità monastiche certosine dovranno recitare l’officio alla Madonna, e riferì loro quanto detto da Maria: “il vostro Ordine durerà quanto durerà il mondo!

A seguito di questo evento, i certosini rinfrancati e tranquillizzati provvidero ad elevare come protettrice dell’Ordine la Gloriosissima Regina del Cielo.Santa Maria de Casalibus, fu infatti la prima intestazione del primo insediamento certosino.

Questa è quindi l’origine della devozione mariana, che si compie quotidianamente in ogni certosa da oltre nove secoli. Oltre all’ufficio divino, i monaci certosini recitano ogni giorno in cella l’ufficio della Vergine Maria, inoltre quasi tutti i giorni un sacerdote del monastero celebra una messa in onore di Maria, e tutti i sabati, se non ricorre una festa, la messa conventuale è una messa celebrata in onore alla Santa Vergine.

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San Bernardo da Chiaravalle visita Guigo I°

San Bernardo da Chiaravalle visita Guigo I°

La visita di Bernardo a Guigo alla Grande Chartreuse . V. Carducho

In questo dipinto, Vicente Carducho testimonia la visita effettuata da San Bernardo da Chiaravalle (1090-1153), fondatore dell’Ordine cistercense al suo amico Guigo I° (1083- 1136). Quest’ultimo fu colui che concepì le Consuetudines, che regolano la vita dei certosini, i due erano da tempo amici e si scambiavano epistole ed appunto visite. Lo scenario rappresentato nel quadro è l’ingresso della Grande Chartreuse, notiamo al centro della rappresentazione, i due amici salutarsi fraternamente alla presenza di altri certosini che assistono al commiato. Sullo sfondo vediamo un cavallo finemente bardato, che viene condotto a San Bernardo. In lontananza per ricordarci che Guigo I°, è l’elaboratore della regola, egli viene simbolicamente raffigurato nell’atto di consegnarla a due suoi confratelli. Ciò sta a dimostrarci che il testo delle Consuetudini  era riconosciuto già all’epoca come pilastro della vita claustrale certosina.  Anche in questo dipinto vengono rappresentate più scene a compendio del messaggio che il pittore vuole darci. Straordinario il paesaggio arricchito da un cielo plumbeo che sembra essere alimentato dal fumo che fuoriesce dal comignolo di una cella monastica.

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preview154 pieceSan Bernardo visita Guigo I°

I riconoscimenti e il cardinale certosino Nicola Albergati

 I riconoscimenti e il cardinale certosino  Nicola Albergati

albergati

Il dipinto di Vicente Carducho, che oggi sottopongo alla vostra attenzione celebra il cardinale e beato dell’Ordine certosino Nicola Albergati. Un personaggio distintosi per le sue virtù ecclesiastiche rivelatesi negli oltre trenta anni di vita claustrale nella certosa di Bologna, ma anche successivamente. I suoi “riconoscimenti“, cominciarono dapprima diventando vescovo della città felsinea, ed in seguito quando nel 1426 fu nominato cardinale da Papa Martino V, ed a Roma ebbe come chiesa titolare Santa Croce di Gerusalemme. Albergati viene raffigurato dal pittore spagnolo, ricordando idealmente questi momenti salienti della sua pia esistenza. A sinistra lo vediamo indossare una mezza cappa cardinalizia sopra l’abito certosino, e sullo sfondo lo sguardo dei suoi confratelli che lo ammirano da lontano. Egli, pur contro il suo desiderio, con gli occhi rivolti al cielo ringrazia Iddio e si rimette umilmente alla Sua volontà. In alto in un’altra scena vediamo il cardinale certosino attorniato da re, principi ed imperatori di varie razze, ciò in riferimento alle varie missioni diplomatiche assegnategli dalla Santa Sede, e che lo videro portatore di pace tra i popoli. Ai piedi dei regnanti e del beato, scorgiamo frecce spezzate ed armi deposte. In alto a questa scena, invece, su di una nube scorgiamo le virtù della Forza e della Gloria coesistere pacificamente. Tali sue capacità di mediazione gli fecero meritare il soprannome di Angelo della Pace.

