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Dalla speleologia alla certosa 2

ff

Continua l’intervista al giovane spagnolo Joaquin, che ha deciso di fare ingresso in certosa, a Porta Coeli.

Sei consapevole che in un certo senso è morire al mondo per nascere a Dio?

Completamente, l’unico modo per poter vivere da eremita e separato dal mondo è fare questo passo. Non è una rinuncia violenta come rifiuto del mondo, ma una completa infatuazione di Dio. Se si sente la chiamata di Dio e del suo amore, nella sua scala di valori diventa la prima cosa e tutto diventa molto sopportabile, nonostante la durezza della vita nel chiostro, la rassegnazione della famiglia e degli amici, dei viaggi, degli hobby. .. Se uno è innamorato di Dio, sa che in questa vita gli darà il centuplo e soprattutto la promessa della vita eterna, che è ciò che conta davvero. Se uno è molto unito a Dio, il resto è totalmente irrilevante e va su un piano molto secondario.

Fino a che punto questo ritiro dal mondo fa sparire tanti ostacoli sulla via della santità?

Allontanandosi davvero dal rumore del mondo, dalla secolarizzazione attuale… in un clima di raccoglimento, di silenzio, è più facile avvicinarsi a Dio, avere momenti di intimità molto più intensi ed essere in un presenza di Dio, senza preoccupazioni materiali, senza impegni mondani.

Comunque è una vita oggettivamente molto dura, di tanta preghiera e sacrificio, lavoro manuale ecc…

Esatto, ma se credi che Dio ti chiama a lodarlo, a pregare, a chiedere per il mondo… l’ascesi è necessaria e offrendo tutta la tua vita, tutta la tua volontà ha per Dio un valore molto grande. Se si cerca la santità, è il modo migliore per aiutare la Chiesa e salvare le anime, avendo come riferimento lo stesso Cristo che ha dato se stesso donando la sua vita per redimerci dal peccato e salvarci. Il certosino si ritirava in solitudine, ad una vita dura e di rinuncia, per avere quella pienezza in Dio.

Perché la gioia interiore di vivere uniti a Dio non deve necessariamente essere accompagnata da una gioia sensibile?

Quando una persona lascia tutto, per una vita di sacrificio, di penitenza… ha pochissime gioie sensibili, lontane dalla società del benessere, ma è più propenso all’ascolto di Dio attraverso il silenzio interiore e il silenzio esteriore, che sono molto importanti, soprattutto quello interno. Quando sei molto unito a Dio, Lui stesso ti dà una sorta di compenso spirituale e di gioie interiori essendo unito a Lui. Non si può vivere di queste consolazioni, ma di fede, che è ciò che fa realmente la tua volontà unita a Dio, a prescindere di consolazione o desolazione. Ci possono essere momenti di difficoltà nella propria vocazione, dove bisogna avere la convinzione di perseverare nelle lotte interiori. Preghi molto e ti sacrifichi, ma a volte non vedi i frutti, devi vivere per fede. Dio opera attraverso l’umiltà, il distacco, la dedizione… Dio, di fronte all’umiltà e alla fiducia dei santi, opera meraviglie in loro.

Cosa diresti a un giovane che sta valutando una vocazione alla vita religiosa?

Che è una decisione che deve nascere da dentro, nessuno deve convincerti, sei tu che devi fare il passo. Se cerchi con rettitudine di intenzione di seguire la volontà di Dio se ti chiama alla vita religiosa, hai tutte le opzioni per essere felice. Se cerchi sempre la volontà di Dio, Lui ti ripaga con quella felicità che tutti desideriamo. A volte non è facile discernere la chiamata, ma devi essere coraggioso per osare per cercare di sapere se Dio ti chiama davvero. La vita religiosa è condizionata dall’obbedienza, dal rinnegare se stessi, che è l’esatto contrario del mondo moderno.

Ho pubblicato questa intervista affinchè possa essere di aiuto ed orientamento per tutti coloro che hanno esitazioni e perplessità sulla vita monastica. A Joaquin, vadano le mie e le vostre preghiere.

san Bruno

san Bruno

La Nube della non-conoscenza 51

NUBE

CAPITOLO 51

Bisogna stare molto attenti a non intendere in senso materiale quel che vien detto in senso spirituale, in particolare le parole «dentro» e «in alto».

