Apprezziamo altre considerazioni nel “Dialogo con san Bruno”
CG – Prima mi hai parlato, Padre, della testimonianza che devo dare nella mia vita e con la mia vita. Perdonatemi se insisto su questo dettaglio, ma mi accorgo che sorge in me questa domanda: cosa devo testimoniare, io che conduco una vita nascosta ignorata dal mondo?
SB – Nell’ambiente cristiano odierno c’è stata un’inflazione della parola testimonianza; Purtroppo questa inflazione entrò anche nell’ambiente monastico.
In effetti, se ci si pensa, questa testimonianza non è una novità né una cosa del postconcilio. Gesù Cristo stesso ci ha invitato a dare testimonianza quando ci ha comandato di «risplendere la vostra luce davanti agli uomini, affinché, vedendo le vostre buone opere, glorifichino il Padre vostro che è nei cieli» (Mt 5,16).
La novità è che ci siamo resi conto che, se ogni cristiano è obbligato a dare testimonianza della propria vita in Dio, molto più lo è chi ha deciso di vivere questa vita cristiana con radicalità e autenticità per tutta la vita, attraverso i voti religiosi. Ecco perché si parla tanto di “testimonianza”, che ha generato questa inflazione.
Ti chiedi ora cosa devi testimoniare, in una vita nascosta e ignorata dal mondo e senza testimoni che la contemplino. Tuttavia, pur vivendo “nell’ombra”, la tua luce deve risplendere, affinché le persone che vogliono vederla possano glorificare il nostro Padre.
Ti ho già indicato che la vita consacrata è, in sé, una vita testimoniale, sia quella che si realizza nel mondo e tra gli altri, sia quella che si vive lontano da loro e nell’occulto del deserto. Sì, qualunque sia l’ambiente in cui è vissuta, la vita consacrata è, per disegno di Dio, pienamente investita di un valore testimoniale.
CG – Se me lo spieghi un po’ meglio, sicuramente lo capirò e lo vivrò meglio.
SB – Vediamo. La tua personale consacrazione a Dio racchiude questa triplice realtà:
– è un atto e un atteggiamento di assoluta dedizione;
– è un gesto di resa costante;
– è un impegno permanente al servizio del Regno di Dio.
Ebbene, se contempli questa triplice realtà incarnata nel tuo essere, prenderai coscienza del profumo e della luminosità della testimonianza che il Signore vuole. Vedrai, infatti, che in quell’atto, in quel gesto e in quell’impegno, vissuti nella fede e nell’amore, testimoni:
● la felicità di ritrovarti nel Regno di Cristo, che ti ama, che ti chiama e ti invita a seguirLo;
● l’abbondante misericordia di Dio, che ha donato ai suoi figli diversi modi di vivere a Lui consacrati; tutti validi, anche se disuguali;
● l’opzione determinata da uno di essi, in virtù della quale ti trovi, attraverso una scelta ratificata da voti, in uno stato di oblazione a Dio, di alleanza con il Padre, di identificazione con Cristo e di dipendenza dallo Spirito.
Facendo questa scelta volontaria e amorevole, diventi una peculiare testimonianza pubblica del vivere in Cristo, per Dio.
Pertanto, questa consacrazione totale della tua persona testimonia e mette in risalto la grandezza e il primato di una nuova alleanza postbattesimale, sigillata tra Dio e la persona consacrata. « (…) Il religioso consuma (lo ricordo con parole del Codice di Diritto Canonico) la sua piena donazione come sacrificio offerto a Dio, mediante il quale tutta la sua esistenza diventa un continuo culto di Dio nella carità» (CDC, c. 607 § 1).
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