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La Grangia di Tetti Pesio

Pesio 1

Eccomi a parlarvi ancora di una grangia certosina, oggi vi parlerò della grangia di Tetti Pesio.

La Grangia di Tetti Pesio di proprietà dei certosini di Val di Pesio ha origini molto antiche, la certosa da cui dipendeva, infatti, fu una comunità molto ricca che integrandosi in un paesaggio di rara bellezza contribuì allo sviluppo del territorio. I certosini bonificarono le paludi intorno facendola diventare un potente centro economico e produttivo testimoniato anche da un grande pozzo d’acqua, originariamente dotato di due vasche in pietra.

Rispetto al XV° secolo vi sono alcune differenze perchè sono stati costruiti alcuni cascinali a lato del perimetro della struttura, è stata abbattuta la torre centrale, ed è stata tracciata una strada interna che taglia in due il complesso abitativo e sono state atterrate le due porte di accesso e porzioni del muro difensivo. La cappella che possiamo ancora oggi ammirare è dedicata a San Grato vescovo di Aosta, è un edificio del tardo Cinquecento, inizio Seicento. In facciata porta due affreschi ed una decorazione fitomorfa. il primo raffigura la Madonna in trono fra San Giovanni evangelista e San Brunone. Nella decorazione delle sue volte vennero impiegate le migliori maestranze, da Sebastiano Taricco maestro del barocco piemontese, a Giovanni Claret, di origini fiamminghe, le cui tracce ancora oggi sono visibili nell’abside. I colori bianco e blu delle decorazioni ricordano, chiaramente, quelli delle volte della certosa di Pesio. Come nel caso della Chiesa superiore di Pesio, i colori sono attributo della Madonna. Il campanile è barocco su basi forse più antiche. Il loggiato al primo piano, lato Est, ha forme sei-settecentesche, posteriore comunque all’incendio che devastò la chiesa nel 1650. Rimane la memoria di due visite illustri: del Duca Emanuele Filiberto di Savoia nel XVI secolo e di Re Carlo Emanuele nel XVII secolo, entrambi soggiornarono nella tenuta. Attualmente, la Grangia di Tetti Pesio è proprietà privata, dopo interventi di restauro che hanno dato risalto agli affreschi ed alla struttura si riesce ad immaginare l’importanza avuta in passato. Le immagini che seguono, ci potranno far ammirare un piccolo scrigno situato nella splendida Val di Pesio.

Poccetti e l’Ultima cena

 

1 Poccetti e Ultima cena

Autoritratto di Poccetti

Oggi, giovedi Santo, si celebra il giorno in cui Gesù ebbe l’ Ultima Cena con i Suoi discepoli. Moltissime sono le raffigurazioni pittoriche e scultoree che rappresentano tale scena, io voglio offrirvene due realizzate per i certosini da Bernardino Poccetti.

Pocetti è lo pseudonimo del pittore fiorentino Bernardo Barbatelli. Nato nel 1548, era di bassa statura, da cui derivò il diminutivo del nome. Fu specialista in affreschi di facciate e in decorazioni a grottesche. Il soprannome “Poccetti” pare derivi dalla sua abitudine a “pocciare” cioè a “bere” nelle osterie. Fu un prolifico pittore di affreschi, attivo in Toscana, ha lasciato poche opere a olio, per di più di modesta qualità. Morì a Firenze nel 1612.

I due affreschi, che analizzeremo furono realizzati entrambi per i certosini. Il primo fu eseguito nel 1596 per il Refettorio della certosa di Pontignano, in provincia di Siena, mentre il secondo anch’esso per il Refettorio ma della certosa di Calci, in provincia di Pisa.

La certosa di Pontignano, oggi è il centro congressi ufficiale dell’Università di Siena e meta ideale per soggiorni in Toscana, è adatta per ospitare gruppi, famiglie e singoli visitatori offrendo svariate tipologie di alloggi. Al suo interno, si possono ammirare diversi ambienti monastici residui, tra essi quella che oggi è una importante sala conferenze dedicata al Prof. Bracci. Essa è dislocata negli spazi che un tempo erano destinati a Refettorio della certosa. Questa sala è interamente affrescata da Bernardino Poccetti, che dipinse una prestigiosa e preziosa “Ultima Cena”.

