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Una meditazione sulla Natività della Beata Vergine Maria

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Oggi, nel giorno della Festa della Natività della Beata Vergine Maria vi propongo una meditazione concepita da un Priore certosino e rivolto alla propria comunità. A voi la lettura di questo prezioso testo, su cui meditare!

Hortus conclusus, soror mea sponsa, hortus conclusus, fons signatus.

Sei un giardino recintato, sorella mia, moglie mia, un giardino recintato, una fontana sigillata.

( Cantico dei Cantici)

Essere contemplativo è ricevere la Parola divina) concepirla spiritualmente e mantenere una vita con essa. La Vergine è dunque il modello dei contemplativi, è la madre della verità, come è della bellezza e dell’amore. Sta a noi imitarla come figli generosi e fedeli. Ciascuno dei simboli che ci aiutano a comprendere il mistero della missione di Maria sono anche simboli dell’anima che ama e possiede Dio nella solitudine interiore: Torre d’Avorio, Casa d’Oro, Fontana d’Argento, Specchio di Giustizia, Arca dell’Alleanza. .. Le virtù di Maria, i doni che manifesta e i doni che risplendono in lei, sono per eccellenza le virtù, le condizioni e i privilegi della vita contemplativa. Secondo l’inno che cantiamo alla vigilia di ciascuna delle sue feste, Maria si distingue per la sua dolcezza da tutte le donne, tra tante vergini e madri alle quali Dio ha concesso mitezza, mitezza che, inoltre, è forza e potenza. Ma tutto ciò che è verginale o materno, Maria, la nuova Eva spirituale, lo possiede in alto grado. È stato detto che la mitezza è l’epitome di tutte le virtù cristiane: è fatta soprattutto di pazienza e buona volontà, di rispetto e amicizia per tutte le anime e anche per tutti gli esseri, perché i miti sono anche per gli esseri inanimati. È, in fondo, uno secondo la volontà di Dio, un tenero accordo con tutto ciò che esiste; è anche il primo atteggiamento per esigere, riveduta nella forma che assume, da chi desidera purificare e liberare la propria visione interiore. Non c’è vita contemplativa senza un’enorme pazienza. La luce entra solo nelle anime pacifiche; la tranquillità è la prima disposizione necessaria per rendere trasparenti le profondità dello spirito. L’arte di contemplare le cose divine è un’arte tranquilla. La mitezza è fatta anche di indulgenza e di misericordia, di lucidità che illumina gli esseri nella sua divina chiarezza, fissando da loro solo le ragioni che abbiamo per fidarci e amare. San Giovanni della Croce ha sottolineato chiaramente quanto sia indispensabile questa buona volontà per ogni progresso interiore. La nostra vocazione è tutta verginale e mariana: Maria non ha dovuto condannare il mondo, è stata infranta contro la sua mitezza: così deve essere un’anima contemplativa, la cui missione non è giudicare gli uomini ma riposare in Dio. Un’altra virtù che si ammira in Maria, e che dobbiamo amare sopra ogni altra cosa, è la purezza. Maria è come l’incarnazione della purezza, e la purezza, d’altra parte, è così legata alla sapienza che si potrebbe chiamare la virtù essenziale del contemplativo. Non si tratta solo di combattere i peccati della carne, ma di quella delicatezza di spirito che ci fa riservare alle gioie più alte. Essere puri è: saper stabilire e conservare la solitudine dell’anima con il suo Dio, è ricostituire dentro di sé il Paradiso. Sappiamo come la Vergine Santa sia prefigurata in paradiso per riposarsi, riserva inaccessibile al secolo, luogo di delizie, senza macchie, senza conflitti, dove è posto il nuovo Adamo. Questa figura designa anche l’anima contemplativa, un giardino chiuso dove regna la felicità immediata di ricevere la vita divina in un ritiro paragonabile a quello che senza dubbio regnava agli albori del mondo sulla natura immacolata. Non ci deve essere niente e nessuno tra Dio e l’anima, solo questa libertà verginale del primo momento. Allora avviene e si ripete una nuova creazione: la generazione dell’Uomo-Dio in noi. Cosa possiamo dedurre praticamente da queste brevi riflessioni sulle somiglianze che devono legare la nostra anima a quella di nostra Madre? Decidiamoci di chiuderci alle strane preoccupazioni e, attraverso il raccoglimento, penetreremo nelle sorgenti più profonde del nostro essere e, come Maria, ci riserveremo alle gioie più belle; conserveremo questa gioia attraverso le sofferenze, le separazioni e le tribolazioni, perché raggiunga la sua pienezza, diffonda la sua azione consolatrice e finisca per fondersi nella gioia di Dio che rimarrà come una realtà unica quando la figura di questo mondo sarà scomparsa.