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La nostra grande eredità

– La nostra grande eredità –

videoreportage sulla

Certosa di Porta Coeli

Porta Coeli

Cari amici lettori di Cartusialover, ecco oggi per voi due brevi video tratti da un reportage sulla certosa spagnola di Porta Coeli. Il documento filmato fu realizzato nel 1991 per il programma televisivo “Pueblo de Dios” dalla emittente nazionale spagnola TVE1. La trasmissione comincia con una breve introduzione, ovvero “punto di vista” di J. Martin Descalzo, sull’Ordine certosino ed il suo fondatore San Bruno. A seguire il reportage all’interno delle mura certosine, fatta di immagini talvolta davvero preziose, come il fratello maniscalco alle prese con un incudine oppure il fratello che si dedica allo stirare i panni, oppure il funzionamento della tabula hebdomadaria. Gli ambienti monastici vengono descritti dallo speaker che descrive anche i momenti salienti della vita claustrale certosina. A seguire una simpatica intervista al priore dell’epoca, Dom Isidoro Maria Alonso, in essa egli ci spiega aneddoti reali ed inventati circa alcuni luoghi comuni attribuiti erroneamente ai certosini. Singolare la spiegazione dello stratagemma che ogni monaco ha escogitato, come una utile abitudine, per non riaddormentarsi dopo essere svegliato dalla campana per il Mattutino. Dom Isidoro, dopo aver risposto alla domanda dell’intervistatore sul sonno interrotto per l’ufficio notturno, ci svela un simpatico aneddoto. Ogni monaco dovendo rispondere alla campana della sveglia con un colpo di un bastone dato alla porta della cella per assicurare il fratello addetto alla sveglia di essersi realmente svegliato, onde evitare di riaddormentasi posiziona il bastone distante dal letto, così facendo è costretto ad alzarsi e quindi a svegliarsi.

Che sagacia!

Il filmato procede nel mostrarci immagini relative alla professione di Juan Jesus Zaldumbide Viadas alla presenza di alcuni familiari, ed in seguito la cerimonia di presa d’abito di due giovani novizi, uno spagnolo ed uno portoghese, e con la relativa formula per l’assegnazione della cella letta dal Padre Priore. Sono immagini di non perfetta qualità, ma che ritengo siano preziose ed interessanti per tutti coloro seguono con ammirazione e con interesse questo blog sull’ universo certosino.

Buona visione

Eccesso divino, misura divina (parte seconda)

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Le parole di Cristo sono vicine alla nostra vita, perché sorgono direttamente dalla fonte divina. Non c’è nulla di freddamente teorico al riguardo, e va dritto al cuore, che l’infanzia evangelica la rende sensibile all’azione divina. Per gli interessi con cui gli uomini perdono la loro libertà, l’aria falsamente seria della falsa maturità distrae l’anima, offusca e acceca la sensibilità dello spirito. Dobbiamo lasciare il mondo, anche se continuiamo a farlo; è necessario, soprattutto, abbandonarsi per essere mossi dalla novità divina dell’amore di Cristo che non ha mai cessato di annunciare a noi interiormente.

Non appena l’anima cede all’invito di carità e grazia, è in grado di entrare nel Santo dei Santi che si apre nel modo più intimo del suo essere. È qui che il Padre vive e genera il Figlio. E nella misura in cui l’uomo riceve con delicata passività ciò che Dio gli dà, ottiene la forza necessaria per le opere che il Padre si aspetta da lui. Per chi conosce per ascoltare la Parola divina, la vita non è altro che un unico canto di lode, fatta di azione e di preghiera, questa unità di pienezza che Cristo ci dice”Ho promesso in loro e tu in me, perché siano compiuti in unità, e affinché il mondo sappia che tu mi hai mandato e li hai amati, come tu mi hai amato “(Giovanni XXVIII).

