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Statuti delle monache dell’Ordine Certosino (cap. 23)

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CAPITOLO 23
Amministrazione temporale


1 I beni affidati alla priora non sono né suoi né degli uomini; appartengono al Cristo povero, ed è a lui che dovrà rendere conto di tutto. Spetta quindi alla priora dirigere i suoi ufficiali ed i loro assistenti nell’amministrazione economica della casa, ed esercitare una prudente amministrazione, davanti a Dio, secondo la sua coscienza, secondo i principi dell’Ordine e le prescrizioni degli Statuti. Sarà cura di evitare ogni spesa ingiustificata. (St 29.1)
2 Quando una priora prende l’incarico, il contabile le presenta una dichiarazione dei principali beni mobili e immobili della casa. Questo documento, controfirmato dalla priora e dai membri del suo consiglio, deve essere conservato in archivio. (St 29.2)
5 Per la sussistenza dei loro monasteri, i nostri primi padri decisero di non fare affidamento su donazioni ricevute occasionalmente, ma di avere, per Dio, stabili rendite annuali. Era inopportuno, pensavano, assumere, sulla base di risorse incerte, certe responsabilità che non potevamo né assolvere né liberarci senza grandi rischi. Inoltre, andare in giro per il mondo a chiedere l’elemosina li inorridiva. (St 29,5)
6 Crediamo, tuttavia, che ci basteranno modeste risorse, con l’aiuto di Dio, se l’ispirazione originaria della nostra vita rimane viva in mezzo a noi, nella sua ricerca di ciò che è umile, povero e sobrio nell’abito, vivendolo, e tutto ciò che è per il nostro uso; infine, se ogni giorno progredisce il distacco dal mondo e l’amore di Dio, per il quale tutto bisogna fare e tutto sostenere. Indubbiamente, le parole del Signore sono rivolte a noi: Non ti preoccupare per il domani, il tuo Padre celeste sa che hai bisogno di tutto questo. Cerca prima il regno di Dio e la sua giustizia. (St 29.6)
14 La casa ha diritto di possedere ciò che è necessario per consentire alla comunità di vivere secondo la nostra vocazione; tuttavia, deve evitare ogni forma di lusso, guadagno smisurato o accaparramento; solo così potremo testimoniare l’autentica povertà. Non basta che le monache siano dipendenti dalle loro superiori nell’uso dei beni; devono, come Cristo, essere veramente poveri il cui tesoro è nei cieli. Non basterebbe liquidare lo sfarzo; bisogna ancora evitare le convenienze eccessive, perché tutto nelle nostre case respiri la semplicità della nostra vocazione. (St 29.14)
16 Avremo edifici sufficienti e adatti al nostro modo di vivere, ma saranno sempre molto semplici. Le nostre case, infatti, non sono monumenti alla vanagloria o all’arte, ma devono testimoniare la povertà evangelica. (St 29.16)
19 Infine rivolgiamo una fervida preghiera a tutte le priore. Nel nome di Gesù Cristo, nostro Dio e Salvatore, che per amore nostro ha dato se stesso interamente sul legno della croce, preghiamo ciascuno di loro di dedicare tutto il proprio cuore a fare abbondanti elemosine secondo i mezzi della sua Casa. Pensiamo che qualsiasi somma sprecata o sconsideratamente trattenuta sarebbe un furto commesso contro i poveri ed i bisogni della Chiesa. Manteniamo così i beni della terra come destinazione comune e prendiamo a modello i primi cristiani, tra i quali nessuno pretendeva di avere nulla di proprio, perché tutto era loro comune. (St 29.19)

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