18Ultima cena Poccetti 1596 (certosa di Pontignano)

In essa possiamo notare la caratteristica scena in cui Gesù siede al tavolo con gli apostoli, sullo sfondo notiamo un colonnato ed archi, tipici di una struttura certosina. Il momento raffigurato sembrerebbe quello successivo alla predizione del tradimento di Giuda, il quale appare isolato ed evidentemente turbato, con un volto che rivela la sua cupidigia. L’abilità del Poccetti sta nel calare questa scena biblica nella dimensione quotidiana della vita in certosa, poichè raffigura ai lati del tavolo due gruppi di monaci certosini in piedi, silenti spettatori di quel momento.

18Ultima cena Poccetti 1597 (certosa Calci) refettorio

Alla certosa di Calci, Poccetti dipinge ad affresco l’Ultima cena sulla parete di fondo del Refettorio, sotto le finestre che danno sul chiostro e sopra l’armadio ligneo, con la figura centrale in corrispondenza del sedile priorale. La disposizione dei soggetti è quella classica dei cenacoli, ovvero una lunga tavola con tovaglia bianca posta tra l’osservatore e i personaggi seduti a mensa con al centro il Cristo. In questa raffigurazione i due apostoli seduti alle estremità della tavola hanno alle spalle due Fratelli conversi certosini che provvedono al servizio della tavola. Davanti alla tavola scorgiamo, seduto su di una panca, Giuda che nasconde dietro le spalle un sacchetto, contenente i trenta denari, e gira la testa verso l’eterno della scena a simboleggiare l’isolamento a cui il suo tradimento lo condanna. Sullo sfondo si vede la prospettiva di un porticato, tipico dell’architettura certosina.

Entrambi le opere hanno accompagnato i pasti consumati nei Refettori delle certose toscane, a memoria dell’istituzione dell’Eucaristia.

La Grangia di Vigano certosino

Grangia Vigano

Torno oggi a parlarvi di una grangia, etimologicamente deriverebbe dal francese arcaico “granche”, che a sua volta verrebbe dal latino volgare “granica”, ed indicherebbe il luogo dove si conserva il grano (granarium).

Furono vere e proprie fattorie, in cui fratelli conversi e donati lavoravano sotto la direzione di un magister grangiae, essi oltre a lavorare in loco dormivano, mangiavano e pregavano. Si resero indispensabili quindi la costruzioni di un dormitorio, un refettorio ed una cappella (oratorio).

Quella di cui vi parlerò in questo articolo è quella situata nell’attuale comune lombardo di Gaggiano, ma più precisamente nella frazione denominata Vigano certosino proprio per l’insediamento monastico.

Va premesso che la notizia più antica relativa al borgo di Vigano è del 1118, anno in cui un certo Leopertus de Vigano vende dei beni di quel luogo. Luogo abitato fin da tempi remoti, in pieno Medioevo diviene quindi sede di un piccolo castello. Il 30 giugno del 1400 Gian Galeazzo Visconti, dona alla certosa di Pavia questo insediamento. I monaci lo adibirono a comunità agricola, detta grangia, curando la bonifica di queste fertili terre. La trasformazione da fortilizio in locale casa certosina, dette origine ad un complesso agricolo di notevole razionalità e fascino, organizzato attorno ad un cortile a portici.I certosini, fornirono il villaggio di un muro di cinta, di un’osteria e di una locanda oltre a far costruire la chiesa parrocchiale dei S.S. Eugenio e Maria, a fine XV secolo, con i suoi antichi affreschi.