La comunità di cuori uniti a Dio e al suo Figlio innamorato non è certo numerosa: ma fu a questo piccolo gregge che Cristo gli disse di non temere. È da queste anime che il mondo riceve segretamente la sua luce. Sono ciò che Dio vuole mantenere come il sole della terra. “Perché è stato un piacere per tuo padre donarti il regno” (Luca XVII, 32).

Possa il raggio di grazia, entrare in cuori divisi, restituirli alla sua semplicità. Possa l’amore rendere unità e profonda pace regnare in ciascuno di noi: questa è la condizione necessaria e sufficiente per le divisioni e le lotte tra gli uomini, che affliggono il mondo, per cessare di esistere. Il desiderio di Cristo di unirci in Lui, nella carità del Padre, è immenso: è infinito come Dio stesso. Se Gesù ha fatto conoscere il nome di suo padre era con così filiale gratitudine e carità fraterna per veramente diventare Suoi figli, certo indirizzo che li attende, l’eredità che è promessa e lo scopo per cui sono stati creati. Poiché questi beni sono interamente nostri, finché l’uomo, adattato come figlio di Dio, accetta la sua santa volontà.

Spesso non siamo in grado di adempiere obblighi secondari e apparentemente facili perché non accettiamo la missione interiore e sublime affidataci da Dio. Accettare il nostro destino, sapere che siamo gli eredi e fratelli di Cristo, è la prima condizione di unione e le stesse purificazioni che ci portano all’unione. Lo spirito non dovrebbe avere una salute debole, la respirazione velenosa lo soffoca. La repressione del divino nella nostra anima è la causa del nostro squilibrio e della nostra debolezza. Ascoltiamo la pura eloquenza dell’Assoluto: farà impallidire la parola terrena e tutta la scienza degli uomini e ci condurrà senza deviazione verso la Fonte eterna la cui generosità diventerà nostra. “Tutti condividiamo la sua pienezza” (Giovanni, I, 16). “Siate pieni della pienezza di Dio” (Efesini 3: 19).

La timida fede di quasi tutti i cristiani non è a conoscenza della portata di queste rivelazioni, fa sì che ignorino le infinite risorse della grazia e la meravigliosa liberalità dell’amore, nell’invito che ci fa partecipare alla loro vita. Nessuna misura umana è valida per lui: né il tempo né lo spazio pongono limiti a questo regno in cui regna l’unità e non conta i suoi doni. Evitiamo di mettere le promesse divine al livello dei nostri impegni. Chi non li accetta con una fede vissuta generosamente, è sordo e insensibile nella verità davanti a loro, può apprendere il suo senso materiale, ma è vietato comprendere il suo contenuto divino.
“L’uomo animale non percepisce quelle cose che sono dello Spirito di Dio, perché sono folli per lui e non riescono a capirle; perché meditano spiritualmente.- Lo spirito penetra tutto, anche le profondità di Dio “(Corinzi 14 e 10).

“Meditationes”

copertina

251. Il pane, ossia la verità, sostiene il cuore dell’uomo, affinchè non soccomba all’attrattiva delle forme sensibili.

252. L’amore per la pace temporale genera necessariamente l’inquietudine dello spirito. Dunque colui che possiede e ama quel tipo di pace, è necessariamente privo della pace vera.

253. Quando hai le prove della stoltezza di una persona, dovrai piangere il suo peccato, poichè anche il Signore ha versato lacrime per il tuo. Perchè, infatti, conoscere a fondo la malattia di chi soffre se, una volta riconosciuto il male, non solo non soffri con lui nè lo curi, ma addirittura lo insulti?

254. Imputa solo a te stesso, alla tua concupiscenza,alla tua ignoranza o alla tua tiepidezza, le tue sofferenze, di qualsiasi natura esse siano, che provengono dal timore, dall’ira, dall’odio e da tutto ciò che può provocare dolore. Se qualcuno, poi, vuole offenderti, imputa ciò alla tua sete di piacere. La tua ferita ed il tuo dolore sono la prova del tuo peccato, poichè, una volta abbandonato Dio, hai amato ciò che poteva nuocerti.

