IL CONTE RUGGERO
D’ALTAVILLA
Oggi voglio narrarvi, il rapporto che ebbe il conte Ruggero I il normanno con maestro Bruno e l’importanza fondamentale del loro incontro per lo sviluppo dell’Ordine certosino. Bruno a seguito della rinuncia della mitra vescovile di Reggio Calabria, offertagli dal papa Urbano II, chiese di poter ritornare ad esercitare la sua vocazione contemplativa. Fu così che ottenne il permesso dal pontefice di ritirarsi in solitudine, ma a condizione di restare in Calabria, in territorio normanno, per favorire il processo di latinizzazione della Chiesa nel meridione. Così grazie alla munificenza del conte Ruggiero in località Santa Maria della Torre, a 850 metri d’altezza in un luogo boscoso ed impervio, Bruno riceve ed accetta l’offerta di un terreno, che ritiene idoneo per poter ricominciare la sua vita eremitica. In questo luogo verrà edificata un primo nucleo, ove risiederanno inizialmente i Padri, e che prenderà il nome di Santa Maria della Torre, e la cui chiesa verrà consacrata il 15 agosto del 1094. A due chilometri di distanza in località S.Stefano, verrà costituito l’insediamento per i fratelli conversi, laddove poi sorgerà l’attuale certosa. Alla storia si affianca la leggenda, secondo la quale il conte Ruggero, durante una battuta di caccia, grazie al latrato dei suoi cani scorse il santo eremita in una spelonca isolata, intento a pregare. Scosso da tale incontro, e per aver visto le dure condizioni di vita degli anacoreti, egli volle beneficiare Bruno, offrendo a lui ed ai suoi eremiti oltre al luogo solitario, situato tra Arena e Stilo, ove poter edificare un insediamento monastico anche le foreste circostanti, i terreni, le acque, le montagne, ed assegnando loro un certo Mulè, con i suoi figli, «perché custodissero la selva» ( Privilegium I, “Notum esse volumus”) del 1091. Tale episodio leggendario, che è stato riprodotto frequentemente nella iconografia legata al santo fondatore dei certosini, è citato in un antico canto popolare di cui vi proponiamo il testo:
Chi va juntandu comu nu ‘jumentu
Pigghia di carchi Dio di carchi santu.
«Dimmi ti chi fai jocu o faggimentu».
«Conti Ruggeri mu chiama ‘ssi cani
Ca su lu frati Bruno veramenti».
«Mentri chi si frati Bruno veramente
Come stai ritiratu a chissi canti?»
Nu conti Ruggeri miu, si mi voi beni
Na chiesiola mi avarissi fari?
La chiesiola di Santa Maria
Sempre a lu mundu mu pregu pe tia
E’ evidente come gli episodi leggendari legati a questi due personaggi, sono stati tramandati nel corso dei secoli, ma hanno talvolta trovato conferma in atti scritti come i lasciti effettuati ed i privilegi concessi ai certosini “Notum sit omnibus” del 1093.
Un altro episodio ricorrente nella agiografia di San Bruno, viene riportato nel Privilegium magnum è legato all’apparizione del santo in sogno al conte Ruggero, durante l’assedio di Capua (1098) per avvertirlo del tradimento del capitano greco Sergio a capo di duecento armigeri a lui fedeli. Il conte destatosi prodigiosamente dal sonno, riuscì a sventare la congiura ordita nei suoi confronti, ed a far arrestare i traditori. Questi imprigionati, furono condannati a morte, ma grazie all’intercessione di san Bruno presso Ruggero, furono graziati e destinati insieme alle loro famiglie al servizio della certosa calabrese. I rapporti tra Bruno e Ruggero, si saldarono ulteriormente in occasione della nascita del secondogenito del conte, Ruggero II futuro re di Napoli e di Sicilia. Questi nato a Mileto il 22 dicembre 1095, fu battezzato nella splendida chiesa melitese di San Martino da San Bruno e da Lanuino, il fedele compagno del santo, che gli fece da padrino. Tale notizia è attestata in due carte di donazione concesse da Ruggero I ai certosini di S. Stefano del Bosco in Serra. Il 22 giugno del 1101, il conte normanno morì a Mileto assistito dal suo amico Bruno, che dopo pochi mesi, il 6 ottobre per uno strano destino morì anch’egli. Ruggero è pertanto considerato il fondatore ed il principale finanziatore della certosa di Serra San Bruno, la seconda nella storia dell’Ordine e la prima sul territorio italiano.
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Vivendo nella stessi aspri luoghi di San Bruno,
per i “forestieri”, mi permetto di riportare una libera
traduzione di questo canto popolare che è un insieme
di più dialetti calabresi:
“ Chi riesce a giungere e muoversi in questi luoghi aspri,
ha qualità simili a un Dio o a un Santo.
-Dimmi tu, cosa fai, in mezzo a questi faggi.
-Conte Ruggero richiama i cani, io sono frate Bruno
-Se sei veramente frate Bruno, come fai a stare isolato in questi posti?
-No, Conte Ruggero mio, (non sono isolato),
ho solo bisogno di una chiesa, la chiesa di Santa Maria,
fammi una chiesetta e io, finché avrò vita, pregherò per te.”
Ruggero II fu solo re di Sicilia, non di Napoli. Napoli fino al 1282 era una parte del Regno di Sicilia. Dopo con gli angioini e la separazione del Regno di Sicilia si formarono due regni, uno dell’isola e uno del continente detto di Napoli appunto.