Perciò abbandonati umilmente a questo cieco slancio d’amore che si trova nel tuo cuore. Naturalmente, non intendo il tuo cuore fisico, ma quello spirituale, cioè la tua volontà. E sta’ ben attento a non interpretare in senso materiale quel che vien detto in senso spirituale. In verità ti dico che i pensieri materiali e carnali di menti curiose, o comunque fervide d’immaginazione, sono causa di molti errori. Un esempio a questo proposito lo puoi trovare quando ti ho detto di nascondere a Dio il tuo desiderio, almeno per quel che ti è possibile. Infatti, se per caso ti avessi detto di rivelare a Dio il tuo desiderio, forse avresti interpretato la mia affermazione in maniera più letterale di quanto tu non faccia ora, quando ti dico di nasconderlo. E tu sai bene che una cosa, quando la si nasconde volutamente, viene ricacciata e riposta nelle profondità dello spirito. Ne segue che è estremamente necessario fare molta attenzione nell’interpretare le parole che sono dette con intendimento spirituale, così da poterle recepire nel loro vero senso, che è quello spirituale, e non materiale. In modo particolare, bisogna stare attenti a non fraintendere queste due parole: «dentro» e «in alto», perché in tal caso derivano, a mio parere, molti errori e illusioni per chi si propone di diventare contemplativo. Io ne so qualcosa per esperienza, e qualcos’altro per sentito dire. E ora credo proprio di doverti parlare un poco di queste illusioni. Un giovane discepolo che ha appena lasciato il mondo e si è messo alla scuola di Dio, per il semplice fatto di essersi dedicato per un poco di tempo alla preghiera e alla penitenza (seguendo così il consiglio del suo confessore), pensa di essere già in grado di sobbarcarsi il lavoro della contemplazione. Ne ha sentito parlare o leggere da altri, o ha letto qualcosa egli stesso. Orbene, quando lui o altre persone di questo genere leggono o sentono qualche descrizione del lavoro spirituale e in particolare come un uomo debba «rientrare dentro se stesso» o ancora come debba «arrampicarsi al di sopra di se stesso» —, subito, per via della loro cecità spirituale e della visione angusta e distorta della loro mente, fraintendono queste parole e pensano di essere chiamati a un tale lavoro dalla grazia, dal momento che sentono dentro di sé un innato desiderio per le realtà mistiche. E sono così sicuri di sé che, se il direttore spirituale non è d’accordo con loro sul fatto che essi debbano dedicarsi alla contemplazione, si mettono subito a mormorare contro di lui e pensano immediatamente — e forse dicono ad altri della loro stessa risma — che non c’è nessuno che possa veramente capirli. E spinti dall’audacia e dalla presunzione della loro mente perversa, eccoli tralasciare troppo presto l’umile preghiera e la penitenza per mettersi a fare, così credono, un lavoro del tutto spirituale dentro la loro anima. Ma il lavoro che essi fanno, se lo si guarda bene, non è né spirituale né materiale. In breve, è un lavoro contro natura, e il diavolo ne è il principale artefice. È la maniera più sbrigativa per morire sia nel corpo che nello spirito, perché è follia e non saggezza, e può condurre l’uomo sull’orlo della pazzia. Ma essi non se lo immaginano nemmeno, perché in questo lavoro si propongono di pensare a Dio, e a lui solo.

La Nube della non-conoscenza 50

NUBE

CAPITOLO 50

L’amore casto; alcuni provano tali consolazioni solo di rado, altri invece con grande frequenza.

Di qui puoi vedere come dobbiamo concentrare tutta la nostra attenzione su quest’umile slancio d’amore che si trova nella nostra volontà. Invece, nei riguardi di tutte le altre forme di consolazione spirituale o materiale, per quanto possano essere sante e piacevoli, dobbiamo mostrare, se è consentito dirlo, una sorta di indifferenza. Se vengono, accoglile. Ma non dipendere eccessivamente da esse, perché potresti indebolirti per niente; dovresti pagare un prezzo troppo alto per gustare a lungo quelle dolci emozioni e quelle lacrime così soavi. E può anche darsi che ti senta spinto ad amare Dio per causa loro. Ecco come puoi essere certo di questo difetto: se ti lamenti in maniera eccessiva quando esse non ci sono. Se le cose stanno a questo modo, allora il tuo amore non è ancora né casto né perfetto. L’amore casto e perfetto, se anche soffre perché per il momento il corpo non può godere o aver conforto dalla presenza di tali emozioni e lacrime soavi, tuttavia non si lamenta in alcun modo per la loro mancanza; al contrario, è ben contento di non averle, se questa è la volontà di Dio. Va però notato che in alcune persone la contemplazione è normalmente accompagnata da consolazioni di questo tipo; in altre, invece, rappresentano un caso rarissimo. Tutto questo rientra nell’ordinato disegno di Dio e risponde al bene e ai bisogni di ogni singola persona. Ci sono, infatti, degli uomini così deboli e, sensibili nello spirito, che se non fossero in qualche modo confortati da tali consolazioni, non riuscirebbero assolutamente a sopportare e a sostenere le diverse tentazioni e tribolazioni a cui sono sottoposti nel corso della loro vita, e che provengono dai nemici del corpo e dell’anima. Altri, invece, sono così deboli di costituzione, che non possono fare delle grandi penitenze per purificarsi. Allora nostro Signore, per sua grazia, purifica queste persone nello spirito, attraverso dolci emozioni e lacrime soavi di tal genere. D’altra parte, ci sono anche delle persone dallo spirito così forte, che sanno trovare sufficiente conforto all’interno delle loro anime, nell’offrire questo pio e umile slancio d’amore e quest’accordo di volontà, tanto che non hanno neanche bisogno del conforto di soavi emozioni e dolci sentimenti. Quale delle due categorie è più santa o più cara a Dio, la prima o la seconda? Dio solo lo sa, io no di certo.