255. Guai a quella persona la cui felicità ha una fine ed un inizio!

“Eccesso divino, misura divina” (parte prima)

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Ancora un brano per voi, tratto dal libro ” Intimidade com Deus” dall’originale francese “Parole de Dieu et vie divine”.

Il sermone che vi presento oggi dal titolo “Eccesso divino, misura divina ” l’ho diviso in due parti, data la sua lunghezza,…eccovi la prima.

Quello che nessuno dei due ha detto o potrebbe dire che come uomo, è stato rivelato a noi per mezzo del Figlio, che recepisce per noi la soglia dell’ineffabile e dando di conoscere, non è l’eco, nelle stesse parole del Padre, la realtà della vita interiore di Dio. Nella parte superiore della storia del mondo, quando tutto l’inferno si scatena per precipitare il dramma catastrofe della creazione, mentre le forze sataniche hanno lanciato l’assalto dal cielo alla ricerca annegamento in odio l’opera di misericordia, vediamo il trionfo dell’amore. Per ottenere l’oggetto di questa lotta, il cuore umano, Dio supera tutti i limiti e in qualche misura rompe la misura del nostro pensiero.”Prima della festa di giorno della Pasqua, Gesù, sapendo che la sua ora era giunta, da questo mondo al Padre, avendo amato i suoi che erano nel mondo, li amò sino alla fine “(Giovanni XIII, 1).

Uno degli intimi di Cristo rifiuta il suo cuore a lui e Satana entra in esso; un apostolo si allontana da Dio e diventa cieco. Esce di notte – la peggiore di tutte le notti – per consegnare il Figlio dell’Uomo all’odio dei suoi nemici, ai tormenti e alla morte. Ma l’amore trionfa e la sua luce brilla come mai prima, in quest’ora di oscurità.”Io sono la Via, la Verità e la Vita: nessuno va al Padre se non attraverso me. Se tu mi conoscessi, sicuramente conoscerai il mio Padre; ma lo conoscerai molto presto. Credi nelle mie parole: il mio Padre è in me e io sono in lui “(Giovanni, XIV, 6-7 e 11).

Questo modo in cui l’eccesso d’amore ci mostra è nostro: l’uomo, errante e prigioniero sulla terra, solo nell’assoluto trova la sua casa. Ascoltiamo la vera saggezza della bocca del divino Maestro: ci si addice proprio perché è suprema; “Colui che mantiene i miei comandamenti e li custodisca, ama me, e chi mi ama sarà amato dal Padre mio; e io lo amerò e mi farò conoscere “(Giovanni, XIV, 21).

L’anima che aderisce all’invito dell’amore perfetto diventa misteriosamente simile ad essa. La somiglianza con Dio la pone in immediata relazione con la Santa Trinità. La loro partecipazione alla vita divina, la conoscenza e l’amore, infinitamente al di là dei confini delle nostre speranze, cresce con una costante infusione della grazia, fino a quando il padre non è solo l’immagine del Figlio suo ha giocato questa anima, ma anche il suo Figlio vivo. “Lo Spirito testimonia al nostro spirito che siamo figli di Dio. E se siamo bambini, siamo anche eredi; eredi di Dio e coeredi di Cristo; ma se soffriamo con loro, affinché possano essere glorificati con loro “(Rm 8: 16-17).

Gesù ci fortifica e ci illumina così che non ci fermiamo sulla nostra strada e che il nostro amore non smetterà di crescere. Infatti, prendiamo parte alla conoscenza di Dio, nella carità con cui Egli ama. Ecco perché l’Apostolo si rivolge “a quelli che con noi hanno avuto la stessa fede per la stessa fede, attraverso la giustizia del nostro Dio e Salvatore Gesù Cristo … a cui sono state date tali grandi e preziose promesse, affinché possano diventare partecipi di natura divina, in fuga dalla corruzione della concupiscenza che è nel mondo “(II Pietro, I, 1-4). La gloria ha posto la sua tenda in mezzo a noi e ci invita, con il Padre, il Figlio e lo Spirito Santo, alla più intima familiarità. “Affinché possiate comprendere l’ampiezza e la lunghezza, l’altezza e la profondità dell’amore di Cristo verso gli uomini; e per conoscere anche quell’amore di Cristo,

