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Dialogo con San Bruno 3

6 dialogo

Proseguono le domande del certosino giornalista a san Bruno in questa immaginaria intervista. Apprezziamo la domanda e la risposta esaustiva.

CG – Padre, prima mi avevi detto che avevi un’anima sentimentale. Me lo vuoi spiegare? È perché a volte mi lascio trasportare dai sentimenti.

SB – Per favore, non fraintendere quell’espressione. Tutto il vero amore è sentimentale, in quanto agisce su un essere per natura pieno di sentimenti.

Se guardi bene, Dio stesso ci ha mostrato i suoi “sentimenti” per noi in modo molto sensibile e pieno d’amore: lo ha mostrato donandoci ciò che più amava, il proprio Figlio. E hai già visto nel Vangelo che il Figlio ci ha mostrato ugualmente la grandezza del Suo amore attraverso tutti i sentimenti propri dell’essere umano.

Te lo dico perché tu non escluda sentimenti d’amore e le sue diverse manifestazioni nella tua vita umana e certosina. Il nostro essere umano e divino non deve fare a meno di ciò che Dio ha posto in lui. Devi contare su questo nel tuo cammino verso Dio.

Ma attenzione! Non far consistere tutto in “sentimenti”, né lasciarti trasportare da un amore puramente sentimentale. In questo modo non andresti molto lontano.

No, figlio mio, la vita contemplativa, il cammino di santità che ho percorso e che tu devi percorrere, non consiste nel lasciarsi guidare dai sentimenti, né nel formulare teorie sublimi, né nell’avere belle idee, né cercare meravigliose ricette di santità, né immaginare questo o quello… È qualcosa di molto più semplice: consiste nel cercare ed impiegare i mezzi più semplici, più adatti ed efficaci per raggiungere Dio, così come siamo: corpo e anima.

Per questo ho lasciato scritta quella frase che fa piacere a molti, ma che non tutti lo fanno: «Nella solitudine, l’anima pratica un ozio molto laborioso e riposa in un’attività tranquilla» (Lettera a Raul).

E perché non ci fossero dubbi su quello che volevo dire, ho subito aggiunto: “Qui, per la fatica del combattimento, Dio premia i suoi atleti con la desiderata ricompensa, che è «la pace che il mondo ignora e la gioia nel Spirito Santo» (Ib.).

Potresti già conoscere l’avvertimento che ci ha lasciato Sant’Ambrogio: “La grazia dello Spirito Santo non ammette dilazioni”. Egli non le ha acconsentite in me né te le ammetterà. Dopo aver ascoltato la chiamata, è urgente dare la risposta e procedere con essa. E dobbiamo entrare nel combattimento e diventare “atleti di Dio”.

Ciò implica: entrare con coraggio in questo movimento radicale che ci conduce all’Assoluto e lasciamoci dominare dalla forza dell’Amore, e presentandoci completamente vuoti di tutto, affinché non rimanga in noi altro che il “desiderio di Dio”.

CG – Ma perché?

SB – Perché solo questo desiderio, mosso dall’amore, dà forza all’anima per abbandonare ricchezze e grandezza, gli onori e gli amici, i successi e le vanità del mondo.

La mia vocazione, quella santità di cui mi interroghi, ha cominciato a realizzarsi quando ho preso la ferma decisione di «abbandonare presto il mondo, per conquistare l’eterno e ricevere l’abito monastico” (Lettera a Raul).

Sì, dal momento in cui ho fatto questo proposito, sono stato – ed è questa la rivelazione del mio segreto – sedotto da Dio per sempre, dalla sua immensa Bontà, vissuta da me come la pienezza suprema dell’amore, della pace e della gioia. E quella Bontà è stata per me quel fuoco che, come divorò l’anima del profeta Geremia, divorò la mia anima, ma di cui non potevo né volevo prescindere.

Questa è stata la grazia di Dio per me, o meglio per la nostra vita contemplativa: un orientamento totale a Dio; non per le sue opere o creature, né per le sue meraviglie, anche dentro di noi; solo per Lui, che ci ha affascinato con il suo amore e “ci ha portato nel deserto per unirci a Sé in un amore intimo”.

Quindi, se vuoi essere santo, lasciati santificare. Questo significa: lasciati dominare dalla forza dell’amore e della bontà di Dio.

Non è pensare troppo a te stesso che sarai in grado di progredire in santità, ma amando con tutto il cuore, con tutta l’anima, con tutte le tue forze l’unico Amore, l’unico Bene degno di questo Nome.

In questo amore, in questa vita d’amore nel deserto, è la nostra santificazione, la nostra vocazione.

In questa esperienza Dio ci fa comprendere, in qualche modo, che vuole essere totalmente nostro e ci insegna ad essere totalmente Suo. Da questo sentimento nasce in noi il desiderio di Dio di cui ti ho parlato. Un desiderio veemente, immenso, una fame profonda e insaziabile che non si sazia di nessun dono di Dio, ma dell’autore di tutti i doni.

È questo desiderio, che diventa così ardente, che ci spinge a perseguirLo con fervore in tutto ciò che facciamo. Non misuriamo ciò che otteniamo, solo ciò che ci manca. Ciò che ci nutre è la Bontà di Dio, ma sperimentiamo che non possiamo esaurirla. Sentiamo la sua infinita grandezza, ma vediamo che non possiamo abbracciarla. Lo sentiamo vicino a noi e siamo scontenti di non poterci immergere in Lui. E per quanto il desiderio sia un fuoco divorante, non possiamo smettere di essere ciò che siamo. Dio attiva il desiderio, facendoci capire che vuole essere nostro, e riattiva la nostra attività per amare quella Bontà eterna; e per amarla ci fa conoscere qualcosa della sua grandezza infinita; ci immerge nella sua immensità. E più gustiamo, più vogliamo gustare ciò che ci dona, perché sentiamo che la sua Bontà è immensa, incomprensibile, insondabile, infinita.

Tutto questo si comprende benissimo dentro… ma non si può ancora entrare.

Vuoi un modo efficace per raggiungere questo obiettivo, finché dura il tuo pellegrinaggio nel deserto? Sì? Quindi eccolo qui:

Cerca Dio con tutto l’ardore del tuo cuore.

Cerca quello sguardo puro che ferisce d’amore lo Sposo.

Cerca la tua santificazione attraverso un grande amore per Dio e per i tuoi fratelli.

6 copertina tonda