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La Grangia di Cadossa

Grangia cadossa

Ritorno in questo articolo a parlarvi di una antica grangia certosina. Questa volta vi farò conoscere la Grangia di Cadossa appartenuta alla certosa di Padula.

L’Abbazia di Santa Maria di Cadossa era un complesso monastico benedettino situato a Montesano sulla Marcellana di origine medievale. Alla fine del XII secolo visse in questo monastero Cono da Diano.

Dal 1294 al 1306 l’abbazia passò sotto il controllo dell’Ordine dei cavalieri di Malta.

Verso il 1436 il monastero venne convertito a commenda, restando sotto il controllo di abati commendatari, che non vi risiedevano. L’ultimo commendatario fu Giovanni di Gesualdo, nobile napoletano, che accolse la proposta di cessione del priore della Certosa di San Lorenzo. Fu così, che con bolla di Papa Leone X del 17 novembre 1514, Cadossa fu incorporata alla Certosa di Padula.

Nel 1519 Giovanni di Gesualdo rinunziò anche ai diritti che si era riservato nella precedente cessione e il monastero cadossano fu trasformato definitivamente in “grangia” certosina.
Il cenobio certosino, in questo modo, acquisì anche la prerogativa di“Sedes nullius” spettante al monastero benedettino.
La badia, all’epoca dell’annessione alla certosa, versava in stato di avanzato degrado: il fabbricato era devastato in più parti e la chiesa minacciava di andare in rovina per vetustà ed abbandono.
I certosini si attivarono immediatamente per il recupero degli edifici, cominciando dalla chiesa. Ne fu costruita una nuova nel 1578. Il Priore chiese ed ottenne dal Papa Gregorio XIII di trasferire il culto dalla vecchia chiesa a quella nuova e di trasformare la prima in abitazione per i religiosi addetti alla “grangia”.
La concessione pontificia, però, fece obbligo di trasportare nella nuova chiesa le cose sacre e le ossa di chi era stato sepolto in quella antica.
Essa, esternamente, ha conservato il suo aspetto originario; all’interno, i muri che una volta erano lisci e uniformi, si presentano ora carichi di stucchi sovrapposti nel periodo barocco. Sull’altare maggiore si eleva, addossato al muro di fondo, il quadro della Vergine Assunta, da sempre titolare della chiesa.
“Ex novo” fu costruita anche la parte centrale della facciata principale. In essa si apre il bel portale d’ingresso che immette nel cortile, in fondo al quale si ammira una fontana che richiama quelle esistenti nella Certosa.
La “grangia” era retta dal padre procuratore e da alcuni conversi e laici che mantenevano la chiesa aperta al culto. Il Priore vi si recava il 15 agosto di ogni anno per celebrarvi solenne Pontificale in onore di S. Maria Assunta. Parimenti ogni anno vi si portava la comunità monastica per lo “spaziamento”, gita annuale della durata di un’intera giornata accordata a tutti i monaci.
La Badia dal 1514 seguì le sorti della certosa di Padula: soppressa una prima volta durante il decennio di dominazione francese, fu riaperta e ridata ai legittimi proprietari nel 1818. Ma nel 1866 le leggi eversive piemontesi ne decisero la seconda e definitiva soppressione.
Acquistata nel 1869 dai Baroni Gerbasio di Montesano, venne adibita ad abitazione dei coloni della vasta tenuta, a depositi di derrate ed a stalle.

Dalle immagini che seguono, potrete osservare le tracce indelebili della presenza certosina in questo luogo.