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Maria, il nostro aiuto contro le tentazioni

Virgen a Montalegre

Cari amici, oggi ho preparato per voi questo articolo nel quale intendo farvi conoscere un certosino autore di una “Neuvaine complète en l’honneur de la Sainte Vierge“.

Egli la realizzò nel 1848, ma di chi si tratta?

Antoine Rouvier nacque il 28 febbraio 1810 a Fabrègues (Hérault). Egli emise la professione alla Grande Chartreuse il 2 luglio 1845 assumendo il nome di Dom Louis Marie. Nel 1849 divenne coadiutore delle monache di Beauregard, poi fu nominato vicario a Nancy e dunque priore di questa casa nel 1851. Dopo essere stato priore a Vauclaire dal 1859 al 1863, divenne vicario a Portes, a seguire procuratore a Mougeres, vicario a Montrieux, poi priore a Mougeres nel 1877 ed a Montrieux nel 1880. Morì ospite a Vauclaire il 2 novembre 1886. Fu autore di diversi testi, ma la Novena alla Beata Vergine Maria fu la sua opera principale.

Ebbene, da questa Novena ho estratto per voi un brano che introduce ai due episodi che in seguito vi descriverò, nelle quali due monache certosine ebbero un contatto diretto con la Vergine Maria.

novena

Il nostro aiuto contro le tentazioni

Peccatori come siamo, siamo esposti a tentazioni violente e ripetute. Più abbiamo peccato, maggiore è il potere che Satana ha su di noi; e come implacabile nemico delle nostre anime, non ha desiderio più grande che vederci un giorno partecipi dei suoi tormenti. A tal fine esercita tutta la sua malizia infernale per inglobare la nostra rovina. Come possiamo sfuggire alle sue astuzie senza un aiuto potente? Da quando Maria ha schiacciato sotto i suoi piedi la testa orgogliosa del serpente maledetto, ha certamente su di lui un comando in virtù del quale può liberare i suoi figli dal pericolo. Per questo le è stato conferito il consolante titolo di Auxilium Christianorum – Ausiliatrice. Ma possiamo aspettarci che usi il suo potere a nostro favore se non la invochiamo? Quanto ci è dunque utile invocare frequentemente questa grande Regina, per trionfare sulle tentazioni del demonio.

(Dom Louis Rouvier: Novena in onore della Beata Vergine Maria)

rosellina certosa calci

L’incontro di Beatrice d’Ornacieux

La beata Beatrice d’Ornacieux fu colta una volta da un sentimento di terrore dopo un violento assalto del demonio, di cui però la prudenza le permise di trarre profitto. Perché, rivolgendosi al suo divino Sposo, gridò: «È per amor tuo, mio Signore, che soffro e sono continuamente sul punto di essere macellata come una pecora. Degnati, ti prego, di concedere uno sguardo al tuo servo; non respingermi per sempre dalla tua presenza”. Aveva appena terminato la sua preghiera quando vide una giovane donna di circa quindici anni, circondata da una luce sfolgorante, meravigliosamente bella e maestosa nel portamento, che le disse: “Figlia mia, non temere nulla, io sono Maria. Per il potere dell’Altissimo ti tengo sotto la mia protezione e ti tengo vicino al mio fianco, ben oltre la portata del male”. Poco dopo scomparve.

Salendo al cielo

Durante la prima metà del secolo scorso, una monaca certosina giaceva morente nel convento della Santa Croce a Beauregard nel Delfinato in Francia. Si è sempre compiaciuta di elargire alla Regina delle Vergini ogni possibile segno del suo amore, soprattutto recitando il Rosario. Mentre giaceva morente si notò che i suoi occhi restavano con evidente gioia su un certo punto dal quale sembrava non poter distogliere lo sguardo. Le consorelle che l’assistevano le chiesero cosa vedesse. “Oh, non ammiri”, rispose, “quella meravigliosa successione di Rosari che formano una scala per la quale spero di raggiungere il cielo”? Questa scala mistica è alla portata di tutti noi, e ne saliamo un gradino ogni volta che diciamo con fervore: Santa Maria, Madre di Dio: prega per noi peccatori, ora e nell’ora della nostra morte.

Devozione alla Mater Singularis Carthusiensis

La vergine dei certosini

A conclusione di questo mese mariano, mi piace ricordare che nessuno come l’Ordine certosino onora liturgicamente la nostra Beata Vergine. Oltre all’ufficio divino, i monaci certosini pregano quotidianamente l’intero piccolo ufficio della Beata Vergine Maria. In un opuscolo vocazionale dell’Ordine vi sono queste parole: “Maria svolge un ruolo primario nella vita solitaria di un monaco. Per quanto la fragilità umana lo consenta, la sua anima si sforza continuamente di avvicinarsi a Dio e rimanere fedele a questa alleanza sponsale di amore. Questo sforzo unisce il certosino in modo speciale con la Beata Vergine Maria, che siamo abituati a chiamare Mater Singularis Carthusiensis (la madre in particolare di tutti i certosini). La onoriamo con un affetto speciale recitando quotidianamente il suo piccolo ufficio e consacrando la nostra chiesa e comunità al suo Cuore Immacolato “.

