Come vi avevo promesso, ecco per voi la prima risposta di San Bruno alla domanda fattagli dal certosino intervistatore.
CG – Perfettamente! Veniamo a ciò che conta.
Come ti dicevo, abbiamo ricevuto per tua mediazione la grazia di essere certosini. Vuoi dirmi cos’è per te essere certosino?
SB – Penso che essere certosino sia soprattutto aver ricevuto dallo Spirito una mozione ed una forza che ci identifica con Cristo, risorto ed attratto dal Padre.
In altre parole, potrei dire così: essere certosino significa sentire nel profondo della propria anima un’imperiosa necessità di vivere per Dio e per Dio nel silenzio e nella solitudine.
Naturalmente, questa necessità non è sempre sentita allo stesso modo o nella stesso grado.
Infatti, questa è la grazia che, uscendo dal cuore di Dio, viene al mio cuore di Padre per comunicarvelo.
In questo senso, non dici niente di sbagliato quando mi chiami “canale”; nel caso “vocazionale” o “vita cartusiana”.
Sì, è una grazia dell’amore di Dio, come opportunamente è stato ricordato dal primo numero degli Statuti.
D’altra parte, se leggi con un po’ di attenzione le mie lettere, vedrai che il mio cuore di Padre esulta di gioia per questo dono che vi è stato dato una volta per tutte.
Ciò significa che se esiste un legame fra te e me e fra tutti i certosini, e se vuoi avere un autentico sigillo della nostra dipendenza reciproca, tale legame e sigillo non può essere altro che un amore generoso per questo Dio che ci ha chiamati per puro amore e verso tutti coloro che ci ha dato come fratelli.
In verità, è stato Dio che ci ha chiamati per il nostro nome e ci ha riuniti per formare un’unica Famiglia nell’amore, nella pace e nella gioia.
Infine, penso che essere certosino significhi anche, ora, nel tuo secolo, mettere il cuore in Dio, vivere con Lui faccia a faccia, mantenere viva la sua intimità e attendere, nel silenzio dell’amore e della contemplazione, la salvezza di Dio.
Ora, quando senza veli di alcun genere sono alla presenza del Dio vivente, così ardentemente desiderato sulla terra, questo è il ruolo di padre che devo svolgere finché ci saranno certosini nel mondo: trasmettere ai miei figli la grazia del ‘desiderio di Dio’; una passione sempre più ardente di cercarLo senza venir meno, di trovarLo con maggiore facilità e di possederLo pienamente nell’esperienza dell’amore.
Questa è la strada per diventare veramente certosini. Questa è la nostra vocazione. Questo è essere certosini secondo il desiderio dello Spirito che ci ha chiamati.
Perciò io dico a te e attraverso di te a tutti i certosini di oggi la stessa cosa che dissi ai certosini di un tempo:
«Rallegratevi, carissimi, per il destino della vostra felicità e per l’ampiezza della grazia di Dio su di voi.
Rallegratevi di essere sfuggiti alle acque tumultuose del mondo e ai suoi numerosi pericoli e naufragi.
Rallegratevi di avere raggiunto il rifugio tranquillo e sicuro di un porto nascosto, dove molti desiderano arrivare; e molti ci provano facendo qualche sforzo ma non vi arrivano» (Lettera ai monaci della Certosa).
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