Dalla speleologia alla certosa

Joaquin

Dalla Spagna, ci giunge questa interessante intervista a Joaquin un giovane che ha deciso recentemente di abbracciare la vita monastica certosina ed entrare nella certosa di Porta Coeli a Valencia. Ha chiesto ad amici e parenti preghiere nascondendo fino all’ultimo il suo intento, portando avanti la sua vocazione in silenzio. La passione per la speleologia e per la montagna hanno contribuito a temprarlo alla solitudine ed al silenzio. La Provvidenza gli ha donato la vocazione, e come si evince dalle risposte date ad un amico che lo ha intervistato, si avvia con grazia verso questa nuova vita volta all’incontro con Dio. Vi invito a pregare per lui ed a chiedere a San Bruno di illuminare il suo nuovo cammino.

Le dieci domande le ho divise in due articoli, oggi le prime cinque a seguire le restanti.

Come è nato nella tua vita il desiderio di consacrarti a Dio come religioso?

Non è stata una scoperta improvvisa, è stato qualcosa di graduale che ho visto nella preghiera, parlando con il direttore spirituale o con amici sacerdoti. È stata una scoperta progressiva dopo un’intuizione o un’inclinazione a un tipo di vita. Non c’è un tempo preciso. Vedendo i mali che esistono in questa società, hai più ragioni per donarti completamente a Dio, contando sempre sulla sua forza e sulla sua chiamata.

Perché in una certosa? Cosa ti ha attratto di più di quella vita?

Ho sempre avuto molto contatto con la montagna, con l’ambiente naturale e la vita contemplativa mi ha sempre attratto molto, perché era una vita di riflessione, di preghiera, di sguardo verso un Dio, che è tutto, che è l’unico che ci ha creato, colui che ci sostiene in ogni momento. È un tipo di vita che ha qualcosa di molto speciale per donarsi a Dio in modo pieno. Non mi sono mai piaciute le folle e la vita di solitudine l’ho sempre condotta abbastanza bene. Sono sempre stato attratto dalla vita eremitica. Ho un amico per metà eremita, e con lui ho sempre avuto un ottimo rapporto e tanta amicizia.

Perché il contatto con la natura, il silenzio… qualcosa che hai sempre cercato?

Fin da piccola ho fatto molti momenti di escursioni il sabato con i miei genitori, passeggiando, camminando in montagna … Dei miei 5 fratelli, 4 di noi sono andati per le montagne alla scoperta dei castelli, per esplorare la geografia intorno a Castellón, le diverse montagne… e questo è stato ulteriormente intensificato dal mio amore per la speleologia. Ho sempre avuto bei momenti e silenzio, di raccoglimento, di ammirazione delle meraviglie del creato.

Come è stato il processo di discernimento?

È stata una cosa che è durata molto tempo, parlare con persone diverse, studiare com’era la vita monastica, meditare… Ho fatto una piccola esperienza vocazionale 2 anni fa durante una prova di 2 settimane in certosa e l’ho vissuta molto bene e mi sono adattato molto bene alla vita nell’eremo, che è dove vivono e si ritirano i certosini. Sono una specie di case dove c’è un giardino e spazi diversi per il lavoro, la preghiera, il bagno, il letto, la scrivania o lo studio…

Qual è stato il punto di svolta in cui hai preso quella decisione epocale nella tua vita?