Non ha mai parlato una lingua umana come Gesù nella sua preghiera sacerdotale, in cui Cristo si dà la testimonianza più solenne che la verità vive e svela il suo segreto nella Parola chiede chi ama forma con Lui un gruppo puro, simile a quella forma con il Padre. Mai asceso al cielo uno una preghiera più potente e più sicura, una preghiera fatta con più assoluta dedizione di questa preghiera di Dio-Uomo. Ci permette di gettare uno sguardo profondo nell’abisso della misericordia; Sono parole chiare che ci rivelano fino a che punto sorge la condiscendenza di Dio. “Padre, è giunta l’ora, glorifica il Figlio tuo, perché il Figlio glorifichi te: Come tu gli hai dato potere sopra tutti gli uomini, ti dà anche che Egli dia la vita eterna a tutti coloro che si fidava di lui” (Giovanni, XVII, 1-2).

Continua….

Addio al Professor Hogg

James HOGG

James Hogg

(α10/03/1931 – 18/11/2018)

Un articolo oggi, un pò triste, mi è giunta la notizia della scomparsa del Pofessor James Hogg, eminente studioso dei certosini e fondatore di “Analecta Cartusiana”.

Una breve biografia ce lo farà conoscere meglio…

James (Lester) Hogg è nato il 10 marzo del 1931 a Birmingham, giovane intraprendente, ha completato i suoi studi a Londra e Cambridge con i titoli BA, MA e Bachelor in filosofia. Ha preparato il suo dottorato in storia presso l’ Università di Friburgo quando avvenne una svolta nella sua vita. Si convertì al cattolicesimo, e decise di entrare alla Certosa di Sélignac il 23 giugno 1961, ed abbracciare la vita monastica. Fece la professione il 24 giugno del 1964 prendendo il nome di Aelredo, e fu poi trasferito alla certosa di Farneta il 22 novembre del 1965.

Durante questo periodo si rese conto, che la sua vera vocazione era soprattutto la ricerca storica, seppure in campo religioso, pertanto decise di lasciare la vita monastica, uscendo dalla certosa il 24 giugno del 1968. Nel 1971, proseguendo gli studi, a cui decise di dedicare la sua esistenza, dette una tesi di dottorato all’Università di Salisburgo sula storia medievale delle cerimonie cartaginesi, e nel 1981 ha presentato la sua tesi di abilitazione nella letteratura inglese su Robert Browning ed il teatro vittoriano. Hogg quindi si profilò come storico dell’ordine certosino. È stato editore della serie Analecta Cartusiana da lui fondata nel 1970, curando e pubblicando oltre 350 libri interamente dedicati all’Ordine Certosino: storia, liturgia, architettura, legislazione, spiritualità,ed organizzando diversi convegni. Qui l’elenco delle sue opere.

Hogg fu nominato professore presso l’ Università di Salisburgo, dove ha insegnato dal 1971 e fino al 1996. Le sue numerose pubblicazioni scientifiche – più di 400 – trattano di letteratura britannica contemporanea, con letteratura elisabettiana, poesia romantica e il dramma della Restaurazione.

Tra il 1994 e il 2000, Hogg è stato anche co-editore della rivista letteraria The Poet’s Voice. E’ stato il proprietario ed editore della serie scientifica Salzburg Studies in English Literature. Ha ricevuto numerosi riconoscimenti per il suo lavoro scientifico, ad esempio nel 2006 il presidente francese Jacques Chirac, lo ha nominato Cavaliere della Legion d’Onore, il più alto ordine di merito di Francia. La provincia della Bassa Austria lo onorò con la Grande Decorazione d’Onore, la diocesi di St. Pölten con l’ Ippolito in oro.

