• Translate

  • Follow us

  • Memini, volat irreparabile tempus

    Maggio: 2024
    L M M G V S D
     12345
    6789101112
    13141516171819
    20212223242526
    2728293031  
  • Guarda il film online

  • Articoli recenti

  • Pagine

  • Archivi

  • Visita di Benedetto XVI 9 /10 /2011

  • “I solitari di Dio” di Enzo Romeo

  • “Oltre il muro del silenzio”

  • “Mille anni di silenzio”

  • “La casa alla fine del mondo”

  • Live from Grande Chartreuse

  • Inserisci il tuo indirizzo email per seguire questo blog e ricevere notifiche di nuovi messaggi e-mail.

    Unisciti a 685 altri iscritti
  • Disclaimer

    Questo blog non rappresenta una testata giornalistica in quanto viene aggiornato senza alcuna periodicità. Non può pertanto considerarsi un prodotto editoriale ai sensi della legge N°62 del 07/03/2001. Rare immagini sono tratte da internet, ma se il loro uso violasse diritti d'autore, lo si comunichi all'autore del blog che provvederà alla loro pronta rimozione. L'autore dichiara di non essere responsabile dei commenti lasciati nei post. Eventuali commenti dei lettori, lesivi dell'immagine o dell'onorabilità di persone terze, il cui contenuto fosse ritenuto non idoneo alla pubblicazione verranno insindacabilmente rimossi.


Dialogo con San Bruno 41

6 dialogo

 

Prosegue l’intervista del nostro certosino al nostro amato San Bruno

CG – Al nostro egoismo e alla nostra codardia, tale radicalità assoluta sembra molto difficile, non importa quanto ne riconosciamo la necessità.

SB – Né Dio né io ti nascondiamo questa difficoltà. Ma credo che se prendi in considerazione queste parole di Osea come ti sono state dette, questo ti aiuterà; parole che, infatti, trovi citate, in parte, negli Statuti: «Così la sedurrò: la condurrò nel deserto, per parlare al suo cuore. (…) Allora ti fidanzerò per sempre; Ti sposerò secondo giustizia e diritto, con amore e misericordia. Ti sposerò fedelmente e conoscerai il Signore. [E dirai:] ‘Tu sei il mio Dio’”. (Os 2,16 ss). Questi sono i piani di Dio per te; ed il suo compimento è il supremo desiderio del mio cuore paterno e l’oggetto primario delle mie suppliche per voi. Non ti nascondo che questa è la gioia più grande che puoi darmi ora, quando le cose di Dio sono meglio comprese.

Infatti sulla terra anche questo è stato per me motivo di gioia. Ricordo, a proposito, quanto era grande la gioia del mio cuore quando scrivevo ai primi figli della Certosa e come rendevo grazie a Dio quando contemplavo in loro l’accoglienza fedele che avevano riservato alla chiamata divina e quando vedevo le ineffabili meraviglie che la Bontà del Signore operava su di loro. Per questo disse loro: “Rallegratevi, cari fratelli, della sorte che vi è toccata e dell’ampiezza della grazia di Dio su di voi”.

Quando li ho visti, per la loro generosità e fedeltà, nella “pace e tranquillità del rifugio del porto nascosto”, il minimo che ho potuto fare è stato rallegrarmi nel Signore, considerando questo dono puramente gratuito del Signore, donato a loro «perché è stato loro concesso dall’alto»; sapendo che molti altri, nonostante lo volessero, non ci erano riusciti.

Ai miei tempi si parlava molto, e non meno si scriveva, del Dio desiderans e del Dio desideratus, cioè del Dio che desidera, che cerca l’uomo, e del Dio desiderato, del Dio cercato dall’uomo.

La vocazione monastica era considerata come una chiamata, un desiderio peculiare di Dio nei confronti dell’uomo e come una ricerca, un desiderio supremo dell’uomo nei confronti del suo Dio.

La realizzazione di questa vocazione è stata la convergenza, la soddisfazione di questa sete di Dio di donarsi e di unirsi all’uomo per amore e della sete dell’uomo per questo desiderio infinito che sente nel cuore di accogliere e possedere Dio.

Dio perseguita l’uomo perché lo ama; e l’uomo cerca Dio perché ha bisogno di Lui, perché è stato creato per Lui.

Come puoi vedere, una vocazione d’amore, che può essere vissuta solo nell’amore; in quell’amore che porta al vittimismo di cui abbiamo già parlato.

Ecco perché non pochi autori del mio tempo amavano considerare i tre voti monastici come altrettanti chiodi che fissano il monaco alla Croce di Gesù, affinché sia, su di essa e con Lui, “vittima viva, gradita a Dio”.

Lascia un commento