In ogni certosa, si offre una messa quotidiana in onore della Madonna. Il sabato questa è una messa comunitaria, mentre in tutti gli altri giorni questa Messa viene celebrata privatamente dai Padri.

Alla fine dei Vespri ogni giorno, nell’Ufficio divino canonico, i monaci cantano la Salve Regina. L’ Angelus viene recitato quattro volte al giorno, uno in più rispetto ai tre tradizionali. I monaci pregano anche un’Ave Maria ogni volta che entrano nella loro cella individuale. Come sapete, il primo ambiente della cella viene appunto chiamato Ave Maria, poichè vi è sempre una immagine della Madonna al quale il monaco rivolge un saluto ogni qualvolta esce ed entra dalla cella.

l'Ave Maria

l’Ave Maria

È consuetudine recitare ogni ora dell’ufficio della Madonna prima dell’ora corrispondente dell’ufficio divino. L’unica eccezione è a Compieta dove la Preghiera notturna della Madonna segue Compieta dell’ufficio divino canonico. Così la giornata inizia con Mattutino della Madonna e termina con Compieta della Madonna; e così, l’intera giornata di preghiera è nell’abbraccio della nostra Beata Madre, confidando nel suo amore materno.

Ogni sera all’interno delle certose di tutto il mondo viene cantato l’inno Ave Maris Stella durante i Vespri della Madonna. In quell’inno la Madonna viene individuata come Felix Coeli Porta. Quelle parole parlano implicitamente del potere della sua intercessione, dell’amorevole Madre che Gesù non può rifiutare, della porta che conduce all’eterna visione beatifica, è la porta attraverso la quale Dio stesso è entrato nel mondo.

Nell’ultima preghiera del giorno, Compieta della Madonna, la nostra santa Madre conforta i suoi figli con queste parole che la Chiesa mette sulle sue labbra e viene letta ogni sera, tranne durante l’Avvento. Queste parole traducono dalla Vulgata latina come: “Sono la Madre del giusto amore, della paura, della conoscenza e della santa speranza“(Ecclesiasto 24:24) . Tale sentimento consolatorio dà la fiducia di pregare il Nunc Dimittis che segue: “ Nunc dimittis servum Tuum, Domine, secundum verbum Tuum in pace…- Ora allontana il tuo servitore, o Signore, in pace, secondo la tua parola. . “. (Luca 2:29).La combinazione di quei due passaggi della Sacra Scrittura e dell’ufficio della Madonna rende una bella serenità mentre si riposa per la notte.

A conclusione di questo articolo ecco per voi una considerazione di Dom Lanspergio

Maria non ci ha scelti come suoi servitori, ma come suoi figli e figlie. Figli e figlie che non è soddisfatta di proteggere e difendere, ma che desidera nutrire nel suo cuore, nutrire con squisita tenerezza. Da parte nostra, non permettiamoci di attaccarci al suo servizio come servi ma come suoi figli più affettuosi; lei stessa non ha posto limiti alla sua materna sollecitudine per noi. La onoriamo e la amiamo con affetto veramente filiale, meditando costantemente sulla sua vita e sulle sue virtù ”(Ioannes Lanspergius, Opera Omnia, vol. IV).

Mentre i certosini pregano l’ufficio della Madonna, uniamoci in preghiera anche noi:

Maria, Mater gratiæ, Mater misericordæ, tu nos ab hoste protege, et hora mortis suscipe” “Maria, Madre della grazia, Madre della misericordia, proteggici dal nemico e ricevi le nostre anime nell’ora della morte.”

Come accennato in precedenza, i certosini cantano la Salve Regina dopo i vespri canonici. Ecco un video che contiene questa deliziosa preghiera cantata dai monaci certosini.