È una domanda complicata e una decisione difficile. Quell’opzione nella mia vita mi è sempre rimasta in testa e una volta fatto il test e mi sono adattato bene, la bilancia ha optato per questo tipo di vita verso Dio, lasciando il mio lavoro e lasciando tutto per il Signore. Con gioia ho deciso di lasciare il secolo per dedicarmi interamente a Dio.

Continua…

Statuti delle monache dell’Ordine Certosino (cap. 12)

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CAPITOLO 12

Professione

1 Morta al peccato e consacrata a Dio per battesimo, la monaca, per professione, è più totalmente dedicata al Padre celeste; liberata dai vincoli del mondo, potrà ormai tendere alla pienezza della carità per un cammino più diretto. Il patto saldo e stabile che la lega al Signore la rende partecipe del mistero dell’unione indissolubile di Cristo e della Chiesa; davanti al mondo, essa testimonia la vita nuova che Cristo ha acquistato per noi mediante il suo sacrificio redentore. (St 10.1; 18.1)

2 Prima della fine del noviziato, la novizia, se si ritiene idonea, sarà presentata alla comunità; quest’ultimo, dopo un serio esame, si pronuncerà, pochi giorni dopo, sulla sua ammissione alla professione temporanea (cfr 11.10). È importante che il novizio si impegni solo dopo un’attenta considerazione e in piena libertà. (St 10,2; 18,4)

4 La futura professa scriverà lei stessa la sua professione nella forma seguente: Io, suor N., prometto… stabilità, obbedienza e conversione dei miei costumi davanti a Dio e ai suoi santi, e le reliquie di questo eremo, edificato a gloria di Dio e ad onore della Beata Maria, sempre Vergine e di San Giovanni Battista, alla presenza di Madre N., priora. Dopo prometto, se è la prima professione temporanea, aggiungiamo per tre anni; e quando tale professione viene prorogata, viene indicata la durata della proroga; se è la professione solenne, si dice per sempre. (St 10.9; cf. 18.10)

5 Va notato che tutti i nostri eremi sono innanzitutto dedicati alla Beata Vergine Maria ea San Giovanni Battista, i nostri principali patroni in cielo. L’orario di ogni professione deve essere datato e firmato dalla professa e dalla priora che ha ricevuto i voti. È conservato negli archivi della casa. (St 10,10; 18,11)

8 La prima professione è emessa per tre anni. Al termine di questo periodo, spetta alla priora, previo voto della comunità (11.10), ammettere la giovane professa al rinnovo della professione temporanea per due anni. Per i giovani professi di clausura, questi ultimi due anni devono essere trascorsi tra i professi di voti solenni. La giovane professa conversa rimane sotto la guida della padrona. (cfr 9.9) La priora può, a sua discrezione o su richiesta della giovane professa, prolungare il tempo di prova per la professione temporanea, sia dopo i primi tre anni e prima della rinnovazione dei voti per due anni, sia dopo cinque anni. anni, prima dell’emissione della professione solenne. Ma la durata totale dei voti temporanei non deve in nessun caso superare i sei anni. Per giusta causa, il Capitolo Generale o il Rev.do Padre possono esentare un soggetto dalle norme relative alla durata del noviziato oa quella dei voti temporanei, essendo esentato dalle norme del diritto universale. (St 10,4; 18,5)

9 Al discepolo che segue Cristo è chiesto di rinunciare a tutto ea se stesso: prima dei voti solenni, la futura professa deve dunque sbarazzarsi di tutti i suoi beni attuali. Può anche disporre di proprietà future a cui ha diritto. Nessuno nell’Ordine dovrebbe chiederle nulla di ciò che ha, nemmeno opere pie o elemosine destinate a nessuno. Al contrario, la giovane professa deve poter disporre di tutto liberamente ea suo piacimento. (St 10,6; 18,7)

12 La professione fatta, colei che è appena stata accolta ora sa di essere così estranea a tutto il mondo che non ha più potere su nulla, nemmeno sulla sua persona, senza il permesso della Priora. Tutti coloro che hanno deciso di vivere sotto una regola devono osservare l’obbedienza con grande diligenza; ma ad essa dobbiamo dedicare tanto più pietà e cura quanto più ci sottoponiamo ad una dichiarazione più rigorosa ed austera: se davvero, purtroppo, mancasse l’obbedienza, tutti questi sforzi rimarrebbero vani. Di qui le parole di Samuele: Meglio obbedienza che vittime; sottomettersi a un prezzo più alto che offrire il grasso dei montoni. (St 10,11; 18,13) 13 Sull’esempio di Cristo Gesù che venne per fare la volontà del Padre e che, assumendo la condizione di servo, imparò, da ciò che patì, l’obbedienza, la monaca, per professione, si sottomette alla priora che rappresenta Dio; si sforza così di permettere a Cristo di raggiungere in lei la sua piena statura. (St 10.13)

14 Dopo la professione solenne o la donazione perpetua, le monache possono ricevere la consacrazione verginale, di cui l’Ordine ha sempre mantenuto la tradizione, tenendo conto delle norme decretate dai preliminari del rito certosino di consacrazione, sotto il titolo IV . Le case che lo desiderano possono seguire l’antica usanza secondo la quale tutte le monache del chiostro ricevono questa consacrazione.