A molti studiosi mancherà la sua personalità calorosa e piuttosto bizzarra ma genuina, aveva scelto come sua assistente Paula, un pappagallo ara che restava appollaiato sulla sua spalla.

Hogg and Paula

Nel 2010 Cartusialover (sito) ha avuto l’onore di essere inserito con la dicitura “Site très complet sur les chartreuses italiennes” nella versione online di Analecta Cartusiana.

Egli, sarà ricordato da noi per la sua incessante e totale dedizione agli studi sull’Ordine Certosino, e poi che dire… da monaco mancato a grande studioso dei certosini, la Provvidenza ha così voluto!

Il professor James Hogg, si è spento lo scorso 18 novembre a Seeham, a 20 chilometri da Salisburgo, dove da tempo era residente, e lì si svolgeranno i funerali il prossimo 28 novembre. Uniamo le nostre preghiere per la sua anima.

 

Ma Dio davvero tace?

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Ancora una domanda rivolta a Dom Dysmas de Lassus, tratta dal libro del cardinale Robert Sarah “La forza del silenzio – Contro la dittatura del rumore”, a cui egli risponde con acume ed una fede vibrante, che sembra rasserenare il genere umano.

Come intende il certosino il mistero insondabile del silenzio di Dio di fronte alle atrocità che si commettono quotidianamente sotto i nostri occhi? In Iraq ed in Siria ci sono bambini mutilati, violentati, venduti, ridotti in schiavitù, crocifissi…E Dio non dice niente? La politica di sterminio dello stato islamico castiga i cristiani di Oriente ed il Dio dell’amore sembra assente.

Dom Dysmas de Lassus: Mi permette di fare una introduzione su questo tema? L’attuale genocidio dei bambini trisomici in occidente non è meno drammatico, e non sono sicuro che non sia meno barbaro: semplicemente è meno visibile. In circostanze come queste che preoccupano tanto ad Oriente che in Occidente, credo che dovremmo meditare il libro di Giobbe. Convinto di stare in suo diritto, Giobbe arriva a chiedere il giudizio di Dio. E che Gli risponde? Si limita a dire a Giobbe che è incapace di comprendere, e anche se, condivide la sua ribellione e gli da ragione. Queste sono le sue parolle che destina ai suoi amici nel finale del libro. “Non hai parlato con rettitudine come il mio servo Giobbe” (Gn 42, 8).

Giobbe non può intendere i piani di Dio perchè non ha ancora ricevuto la chiave essenziale, la vita eterna. Fino a quando il peggio non sarà finito una volta che saremo al lato del Regno di Dio. Guarda gli emigranti: sono disposti ad affrontare rischi inauditi con la flebile speranza di andare incontro ad una vita migliore in Europa per alcuni anni. Dio, nostro Padre, ci tiene riservata una vita infinitamente migliore ed illimitata. Quello che manca all’uomo è poter immaginare l’eternità, la pienezza senza fine che deriva dalla totale comunione con Dio, questa terra dove si incarnerà la giustizia che i profeti hanno provato a descrivere.

Il silenzio di Dio non può essere compreso senza la prospettiva della vita eterna. Il tempo di Dio è diverso dal nostro: per Lui “un giorno è come mille anni” (2p 3, 8). Ci lascia soffrire brevemente prima di salvarci per tutta una vita. Chi si lamenterebbe di quel chirurgo che, con una dolorosa operazione di due ore, cureà un malato per sempre? Avrebbe lo studio affollato!

Prima di entrare nel Carmelo, Santa Teresa del Bambino Gesù lesse le conferenze sulla vita eterna dell’abate Arminjon. E incontrò alcune parole che la commossero. Diceva l’abate che, una volta che l’anima lascerà questa vita, il Signore gli dirà: ” Ora tocca a me! Durante la tua vita terrena mi hai dato quanto hai potuto per amore, ora tocca a me dare, infinitamente e per tutta l’eternità”. Questo ha detto Gesù: ” In verità vi dico che nessuno è uscito di casa, fratelli o sorelle, madri o padri, o figli o poderi per amor mio e del Vangelo, che non riceva il centuplo ora, in questo tempo, in case, fratelli, sorelle, madre, figli e poderi, insieme a persecuzioni e, nel secolo a venire, la vita eterna (Mc 10 29,30).

