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La Nube della non-conoscenza 55

NUBE

CAPITOLO 55

L’errore di quanti seguono il fervore del loro spirito nel disapprovare il peccato senza la debita moderazione.

Alcuni, invece, il diavolo li ingannerà in questo modo: infiammerà in maniera del tutto meravigliosa il loro cuore, perché abbiano a far rispettare la legge di Dio e a distruggere il peccato di tutti gli altri uomini. Non li istigherà mai a fare qualcosa di manifestamente cattivo. Egli li rende piuttosto simili a quei prelati pieni di zelo, che hanno il compito di sorvegliare in ogni minima parte tutta la nostra vita cristiana, così come fa l’abate con i suoi monaci. Essi si mettono a rimproverare a tutti gli uomini le loro colpe, come se avessero in cura le loro anime. Pensano di non poter fare altro per amore di Dio, se non denunciare le colpe che vedono. E dicono di essere mossi dal fuoco della carità e dall’amore di Dio che c’è nei loro cuori. In realtà, si ingannano, perché il fuoco che infiamma la loro mente e la loro immaginazione viene dall’inferno. Che questo sia vero, lo si può vedere da quanto segue. Il diavolo è uno spirito, e per sua stessa natura non ha corpo, al pari degli angeli. Tuttavia, quando il demonio o un angelo, con il consenso di Dio, assumono forma corporea per svolgere una missione presso gli uomini, il loro corpo ha una certa qual forma e qualità, a seconda del compito che è loro affidato. La sacra Scrittura ci presenta molti esempi. Ogniqualvolta un angelo veniva inviato in forma umana, sia nell’Antico che nel Nuovo Testamento, era sempre possibile riconoscere — attraverso il suo nome o qualche oggetto particolare o una qualità del suo corpo — qual era l’oggetto o il messaggio della sua missione spirituale. La stessa cosa vale per il diavolo: quando appare in forma corporea, traspare in qualche modo dal suo aspetto visibile quel che i suoi servitori sono spiritualmente. A questo proposito mi basta fare un solo esempio. Ho saputo da alcuni cultori di negromanzia — quel l’arte che pretende di evocare gli spiriti maligni — e da altri a cui il diavolo è apparso in forma corporea, che qualunque sia l’aspetto che egli assume, non ha mai più di una narice, e questa è grande e vasta. Egli è ben contento di tirarla in su per far sì che l’uomo vi affondi lo sguardo e giunga a vedere il cervello nella sua testa. E il suo cervello non è altro che il fuoco dell’inferno, perché il diavolo non può avere altro cervello. E non domanda niente di meglio che farvi guardar dentro un uomo; perché costui diventerebbe pazzo per sempre. Ma un perfetto professionista dell’arte negromantica sa bene tutto questo, e quindi prende ogni precauzione perché il diavolo non abbia a fargli del male. Quindi ho ragione quando affermo, come ho già detto, che ogniqualvolta il diavolo assume una forma corporea, traspare in qualche modo dal suo aspetto visibile quel che i suoi servitori sono in spirito. Infatti egli infiamma a tal punto l’immaginazione dei suoi contemplativi con il fuoco dell’inferno, che questi, improvvisamente, pronunciano giudizi a destra e a manca senza alcun discernimento, e si arrogano il diritto di giudicare le colpe degli altri, senza avere nemmeno gli elementi per farlo. Questo avviene perché anch’essi non hanno che una sola narice, spiritualmente parlando. La divisione che c’è nel naso umano, e che separa una narice dall’altra, sta a significare che l’uomo deve avere il discernimento spirituale, e saper distinguere il bene dal male; il male dal peggio, il bene dal meglio, prima di poter esprimere un giudizio su qualsiasi cosa abbia sentito dire o vistò fare attorno a lui. Il cervello umano è, in senso spirituale, l’immaginazione, perché per sua natura questa si trova e lavora nella testa.