15 La consacrazione verginale è un rito solenne con il quale la Chiesa stabilisce la vergine in stato di appartenenza a Dio. Diventa come primizia del Regno a venire e simbolo trasparente del grande sacramento, la cui pienezza è l’unione di Cristo e della Chiesa. L’offerta che la vergine fa a Dio della sua verginità durante la consacrazione richiede una particolare effusione dello Spirito Santo. Attraverso la fedeltà e la disponibilità con cui accoglie questo dono, aggiungerà una nuova bellezza al Corpo mistico di Cristo e, attraverso la sua unione con Lui, diventerà una sorgente di vita più feconda per il mondo. La vergine consacrata ha cura del suo Signore. La sua vita è nascosta in Dio con Cristo. Ad imitazione di Maria, vergine Madre di Dio, desidera essere, in verità, la serva del Signore.

La Nube della non-conoscenza 49

NUBE

CAPITOLO 49

La sostanza della perfezione sta tutta in una retta intenzione; tutte le armonie e dolcezze e consolazioni che si possono avere in questa vita sono puramente accidentali.

Perciò, ti prego, disponiti di buona voglia a seguire quest’umile slancio d’amore del tuo cuore, perché esso vuol essere la tua guida in questa vita e vuol condurti alla felicità eterna nell’altra. Quest’impulso d’amore, senza il quale non c’è opera buona che si possa cominciare o finire, è l’essenza e la sostanza di ogni retta esistenza. In poche parole, non è altro che una retta intenzione in armonia con Dio, e una sorta d’appagamento e di contentezza che senti nella tua volontà per tutto quello che egli fa. Questa retta intenzione è la sostanza della perfezione. Per quanto possano essere sante, tutte le dolcezze e le consolazioni, sia fisiche che spirituali, non sono che accidenti al suo confronto, e non fanno altro che dipendere da questa retta intenzione. Accidenti li chiamo, perché possono esserci o meno senza che la perfezione ne risenta. Naturalmente, mi riferisco a questa vita, perché non sarà così nella beatitudine celeste, dove tali dolcezze saranno unite in maniera inseparabile alla loro sostanza, così come il corpo in cui operano attualmente sarà unito all’anima. E così la loro sostanza qui in terra non è altro che una retta intenzione del tutto spirituale. E son proprio certo che chi giunge alla perfezione di questo volere, per quel che è possibile quaggiù, è ugualmente contento e felice quando ha le dolcezze e consolazioni che possono capitare all’uomo in questa vita, come quando non le ha, se tale è la volontà di Dio.

La Nube della non-conoscenza 48

NUBE

CAPITOLO 48

Dio lo si serve con l’anima e con il corpo, e la sua ricompensa giunge sia all’uno che all’altra; come si fa a sapere se tutte le armonie e soavità che il corpo avverte durante la preghiera sono buone o cattive.

