Proseguono le domande del certosino giornalista a san Bruno in questa immaginaria intervista. Apprezziamo la domanda e la risposta esaustiva.
La nostra realizzazione ‘come certosini’
CG – Padre, in questo nostro mondo si parla molto, attualmente, e la gente cerca tutti i mezzi per la “realizzazione personale”. Tutti vogliono “realizzarsi” e raggiungere ciò che vogliono essere…E anche noi, tuoi certosini, abbiamo avuto qualcosa di questa mentalità e di questo linguaggio: vogliamo anche realizzarci come certosini.
SB – Sii sicuro: quello spirito combattivo e quella gioia generosa vi aiuteranno nella vostra “realizzazione”.
È vero, con questo gioioso coraggio si riesce a penetrare nel più profondo, nel più essenziale di questo dono divino della solitudine come luogo privilegiato, per noi, del nostro incontro con Dio.
Quando, nella Lettera a Raul, cantavo le delizie della solitudine, cantavo la migliore esperienza della mia vita solitaria; Cantavo, come direste voi oggi, “la mia realizzazione personale”.
Non sorprenderti quindi quando ti dico che sei chiamato a vivere la stessa gioia, perché tutti i miei figli sono chiamati a sviluppare nella loro vita la grazia vocazionale della solitudine.
Il punto è, nel corso delle diverse fasi della propria esistenza, non stancarti o perdere il coraggio.
È un dono di Dio che devi ricevere e vivere con la gioia dell’amore, perché questo dono contiene in sé:
– la parte migliore, concessa a Maria;
– la bellezza di Rachele, che è stata preferita alla fecondità di Lia;
– il fuoco del puro amore che, come il fuoco della sunamite, ravviva e riscalda il cuore del Re.
Te l’ho detto prima che a volte la solitudine è dura e oscura, è vero. Ma, d’altra parte, questa oscurità è anche luminosa e, inoltre, anche nel dolore genera una felicità profonda.
Ricorda, , a questo proposito, le parole del Salmista: “nemmeno le tenebre per te sono oscure, e la notte è chiara come il giorno” (Sl 139, 11), o come dice un’altra versione, “in lei trovo le mie delizie”.
E giustamente la solitudine è il luogo del nostro incontro con Dio, e anche quando quell’incontro avviene nelle tenebre, è anche segno della presenza divina. E nonostante le tenebre, Dio non cessa di essere Luce. Quella Luce è Vita e in quella Luce vedremo la Luce (Sal 36, 10).
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