• Translate

  • Follow us

  • Memini, volat irreparabile tempus

    marzo: 2022
    L M M G V S D
     123456
    78910111213
    14151617181920
    21222324252627
    28293031  
  • Guarda il film online

  • Articoli recenti

  • Pagine

  • Archivi

  • Visita di Benedetto XVI 9 /10 /2011

  • “I solitari di Dio” di Enzo Romeo

  • “Oltre il muro del silenzio”

  • “Mille anni di silenzio”

  • “La casa alla fine del mondo”

  • Live from Grande Chartreuse

  • Inserisci il tuo indirizzo email per seguire questo blog e ricevere notifiche di nuovi messaggi e-mail.

    Unisciti a 691 altri iscritti
  • Disclaimer

    Questo blog non rappresenta una testata giornalistica in quanto viene aggiornato senza alcuna periodicità. Non può pertanto considerarsi un prodotto editoriale ai sensi della legge N°62 del 07/03/2001. Rare immagini sono tratte da internet, ma se il loro uso violasse diritti d'autore, lo si comunichi all'autore del blog che provvederà alla loro pronta rimozione. L'autore dichiara di non essere responsabile dei commenti lasciati nei post. Eventuali commenti dei lettori, lesivi dell'immagine o dell'onorabilità di persone terze, il cui contenuto fosse ritenuto non idoneo alla pubblicazione verranno insindacabilmente rimossi.


Il digiuno grato a Dio del certosino (parte seconda)

5

Ecco per voi la seconda parte del sermone di un certosino sul digiuno.

La domanda allora sorge qui: davanti a Dio, cosa aggiunge la materialità dell’astenersi dal mangiare qualcosa? Ebbene, con la Morale della Chiesa, va detto che, nella sua essenza, nulla di nuovo accresce l’intenzione interiore del digiuno, perché, con quella determinazione della volontà, si è già generato un cosciente “atto umano”, accompagnato da quell’atto con una morale concreta. L’esempio di Abramo che decise di immolare suo figlio, ma che gli fu detto di non farlo alla fine, e che fu computato come tale; e l’esempio di colui che aveva solo fortemente desiderato una donna ed era già stato considerato peccato, parla da sé di questa realtà (cfr Gen 22,10-13; Mt 5,28). Nel caso di voler fare vera penitenza, per la virtù essenziale, il penitente richiede solo il fatto di essere stato sincero nel rinnegare se stesso per amare il Signore. Tuttavia, il fatto di rinnovare tale abnegazione di fronte alle difficoltà sorte, mettendo in pratica la privazione del mangiare, fa moltiplicare gli atti interiori (gli “atti umani”), e in questo sta il suo merito, come i moralisti spiegare. Ma seguiamo l’insegnamento del Pastore di Erma perché, stando nelle nostre mani, possiamo aggiungere la suddetta materialità: “Farai così: una volta che ciò che è scritto sarà compiuto, il giorno in cui digiunerai non assaggerai nulla, se non per essere pane e acqua; e del cibo che avevi programmato di mangiare, calcola il costo corrispondente per quel giorno e dallo a una persona bisognosa. E così praticherai l’umiltà, affinché chi riceve il tuo atto di umiltà possa saziare la sua anima e pregare per te il Signore”. Nella Comunità Monastica certosina, dove pratichiamo l’elemosina in comune attraverso i responsabili della nostra fraternità, forse non è nelle mani di ciascuno fare quel “calcolo del cibo che si proponeva di mangiare” e darlo ai poveri, ma sì, è offrire a Gesù solidarietà a tanti nostri fratelli e sorelle che oggi non mangeranno, e chiedere a Dio per loro, nella nostra preghiera, il nostro pane quotidiano. Se lo faremo, ci saranno rivolte le ultime parole del Pastore: “Se dunque farete il digiuno come vi ho comandato, il vostro sacrificio sarà gradito a Dio e sarà iscritto a vostro credito; e il servizio così svolto è buono e gioioso e gradito al Signore” (Confronto 5, L, 1-4; III, 4-9).Immersi in questa realtà delle disposizioni interiori, ci stupiamo che i nostri Statuti affermino, ad esempio, che «i novizi si abituano gradualmente alle astinenza e ai digiuni dell’Ordine, in modo che tendano al rigore dell’osservanza con prudenza e sicurezza, sotto la direzione del Maestro”(16,5). Sì, nei casi di penitenza corporale, il Superiore deve vigilare non solo sulla forza fisica dei monaci che Dio gli ha affidato, ma anche su qualcosa di non meno importante: affinché tale osservanza penitenziale traspaia per il suo spirito evangelico e non farisaico . “Così – prosegue il testo precedente degli Statuti – impareranno a reprimere le opere della carne, e a portare nel loro corpo la mortificazione di Gesù, perché anche in loro si manifesti la vita di Gesù” (Idem.) Questo è lo spirito al quale dobbiamo aspirare in tutti i nostri atti penitenziali. San Paolo VI, nella sua celebre Enciclica: “Pœnitemini”, n.10, diceva a tutto il Popolo di Dio che la Chiesa: “soprattutto insiste affinché le virtù della penitenza si esercitino nella fedeltà perseverante ai propri doveri. accettando le difficoltà derivanti dal proprio lavoro e dalla convivenza umana e dalla paziente tolleranza delle prove della vita terrena”. Ma, oltre a ciò, ha aggiunto, la Chiesa «invita tutti i cristiani indistintamente a rispondere al precetto divino della penitenza con qualche atto volontario, al di là delle rinunce imposte dal peso della vita quotidiana». Per concludere, e come sintesi di tutta questa dottrina e pratica di penitenza, ascoltiamo ancora una volta ciò che la nostra stessa Regola di vita, come voce speciale di Dio per noi, ci dice al riguardo: «Cristo ha sofferto per noi, dandoci l’esempio, in modo che possiamo seguire le loro orme. Cosa che facciamo già, accettando le fatiche e le angosce della vita, già abbracciando la povertà con la libertà dei figli di Dio e rinunciando alla nostra volontà. Secondo la tradizione monastica, è anche nostra responsabilità seguire Cristo quando digiuna nel deserto, punendo il nostro corpo e riducendolo in servitù, affinché la nostra anima brilli del desiderio di Dio”. E poco dopo: «Ciò che il Signore non può offrire per l’osservanza comune, lo deve supplire in altro modo, rinnegando se stesso e portando ogni giorno la croce» (16,1 e 3). Il Padre di ogni dono perfetto benedica con il suo Spirito lo sforzo di ciascuno di seguire così Cristo, e la Vergine Maria, rifugio dei peccatori, ci insegni e ci aiuti ad assomigliare sempre più al suo Figlio portando la croce di ogni giorno.. , per il suo amore e per la salvezza dei nostri fratelli, affinché anche noi possiamo essere un giorno coeredi nel Regno del suo Figlio prediletto. Così sia.

(Un certosino)