La grangia di Vigano fu ultimata nell’aprile del 1511 dal pittore Bernardino de Rossi (doc. 1484-1514), commissionata dai monaci della Certosa di Pavia, fu composta da elementi iconografici che risentono dell’estetica certosina. Il ciclo, non sempre di facile ricostruzione, prevedeva in alto, al centro, sopra la grande finestra circolare, il Padre Eterno benedicente, circondato da angeli in volo; più in basso, in cornici coronate dalle sigle “GRA CAR” (Gratiarum Cartusia o Certosa delle Grazie), l’Arcangelo Gabriele e la Vergine annunciata, inseriti in nicchie marmorizzate che simulavano uno sfondamento prospettico. Al di sotto, alla sinistra del portale, comparivano forse Sant’Ugo di Grenoble e a destra Sant’Eugenio vescovo. Sulle paraste, in alto, a sinistra del Padre Eterno, era visibile San Bernardo di Chiaravalle mentre a destra era dipinto, munito di una coscia di mula, il beato Guglielmo Fenoglio. Sopra il portale appariva il medaglione con il profilo del donatore Gian Galeazzo Visconti, infine, ai lati delle paraste, due Santi di ampie proporzioni, identificati anche con San Cristoforo e San Rocco. Oltre a fungere da grangia fu anche adibito a ospizio, trasformando l’antica fortificazione in una dimora per i religiosi vecchi e malati con annesso oratorio. Più precisamente questa trasformazione deve essere avvenuta tra il 1557 e il 1565 quando invece si fa menzione dell’Ospizio adibito dai religiosi a propria residenza e al quale è annessa un’osteria aperta sulla piazza. A questi anni deve risalire anche l’Oratorio dedicato a Sant’Ippolito e i cui affreschi furono eseguiti da Aurelio e Giovan Pietro Luini (due dei quattro figli del più celebre Bernardino, probabilmente ricavato con la ristrutturazione della cappella del Castello menzionata alla fine del ‘400 e nei primi decenni del ‘500. Nel 1769 Maria Teresa d’Austria soppresse tutti gli ordini religiosi e i relativi monasteri compreso la grangia di Viganò. In quell’anno i religiosi presenti erano 29. Nel corso del 1785 e del 1786 i beni del monastero vennero dapprima inventariati e poi messi all’asta pubblica. L’ospizio, le case, l’osteria, le cascine e le terre vennero disperse tra diversi acquirenti. Divenuta proprietà privata, è abitato da un gruppo di famiglie ed è sede di un’associazione (Mambre) , recentemente è stata completamente restaurata. Oggi, se ne ammira l’ingresso dalla attuale Piazza san Brunone. Si scorge sulla facciata esterna, più precisamente nella parte superiore del portone centrale, un affresco che risale al 1700 raffigurante l’apparizione della Vergine col Bambino e due monaci certosini. Nel centro si intravede la certosa di Pavia. L’affresco è sormontato da una targa in cui è inserita l’arma dell’antico ducato di Milano. All’interno dell’edificio v’è un piccolo cortile su cui si affaccia un interessante porticato. Apprezzabili sono un bel locale con due colonne in granito e volte a crociera adibito un tempo a sala capitolare e la cappella (Oratorio di Sant’Ippolito), restaurata nel 2008.
Sulla facciata posteriore della grangia è possibile vedere incise a graffito sul muro le date dei vari rifacimenti. Sopra il portone prospiciente il fossato si vede la data 1692 sovrastante la meridiana  con la scritta GRA CAR.

Le foto ed il breve video che seguono, ci mostrano alcuni scorci interessanti.

 

 

Una preghiera per l’Epifania del Signore

6-adorazione-magi-peterzano

 

Cari amici lettori, per il giorno in cui si festeggia l’Epifania del Signore, vi offro questa splendida preghiera realizzata da Dom Ludolfo di Sassonia celeberrimo Priore e scrittore certosino del XIV secolo. Egli  in questa orazione intende offrire simbolicamente i doni offerti dai magi.

 “O buon Gesù, offro alla vostra Maestà Suprema mirra di contrizione sincera, incenso di fervente preghiera e l’oro di pura carità”:

“O buon Gesù, che, essendo nato da una vergine, stai rivelato ai Magi guidati da una stella alla tua culla, e li ha portati indietro al loro paese per un’altra strada, Salvatore misericordioso, la luce della tua grazia dissipi le tenebre della mia coscienza; e, per il vostro evento gioioso, mi conceda una perfetta conoscenza di te stesso e me stesso, in modo che io contemplo sia Te che l’interno della mia anima, e che in questo santuario intimo, offro Maestà mirra suprema di contrizione sincera, incenso di fervente preghiera e l’oro di pura carità;Infine, dal momento che è seguito la via dell’errore e del peccato, ho rinunciato la casa di beatitudine celeste,fa si che io la raggiunga, seguendo il percorso di Grazia e di Verità.Così sia.”

