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Commemorazione dei defunti

monaco-e-cimitero

“La morte non è spegnere la luce. Si sta mettendo la lampada perché l’alba è arrivata. “(Tagore)

Commemorazione dei defunti

Oggi in occasione della celebrazione della commemorazione dei defunti, cari amici, voglio offrirvi un testo estratto da un libro scritto da un certosino. Egli in questo capitolo, dopo una premessa sul senso della morte per un monaco certosino, ci descrive minuziosamente cosa avviene in una certosa quando muore un loro confratello. Ho trovato questo testo alquanto interessante.

La morte per un monaco certosino

La vita dei certosini diventa una preparazione alla morte. Non c’è niente di strano che il certosino la accetti e la riceva quando arriva, senza quasi essere sorpreso o intimidito. Il che non significa che lui provi il disgusto naturale e l’orrore istintivo che lei le ispira.

Perché quella è la morte: la separazione da tutte le cose, da tutto ciò in cui è posto tutto l’affetto; la violenta rottura del legame naturale così stretto e che unisce intimamente e strettamente il corpo con lo spirito che lo anima. Un mistero tanto facile da capire quanto da spiegare. La morte ci disgusta e ci fa orrore perché per noi non dovrebbe esistere. Nel disegno di Dio, siamo stati creati per l’immortalità; Ma quei disegni furono derisi dai nostri primogenitori, che violando il precetto che Dio aveva dato loro, aprirono la porta attraverso la quale il peccato entrò nel mondo e con esso la morte.

Due visioni completamente diverse della morte ci vengono offerte nelle Sacre Scritture. Nei libri dell’Antico Testamento, la morte è rappresentata in un aspetto terrificante; ci viene mostrato come realmente era allora, come strumento di giustizia divina, come vendicatore di un Dio offeso e irritato. La morte era così terrificante in quel momento, perché l’eco paurosa della maledizione abbattuta da Dio su Adamo poteva ancora essere udita echeggiare nello spazio: “Polvere tu sei ed in polvere ritornerai“.

Dopo la venuta di Cristo, o meglio, dopo la sua risurrezione e ascensione al cielo in cui si è mostrato liberatore dal peccato e dalla morte, la morte è stata vinta e disarmata, insieme al peccato. Per questo, da quando è morto, senza essere soggetto all’impero della morte, ha cessato di essere quello di prima. Nella lingua dei primi cristiani, la morte era rappresentata sotto l’immagine pacifica del sonno. Di coloro che sono morti si diceva che si erano addormentati nel Signore, morire per loro era semplicemente passare dalla vita temporale a quella eterna. Si riduceva, quindi, a un cambiamento di vita, o meglio, a una trasformazione.

Quella che non sarà mai è la morte in cui l’anima muore. Questa seconda morte, in cui è fissato per sempre l’orrendo destino dell’anima e del corpo, è quella che infonde nella prima lo stesso orrore e lo stesso timore che chi non ha i conti della propria coscienza ben adattato a Dio; quelle angosce e quelle difficoltà sono completamente sconosciute nelle nostre Case. La cosa ordinaria è che, quando arriva, viene accolto senza il minimo segno di allarme o di preoccupazione, con calma, con ogni rassegnazione.

Ci sono casi di religiosi a cui il pensiero della morte abbatte il loro spirito e li spaventa; Ma quando la vedono arrivare o affrontarla, sentono il terrore svanire all’improvviso e muoiono sereni, in pace e grazie a Dio, con la supplica sulle labbra alla loro benedetta Madre di essere presente alla sua morte e di proteggerla e difenderla nel suo ultimo minuto.

Più frequente è quello dei religiosi che non hanno paura della morte, ma al contrario la desiderano e la aspettano, e quando arriva, la ricevono pieni di gioia e di felicità.

corteo funebre

La cerimonia di sepoltura nelle certose.

