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Dom Guglielmo de Yporegia ed il suo trattato

Dom Guglielmo de Yporegia ed il suo trattato

monaci e cibo

Il personaggio di cui oggi voglio parlarvi e Guglielmo di Yporegia (Ivrea), nato intorno al 1250 ad Ivrea in Piemonte dalla famiglia Grassi, benefattrice della certosa di Montebenedetto. Guglielmo entrò da giovanissimo in un convento domenicano, e vi rimarrà per circa trent’anni. Verso il 1300 decise di abbracciare la vita certosina, entrando nella certosa di Montebenedetto laddove si fece notare per i suoi scritti teologici. Dopo un breve passaggio per la certosa di Pesio, tra il 1307 ed il 1308, egli si reca in Francia. Nel 1310, venne chiamato alla Grande Chartreuse divenendo uno stretto collaboratore del Priore Generale Dom Boson, per il quale scrisse un breve trattato di cui ci occuperemo. Il testo in questione fu redatto per fare chiarezza sulle accuse mosse all’Ordine certosino circa il divieto tassativo di mangiare carne, esteso anche ai malati. Il titolo di questo enunciato che ebbe larga diffusione era:De origine et veritate de perfectae religionis”. In esso Dom Guillaume tratta in maniera dettagliata la questione della rinuncia alla carne, ponendo tre questioni essenziali.

  1. Si è obbligati a mangiare carne quando si è sani?
  2. Si è obbligati a mangiare carne quando si è malati?
  3. Se non c’è alcun precetto divino o legge naturale che imponga di mangiare carne, c’è forse qualche precetto umano che stabilisce di mangiar carne qualche volta?

Guglielmo stabilisce come San Paolo che la carne, come tutti gli altri cibi donati da Dio, possano essere mangiati in tutta legalità se non c’è voto contrario, anche se curiosamente egli sostiene che, prima del diluvio universale non si mangiava carne e solo dopo si sarebbe cominciato a usarla, non per debolezza fisica, quanto piuttosto per l’abbassamento del livello morale dell’uomo. A sostegno della propria tesi, Guglielmo riporta alcuni esempi biblici: Geremia loda caldamente i Recabiti per la loro astinenza dal vino. Un corvo, simbolo del demonio, porta della carne ad Elia, ma un angelo gli porta pane e acqua simbolo dell’eucarestia. Giovanni Battista si nutre di miele e di insetti, ed inoltre egli ci ricorda come i miracoli di Gesù riguardano il pane, i pesci e il vino, ma non la carne.

Se ciò che non è esplicitamente condannato è permesso – questa è la base del ragionamento – l’astinenza delle carni è del tutto lecita, e anche l’astinenza dalla consumazione dell’agnello pasquale non è più necessaria, dato che non lo si mangia in forma cerimoniale. I Padri del deserto praticarono tale astinenza e l’Ordine certosino ha ricevuto numerose approvazioni pontificie in questo senso, anche se Guglielmo può invocare solo Ugo di Lincoln come santo certosino. A livello pratico, Guglielmo nota che anche i dottori vietano ai loro pazienti di mangiar carne quando hanno la febbre e i Certosini usano semplici cure come decotto d’orzo, erbe, brodo, un paio di uova e pesci piccoli, ma la medicina migliore di tutti è la Passione di Cristo, i sacramenti e l’astinenza, che domano il corpo. La Chiesa non ha detto che una forma di trattamento è migliore di un’altra e i Certosini sono famosi per la loro longevità. Inoltre essi si riprendevano dalle malattie molto più rapidamente dei Benedettini, che permettevano ai loro malati di mangiare carne.

Con queste vibranti asserzioni Dom Guglielmo placò nella sua epoca una polemica che come vi ho già descritto si protrarrà per secoli. Di questo certosino non si conosce l’esatta data della sua morte che avvenne presumibilmente intorno al 1325, ma sappiamo che egli dette un valido contributo alla difesa della causa certosina.