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Dialogo con San Bruno 44

6 dialogo

Prosegue il “Dialogo con San Bruno”

SB – Se collochiamo la vita consacrata in un quadro teologico, è testimoniale sotto tre aspetti:

– testimoniare che i beni celesti sono già presenti nel tuo mondo;

– che la vita nuova ed eterna, conquistata dalla redenzione di Cristo, già opera in te;

– che vale la pena assumersi, anche se per farlo è necessario entrare nello spirito delle beatitudini, così contrario allo spirito del mondo.

È ben giusto quindi che in una delle vostre preghiere del venerdì rivolgiate a Dio questa supplica: «…concedici di testimoniare la tua Maestà, anche con il nostro silenzio» (Diurno certosino, Preghiera 20).

CG – Riconosco che questa “inquadratura” testimoniale è ammirevole. La cosa difficile per noi è collocare in questa “cornice” il “quadro vivo” della nostra vita quotidiana, come testimonianza inequivocabile.

SB – Così è. Per questo la Chiesa vi chiede incessantemente:

– la tua identificazione carismatica, cioè conoscere bene il carisma della tua vocazione;

– la tua azione evangelica, cioè vivere secondo il Vangelo quell’aspetto della vita di Gesù che, per volontà di Dio, è toccato a te;

– il tuo atteggiamento testimoniale, cioè rendere presente nel tuo mondo il Gesù che segui: povero, vergine, obbediente al Padre, donato per la salvezza del mondo.

Ho trovato molto belle queste parole di Paolo VI, non so se le hai mai lette: «La testimonianza evangelica della vita religiosa manifesta chiaramente agli occhi degli uomini il primato dell’amore di Dio e lo fa con tale forza che dobbiamo renderne grazie allo Spirito Santo»(ET 1).

E non nasconde una cosa, anche se tutti lo sappiamo benissimo: «Il mondo di oggi ha più che mai bisogno di vedervi come uomini e donne che hanno creduto nella Parola del Signore, nella sua Risurrezione e nella vita eterna fino alla fine, fino a impegnare la propria vita terrena per testimoniare la realtà di questo amore che si offre a tutti gli uomini» (ET 53).

E affinché possiate constatare la grande considerazione nella quale Paolo VI teneva al valore testimoniale della vita religiosa, non esitò a scrivere in uno dei suoi ultimi documenti queste parole che inquadrano perfettamente la vostra esistenza: «I religiosi hanno (…) nella loro consacrazione un mezzo privilegiato di evangelizzazione efficace. Con il loro essere più intimo si situano nel dinamismo della Chiesa, assetata dell’Assoluto di Dio e chiamata alla santità. Questa è la santità di cui testimoniano. Incarnano la Chiesa, disposta ad arrendersi alla radicalità delle beatitudini” (EN. 69).