Come anticipatovi nel precedente articolo, ecco la originale “soluzione” certosina, ovvero una ricetta dedicata ai monaci malati.
Fin da quando è stato concepito, il trattato “De Esu Carnium”, dunque, è circolato all’interno delle biblioteche delle certose, diventando una sorte di manifesto identitario a cui rifarsi e condiviso da diversi medici che hanno scelto di indossare l’abito certosino. In questo ambito monastico, non bene identificato fu realizzata una particolare ricetta, palesemente ispirata ai dettami di Arnaldo di Villanova e espressamente dedicata ai Certosini ammalati ai quali “è assolutamente vietato l’uso della carne”.
La ricetta “ricostituente” certosina
I principali componenti di questo ricostituente, sono proprio quelli consigliati da Arnaldo, vino e tuorlo d’uovo, ma la ricetta è arricchita da un’ulteriore preparazione a base di zucchero, perle polverizzate e foglia d’oro, con l’aggiunta eventuale di acqua di rose e cannella. Una ricetta anonima, elaborata in ambiente certosino, che consiste in un rimedio considerato particolarmente efficace per i monaci ammalati che dovevano riacquistare le forze senza infrangere il divieto di nutrirsi di carne.
Ecco il testo originale in latino e la sua traduzione in italiano.
Restaurativum pro Carthusiensibus infirmis qui sunt privati omnino esu carnium.
Recipe vitelle ovorum recentium duo vel tria vinum vernacie vel tyri vel
vini rubei dulcis vel optimi malvatici untias tres. Conquassentur et conmi-
sceantur vitella cum dicto vino. Et omnia simul mixta ponantur in una scu-
tella vitreata. Deinde ponatur scutella in aqua ferventi semper miscendo
cum uno colceari id quod est in scutella ne coaguletur sed deveniat admo-
dum lacteris. Postea detur infirmo. Sed prius imponatur in dicto brodio
medium colear pulveris infrascripti: Recipe margaritarum idest perlarum
que sint pulverizate untiam I, idest dragmam unam. Zuchari finissimi vel
optimi untiam unam; folia auri fini numero // decem. Misce […] et medium
coclear ut predictum […] restaurativo. Et nota quod si infirmus esset febri-
citans adde aque rosate untias II. idest dragmas duas in supradicto restau-
rativo. Quod si infirmus posset sumere ova coquantur ipsa recentia in cine-
ribus ut sint mollia ad modum lacteris. Et dentur simpliciter vitella ovi cum
cocleari pleno dicto pulvere. Postea dentur unzie due vel tres de predicto
vino optimo. Et sic infirmus restaurabitur. Potest etiam poni de predicto
pulvere in omni cibo quia mirabiliter restaurat et laetificat. In casu autem
quod non possent reperiri predicta vina, recipe de vino quod habes et po-
ne in eo de zucharo tantum quod fiat dulce. Ponatur ad ignem ut zucharus
resolvatur. Quo ab igne remoto ponatur in eo parum de optimo cynamomo
ad quantitatem unius agmidole quod vel sit minutatim incisum vel bene
pulverizatum. Et si loco zuchari haberes confectionem que dicitur Manus
Christi adhuc melius.
Explicit restaurativum pro Carthusiensibus valde optimum in infirmita-
tibus constitutis arduis. Expertum mirabilis!
“Ricostituente per i Certosini infermi che sono completamente sprovvisti di cibo”.
Prendete tuorli di uova fresche, due o tre once di vino primaverile o gomme di del vin rosso dolce o tre once della migliore malvatica. Si pesti il tuorlo d’uovo, e si mescoli col detto vino. E lascia che siano tutti mescolati insieme in una ciotola di vetro. Poi si mette il piatto in acqua bollente, mescolando sempre con una mano, in modo che quanto c’è nel piatto non si coaguli, ma diventi un composto di latte. Più tardi sarà dato ai malati. Ma prima si metta la polvere di sotto nel detto mezzo brodio: La ricetta delle perle, cioè delle perle, si polverizzi 1 oncia, cioè un dramma. Un’oncia del miglior velluto; le foglie d’oro sono in numero limitato // dieci. Mescolare […] e un cucchiaio medio come detto […] riparatore. E nota che se fosse malato di febbre, aggiungi 2 once di acqua di rose. cioè due dramme nel suddetto restaurativo. Ma se il malato potesse prendere le uova, dovrebbero essere cotte fresche nella cenere in modo che siano morbide come il latte. E gli viene semplicemente dato il tuorlo di un uovo da riempire a cucchiaiate di detta polvere. Dopo si danno due o tre once del miglior vino. E così i deboli saranno restaurati. Puoi anche mettere la suddetta polvere in qualsiasi alimento perché ripristina e rallegra meravigliosamente. Ma nel caso che i predetti vini non si trovino, fate una ricetta del vino che avete e metteteci solo zucchero quanto basta per renderlo dolce. Si pone sul fuoco per sciogliere lo zucchero. Tolto dal fuoco, mettici dentro un po’ della migliore cannella, della grandezza di un pizzico, o tritata finemente o polverizzata finemente. E se invece dello zucchero aveste una caramella chiamata la Mano di Cristo, sarebbe ancora meglio: è chiaramente un ricostituente per i certosini, ottimo nei casi di gravi infermità. Un’esperienza meravigliosa!
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