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Un seme argentino: Dom Jorge Falasco (seconda parte)

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Prosegue, nell’articolo odierno, la testimonianza di Dom Jorge Falasco.

Ecco per voi la seconda parte dell’estratto di un suo testo.

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Verso la metà di settembre del 1977 decisi di ritirarmi in un luogo solitario e di trascorrere il resto della mia vita in compagnia della Madonna, dedicandomi solo alla preghiera. Avevo appena preso questa decisione quando, provvidenzialmente, seppi dell’esistenza dei Certosini. Arrivata l’ora degli esami, vedo un compagno di classe che invece di studiare scriveva una lettera. Gli chiesi a chi e perché scriveva durante gli esami. “Sto scrivendo ad un amico sacerdote che si trovava nella Certosa dell‘Aula Dei, a Saragozza, in Spagna”, ha risposto. Non avevo idea di cosa fosse un certosino e gli chiesi una spiegazione. “I Certosini sono monaci solitari che trascorrono la loro vita dedicandosi a tempo pieno alla preghiera. Sono monaci eremiti che vivono in comunità, ma ognuno nella sua cella”. Ecco! Questa è la mia vita!, ho risposto. Non avevo mai sentito parlare dei certosini. Nella biblioteca del Seminario ho trovato il libro “Estampas Cartujanas”, dove ho letto tutto ciò che era necessario sapere per prendere una decisione ferma e scrivere alla Certosa dell’Aula Dei.
La mia esposizione fu chiara e concisa: ho bisogno di un luogo adatto per la preghiera, tutto il resto che posso accettare, ma in funzione ea servizio della preghiera. Chiesi di essere ammesso come fratello (non volevo continuare a studiare, né mi sentivo particolarmente chiamato al sacerdozio). Mi hanno ammesso, ma a condizione che avessi un biglietto di andata e ritorno (per ogni evenienza). Anche il maestro dei novizi che ha risposto alla mia lettera era un medico. Ero felicissimo, pieno di gioia. Aveva trovato il tesoro nascosto, una perla di grande valore. La mia partenza dal Seminario è stata estremamente dolorosa. La cosa più dura e difficile è stato l’addio dell’Arcivescovo, perché per nulla al mondo avrebbe voluto lasciarmi andare: “Ti dico ‘non senza ispirazione divina’: resta finché non sarai ordinato diacono, poi vedrai”. Monsignore deciso. Ma non bastava: avevo già deciso e avevo l’appoggio del mio direttore spirituale. Il mio cuore è rimasto in Seminario fino ad oggi. La mia gratitudine non smetterà mai di crescere. L’11 ottobre 1977, alle cinque del pomeriggio, nell’Aerolineas Jumbo, lasciai la mia terra, la mia gente e le mie cose per iniziare una nuova vita, per il momento sconosciuta. Sono arrivato a Madrid il 12 ottobre all’alba. Senza perdere un minuto ho preso il treno per Saragozza. Già a Saragozza tutto era festa, luce e danza: l’intera città celebrava la sua Santa Patrona, la Virgen del Pilar, che è anche la Patrona di Hispanidad. Appena arrivato, il padre Priore mi ha detto, senza dubbio ispirato: “Non farai bene ad essere un fratello. È meglio che tu stia nel chiostro e ti orienti verso il sacerdozio, nella cella avrai tutto il giorno per pregare”. Questo cambiamento nei miei piani mi ha ferito, ma ho accettato con piacere e senza dire una parola. Ho iniziato la mia vita nel deserto. Dicono che sia molto dura, ma con la Vergine come compagna tutto è cucito e cantato. Solo che i certosini non mangiano mai carne, e mi ci è voluto molto tempo per abituarmi al pesce. Non fu così difficile alzarmi a mezzanotte per il mattutino perché ero abituato ai turni in ospedale. Presi l’abito monastico il 2 febbraio del 1978 (giorno di Presentazione del Signore), feci la professione il 2 febbraio del 1980 e fui ordinato sacerdote il 19 maggio del 1985.

Ho collaborato con il mio maestro dei novizi in tutto ciò che era necessario, soprattutto tutto ciò che riguardava lo studio e l’acquisizione di libri di filosofia. Il beneficio di essere passato attraverso il Seminario di Paraná e di aver acquisito le basi tomistiche e metafisiche di tutto il mio sistema dottrinale è incalcolabile. Non ho fatto altro che approfondire e sviluppare ciò che avevo imparato insieme al mio amato professore di Metafisica in soli sette mesi, dal 1985.
Sono stato in Spagna per 20 lunghi anni, che sembravano solo pochi giorni. Ho già fatto la mia vita spirituale, monastica e sacerdotale a Saragozza, vicino alla Virgen del Pilar. Ma in risposta ad un espresso desiderio del Papa e poiché c’erano diversi argentini nell’Ordine, e anche su richiesta della Conferenza Episcopale Argentina, un Capitolo Generale dell’Ordine decise di fondare una nuova certosa in Argentina. E mi hanno chiesto di entrare a far parte del gruppo dei fondatori (eravamo 2 padri e 2 fratelli). E così sono tornato nel mio paese l’8 luglio 1998, pronto a lavorare per la fondazione della Certosa “San José” (a Deán Funes, Córdoba) in tutto ciò che sarebbe stato necessario.

(Estratto da “Prehistoria de la Cartuja San José”, scritto da P. Jorge Falasco)