Non dico questo perché voglio che tu smetta di pregare oralmente ogniqualvolta ti senti portato a farlo, e nemmeno per impedire che, nella traboccante devozione dei tuo spirito, tu ti metta improvvisamente a parlare a Dio come a un uomo, dicendogli qualche buona parolina che senti di dovergli rivolgere, quale: «Buon Gesù! Bel Gesù! Dolce Gesù!» o qualche altra di questo genere. No! Dio non voglia che tu abbia a fraintendere il mio pensiero! In verità, non intendo dire questo. Dio non voglia che io separi quello che lui ha unito: il corpo e l’anima. Dio vuol essere servito con l’anima e con il corpo, tutt’e due insieme, ed è giusto che sia così, e vuol dare all’uomo la ricompensa celeste sia nel corpo che nell’anima. E come pegno di questa ricompensa, di quando in quando infiamma il corpo di un suo devoto servitore qui su questa terra — non una volta o due, ma probabilmente molto spesso, e quando a lui piace —, riempiendolo di meravigliose dolcezze e consolazioni. Di queste, alcune non entrano nel corpo dall’esterno, attraverso le finestre dei nostri sensi, bensì dall’interno: sorgono e scaturiscono dalla sovrabbondanza di felicità spirituale e da una vera devozione nello spirito. Queste dolcezze e consolazioni non devono essere guardate con sospetto; insomma, chi le sente dentro di sé, può fare a meno di essere prevenuto sul loro conto. Ma tutte le altre consolazioni e armonie e gioie e dolcezze che vengono improvvisamente dall’esterno, non si sa bene da dove, ti prego di guardarle con sospetto. Infatti possono essere buone o cattive: vengono suscitate da un angelo buono, se sono buone; da un angelo cattivo se sono cattive. Ma anche queste non procurano alcun male, se nei modi che io ti ho insegnato o in altri migliori, qualora tu li conosca, hai eliminato le illusioni dovute all’avidità di sapere e all’uso sregolato dei sentimenti e delle emozioni. E questo perché? Perché la causa delle consolazioni che tu cos? sperimenti, è proprio quel devoto slancio d’amore che abita in uno spirito puro. È Dio, con la sua mano onnipotente, a suscitare direttamente nell’anima questo devoto slancio d’amore, che di conseguenza deve essere sempre ben distinto da ogni immaginazione o falsa opinione che l’uomo può farsi in questa vita. Quanto alle altre consolazioni, armonie e dolcezze, e al modo con cui distinguere quelle buone da quelle cattive, non ho intenzione di continuare il discorso per adesso. Infatti, non ce n’è alcun bisogno, dal momento che questo stesso argomento lo puoi trovare in un altro libro di un altro autore m, e lì è trattato mille volte meglio di quanto non sappia fare io. E così vi puoi trovare tutto quello che c’è qui, ma trattato in maniera migliore. E allora? Non smetterò, né mi stancherò di trovare il mezzo per soddisfare quell’ardente desiderio e quella brama che mi hai mostrato di possedere nel tuo cuore, prima a parole e ora a fatti. Ma questo ti posso dire a proposito delle dolci armonie e dolcezze che entrano dalle finestre dei sensi e che possono essere buone o cattive. Fa’ uso continuamente di questo cieco, devoto e ardente slancio d’amore di cui ti ho parlato, e poi vedrai che sarà lui stesso a indicarti quali siano buone e quali cattive. E se anche a tutta prima tu dovessi restare un po’ stupito davanti a esse, perché ti possono apparire strane, questo slancio d’amore darà una tale solidità al tuo cuore, che tu non annetterai grande importanza né presterai fede a quelle dolcezze, finché non sarai sicuro sulla loro natura. E questo avverrà o interiormente, per opera meravigliosa dello Spirito di Dio, o esteriormente, in seguito al consiglio di qualche padre spirituale dotato di particolare discernimento.

Dialogo con San Bruno 2

6 dialogo

Proseguono le domande del certosino giornalista a San Bruno in questa immaginaria intervista. Apprezziamo la domanda e la risposta esaustiva.

Qual’è il segreto della tua santità?

CG – Caro Padre: siamo convinti che le esigenze di questa vocazione ci guidano alla santità. Perdona la mia audacia, ma vorrei conoscere il segreto della tua santità, il ritmo profondo della tua anima. È una lezione che mi starebbe molto bene. Vuoi rispondermi?

SB – Nella Lettera al mio amico Raul, che conosci bene, ti ho lasciato alcuni elementi, attraverso i quali puoi soddisfare i tuoi desideri. Tuttavia, poiché attualmente sono, grazie a Dio, libero dal pericolo di vanità, ti spiego un po’ di quello che vuoi sapere.

Ricorda che in quella Lettera ti ho lasciato un “Canto di solitudine”; cioè l’esperienza personale della mia vita nel deserto, del mio incontro con Dio.

E credi a quello che ti sto dicendo, non erano belle frasi o figure retoriche che ho cercato di offrire al mio amico, che volevo vedere con me, vivendo la stessa vita. Ho voluto dargli un riassunto dei frutti che il contatto con Dio nel deserto lascia nell’anima e illustrarlo con alcune figure bibliche.

In un secondo paragrafo ricordo al mio amico – e ora anche a te – il processo della mia conversione e vocazione come un fatto che ha segnato tutta la mia vita e che è sempre rimasto vivo nel mio spirito, come il giorno in cui ci siamo incontrati insieme nel giardino della casa di Adam.

Poi, in un terzo paragrafo, puoi trovare la “chiave” per scoprire il segreto del mio cuore.