Non appena si realizza la morte, davanti al cadavere vengono recitati i cinque salmi e le preghiere prescritti dallo Statuto. Subito dopo viene comunicato ai Fratelli che verranno ad avvolgerlo. Vestito con le sue vesti ordinarie, sdraiato sulla bara, entrambe le mani incrociate sul petto, il rosario appeso al collo, con la croce processionale in testa, il secchiello dell’acqua santa a sinistra e ai suoi piedi la candela gialla accesa che non si può spegnere finché non sarà sepolto, la veglia del cadavere inizia a alternarsi Padri e Fratelli ogni mezz’ora, senza interrompere un solo istante.

Un quarto d’ora prima dei Vespri, la Comunità si riunisce in chiesa e da lì, processionalmente, si reca alla cella del defunto. Di fronte c’è un Fratello con la ciotola dell’acqua santa; alle sue spalle, il Fratello con la sua candela accesa, seguito dall’ultimo novizio che porta la croce, volgendo il volto alla Comunità; poi il Procuratore con l’incensiere e il Priore vestito di stola nera. E dopo di lui, i monaci in ordine di anzianità. Arrivati alla cella, si allineano su entrambi i lati del chiostro. Il novizio con la croce sta alla testa della bara; il Fratello, con la candela in basso, e il Priore al centro. Quindi, canta il Pater Noster , che prega in silenzio mentre asperge il cadavere e incensa la croce. Finito il Pater Noster, la Comunità ritorna in chiesa nello stesso ordine; i monaci, incappucciati, cantano salmi e dietro di loro i quattro Fratelli che guidano la bara.

Mentre la bara entra nel coro dei Fratelli, il cadavere coperto da un panno tessuto di criniera come l’abito che indossava in vita, il Cantore canta il solenne responso Credo quod Redemptor meus vivit… .“Credo che il mio Redentore vive… e nell’ultimo giorno risorgerò dalla polvere della terra, e che vedrò con questi miei occhi in questa carne il mio Dio mio Salvatore”.

sepoltura

Cantando questo salmo, la bara rimane nel coro dei Fratelli con la croce in testa e la candela accesa ai piedi. I monaci iniziano a cantare i Vespri del Giorno, a cui fa seguito l’ Agenda , come chiamiamo l’Ufficio completo dei Morti nella Certosa.

Il giorno successivo il Priore celebra la messa funeraria, dopodiché torna in sacrestia, si toglie la casula e attende qualche istante per dare il tempo ai monaci e ai confratelli di occupare il posto che corrisponde a ciascuno. I monaci sono disposti lungo i rispettivi stalli del coro; ed i Fratelli sono raggruppati nel coro dei monaci.

Il Priore esce dalla sacrestia, si mette al centro della chiesa a un lato della bara, di fronte a lui, e intona il Pater Noster, che prega a bassa voce, asperge il cadavere e lo incensa dopo averlo fatto attraversando. Il Cantore intona la risposta Credo quod Redemptor meus vivit… che è seguita da altre due.

Dopo che le risposte sono state cantate, vengono suonate tre lente campane, ripetute due volte, che è l’avvertimento che il cadavere viene condotto al cimitero, che sarà eseguito in processione con lo stesso ordine di quando il coro dei Fratelli è stato condotto dalla sua cella. All’uscita, il Cantore canta il salmo In exitu Israel of Egypt… che continuano i Padri, che non smettono di cantare salmi se non dopo la sepoltura.

Proprio nel momento della partenza inizia a suonare la campana che accompagna il corteo che avanza lentamente; si attraversa il chiostro, e quando si entra nel chiostro grande, i rintocchi della campana si fanno così intensi da attutire la voce dei Padri. Quando la processione è arrivata al cimitero, Padri e Fratelli stanno intorno alla tomba, i padri cantano o suonano incessantemente la campana.

Quando la bara arriva, viene lasciata ai piedi della tomba. In testa sta l’ultimo Novizio che porta la croce e, a destra, il Priore con chi porta il turibolo e l’acqua santa, che appena arrivato intona con voce sottomessa, il Pater Noster che prega in silenzio per l’eterno riposo del defunto. Dopo quella preghiera, recita una più lunga e poi benedice la fossa, spruzzandola con acqua santa e incensandola.

