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“Cristianesimo vissuto” di F. Pollien capitolo XV°

”Cristianesimo vissuto”

Consigli fondamentali dedicati alle anime serie

Prima Parte: Dio  è il primo

Capitolo XV: Il peccato mortale

Tu fai qualche volta il male; e qual è il male che fai? Il male più terribile, il più gran disordine, è il peccato mortale. E che cos’è il peccato mortale? È un piacere creato, a cui aderisci e che prendi in modo talmente contrario all’ordine e al piano di Dio che rovesci e distruggi la sua gloria calpestandola, e spezzi l’unione della tua anima con lui.
Il peccato mortale è un piacere: difatti tu non offendi mai Dio, se non per procurarti un piacere che ti preme più di lui
È un piacere o della mente, o del cuore, o dei sensi Guarda, per esempio, nei tuoi pensieri le soddisfazioni dell’orgoglio, nel tuo cuore il godimento degli affetti disordinati, nei tuoi sensi le seduzioni degli atti colpevoli. Esamina gli incontri, in cui la tua povera anima si lascia scivolare nell’abisso del male. Dovunque, sempre, è il piacere che ti domina e ti trascina. Sia che tu commetta il peccato mortale per ottenere un godimento che cerchi, sia che lo commetta per evitare un inconveniente che paventi, tu segui sempre la via della soddisfazione.
E dove ti conduce questa via? All’ingiuria del tuo Creatore e alla morte dell’anima tua. All’ingiuria del tuo Creatore: ingiuria grave, grossolana, incomprensibile: è questo il lato più deplorevole del tuo peccato. Fai a Dio l’ingiuria sanguinosa di metterti sotto i piedi il suo nome, il suo amore, il suo timore, parola, la sua gloria, per pascerti d’un piacere ch’egli condanna. Metterti Dio sotto i piedi! e Dio è fatto per stare sotto i tuoi piedi? lui? Chi è il primo, tu o lui?
E nell’anima tua, che disastro! Offendendo Dio, tu la rompi con lui, separi l’anima tua da lui; distruggi in te quell’unione divina, che è la tua vita soprannaturale. L’anima tua perde quel movimento soprannaturale, che è la tua vera vita di cristiano; è il colpo di morte dato a ciò che vi è di meglio e di più elevato in te, la tua esistenza di cristiano. A da questo peccato deriva quel terribile epiteto di mortale.
Dimmi, a che punto ti trovi quanto al timore di quest’abominazione?… Ne senti la mostruosità?… ad ogni costo di purgarne per sempre la tua mente, il tuo cuore e i tuoi sensi?… Ah! se avessi la fede!… se credessi in Dio! Se credessi alla vita soprannaturale!… Se sapessi la dignità della tua anima e la grandezza della tua vita!… No, è impossibile aver la fede, la fede vera e viva, la fede sincera e profonda, e non detestare il peccato mortale sopra ogni altra sventura.
Fintantoché non detesti questo male che per metà e a malincuore, fintantoché il tuo cuore conserva volontariamente verso di esso qualche simpatia, non stare a dirmi che sei un uomo di fede. Eh! senza dubbio il peccato ha gettato nell’anima tua radici numerose e profonde, che non è in tuo potere di estirpare in un giorno. Ma se tu gemi del tuo male, se chiedi a Dio di esserne liberato, se ti studi di sradicarlo, se sei generoso nel rialzarti, generoso nel lottare, ciò basta alla tua fede. Quello che Dio domanda, quello che la fede esige, è che tu non rimanga volontariamente voltato dal lato del male, che tu sia sincero, e che nel più intimo di te stesso tu sia semplicemente risoluto di dare a Dio il suo posto. Dopo ciò, se le tue debolezze ti faranno commettere ancora qualche caduta, Dio le guarirà.
Perciò ti scongiuro, abbi fede, credi in Dio, tanto da non mai preferirgli un piacere mortale; mettilo una buona volta al primo posto in cima alla tua coscienza. Piuttosto morire che lasciar volontariamente che l’obbrobrioso mostro profani in te e calpesti la gloria dì Dio, insozzi l’anima tua e uccida la tua vita. Sì, la morte del corpo mille volte, piuttosto che quella dell’anima.

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