271. Quell’amore con cui siamo stati amati prima che fossimo, oppure quando vivevamo nell’iniquità, è la causa dei nostri beni.
272. Vedi, tu ti volgi volentieri, senza subire alcuna minaccia, verso un acino di uva o una bacca di gelso e, con lo spirito inclinato a queste cose, ne gioisci. Ma non ti volgi verso colui che ha creato tutto questo e anche te, nè in seguito alla minaccia di eterni supplizi, nè dopo la promessa della beatitudine senza fine, che egli stesso è.
273. In quale misura il tuo spirito si innalzi al di sopra dell’opinione del favore degli uomini o, inversamente, in quale misura tu sia soggetto a queste cose, è una cosa che non appare a nessuno, se non a Dio e, soprattutto, a te stesso.
274. Quanto più uno si unisce al Sommo Bene, tanto più è beato, quanto più ne è separato, tanto più è infelice. Se è ineffabile il bene che si perde, parimenti è indicibile il danno in cui si incorre; e se non si può trovare un bene maggiore, non si può immaginare un danno peggiore.
275. Il tuo abito e la tua tonsura sono una perpetua menzogna, poichè manifestano ciò che ti manca.
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