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Statuti delle monache dell’Ordine Certosino (cap. 22)

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CAPITOLO 22

La povertà

1 La suora ha scelto di seguire il Cristo povero per arricchirsi nella sua povertà. Senza sostegno terreno, conta su Dio, e il suo tesoro è in cielo, dove anche il desiderio del suo cuore la chiama. Ai suoi occhi niente è suo: è quindi sempre disposta a mettere nelle mani della priora, quando chiede, tutto ciò che le resta a disposizione. (St 28.1)
2 Le donne che professano i voti solenni non hanno nulla di loro, se non ciò di cui l’Ordine semplicemente concede loro l’uso. Hanno anche rinunciato a chiedere, ricevere, dare o alienare qualsiasi cosa senza permesso. Anche tra di noi, è necessario il permesso per scambiare o ricevere qualsiasi cosa. (St 28.2)
3 I professi di voti temporanei e quelli conferiti conservano la proprietà dei loro beni e la capacità di acquistarli; ma non tengono con sé oggetti personali, non più dei novizi. La maestra delle novizie instillerà soprattutto il distacco dai beni materiali e dalle comodità, e l’amore per la povertà. (St 28.3)
4 Secondo un detto di Guigo, se un parente o un amico manda un vestito o qualche altro dono a un monaco, non è a lui, ma a un altro che viene dato, per evitare l’apparenza di proprietà. Nessuno, quindi, si permetterà di rivendicare un diritto d’uso o altro privilegio sui libri o su qualsiasi altro bene acquisito dall’Ordine grazie ad esso. Al contrario, se le viene concesso il godimento di tali oggetti, lo riceverà con gratitudine, nella convinzione che non le appartengono. Mai, però, una suora dovrebbe avere denaro a sua libera disposizione, né tenerne con sé. (St 28.4)
5 Poiché il Figlio dell’uomo non aveva dove posare il capo, conserviamo nelle nostre celle l’assoluta semplicità e povertà. Assicuriamoci instancabilmente di eliminare ogni superfluo e ogni ricerca, ricorrendo anche volentieri al parere della priora. (St 28,5)
8 Nelle nostre vesti evitiamo ogni raffinatezza e ogni superfluo che sarebbe contrario alla semplicità e alla povertà. I nostri padri non avevano altra cura in questo campo che proteggersi dal freddo e coprirsi decentemente; secondo loro, per i certosini erano perfettamente adatti tessuti o oggetti di uso quotidiano molto grossolano. Manteniamo questo spirito, assicurandoci che i nostri vestiti e la nostra cella siano puliti e decorosi. Tranne in caso di malattia o di viaggio, la nostra biancheria da letto deve essere conforme all’austerità monastica. (St 28.8)
9 Gli strumenti economici sono ammessi solo a coloro che, a giudizio della priora, ne hanno veramente bisogno. L’uso degli strumenti musicali non è conforme alla nostra vocazione. Tuttavia, per imparare la nostra canzone, possiamo ammettere i dispositivi che servono a guidare la voce o a registrarla. Ma radio e televisione sono del tutto esclusi dalle nostre case. (St 28.9)
10 Così grande è la varietà delle condizioni locali che spesso ciò che è necessario in un luogo diventa superfluo altrove, e difficilmente è possibile stabilire una legge valida ovunque e per tutti. Invitiamo piuttosto le priore a provvedere con buona grazia a tutti i bisogni reali delle loro monache secondo i mezzi della casa. Si lascino trascinare dalla carità di Cristo, e non potranno sopportare su questo punto un rimprovero degno, specialmente quello di aver spinto, con eccessiva parsimonia, le loro monache nel vizio della proprietà. Infatti, più la nostra povertà è volontaria, più piacerà al Signore. Ciò che è lodevole non è essere privati ​​delle comodità della vita, ma privarsi di esse. (St 28.10)