Così dobbiamo comprendere il silenzio di Dio, che non ha un significato definitivo. Per alcune ore guarda in silenzio e lascia il mondo nelle nostre mani. Ma verrà il giorno in cui farà “nuove tutte le cose” (Ap 21 ,5). Anche dal male, Dio è capace di ottenere i maggiori beni. Tutto quello che Egli permette ha un senso. Questa è la domanda che pose Gesù alla mistica Giuliana di Norwich a chi tanto piaceva parlare della cortesia, amabilità, semplicità la modestia di Dio, e che una notte ebbe quindici visioni che non ha mai smesso di meditare: Quale è il peccato maggiore che si ami esistito in questo mondo se non quello di Adamo?” E aggiunse queste straordinarie parole “Dal momento che ho scambiato in bene il peggiore dei mali, è mia volontà che sappi che trasformerò in bene tutto il male minore di quello”. Per consolarla le disse: “Tu stessa vedrai che tutto finirà bene”. L’eremita così concluse: “Con queste parole nostro Signore voleva intendere. “Accettalo ora con fede e fiducia, ed alla fine lo vedrai con la pienezza dell’allegria”.

In definitiva, noi siamo come Giobbe. Sappiamo che la vita eterna esiste, ma non abbiamo esperienza in essa, e continuiamo rivoltandoci nei mali di questa terra. Come fece Pascal, dobbiamo scommettere sull’eternità. Gesù non disse troppe cose, che possano consentirci di immaginare la vita eterna, ma possiamo contare su una certezza: “Quanto c’è di vero, di onorevole, di giusto, di integro, di amabile, e di encomiabile tutto quello che virtuoso e degno di lode (Flp 4, 8), ed anche tutto ciò che è bello giungerà al suo compimento e raggiungerà la pienezza e non sarà distrutto.

“Meditationes”

copertina

246. Temi di fronte agli imperscrutabili giudizi di dio su di te. Quale sia il tuo posto al di sopra degli altri, tu lo ignori, poichè gli altri non sono stati posti al di sopra di te. Devi comportarti verso di loro come ritieni come ritieni che avrebbero dovuto essere nei tuoi confronti se fossero stati superiori.

247. Altro è voler ferire, altro è voler correggere. Quella è crudeltà questo è amore.

248. Và pure in collera con il peccatore, ma solamente se ritieni che ciò sia utile per lui.

249. Qualsiasi forma corporea di cui gioisci è simile a un uomo vigoroso nei confronti della tua anima, poichè avviene che questa cede e soccombe alle forme, e non il contrario. In tal modo tu ti conformi e ti lasci assimilare a loro. Le immagini di queste forme rimangono impresse nel tuo spirito, come la statua di un dio nel suo tempio. Quando gioisci di loro, tu non immoli loro nè un bue nè un capro (Sal 65, 15 ), ma un’anima ragionevole ed un corpo, cioè te stesso tutto intero.

250. Non esiga vendetta colui che deve chiedere perdono.

Il nuovo vescovo di Evora in certosa

Vescovo in cattedrale per insediamento

Lo scorso 26 giugno Papa Francesco ha nominato Arcivescovo Metropolita dell’arcidiocesi di Évora (Portogallo) S.E. Mons. Francisco José Villas-Boas Senra de Faria Coelho, finora Vescovo titolare di Plestia ed Ausiliare di Braga.