L’ immagine di questo articolo è un affresco di Simone Peterzano, sito nella certosa di Garegnano a Milano raffigurante ” l’Adorazione dei Magi” (1578-1582)

I trompe-l’œil di Ferrando

I trompe-l’œil di Ferrando

altare Trasaltar

Nell’articolo odierno voglio parlarvi di un monaco certosino che contribuì a decorare la certosa di Miraflores, di cui vi ho già mostrato in passato le sue notevoli bellezze artistiche. Ma gli affreschi che voglio mostrarvi oggi, pur essendo di valore artistico secondari a quelli già trattati, hanno un grosso impatto visivo. Tra il 1657 ed il 1659, viene realizzato un ciclo di affreschi per riempire la parte posteriore dell’altare maggiore della chiesa, alle spalle del famoso Retablo Mayor. Pitture che si adattano alla forma architettonica di quello spazio, chiamato “Trasaltar”. Colui che realizza queste pitture murarie, è il certosino Cristòbal Ferrando.

Costui nacque a Añievas (Santander) nel1621, da giovanissimo a soli venti anni egli decise di diventare certosino entrando nella certosa di Siviglia nel 1641. Successivamente fu alla certosa di Cazalla dal 1662 al 1667, ma data la sua spiccata vena pittorica sarà in giro per tutte le case dell’Ordine della Provincia di Castiglia. Le sue doti pittoriche lo portarono ad essere chiamato appunto per decorare il Trasaltar della certosa di Miraflores. In questo ambiente, nel quale si accede dalle porte laterali sotto l’altare maggiore, aperte le quali appare questo incantevole ciclo pittorico, contenente scene dell’antico Testamento e dell’apocalisse di Giovanni, di questo pittore certosino. Lo spazio presenta sul fondo un piccolo altare con nicchie e mensole laterali, utili a riporre gli oggetti liturgici destinati alle funzioni. Al fine di ampliarne la profondità, il geniale pittore ,tra i migliori del naturalismo sivigliano, realizza dei trompel’oeil con due immagini di forte impatto visivo. Due certosini, uno per lato che sembrano uscire da finte porte!

Sulla destra distinguiamo il Padre sacrista, riconoscibile poiché regge le chiavi della chiesa la cui cura è ad egli affidata, mentre sulla sinistra si scorge il Padre Procuratore, che tiene tra le mani il turibolo e la navicella, gli strumenti necessari per le funzioni liturgiche. Altre scene religiose, completano le altre pareti di questo ambiente, rendendo il complesso visivamente molto gradevole.

Padrer sacrista

Padre Procuratore

Dello stesso Ferrando esistono sei dipinti su San Bruno realizzati per il chiostrino della certosa di Siviglia ed una Vita della Vergine realizzata per Cazalla. Tutto ciò è attualmente conservato al Museo delle Belle Arti di Siviglia. Nella certosa di questa città il brillante pittore certosino, morì il 29 aprile del 1673. Vi allego le splendide immagini del Trasaltar, che ci mostrano quanto descrittovi.

 

Garegnano, la”Cappella Sistina di Milano”

CERTOSA DI GAREGNANO

la “Cappella Sistina di Milano”