Su Maria (Dom Giovanni Giusto Lanspergio)

Su Maria

(Dom Giovanni Giusto Lanspergio)

Madonna dei certosini certosa Pesio (affresco)

Continuo in questo mese di maggio ad offrirvi testimonianze certosine sulla devozione mariana. L’autore Lanspergio, era un grande amante della Madonna, come madre. Vi riporto il testo delle vibranti raccomandazioni che egli faceva ad un giovane confratello del XVI° secolo:

“Saluta Maria dando a lei non come fanno certuni il titolo di patrona generale, ma quello di Madre (del nostro ordine). I nostri Padri non l’hanno scelta solamente come patrona, cioè solamente come qualcuno che è sempre soccorrevole, ma non necessariamente sempre occupata a farci esperimentare le effusioni del suo amore e la grandezza del suo affetto. Essi l’hanno scelta come Madre… Per dire meglio, lei non ci ha scelti come servitori, ma come figli, non come individui, che si accontenta di proteggere o di difendere, ma come figli che vuole stringere al suo cuore, proteggere e nutrire… e ai quali, fino a quest’ora, non ha finito di prodigare le sue cure materne…». È ancora Giovanni Lanspergio che si rivolge a Maria con il motto Totus tuus, esortando anche altri a fare altrettanto: «Ti saluto, o bellissima, degnissima, e gloriosissima Madre di Dio, sfolgorante Regina del cielo, mia amabilissima Signora e dolcissima Vergine Maria! Ti saluto con il cuore del tuo Figlio diletto, con il suo amore e con l’amore di tutti quelli che ti amano, mi metto sotto la tua protezione e mi affido a te come figlio, nella fiducia che tu mi accolga e ottenga da Dio di essere tutto tuo (Totus tuus) e tu tutta mia, tu che dopo Dio sei la mia Signora, la mia gioia, la mia corona e la dolcissima e fedelissimo madre mia».

Dall’interno di ogni cella di una certosa si è da sempre elevata e si eleva ancora dinanzi a Maria una preghiera, che chissà quanti certosini avranno usato nei colloqui con la Vergine:

«O Maria castissima, sapientissima, humillisima, veracissima, devotissima, obbedientissima, pauperrima, purissima et dolorosissima Mater Dei, ora pro nobis exulibus peccatorilius nunc et in bora nostrae mortis. Amen».

Dossier certose attive: Selignac

Dossier certose attive:
Selignac

La Certosa di Val Saint Martin di Selignac, è una antica certosa fondata nel 1202, laddove si è svolta regolare attività monastica ininterrottamente fino al 1792. Poi a seguito delle leggi anticlericali fu soppressa, e dopo varie traversie occorse nel XIX° secolo, la certosa fu venduta e poi successivamente riacquistata da una benefattrice che la diede nuovamente all’Ordine certosino. Nel 1928 una nuova comunità certosina, poté insediarsi ricominciando la vita claustrale fino al 15 giugno del 2001. In questa data, il Capitolo Generale, decise di chiudere la certosa di Selignac interrompendo la vita della comunità monastica al fine di rimpiazzarla con un gruppo di laici non monaci,  chiamati a proseguire una vita di solitudine e preghiera ispirata al modello monastico certosino, e sotto l’autorità spirituale del Reverendo Padre della Grande Chartreuse.
Questa scelta ha due motivi fondamentali, il primo è da ritrovarsi nel ridotto numero di nuove vocazioni in Francia nel XX° secolo, che spinse l’Ordine a costituire nuove certose in America Latina ed in Asia. L’altra motivazione è da addursi alla volontà di voler conservare il complesso monastico, per consentire una  esperienza religiosa innovativa, aperto ad uomini e donne che vogliono accostarsi alla vita certosina in questa comunità che offre ospitalità, dove poter fare un silenzioso ritiro spirituale andando alla ricerca dell’essenza di se stessi accostandosi a Dio. Per informazioni più dettagliate circa la vita condotta all’interno di questo centro di spiritualità certosina, che si avvale della presenza di ospiti fissi e temporanei ma mai superiori ad una dozzina, vi invito a consultare il sito ufficiale della certosa di Selignac.
In questo mio reportage vi saranno diverse immagini, alcune riguardanti gli ambienti della struttura, ed altri che ritraggono l’ultima comunità certosina che la ha abitata.

Ciò è stato possibile poiché nel 2001 la Ciné Art Loisir realizzò un film di J.C. Guerguy  “ Les Chartreux à visages découverts”, prima che i monaci abbandonassero il loro convento. Questo documentario risulta essere molto interessante poiché è l’ultima testimonianza della presenza certosina a Selignac, di seguito potremo vedere alcune brevi clip.

