
Dom Lessus
In questo articolo odierno, cari amici, voglio parlarvi nuovamente degli accadimenti avvenuti a seguito della Rivoluzione francese e dalla persecuzione subita dai cattolici francesi. Già vi ho descritto, in precedenti articoli a cui vi rimando, diverse pagine di storia che hanno coinvolto monaci certosini perseguitati e martirizzati. Oggi vi parlerò di un altro certosino cosiddetto “refrattario” e delle sue peripezie durante quel triste periodo. Il personaggio in questione è Jean Ignace Lessus, egli nacque a Bonnétage (Doubs) il 14 aprile 1766, suo padre era un umile maestro aveva tre fratelli che morirono da bambini, così come la madre che si spense quando Jean Ignace aveva solo cinque anni. Sin da piccolo egli si fece notare per la sua pietà e le sue capacità intellettuali. Il parroco lo aiutò negli studi e lo guidò verso la vita sacerdotale inviandolo dapprima al collegio di Besancon nel 1786 per poi passare al Seminario. Ma alla vigilia del suo suddiaconato, nel settembre 1788, partì per la Certosa di Montmerle(dipart. dell’Ain), dove, il primo novembre del 1789, fece la professione solenne e ricevette il nome sotto il quale sarà ormai conosciuto e col quale noi lo chiameremo: Pacomio. Fu poi ammesso, a intervalli regolari, ai vari ordini sacri ed il priore, Guillaume ARMÉLY, che era stato avvocato al Parlamento di Bordeaux, lo volle come suo segretario particolare. La Rivoluzione francese avrebbe messo termine a questa prima parte della sua vita. Conformemente alle disposizioni dell’Assemblea Costituente, cominciarono le perquisizioni nelle case religiose. La prima visita dei commissari alla Certosa di Montmerle ebbe luogo l’8 dicembre 1791. Interrogati per sapere se avevano intenzione di perseverare nella loro vocazione, venti religiosi su ventidue risposero affermativamente. Dopo questo primo sopruso, la vita della comunità religiosa potè tuttavia continuare fino al settembre 1792, quando si ebbe la dispersione forzata dei suoi membri. Al contrario dei suoi confratelli che si diressero verso le certose in Svizzera o Italia, Dom Pacomio non volle lasciare la Francia, entrando in clandestinità. Non si arrese mai con uno zelo più ansioso che discreto e saggio, lasciando la certosa dove, interamente dedito ai santi esercizi di pietà e vita cenobitica, dovette impegnarsi per la vita attiva del santo ministero sacerdotale con devozione. Decise di difendere la fede in pericolo e di difendere i credenti contro lo stato rivoluzionario ed anticlericale. Restò a disposizione dei fedeli, aggirandosi per la regione come un proscritto, imbattendosi in tutti quegli ostacoli e rischi che son ben noti ai cultori della storia di questa persecuzione. Dom Pacomio svolgeva il suo apostolato principalmente nei pressi della città di Pontarlier (dipart. del Doubs). Fu sancito nel 1792 che tutti i preti “refrattari” sarebbero stati deportati e condannati a 10 anni di detenzione. Ciononostante egli con zelo e tenacia svolse segretamente la sua attività. Ecco un aneddoto che ci chiarisce i rischi che corse per la fede e la assistenza dei fedeli.

Un giorno arrivarono per dirgli che una persona era pericolosamente malata nel villaggio di Cerneux-Monnot, nella casa di Monsieur Chat gli fu anche detto che questa casa era attentamente sorvegliata, giorno e notte, poichè sapendo che si trattava di una famiglia molto credente, non avrebbero lasciato morire qualcuno a casa senza fornire loro l’aiuto della religione, e che questa circostanza offriva una buona opportunità per poter arrestare un prete.
Dom Lessus, profondamente toccato dalla situazione di questo paziente, si impegnò ad andare in suo aiuto, ma raggiungerlo furtivamente era impossibile, quindi decise di andarci pubblicamente e in pieno giorno. A tal fine Dom Pacomio escogitò di indossare un cappotto da mendicante, si mise una cartella sulla spalla, in cui mise alcuni pezzi di pane, e così mascherato, partì per Cerneux Monnot. Era una domenica passò davanti a un gran numero di persone che conosceva ne riconobbe diversi, ma nessuno lo riconobbe con quei panni logori, Dio lo coprì con un velo protettivo! Avvicinandosi alla casa di Monsieur Chat, il quale come abitudine riceveva gruppi di straccioni per donare caritatevolmente una zuppa calda, Dom Pacomio si mimetizzò tra essi ma contrariamente agli altri si fece notare per una timidezza nel non chiedere carità. Questa differenza rispetto agli altri fu notata da una servitrice, che sorpresa decise di farlo entrare in casa per offrirgli zuppa calda pane e della frutta. A tal punto Dom Lessus ottenuto il suo scopo, rivelò la sua identità e svelò il motivo della sua presenza. Che gioia questa dichiarazione si diffuse nell’anima di questa brava signorina! Lei indicò rapidamente al prete come arrivare al paziente. All’inizio credeva di aver ricevuto solo un uomo povero e in effetti aveva ricevuto un inviato da Dio. Il conforto e l’assistenza al moribondo furono assicurati dal certosino con grande amore. Si narra che un altra volta riuscì ad ingannare le guardie del carcere di Ornans , dove era rinchiuso un suo amico a cui volle dare assistenza religiosa. Si presentò ai carcerieri travestito con un cappotto da gendarme, portando una spada e vistosi baffi. L’umile certosino costretto ad inventarsi espedienti per difendere la propria fede con coraggio e zelo unici. Omnibus omnia factus sum. Mi sono fatto tutto per tutti, diceva San Paolo.