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preview143 pieceIl riconoscimento e il cardinale certosino Nicola Albergati

La conversione di San Bruno davanti al cadavere del dottor Diocres

La conversione di San Bruno davanti al cadavere del dottor Diocres

La conversione di San Bruno davanti al cadavere del dottor Diocres

Ancora un dipinto di Vicente Carducho per testimoniare un episodio caro ai certosini atta a narrare una vicenda facente parte della biografia di san Bruno. Il fatto che viene raffigurato, si riferisce a quanto accaduto ad un celebre professore dell’Università di Parigi, Raimondo Diocres. Alla sua morte avvenuta in Parigi nel 1082, tra i presenti al suo funerale vi era una moltitudine di persone, tra cui il suo amico Maestro Bruno che giunse da Reims per assistere alla funzione funebre. Durante questa cerimonia, avvennero dei fatti sensazionali che colpirono gli astanti, ed in modo particolare e determinante per la sua esistenza futura Bruno. L’abilità di Carducho si rivela nel dipingere nella parte centrale del quadro il Dottore protagonista della vicenda, che con la bocca spalancata e gli occhi sbarrati sembra parlare, e proclama che:

Per il giusto giudizio di Dio sono stato accusato (primo giorno), per il giusto giudizio di Dio sono stato giudicato (secondo giorno), e per il giusto giudizio di Dio sono stato condannato (terzo giorno). Ciò accadde secondo i cronisti in tre giorni, poiché ogni volta che la salma parlava il funerale si rinviava al giorno successivo, ed in ogni circostanza egli pronunciava quanto sopra descritto. Fantastica la scenografia architettonica, che rende imponente la scena svoltasi a Parigi.

I volti terrorizzati del pubblico che partecipa alla solenne cerimonia, e sulla destra scorgiamo maestro Bruno, con le mani alzate, quasi ad arrendersi alla volontà Divina espressasi prodigiosamente per bocca del Diocres. Si narra che questo episodio sia stato quello che principalmente abbia determinato la scelta di Bruno alla conversione, spingendolo alla ricerca di un ideale di vita fatta di silenzio e solitudine.

Questa storia è sospesa tra realtà e leggenda, ma il dato inconfutabile è che san Bruno ha seminato con il suo esempio di vita, un seme che ancora oggi risulta essere una pianta rigogliosa per tutti noi: l’Ordine certosino.
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preview130 pieceLa conversione di San Bruno davanti al cadavere del dottor Diocr

La morte di san Bruno

La morte di san Bruno

La morte di san Bruno

In questo dipinto, Vicente Carducho rappresenta l’ultimo momento della vita di san Bruno.

Una rappresentazione classica, che però sembra distinguersi lievemente dalle altre poiché viene ambientata in una grotta anziché in una cella. O meglio una grotta con sullo sfondo un altare, con chiaro riferimento ai primi insediamenti certosini concepiti come capanne, spelonche antesignane delle vere e proprie celle. Nella parte centrale del dipinto in un fantastico gioco di chiaroscuri, che concepiscono alla raffigurazione una forte e toccante connotazione drammatica, vi è Bruno morente illuminato, apparentemente dalla luce del cero spento sorretto dal suoconfratello. Questi appaiono disperati ed affranti, nel vedere il loro maestro abbandonare la vita terrena, e raccolgono la Confessio fidei magisteri Brunonis”, che ci verrà tramandata. Con le mani giunte e lo sguardo rivolto al crocifisso, che un confratello gli mostra, Bruno con un tenero sguardo di rassegnazione, rilascia la sua solenne professione di fede. Al termine, tra l’amore dei suoi confratelli egli spirò, era domenica 6 ottobre 1101. La luminosità che proviene dal santo, è quella essenziale a fare luce nel quadro, essa  si irradia facendoci cogliere particolari incredibili. Su tutti vi invito ad ammirare la struttura ossea della mano sinistra del monaco che regge un cero, spento,essa appare traslucida per via della fonte di luce che proviene dal santo. Eccezionale. D’altronde sull’altare posto sullo sfondo, vi sono delle candele, ma che al cospetto della luce emanata dal santo morente appaiono estremamente fioche. Un pregevole virtuosismo del bravo Carducho.