Mi interroghi, infatti, sul segreto della mia santità, quello che chiami “motore” o “ritmo” della mia anima.

E cosa potrebbe essere se non Dio, l’unico Bene? Esiste – ti chiedo anche io – esiste un bene paragonabile a Dio? C’è qualche altro bene al di fuori di Dio? “Davanti all’incomparabile splendore di questo Bene, ogni anima che desidera la santità arde nel fuoco dell’amore”. Questo è stato il mio segreto; il motore del mio cuore; il ritmo della mia anima.

Ma se questo non è abbastanza per te, ammettendo la tua fiducia filiale, ti dirò di più.

Dio mi ha donato un’anima ardente ed effusiva e, allo stesso tempo, dotata di grande sensibilità. Puoi dimostrarlo vedendo, ad esempio, l’affetto che mostro al mio amico e ai figli lontani, nonostante gli anni passati.

E siccome “dall’abbondanza del cuore, la bocca parla”, io non ho dubbi nell’esprimere queste qualità usando il linguaggio dell’amore umano. Non dimenticare che “la grazia non distrugge la natura, ma la perfeziona”.

Perciò: parlo degli innamorati del deserto, dello sguardo sereno che ferisce d’amore lo Sposo, dello sguardo puro che vede Dio, delle figure bibliche femminili che rivelano tenerezza e affetto – Rachele, la Sunamita, Maria di Betania… Con questo modo di procedere e queste figure ho voluto esprimere la profondità del mio incontro con Dio in solitudine, della mia unione con Lui.

Prima ho menzionato il mio soggiorno nel giardino di Adam, così importante per la mia vita. Ora aggiungo che, in un momento di quel colloquio, la Grazia ha toccato con forza il mio cuore e ho notato che in quell’istante lui è stato diventato prigioniero di Dio per sempre. Sì, mi sono donato a Lui e non ho mai voluto recuperare ciò che avevo dato: tutto il mio essere.

Le ricette dei certosini (10)

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Le ricette dei certosini (10)

Si conclude oggi la rubrica “Le ricette dei certosini”, cominciata dieci mesi fa, ecco dunque per voi, in questo ultimo appuntamento, altre tre gustose ricette monastiche, scelte per voi da un antico ricettario certosino. Ho concepito per voi un questionario al fine di comprendere, dalle vostre risposte, il vostro livello di gradimento di questa particolare rubrica. Grazie a tutti coloro che vorranno rispondere.

Vi ricordo che da oggi tutte le ricette offertevi finora, sono presenti in una pagina, posta nella sidebar di sinistra, al fine di poterle facilmente consultare.

Non è l’uso del cibo che deve essere represso, ma la concupiscenza; Non importa, in alcun modo, che tu prenda tale o quali alimenti per sostenere il tuo corpo, a condizione accontentati del tipo di cibo di cui hai bisogno.
Sant’Agostino. (Lib. 10 cap. 31).

Zuppa di zucca con fagioli e porri.

Ingredienti

1/2 Kg. di Fagioli
1/2 Kg. di Zucca.
2 porri.
1 Cucchiaio di Olio.
Sale a piacimento
1 Pizzico di Pepe bianco

Svolgimento

Cuocere i fagioli sgusciati con la zucca. Quando i fagioli saranno cotti e frullati aggiungete sale, pepe e i porri, tritati finemente o tritati dopo la tostatura sul fuoco.
Far bollire per venti-trenta minuti. Servire subito

Cavolo Fritto

Ingredienti

1 Un cavolo cappuccio
1 Cucchiaino di sale
Acqua abbondante
100 Gr di Burro
1 Cipolla
1Pizzico di pepe nero

Sale a piacimento

 

Svolgimento

Sbucciare e pulire i cavoli. Lessateli in acqua bollente salata, poi sgocciolare. Passatele in una padella con il burro in cui avremo tostato un po’ di cipolla. Si friggono a fuoco basso girandoli spesso con una spatola di ferro in modo che non brucino. Si condiscono con sale e pepe, se necessario. Si servono subito caldi dopo averli scolati.

Budino di semolino per la Quaresima

Ingredienti

1litro e 1/2 di Latte

100 Gr. Zucchero

1 cucchiaino di Sale

50 Gr. Burro

1 vasetto di Acqua di fiori d’arancio o Vaniglia in polvere

200 Gr. Semola

100 Gr. Uvetta

100 Gr. Mela cotogna

100 Gr. Mandorle.

Svolgimento

Far bollire il latte; aggiungere lo zucchero, un po’ di sale, il burro, il semolino, l’uvetta e diluire, la pasta di mele cotogne tagliate a pezzetti e le mandorle tagliate a metà; Mescolate a poco a poco con una spatola di legno fino a quando il bollore comincia a salire; vedi se il condimento va bene; versare subito in una padella per dare forma. Innaffia la superficie con un po’ di latte e mescola bene con un cucchiaio di legno. Cuocere in forno per circa mezz’ora.