I Fratelli rimuovono il cadavere dalla bara e lo abbassano sul fondo della fossa profonda cinque piedi. Dopodiché, un Fratello presenta al Priore una pala carica di terra, che scarica sulla fossa; allo stesso tempo, altri Fratelli separano le assi che sostengono il cumulo di terra accumulato, sul bordo, che crolla con un ruggito sordo e pauroso; quindi riuniscono la terra rimanente fino a coprire completamente la fossa. Fatto ciò, attaccano alla sua testa la croce di legno alla cui ombra e sotto la cui protezione riposerà il defunto.

Entierro

Il Priore, durante la sepoltura, recita a bassa voce le preghiere del Rituale Certosino. La salmodia dei Padri continua intanto, così come il rintocco della campana.

Alla fine dei quattordici o quindici salmi (cantati dai Padri), il Priore canta ad alta voce il Pater Noster, cosparge il tumulo e lo incensa come la croce. Quindi, con l’issopo in mano, fa il giro del cimitero, cospargendo e tombe, e lo lascia seguito dalla Comunità che lo accompagna cantando il salmo “ Miserere …” e il ” De profundis” fino a Chiesa.

In piedi davanti al conferenziere e ai monaci seduti ai loro posti, recita una preghiera per tutti i fedeli defunti dai quali si congedò con il suo Requiescat a passo. Fatto ciò, si reca, seguito dai monaci, alla Sala Capitolare, dove, detta una preghiera per il defunto davanti all’altare, si siede ai piedi di esso e fece loro un breve discorso, generalmente un commento sul testo evangelico: “finché hai luce, cammina, perché le tenebre non ti sorprendono”.

Al termine di questo breve intervento, raccomanda ai suoi ascoltatori di richiedere al defunto i suffragi che gli sono dovuti nello Statuto … un certosino cadrebbe nel profondo del purgatorio se, nonostante i tanti voti con cui viene aiutato quotidianamente, Messe, indulgenze, servizi per i defunti, ecc., La sua partenza avrebbe dovuto essere ritardata a lungo.

Il giorno della sepoltura è quello della solitudine assoluta e del raccoglimento rigoroso. Tuttavia, quel giorno la riflessione è fatta senza di lui; non per celebrare la partenza di chi è stato assente, ma per rafforzare ulteriormente i legami di fratellanza tra coloro che rimangono. La lettura, che come di consueto si fa in refettorio, affronta sempre il tema di come deve essere onorata la memoria dei defunti e cosa possiamo e dobbiamo fare a loro favore e in loro aiuto, come spiega sant’Agostino in una sua predica, che è il testo letto più spesso in questo caso.

nel cimitero

Una nota curiosa per finire:

Nel Capitolo Generale dell’Ordine che si tiene ogni due anni nella Grande Certosa si legge in prima seduta l’elenco dei defunti di quell’anno con l’indicazione dei loro nomi e della Casa in cui è avvenuta la morte. Viene indicata anche l’età del defunto se supera i limiti di quella che è considerata una vita ben realizzata in Certosa, e quella degli anni di professione se raggiungono i regolamenti. Ora, se qualcuno dei defunti ha dato prova costante per tutta la sua vita religiosa di essere stato un esemplare molto religioso, perfetto esempio della più rigorosa osservanza regolare, senza lacune o eclissi, senza ombre di alcun tipo e questo è stato registrato il voto unanime del religioso della sua Casa, poi, quando si fa la lista dei morti lì, è conveniente sapere:

“In una casa del genere moriva un tale religioso, qui laudabiliter vixit in Ordine”.

La lode, come puoi vedere, non potrebbe essere più modesta; Ma in tutto il XX secolo, meno di una dozzina sono state giudicati degni meritevoli. Per dimostrare che non è così facile vivere lodevolmente nella Certosa come chiunque potrebbe immaginare …

Non si parla di anni di professione se non raggiungono i cinquant’anni, né di età se non raggiungono gli ottanta. L’età di ognuno di loro verrà registrata nel registro della casa.

interro a Farneta