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preview143 pieceLa morte di san Bruno

La visione di Dionigi di Rijkel, il Certosino

La visione di Dionigi  di Rijkel, il Certosino

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Ancora un dipinto di Vicente Carducho, che stavolta è dedicato a Dionigi di Rijkel. Rinomato monaco, originario dei Paesi Bassi, distintosi per la sua cultura e per la imponente mole di opere scritte. Fu denominato doctor extaticus, egli infatti incarnando i principali valori propri dell’Ordine di san Bruno come la meditazione, la preghiera nella solitudine della sua cella fu anche noto come Dionigi il certosino. In questo blog, diversi sono stati nel corso degli anni gli articoli a lui dedicati e riferiti a stralci di suoi meravigliosi scritti. Ma veniamo alla descrizione di questo splendido dipinto, che riassume la figura dell’alacre scrittore certosino. Al centro della scena, vi è Dionigi seduto allo scrittoio all’interno della sua cella, che ha sulle pareti una preziosa e ricca libreria, forse in riferimento alla sua colossale opera di quarantaquattro tomi.

Il monaco, sembra rapito da un estasi, raffigurata da un raggio prodigioso, proveniente dall’alto, che sembra ispirarlo. Sulla scrivania, un crocifisso, una clessidra ed un teschio richiamano la meditazione sul sacrificio cristico, lo scorrere inesorabile del tempo la conseguente caducità della vita. Come una folgorazione, alle spalle dello scrittore si irradia una visione del Padreterno che spesso accompagnava Dionigi mentre concepiva ed elaborava i suoi scritti. Per terra, in un angolo, altri elementi decorativi ma dal chiaro valore simbolico. Una pianta d’arancio con frutti e fiori bianchi, sinonimo di incorruttibilità, castità e  purezza valori certosini, a cui si aggiungono un gatto che gioca con una tartaruga. L’allegoria di questi due animali è da ritrovare nel male, il diavolo, rappresentato dal felino, che gioca tentando di distrarre e distogliere la testuggine, che rappresenta il lento ma costante percorso spirituale dei monaci all’interno della propria cella. Una rappresentazione molto eloquente, seppur celata da alcune simbologie, che esprimono cripticamente il vero significato di questa magnifica tela.

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preview120 pieceLa visione di Dionigi di Rijkel, il Certosino

L’estasi di Jean Birelle

“L’estasi di Jean Birelle”

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Il dipinto della serie certosina di Vicente Carducho, che oggi vi propongo riguarda un personaggio certosino di alto spessore. Dom Jean Birel (o Birelle).

Di egli mi sono già interessato, raccontandovi le sue doti e nobili qualità, che lo portarono ad un passo dall’essere eletto pontefice. Vi rimando per questo approfondimento all’articolo di riferimento. Vengo ora, invece a descrivervi il soggetto del dipinto, che è appunto il pio certosino immortalato da Carducho in una estasi. Difatti, Dom Jean Birel spesso durante estasi mistiche, riusciva ad elevarsi non solo spiritualmente, ma come da testimonianza di suoi confratelli anche fisicamente!!!

La scena raffigura Dom Birel al culmine della sua estasi, appare infatti con lo sguardo rapito verso l’alto, e nel raggiungimento di una levitazione!

Ciò avviene vicino lo ad una pala d’altare, raffigurante la Vergine con il bambino i quali sembrano compiacersi nell’assistere a tale prodigio. Inoltre il pittore, raffigura per terra un cappello cardinalizio ovvero quello offertogli da papa Innocenzo VI e rifiutato dal certosino il quale asserì “desidero crescere in virtù piuttosto che in rango”. Viene quindi stigmatizzata la distanza, il basso del cappello con l’alto raggiunto dal certosino. Eccellente inoltre l’ombra sotto al corpo in fase di ascensione corporale. Sullo sfondo di destra, il pittore inserisce un altro episodio attribuito a Dom Birel, lo si vede infatti intento a trattenere un giovane novizio intenzionato a lasciare la vita monastica certosina.

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preview100 pieceL’estasi di Jean Birelle

Quel 24 giugno del 1084

Quel 24 giugno del 1084

La visione di Ugo

La visione di Ugo

Oggi 24 giugno, nel giorno che ricorda la fondazione del primo insediamento certosino nel deserto di Chartreuse​​, vi offro due dipinti di Vicente Carducho. Il primo dedicato alla visione avuta dal vescovo Ugo. In questa scena mirabilmente raffigurata dal pittore spagnolo, ammiriamo Ugo, vescovo di Grenoble, che ha un sogno premonitore. Egli infatti sogna sette stelle che indirizzano sette pellegrini in una valle solitaria e remota. Nel quadro è ben rappresentata una duplice scena, ovvero il vescovo dormiente e sognante sulla destra, mentre al centro oltre una balaustra si vedono in lontananza nel cielo sette stelle radiose, ed in basso sotto la direzione di un Cristo benedicente ed una schiera di angeli, che contribuisce alla costruzione di un insediamento monastico.
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preview90 pieceLa visione di Ugo