Il Vescovo, fresco di nomina, da sempre amico dei certosini della certosa di Scala Coeli di Evora, i quali si sono scusati per non aver potuto partecipare alla sua solenne cerimonia di insediamento in Cattedrale, avvenuta il 2 settembre scorso, a causa delle rigide regole della clausura. Per questo motivo lo hanno invitato a partecipare in certosa ai festeggiamenti di sabato 8 settembre in occasione della festa solenne della Natività della Beata Vergine Maria. D. Francisco José Senra Coelho ha accettato volentieri l’invito dei monaci suoi amici, ed ha presieduto la concelebrazione eucaristica, ha poi condiviso, in silenzio, il pranzo con alcuni monaci in refettorio ed ha parlato poi con loro in una stanza di rappresentanza del Priore, ricordando a tutti che egli era il loro parroco e aveva preparato proprio in certosa, con un ritiro spirituale, la sua ordinazione episcopale. E’ ancora vivo il ricordo di quando esercitava da sacerdote il ministero dell’esorcismo e chiedeva ai certosini preghiere per il suo operato, convinto che “il demonio si espelle solo con tante orazioni”. Un altro attestato di stima verso i figli di San Bruno, fu quando le reliquie di Santa Teresinha passarono per la città di Evora e D. Francisco José Senra Coelho, volle che transitassero per la certosa per essere ossequiate dai monaci certosini. Un gesto di vero affetto e venerazione per la vita contemplativa!

Reliquie di santa teresinha

Al termine della giornata, cantando nel coro i Vespri solenni il Vescovo si è congedato dalla comunità certosina, manifestando loro ancora una volta il suo speciale affetto e devozione, impartendo loro la prima benedizione.

Per volontà dei monaci è stata effettuata una ripresa video della Santa Messa ecco a voi il filmato!

Video

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Fratello Antonio Jaquinot

Fratello Antonio Jaquinot

Professo di Mont-Dieu

Fratelli dediti all'agricoltura

Era originario di Vitry, nel Perthois, un villaggio nella diocesi di Châlons. I suoi genitori, di modesta condizione, lo misero al servizio di un amministratore del Duca di Nevers, il cui nome era famoso nella regione. Naturalmente incline al bene e desideroso di preservare il tesoro della sua fede, il giovane non fu in grado di riconciliare i suoi doveri di stato con i diritti non meno sacri della coscienza. Diciamo allora che un movimento segreto lo ha spinto a salire più in alto. Sognava nient’altro che vita solitaria e contemplativa. La famiglia di S. Bruno, che conosceva era il suo solo ideale. Non l’ha nascosto. Tra i suoi compagni di servizio, alcuni cominciarono a sorridere delle sue pretese; e altri hanno francamente detto che quel regime era al di sopra delle sue forze. Tutti hanno dubitato della perseveranza su questa strada. Nessuno, tuttavia, osò ridicolizzare il suo progetto, tanto era sincera e profonda la stima per la sue virtù. Erano sempre sorpresi dalle sue ginocchia in ogni angolo della casa. Invano ha provato a cambiare posto; ognuno sapeva a cosa attenersi in questo senso. Buono con tutti, utile, paziente, cercava le occasioni per diventare utile. di una carità esemplare e di una riserva per tutte le prove, non fu mai sentito pronunciare una parola che fosse un po ‘offensiva o fuori luogo. Lungi dallo scoraggiare, le riflessioni dei suoi compagni e l’opposizione di Duret – che era il nome dell’amministratore – accelerarono solo l’esecuzione del suo scopo. “Queste austerità”, ha detto, “non mi blocca.” Non c’era nessuno, in effetti, con il quale non fosse stato familiare per un po ‘di tempo. Poco dopo, il giovane Jacquinot prese la strada per la certosa di Mont-Dieu, dove fece la sua professione il 22 luglio 1606. Si sarebbe trovata una più dura umiltà, uno spirito di penitenza preso fino ad ora, un fervore più costante, una vita più interiore. Questo fratello converso, semplice come un bambino, viveva solo il soprannaturale e non per il soprannaturale. Tuttavia sapeva che raddoppia le circostanze e fa tutto per tutti, con una sorprendente uguaglianza mentale. Fu così che affrontò gli affari di Mont-Dieu, la peschiera di Bairon, l’opera di Charleville dove sorgeva un monastero e migliaia di altri lavori. Il buon fratello ha avuto un alto grado delle qualità più rare, se non il più contrario: la vivacità e la pazienza, un ardore irresistibile e una pazienza imperturbabile, un dolce angelo con un tono di autorità che lo ha reso padrone di tutto. Sembrava nato per comandare, così facilmente comandato. Gli uomini posti sotto i suoi ordini pagavano la loro lealtà alla giustizia e ammiravano la sua virtù allo stesso tempo. Lo hanno sempre trovato accogliente, senza pregiudizi, sempre padrone di se stesso! Calmo per le persone, il servo di Dio era anche, per così dire, per gli eventi, che ha sempre ricevuto con ammirevole serenità. È forse l’aspetto eccezionale di questa fisionomia espressiva. Il suo spirito di fede lo ha portato facilmente ad una perfetta conformità con la volontà di Dio. Fermo su questa base incrollabile, era in anticipo rassegnato a tutto. Le sue conversazioni emanavano così tanto fascino che gli operai non cessavano mai di ascoltarlo. Lui stesso non ha perso l’occasione di dire loro una buona parola, per ricordare loro la grande verità della religione, il prezzo del lavoro, l’eccellenza del loro stato, le promesse della vita futura. Aveva un modo appropriato di pronunciare il nome di Gesù, che imponeva ai meno devoti. A nessuno fu permesso di accusarlo di pietà esagerata del buon fratello. Il successo non ha fatto altro che stimolare il suo zelo. Più lui dava, più voleva dare. Da qui la sua diligenza nel cercare conversazioni pie: ne ha sempre tratto vantaggio, con questa seconda intenzione di gettare questo buon seme sulla terra. Vedendo l’attenzione che rendeva agli uomini capaci di istruire, lo avremmo preso per un giovane novizio che aveva appena iniziato i principi della vita religiosa. Leggeva poco, specialmente durante la settimana; era sufficiente per lui eseguire gli esercizi di regola e recitare i suoi uffici. Un altro dominio della sua pietà fu la sua immensa devota tenerezza per la Beata Vergine.

