261. Altro è conoscere il peccato per averne fatto l’esperienza, altro è averlo conosciuto, riprovandolo, attraverso il discernimento. Questa è la via del giusto, quella dell’iniquo.
262. Gli altri vadano a Gerusalemme, tu và fino all’umiltà ed alla pazienza. Questo, infatti, è liberarti dal mondo, quello immergerti in esso.
263. Per quanto hai potuto, tu hai causato la morte di tutti gli uomini, poichè ti sei interposto tra Dio e loro. Essi, infatti, volgendo lo sguardo verso di te, hanno dimenticato Dio per non ammirare, guardare e lodare altro che te. Per te, come per loro, tutto questo è del tutto inutile, per non dire pericoloso.
264. Se tu non mancassi di vita interiore, giammai ti volgeresti al mondo esteriore, o non avresti posto in te per accogliere le immagini esterne.
265. Le tue rappresentazioni interiori sono svanite, e tu ne soffri. Imputa questo fatto a te stesso e al tuo errore, per esserti attaccato a cose che si deteriorano; l’uomo, infatti, ha l’abitudine di ritenere gli altri causa di ogni male piuttosto che se stesso, al punto che se inciampa su una pietra o se è bruciato dal fuoco, ha l’audacia di incolpare e di maledire le creature di Dio. Ma se quelle stesse creature non agissero come fanno, egli le accuserebbe a buon diritto di essere deboli e morte, e fa tutto questo piuttosto che piangere la miseria della propria infermità.
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