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Una perplessità da chiarire

maps Giaveno Avigliana

Recentemente, ho ricevuto da parte di alcuni lettori un quesito su di una perplessità che intendo chiarire in questo articolo, e che spero gradirete tutti.

Mi si chiedeva per quale motivo in Piemonte, in provincia di Torino, ed ad una breve distanza tra loro sorgono due certose, che spesso inducono alla confusione.

Facciamo chiarezza.

Certosa di Avigliana (1598-1630) monaci

Certosa di Giaveno (1904-1995) monache

Comprenderete, che a causa della quasi contiguità, si è ingenerato negli anni una ragionevole confusione.

Detto ciò, conosciamo la loro storia diversa per epoca e per utilizzo.

Cominciamo con la prima.

Certosa di Avigliana

veduta satellitare

La comunità della certosa di Banda subì una violenta incursione vandalica, ed in seguito a ciò si trasferì nel 1598 ad Avigliana, presso un convento abbandonato dagli Umiliati, e donatogli il 15 giugno del 1595.

Con la chiesa e il convento di Santissima Trinità viene accordato ai certosini le “vigne et alteni contigui”, un bosco, dell’estensione di 83 are, con unito un caseggiato, ai confini con Giaveno. I certosini si insediarono e trasformarono l’antica struttura per adeguarla alla propria regola, restaurarono in particolar modo il coro, la cappella della Beata Vergine delle Grazie e il chiostro. Essi dimorarono in suddetta certosa serenamente fino al 1630, quando Carlo Emanuele I di Savoia per difendere la città di Avigliana dall’attacco dei francesi, impose ai monaci di sgombrare il monastero obbligandoli a trasferirsi a Banda. Il complesso monastico fu distrutto ma Carlo Emanuele promise ai monaci che dopo la guerra avrebbe costruito una nuova certosa. Questa promessa fu mantenuta in seguito dalla figlia, la Duchessa reggente Cristina che nel 1642 fece edificare la certosa di Torino.

Cronache della zona raccontano che in seguito i certosini si occuparono della riedificazione della chiesa: la cappella del coro e l’altare. L’8 dicembre 1638 sono lì a celebrare la “solennità della Concezione della Vergine Sacratissima” e la Comunità cittadina fa voto solenne di “farvi ogni anno in quel giorno una solenne processione da cominciarsi e finirsi ad essa cappella come sin qui si pratica col canto della Messa grande, Vespri, comunioni numerose et altre divozioni”. I monaci rientrano definitivamente in possesso di quello che è rimasto degli edifici e dei terreni circostanti. Si dedicano soprattutto alla completa ricostruzione della chiesa: le dimensioni sono più modeste. Viene intitolata alla Beata Vergine delle Grazie, ad essa vi affiancano un’abitazione e un caseggiato rustico per la conduzione dei terreni.

Oggi, possiamo ammirare la cappella, dedicata alla Madonna delle Grazie che sorge fuori le mura del Borgo Nuovo presso la Porta Folla.
L’attuale breve navata aderisce al coro, parzialmente scampato alla demolizione del convento, e divenuta certosa dal 1595 fu riedificata successivamente al culto dagli stessi monaci, cui si deve l’intitolazione attuale, fu da essi officiata fino al 1733, quando venne ceduta al farmacista Gallizio di Avigliana, che la utilizzò come cappella privata della propria contigua residenza, l’attuale scuola elementare Norberto Rosa.

Certosa di Giaveno

veduta satellitare

In un convento francescano fondato nel 1515 dal Beato Tommaso Illirico, situato lungo la strada panoramica che, all’imbocco della Val di Susa, si arrampica fino alla Sacra di San Michele, l’ordine certosino istituì una casa rifugio per le monache in fuga dalla Francia. Provenienti dalla certosa di Beauregard, esse vi si insediarono nel 1904. Soltanto alcuni anni dopo, nel 1912 essa divenne certosa autonoma, ospitando una piccola comunità femminile, comprendente un noviziato per le monache del coro e per le suore laiche. Nel 1994 la comunità di consorelle certosine si trasferì nella certosa di Dego. Dopo lunghi e impegnativi lavori di restauro, l’ex certosa di San Francesco (della Mortera) è stato riaperta nel 2011 come “luogo di riposo e riflessione”. Il Gruppo Abele si attivò per l’acquisto e per il restauro – un intenso lavoro durato 18 anni – affinché rimanesse luogo fedele alla sua storia. Il complesso è attualmente gestito dall’associazione Certosa1515 Onlus, ancora oggi qualcuno la chiama erroneamente certosa di Avigliana, confondendola con la precedente che vi ho descritto. Le foto satellitari e le immagini che accludo, sapranno fugare la confusione. 

foto con monaci

Cartolina con monaci certosini che assicurano, le funzioni sacerdotali alle monache.