“Meditationes”

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241. Quale donna è così impudente al punto di dire al marito: ” Và e cerca quel tale o un altro perchè io possa dormire con lui; egli mi piace più di te; così potrò trovare riposo”, Tu fai lo stesso nei confronti del tuo Sposo, quando amando un bene di questo mondo più di lui, glielo chiedi per te.

242. Abbandoni lo Sposo, cioè Dio, e ti attacchi al servitore, cioè il mondo. Dunque, quale che sia il male che ti giunge da quest’ultimo, o a causa di lui, non c’è nessuno che tu possa chiamare per avere aiuto.

243. Quando dici a Dio: ” Donami questo o quello”, è come se dicessi. ” Donami quelle cose mediante le quali poterti offendere o esserti infedele”. In effetti quando gli domandi un altro bene che non sia lui stesso, riveli, per la tua sola domanda,la tua colpa e la tua infedeltà nei suoi confronti, e non te ne accorgi neppure.

244. E’ lo stesso tipo di follia, o peggio ancora, quella di piegare le ginocchia davanti alle opere delle tue mani, e quella di abbassare il tuo spirito verso ciò che distruggi, cioè i sapori o le altre cose sensibili.

245. Vedi, tu vendi e prostituisci il tuo amore come si fa in una taverna, e lo distribuisci agli uomini, secondo la misura dei beni che periscono, poichè tu l’hai venduto a forme che sono esse stesse effimere, cioè i corpi, senza mai averne il contraccambio. In questa taverna nessuno riceve nulla, se non dà niente o se non permette qualcosa. E tuttavia, tu non avresti niente da vendere, se non l’avessi ricevuto gratuitamente dall’altro. Tu hai dunque ricevuto il tuo salario (Mt 6, 2). Hai costruito la tua csa come il tarlo (Gb, 27, 18), avendola edificata su fondamenta instabili e necessariamente caduche.