
Ancora una domanda rivolta a Dom Dysmas de Lassus, tratta dal libro del cardinale Robert Sarah “La forza del silenzio – Contro la dittatura del rumore”, a cui egli risponde con acume ed una fede vibrante, che sembra rasserenare il genere umano.
Come intende il certosino il mistero insondabile del silenzio di Dio di fronte alle atrocità che si commettono quotidianamente sotto i nostri occhi? In Iraq ed in Siria ci sono bambini mutilati, violentati, venduti, ridotti in schiavitù, crocifissi…E Dio non dice niente? La politica di sterminio dello stato islamico castiga i cristiani di Oriente ed il Dio dell’amore sembra assente.
Dom Dysmas de Lassus: Mi permette di fare una introduzione su questo tema? L’attuale genocidio dei bambini trisomici in occidente non è meno drammatico, e non sono sicuro che non sia meno barbaro: semplicemente è meno visibile. In circostanze come queste che preoccupano tanto ad Oriente che in Occidente, credo che dovremmo meditare il libro di Giobbe. Convinto di stare in suo diritto, Giobbe arriva a chiedere il giudizio di Dio. E che Gli risponde? Si limita a dire a Giobbe che è incapace di comprendere, e anche se, condivide la sua ribellione e gli da ragione. Queste sono le sue parolle che destina ai suoi amici nel finale del libro. “Non hai parlato con rettitudine come il mio servo Giobbe” (Gn 42, 8).
Giobbe non può intendere i piani di Dio perchè non ha ancora ricevuto la chiave essenziale, la vita eterna. Fino a quando il peggio non sarà finito una volta che saremo al lato del Regno di Dio. Guarda gli emigranti: sono disposti ad affrontare rischi inauditi con la flebile speranza di andare incontro ad una vita migliore in Europa per alcuni anni. Dio, nostro Padre, ci tiene riservata una vita infinitamente migliore ed illimitata. Quello che manca all’uomo è poter immaginare l’eternità, la pienezza senza fine che deriva dalla totale comunione con Dio, questa terra dove si incarnerà la giustizia che i profeti hanno provato a descrivere.
Il silenzio di Dio non può essere compreso senza la prospettiva della vita eterna. Il tempo di Dio è diverso dal nostro: per Lui “un giorno è come mille anni” (2p 3, 8). Ci lascia soffrire brevemente prima di salvarci per tutta una vita. Chi si lamenterebbe di quel chirurgo che, con una dolorosa operazione di due ore, cureà un malato per sempre? Avrebbe lo studio affollato!
Prima di entrare nel Carmelo, Santa Teresa del Bambino Gesù lesse le conferenze sulla vita eterna dell’abate Arminjon. E incontrò alcune parole che la commossero. Diceva l’abate che, una volta che l’anima lascerà questa vita, il Signore gli dirà: ” Ora tocca a me! Durante la tua vita terrena mi hai dato quanto hai potuto per amore, ora tocca a me dare, infinitamente e per tutta l’eternità”. Questo ha detto Gesù: ” In verità vi dico che nessuno è uscito di casa, fratelli o sorelle, madri o padri, o figli o poderi per amor mio e del Vangelo, che non riceva il centuplo ora, in questo tempo, in case, fratelli, sorelle, madre, figli e poderi, insieme a persecuzioni e, nel secolo a venire, la vita eterna (Mc 10 29,30).
Così dobbiamo comprendere il silenzio di Dio, che non ha un significato definitivo. Per alcune ore guarda in silenzio e lascia il mondo nelle nostre mani. Ma verrà il giorno in cui farà “nuove tutte le cose” (Ap 21 ,5). Anche dal male, Dio è capace di ottenere i maggiori beni. Tutto quello che Egli permette ha un senso. Questa è la domanda che pose Gesù alla mistica Giuliana di Norwich a chi tanto piaceva parlare della cortesia, amabilità, semplicità la modestia di Dio, e che una notte ebbe quindici visioni che non ha mai smesso di meditare: Quale è il peccato maggiore che si ami esistito in questo mondo se non quello di Adamo?” E aggiunse queste straordinarie parole “Dal momento che ho scambiato in bene il peggiore dei mali, è mia volontà che sappi che trasformerò in bene tutto il male minore di quello”. Per consolarla le disse: “Tu stessa vedrai che tutto finirà bene”. L’eremita così concluse: “Con queste parole nostro Signore voleva intendere. “Accettalo ora con fede e fiducia, ed alla fine lo vedrai con la pienezza dell’allegria”.
In definitiva, noi siamo come Giobbe. Sappiamo che la vita eterna esiste, ma non abbiamo esperienza in essa, e continuiamo rivoltandoci nei mali di questa terra. Come fece Pascal, dobbiamo scommettere sull’eternità. Gesù non disse troppe cose, che possano consentirci di immaginare la vita eterna, ma possiamo contare su una certezza: “Quanto c’è di vero, di onorevole, di giusto, di integro, di amabile, e di encomiabile tutto quello che virtuoso e degno di lode (Flp 4, 8), ed anche tutto ciò che è bello giungerà al suo compimento e raggiungerà la pienezza e non sarà distrutto.
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