Come esprimere, il desiderio di donarsi al Signore e alla sua Chiesa, meglio di questa frase?
Gli agenti del Terrore lo sorvegliavano già da molto tempo, ma fu solo al riaccendersi della violenza che lo arrestarono, in un mulino a Chaffois, in cui il proprietario, Bartolomeo Javaux, lo aveva accolto e nascosto. Il 25 aprile 1794 comparve davanti al Tribunale rivoluzionario del Doubs che lo condannò a morte e lo fece giustiziare insieme al suo favoreggiatore il mugnaio Bartolomeo Javaux. Si trattò di una seduta del Tribunale rivoluzionario particolarmente odiosa, durante la quale, come ci hanno tramandato i testimoni, Dom Pacomio mostrò una calma e una dignità imperturbabili, che non potevano derivare se non dalla grazia di cui era pervaso. Furono ghigliottinati il 25 ed il 26 aprile 1794 in Place de Saint-Benigne a Pontarlier. Alla folla accalcatasi presso il patibolo Dom Pacomio gridò: “Addio, miei cari amici. Non piangete su di me. Lascio questa terra di esilio per andare nella mia vera patria. Ci incontreremo lì un giorno. Lavorate costantemente per meritare questa felicità. Ricordate che le cose di questo mondo non sono nulla e che i mali che possiamo far soffrire, per quanto grandi possano sembrare, sono dolci e piacevoli quando li soffriamo per Dio. Siate fermi nella fede. Chi persevererà fino alla fine sarà salvato. Ricordatevi di me Non vi ti dimenticherò mai”. I resti mortali lasciati esposti dai carnefici a monito, furono raccolti da due pie donne che ne assicurarono una degna sepoltura. Furono sepolti entrambi nei pressi della torre della chiesa, dove fu innalzato una lapide sepolcrale. Si spense a soli 28 anni l’esistenza di questo giovane che voleva dedicare la sua vita a Dio in una certosa, ma che riuscì nel suo intento in un apostolato pieno di pericoli e conclusosi tragicamente. La tomba di Dom Lessus diventa luogo di pellegrinaggio, ed è ancora coperta di fiori, i fedeli hanno l’abitudine di prelevare un pò di terra ed accendono candele per ricevere grazie e guarigioni, come testimoniano gli ex voto presenti sul sepolcro. La gente viene a pregare per questo martire ed il suo ricordo nella zona è ancora vivo.
Nel 1909 è iniziata la prima informativa in ordine al processo di beatificazione per la volontà dell’arcivescovo di Besancon, Fulberto Petit. I suoi successori, Leone Gauthey e Luigi Humbrecht hanno proseguito l’istruzione della causa. Quest’ultimo, il 9 febbraio 1920, dichiarò chiuso il processo antipreparatorio. Il fascicolo fu portato a Roma il 20 febbraio successivo. L’apertura del processo ordinario sul martirio ha avuto luogo il 21 luglio 1926, la sua chiusura è seguita il 27 novembre 1950. Il processo di non culto è stato aperto il 21 febbraio 1952, la sua chiusura è seguita il 27 ottobre 1954. Da allora la causa non ha più fatto progressi. Vi ho raccontato questa storia per non far cadere nell’oblio una pagina di storia che ha visto i credenti perseguitati con violenza e odio feroce.

Iscrizione: Epitaffio sulla stele: JOHANNES IGNATIUS LESSUS / ORDINIS CARTHUSIANI / BARTHOLOMEUM JAVAUX / HOSPES EIUS / PO FIDE OCCUEUERUNT XXV ET XXVI APRIL / MDCCXCIV / UORUM IMITAMINI FIDEM / AD HEBR XIII ; su una placca più recente, in basso: ICI REPOSENT / DOM JEAN IGNACE LESSUS CHARTREUX / BARTHELEMY JAVAUX MEUNIER / GUILLOTINES LES 25 ET 26 AVRIL 1794
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