Per informazioni e contatti

Buona Visione

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Video con foto e canti

ed alcune clip estratte dal film documentario

“ Les Chartreux à visages découverts”

Storia

L’Ave Maria

La crostata

Il pasto in cella

Asperges me domine

I Vespri

Il fascino della cella

Il fascino della cella

Sembra scontato l’argomento che oggi voglio trattare, ma invece è bene conoscere nel dettaglio la funzione, la struttura, l’arredo di una cella di una certosa, ed il suo indiscutibile fascino. Come premessa va detto che proprio in virtù della regola certosina, ogni cella che è situata lungo il perimetro del Chiostro Grande, alias “Galilea Maior”, è di dimensioni generose rispetto alle celle benedettine e cistercensi. Ciò è dovuto al fatto che i Padri del Chiostro, che abitano queste vere e piccole casette, in esse vivono per l’intera giornata fatta eccezione per le sole tre volte che si recano in chiesa. E’ quindi la cella il luogo dove il certosino trascorre la maggior parte della sua esistenza, e rappresenta una cosiddetta clausura nella clausura, essendo isolata rispetto al resto del complesso monastico. Una doppia clausura, anche perchè oltre alle mura perimetrali del monastero certosino, ogni cella  è isolata dall’altra, da invalicabili pareti che le separano. Tutte le attività quotidiane vengono svolte al suo interno, compreso il mangiare. Infatti, salvo il pasto comune nel Refettorio, riservato ai soli giorni di festa, i certosini consumano il pranzo di mezzogiorno e la cena frugale, (ricordando che quest’ultima, durante la grande quaresima monastica dall’Esaltazione della Croce (14 settembre) fino a Pasqua manca del tutto) nella propria cella.Il fratello converso “dispensiere” che si dedicherà alla distribuzione del cibo nelle celle, provvederà ad introdurre il pasto dal piccolo sportellino posto su di un lato del portoncino d’ingresso. Questo sportello è in realtà doppio, e concepito in maniera tale che non è possibile incontrare nemmeno lo sguardo del fratello converso che deposita il cibo.  Gli sportellini, non devono mai essere aperti contemporaneamente al fine di conservare l’intimità e la solitudine della cella. Ogni padre può anche fare richiesta di ciò di cui ha bisogno ponendovi un biglietto con il riferimento della sua cella, solitamente una lettera dell’alfabeto, e presto verrà esaudito. A tal proposito occorre citare come per i certosini ciò ricorda quel corvo, inviato da Dio, che portava ogni giorno un tozzo di pane a San Paolo, pare – dicono – che venga ancora oggi al nostro sportello per compiere la stessa funzione.

Gli ambienti che compongono strutturalmente una cella sono essenzialmente due, e di solito sviluppati su due livelli. Nel piano inferiore vi è solitamente un piccolo laboratorio con un tornio ed  una legnaia che serve per alimentare la stufa a legna. Essi danno su di un piccolo orto, coltivato secondo le esigenze di ogni singolo monaco, e curato con meticolosità. Al piano superiore vi è la cosiddetta “Ave Maria”, ovvero l’ambiente dove vi è l’immagine della Madonna alla quale il certosino rivolge la sua preghiera sistematicamentinginocchiandosi alla sua vista.

Da questo luogo si procede verso il cuore pulsante della cella, ovvero il cubiculum, vero nucleo essenziale per lo svolgimento delle varie attività. Esso è costituito da una struttura che comprende un letto spartano, un tavolino per il pasto e per lo studio, ed un “oratorio” composto da un inginocchiatoio dove il monaco può  recitare le sue orazioni.

La stufa a legna utilizzabile per riscaldarsi dal rigore del freddo, è come abbiamo visto alimentata dalla legna che il Padre taglierà nella apposita legnaia. Il pasto viene solitamente consumato lentamente, volgendo lo sguardo verso la finestra che da sul giardino  per ammirare le bellezze della natura, mentre lo studio, il lavoro nell’orto o quello al tornio a pedale sono fondamentali per non essere assaliti dal nemico peggiore, l’ozio. Il lavoro manuale, indispensabile per mantenere la forma fisica sarà intervallato idoneamente dallo studio e dalla meditazione volta all’ascesi.

Poi,  come per magia al risuonare della campana, ogni singolo monaco nel proprio stallo all’interno della propria cella, ed anche se separati innalzano contemporaneamente verso il cielo le loro lodi e le loro preghiere. Cosi come quando all’unisono, al suono della campana per il Mattutino, per la messa conventuale e per i Vespri, le celle si aprono e d i loro abitanti percorrono silenziosamente il chiostro per raggiungere la chiesa per la celebrazione comunitaria. Salvo rare eccezioni, concesse dal priore, come il recarsi in biblioteca, o per una visita al padre spirituale il monaco predilige la quiete ed il silenzio del proprio eremo dove consapevolmente vive attendendo l’incontro con Dio, nella solitudine, la beata solitudine, Negli statuti dell’Ordine, viene ampiamente illustrato il valore della cella per un monaco, e l’utilità della sua permanenza silenziosa in essa secondo quanto affermavano i padri del deserto:

 «Resta seduto nella tua cella, essa ti insegnerà ogni cosa»

(Abbà Mosè, 6).