 

Bruno ed i suoi sei compagni si presentano davanti al vescovo Ugo

Bruno ed i suoi sei compagni si presentano davanti al vescovo Ugo

 

 

Nel secondo dipinto, viene descritto ciò che avviene all’indomani di questo sogno, che gli fa assumere il carattere di premonitore. Il vescovo Ugo sulla destra su di un baldacchino color porpora, con fare benedicente, riceve sette pellegrini a lui genuflessi. In costoro il vescovo individua le sette stelle sognate la notte precedente, ed ascoltandone la richiesta fatta da Bruno e dai suoi sei compagni di un luogo desertico dove poter sviluppare il proprio ideale di vita eremitico, tutto gli appare chiaro.

La Divina Provvidenza vuole che si realizzi ciò, pertanto Ugo non esita a donare il luogo desertico di Cartusia, adatto alla vita di preghiera e solitudine che essi desideravano condurre.
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preview90 pieceBruno ed i sei compagni si presentano davanti al vescovo Ugo

Il martirio di quattro monaci nella certosa di Roermond

Il martirio di quattro monaci nella certosa di RoermondMartirio di quattro monaci nella certosa di Roermond

Il dipinto di Vicente Carducho che oggi vi offro è l’ultimo riguardante il martirio subito dai certosini della certosa olandese di Roermond. Questa tela, continua idealmente la rappresentazione dell’assalto delle truppe protestanti al convento, al quale evento il pittore volle dedicare ben tre tele.

In questa scena, vengono raffigurati, quattro poveri certosini aggrediti dalla furia brutale degli aggressori i quali a colpi di sciabola ghermiscono per poi uccidere i religiosi. Le mani giunte e l’aria di serenità delle povere vittime è l’unica contrapposizione dei monaci alla violenza sanguinaria dei soldati. Sullo sfondo le fiamme bruciano la certosa, mentre al centro della scena dall’alto in uno squarcio di cielo appaiono quattro angeli, con corona e palma simboli del martirio. Un alternanza di luci ed ombre che aiutano a farci calare nell’atmosfera di quel terribile 23 luglio del 1572.

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preview80 pieceMartirio di quattro monaci nella certosa di Roermond

Il martirio dei certosini di Roermond

Il martirio dei certosini di Roermond

Il martirio dei certosini di Roermond

Il dipinto, del ciclo di Vicente Carducho, che oggi sottoporrò ala vostra attenzione ricorda il martirio dei certosini di Roermond. Esso fa parte di una delle tre ultime opere di questo ciclo pittorico, essendo l’avvenimento più vicino all’epoca del pittore spagnolo. L’episodio descritto e narrato attraverso le immagini, rievoca l’assalto delle truppe protestanti alla certosa olandese di Roermond sita nel vecchio ducato di Gelderland, all’epoca territorio spagnolo. L’accanimento e la ferocia degli assalitori si abbatterono sugli inermi monaci, come vi ho descritto analiticamente in un precedente articolo. Fedele alla ricostruzione storica degli accadimenti terribili di quel 23 luglio 1572, Carducho comincia in questa prima tela a mostrarci cosa accadde all’ingresso della certosa. Il fratello converso, con le mansioni di portiere, Stefano van Roermond, fu il primo ad essere aggredito, e nonostante sotto la minaccia delle armi consegnò le chiavi del convento ai soldati, per evitare spargimenti di sangue, ebbe la testa fracassata, per poi essere mutilato ed ammazzato. In primo piano si evidenzia la truce e vile aggressione al povero religioso che ha vicino a se le chiavi ed il rosario. Sullo sfondo si vede invece l’uccisione di altri due fratelli conversi, uno dei quali, Johannes van Sittard, con le mansioni di fornaio come ci testimonia la cesta piena di pezzi di pane nell’angolo in basso a destra. I corpi trafitti da sciabole e l’abito monastico imbrattato di sangue rende alla perfezione la mattanza che commisero i violenti soldati protestanti contro gli indifesi monaci certosini.

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preview72 pieceIl martirio dei certosini di Roermond