A conclusione di quest’anno, è mia intenzione porre alla vostra attenzione le ricchezze artistiche della certosa di Garegnano, sita in Milano. All’interno della chiesa di questa splendida certosa, vi sono una serie di affreschi e dipinti di straordinaria bellezza, che le hanno fatto attribuire il titolo di “Cappella Sistina di Milano”. Oggi voglio proporvi, poche notizie ma tante immagini, ed una piccola sorpresa che meglio vi farà gustare le bellezze artistiche contenute in essa. Cominciamo col dire che sono essenzialmente tre i cicli pittorici presenti a Garegnano: nella navata gli affreschi di Daniele Crespi (1629), nel presbitero quelli di Simone Peterzano (1578 -1582) e nella sala capitolare e nella cappella a destra le opere di Biagio Bellotti. La chiesa ha una lunga navata unica, con volte a botte e con due cappelle laterali, nella parte terminale un coro ed un abside semicircolare. Il vano del presbitero è sormontato da un tiburio quadrato. Tutte le pareti sono decorate da affreschi, nella navata furono realizzati da Daniele Crespi nel 1629, nel presbiterio da Simone Peterzano alla fine del Cinquecento. Gli affreschi del Crespi, ricoprono le pareti e la volta e si armonizzano mirabilmente con le linee architettoniche. Nella volta tra fasce geometriche si affacciano angeli e figure di monaci certosini, ed entro medaglioni: il sacrificio di Abramo, la Maddalena portata in cielo dagli angeli, il Battista, l’Ascensione. Sulle pareti, scorgiamo entro delle nicchie, figure monumentali di santi e beati certosini, ed il ciclo con Storie della vita di San Bruno. Si narra che Lord Byron, affascinato dagli affreschi del Crespi, esclamò: “egli è un pittore che sa far parlare i morti“. Pare, infatti, che uno dei dipinti possa ipnotizzare chi lo guarda, trasmettendo il senso d’oppressione e d’incubo che il pittore provò dipingendolo. La leggenda narra che Crespi, per poter meglio raffigurare gli spasmi della morte,  abbia commesso un omicidio, e che per questa ragione si sia rifugiato nella Certosa di Milano.  Gli affreschi del presbiterio, invece, furono realizzati tra il 1578 ed il 1582 da Simone Peterzano, noto per essere stato allievo di Tiziano Vecellio e maestro del grande Caravaggio. I certosini dietro precise indicazioni gli commissionano l’Adorazione dei Magi, (parete destra) e La Natività (parete sinistra), nel catino dell’abside la Crocifissione, negli spicchi della cupola otto Angeli con simboli della Passione, e nei pennacchi otto Sibille, Profeti e gli Evangelisti. Le tre tele dell’abside, nella chiesa della certosa, sempre realizzate dal Peterzano rappresentano: la Resurrezione, la Madonna col Bambino ed i Santi Ugo, Ambrogio, Giovanni Battista e Bruno, e l’Ascensione. Ma come vi dicevo all’inizio ora largo alle immagini.

Un grazie particolare a Paolo Viviani, che ha realizzato queste  splendide foto.

VISITA VIRTUALE

Ed ora come promessovi, vi offro una gradita sorpresa. Un viaggio interattivo all’interno della “Cappella Sistina di Milano” con foto panoramiche a 360° per una visita virtuale della Navata e del Presbiterio. Buona visione e Felice anno nuovo a tutti!!!

Buona Pasqua

AUGURI DI BUONA PASQUA

In attesa della Santa Pasqua, desidero esternarvi i miei più cordiali auguri di pace e serenità. Rivolti a tutti coloro, che sempre più numerosi, seguono gli articoli di questo blog dedicato all’universo certosino. Ricordandovi, di aiutarmi a trasmettere l’interesse per la profonda spiritualità dell’Ordine di San Bruno, attraverso CARTUSIALOVER (sito e blog), mi congedo, offrendovi alcune immagini di celebri dipinti. Essi fanno parte dell’immenso patrimonio artistico contenuto all’interno della “mia” certosa di San Martino di Napoli, vi sono rappresentati soggetti legati al tema della Santa Pasqua.

La lavanda dei piedi (G.B.Caracciolo)

La comunione degli Apostoli (J. Ribera)

Preparativi per l’ultima cena (M.Stanzione)

La crocifissione di N.S. (G. Cesari /alias Cavalier d’Arpino)

La deposizione dalla Croce (M.Stanzione)

La deposizione dalla Croce (J.Ribera)

L’Ascensione di N.S. (G.Lanfranco)

Queste meravigliose opere, sono soltanto alcune tra le più importanti che adornano gli sfarzosi ambienti della chiesa della certosa di San Martino, che vi invito a visitare!!!

A U G U R I   DI  B U O N A  P A S Q U A