 

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La Nube della non-conoscenza 47

NUBE

CAPITOLO 47

Un buon insegnamento sulla purezza di spirito necessaria in questo lavoro: l’anima rivela il suo desiderio in una certa maniera a Dio, e in maniera del tutto differente all’uomo.

Non devi meravigliarti se uso questo linguaggio infantile, che può apparire anche insensato o comunque niente affatto appropriato. Lo faccio per diversi motivi, e poi perché mi sembra che già parecchie volte ho avvertito il bisogno di sentire, pensare e parlare in questi termini ad altri miei intimi amici in Dio, proprio come ora nei tuoi confronti Ecco uno dei motivi per cui ti invito a nascondere a Dio il desiderio del tuo cuore: secondo me, lo si porta a sua conoscenza ancor più chiaramente nascondendolo, che non mettendolo in mostra in un modo o nell’altro. E questo atteggiamento è anche più vantaggioso per te, perché appaga prima il tuo desiderio. C’è anche un altro motivo: con una rivelazione occulta di tal genere vorrei sottrarti alla violenza e superficialità dell’emozione fisica, per condurti alla purezza e profondità dell’esperienza spirituale. E così, in definitiva, vorrei aiutarti a stringere quel legame spirituale di amore ardente tra te e Dio, in unità di spirito e armonia di volontà. Tu sai bene che Dio è spirito; ora, chiunque vuol diventare una sola cosa con lui, deve farlo nella verità e nella profondità dello spirito, ben lontano da ogni apparenza o immaginazione corporea. È ben vero che non c’è cosa, materiale o spirituale, che Dio non conosca, e che niente può restargli nascosto. Ma poiché è spirito, ciò che è nascosto nel profondo dello spirito umano, Dio lo conosce ancor più chiaramente e per lui è ancor più in vista che non qualsiasi altra realtà materiale. Per sua natura ogni realtà materiale è più lontana da Dio di qualsiasi realtà spirituale. Per questo motivo il nostro desiderio, durante tutto il tempo in cui si accompagna a elementi di natura fisica — come avviene quando mettiamo contemporaneamente sotto sforzo e in tensione il nostro corpo e il nostro spirito —, è più lontano da Dio di quanto non sarebbe se scaturisse da maggior devozione e ardore, ma in sobrietà, purezza e profondità di spirito. Ed eccoti qui spiegato, almeno in parte, il motivo per cui ti consiglio di mascherare e nascondere a Dio, un po’ come fanno i bambini a nascondino, l’impulso. pressante del tuo desiderio. Nello stesso tempo, però, non ti dico di nasconderlo completamente: sarebbe roba da pazzi darti un consiglio di questo genere, perché è assolutamente impossibile metterlo in pratica. Ma quel che ti raccomando è di mettercela tutta per nascondere il tuo desiderio. Perché mai ti dico questo? Perché vorrei che tu lo cacciassi nelle profondità del tuo spirito, ben lontano da ogni possibilità di contaminazione con la materia, che lo renderebbe meno spirituale, e quindi sempre più distante da Dio. E inoltre so bene che più la tua anima diventa spirituale, meno subisce l’influsso delle realtà materiali e quindi si avvicina sempre più a Dio, diviene più piacevole e più chiara ai suoi occhi. Però non è Dio, eternamente immutabile, a vedere qualcosa in modo più chiaro in un certo momento piuttosto che in un altro; ma è la tua anima che si fa più simile a lui, quando vive in purezza di spirito, dal momento che egli stesso è spirito. E c’è un altro motivo per cui ti dico di fare il possibile perché egli non sappia qual è il tuo desiderio. Io, tu e noi tutti, siamo così pronti a intendere in termini materiali anche quel che viene detto in senso spirituale, che se ti avessi comandato di manifestare a Dio il desiderio intenso del tuo cuore, forse l’avresti espresso in maniera fisica, a gesti, o a voce, o a parole, o in qualche altra rozza manifestazione corporea, allo stesso modo, cioè, con cui riveli a un amico una cosa celata nel cuore; a questo punto il tuo lavoro non sarebbe stato più puro. In effetti, c’è un modo con cui si manifestano le cose agli uomini, e ce n’è un altro con cui si manifestano a Dio.